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Cap. 2

Bea

Scendendo dall'aereo alzo lo sguardo lasciandomi accarezzare dal sole. Noto subito con piacere che è molto più caldo di quello che sono abituata a sentire sulla mia pelle di solito.

Sorrido come una stupida assaporando quella nuova sensazione di calore e di...libertà.

Dopo poco più di un'ora di viaggio in autobus arriviamo nel paesino della zia di Sofia, dove si trova la nostra bellissima casa sulla spiaggia.

Marina, la zia di Sofia ci aspetta a braccia aperte alla fermata. È proprio come la ricordavo: una simpatica signora con capelli corti, un po' bassina ed in carne.

Ci dà un paio di baci, forse un po' troppi per i miei gusti, e ci aiuta a mettere le valigie in macchina.

La via lungo il mare è affollatissima. Turisti, famiglie, bambini...ragazzi! Wow! Rischio di sbattere la testa contro il vetro per seguire con lo sguardo un figo pazzesco che a torso nudo stava fumando una sigaretta.

Tutti sono immersi in un continuo via vai. Chi porta in braccio figli e gonfiabili per il mare, chi mangia un gelato seduto sul muretto, chi attraversa senza fare attenzione alle macchine, impaziente di tuffarsi il mare.

Finalmente raggiungiamo quella che sarà la nostra abitazione per le prossime settimane.

Una grande palma dona una fresca ombra al cancello. Un piccolo cortiletto precede la porta di ingresso, in cui si trova un tavolino con delle poltroncine in vimini in cui poter fare colazione o prendere il fresco la sera. La casa non è molto grande ma di certo potrebbe ospitare più di due persone. Ha ampie vetrate con morbide tende bianche e mobili color sabbia.

-Ci sono due camere da letto. Entrambe con letto matrimoniale,- spiega Marina aprendo le finestre.

-E' bellissima!- Dice Sofia battendo le mani entusiasta.

-Si, mio fratello ha scelto bene. Purtroppo adesso devo andare ragazze. Mi dispiace non potervi aiutare a sistemare la roba. Ma spero di ripassare appena posso. Per qualsiasi cosa chiamatemi.- La donna abbraccia di nuovo la nipote e bacia pure me, di nuovo. Ricambio il saluto per non sembrare maleducata, ma lascio che ad accompagnarla alla porta sia Sofia, sono troppo occupata a curiosare in giro.

Scelgo la mia camera da letto, poi mi accorgo con stupore che questa casa si affaccia davvero sul mare!

-Sof! Sof!- Urlo lasciando di corsa la camera da letto.

Apro la grande vetrata del salotto e mi ritrovo su una immensa spiaggia fatta di ghiaia. A circa dieci metri da noi vedo una scia di ombrelloni colorati sparsi qua e là e più avanti, il mare.

Oh cacchio. E' spettacolare. Non avevo mai visto uno spettacolo del genere. Il mare mi emoziona quasi, sembra un'immensa coperta azzurra luccicante.

-Sof!- Urlo di nuovo rivolta verso casa. Non riesco più a contenere l'euforia.

-Eccomiiii! Allora ti piace?- Chiede col sorriso stampato in faccia.

-Mi piace? Qui è il paradiso!- sbraito verso il cielo. Ho una voglia pazza di urlare, di lasciarmi andare.... di divertirmi!

Corro a braccia larghe, lei mi segue nella mia corsa pazza e liberatoria. Poi ci abbracciamo forte e cominciamo a saltellare come due idiote sulla spiaggia.

-Questo posto merita il nostro primo selfie!- Dico col respiro affannato.

Prendo il mio I-phon, attivo la fotocamera interna e clicco. Dopo diversi scatti ne troviamo uno che merita d'essere postato sui social.

-C'è troppa luce però. Il sole è accecante,- si lamenta la mia amica.

-Che importa, facciamone un altro, dai Sof.- Alzo il braccio davanti a noi quando improvvisamente nel giro di pochi secondi, qualcosa colpisce in pieno la mia mano e mi ritrovo con telefono scaraventato sulla ghiaia.

-Merda!- impreco sussultando.

-Accidenti, Bea. Ma che...? Si è rotto?-

Ci abbassiamo per raccoglierlo e un'incontrollabile rabbia mi assale: la parte superficiale dello schermo è tutta scheggiata.

-Merda! Merda!- Non ci credo.

-Oddio Bea mi dispiace un sacco...-

-Merda!- Ripeto agitandomi. -Sono qui da quanto?...dieci minuti? E già...Ah!- Sono disperata.

-Ma cosa è successo?-

-E che cavolo ne so, qualcosa ci ha colpito...- Mi giro e a qualche metro da noi vedo un pallone da pallavolo.

Sentiamo dei passi veloci sulla spiaggia. Che strana sensazione che mi provoca lo scricchiolare della ghiaia... mi fa innervosire ancora di più!

Si avvicinano due ragazzi, in costume da bagno naturalmente. Uno con i capelli rasati, quasi pelato direi. È un po' basso ma a pettorali non è messo tanto male. Poi do un'occhiata all'altro. È più alto, con i capelli scurissimi e scompigliati e con una leggera ed incolta barbetta sul mento. E' un po' primitivo, ma anche lui non è niente male, anzi forse è meglio del pelato.

-Ragazze! È arrivata qui la nostra palla, vero?- Chiede il nanetto.

-Si!- Ringhio con un sorriso malefico.

Sof mi trattiene per un braccio. -Stai calma Bea, se vuoi parlo io. Gli spiego con tranquillità quanto accaduto.-

Le faccio un cenno con la testa provando a contenere la mia rabbia. Mi conosce troppo bene, meglio lasciar fare a lei.

-Ehm, si la vostra palla è arrivata qui e ha colpito il telefono della mia amica facendolo cadere a terra.-

Il ragazzo sembra incredulo. -Veramente?-

Si, brutto stronzo.

Gli compare sulla faccia un fastidioso sorrisetto a metà tra chi è colto dallo stupore e chi è soddisfatto delle proprie capacità.

Sbuffo incavolata come una belva. -Si, veramente! Pensi che abbia voglia di scherzare sul mio I-phon rotto deficiente?- Gli urlo.

-Ci dispiace.- Si gira verso l'amico che sembra stia sghignazzando. Sta ridendo di me?

-Che cavolo hai da ridere tu?-

-Dici a me?-

-Si a te, a chi se no!- Quasi me lo mangio. Caspita, sono un fascio di nervi.

-Rido per la strana e buffa situazione,- risponde immediatamente con un tono superficiale.

Faccio qualche passo verso di lui, ma Sofia avanza tenendomi a distanza da quei due imbecilli.

-Ragazzi so che non l'avete fatto di proposito ma alla mia amica il telefono serve.-

Cosa?...Come può essere così maledettamente calma? Io li prenderei a schiaffi!

-Non siete di qui vero?- Domanda il pelato.

-Esatto. Siamo appena arrivate e come dicevo il telefono ci serve per comunicare con le nostre famiglie.-

Ma perché sta dicendo queste cose? Mi hanno spaccato il cellulare, devono rimediare punto e basta.

-Siete del nord vero?- domanda quel...rude.

-Si, noi...-

-Okay. Basta fare conversazione! Mi sono rotta le palle! Mi avete spaccato il cellulare con la vostra pessima mira e adesso pretendo che mi rimborsiate i danni. Fine della storia.-

-Stai calma bella. È chiaro che lo faremo.-

-E se il cellulare era già rotto?- Insinua l'altro tipo, rischiando davvero la vita.

Cooooosa?? Non credo alle mie orecchie! Questo sta davvero mettendo a dura prova la mia pazienza.

-Non era rotto, brutto stronzo!-

Mi avvicino così tanto a lui che mi accorgo solo adesso del verde dei suoi occhi. Caspita...

-Sono colpito dalla tua classe! Siete tutti così eleganti i polentoni? E pensare che siamo noi, siciliani, ad essere considerati zotici.- Pronuncia quelle parole con disprezzo. Incrocia le braccia e continua a fissarmi con occhi pieni di...fuoco.

-C-come ti permetti?- Per qualche istante temo di sentirmi vulnerabile.

-Tu ci riempi di insulti gratuiti e chiedi a me... come mi permetto? Sei tu quella che dovrebbe imparare a vivere nella società, ormai sembri piuttosto grandetta.-

Ma che razza di stronzo è questo? Io non posso più ascoltarlo. Devo...devo... Senza rendermene conto gli dò un violento spintone. Lui scoppia a ridere, mentre il pelato e Sof si mettono fra noi.

-Bea, calmati!-

-Hai sentito questo pezzo di..-

-Continui a ferirmi cosi! Dolcissima polentona!- Continua lui con un enfasi quasi teatrale.

-Lascia perdere!- Dice l'altro. -Ragazze porteremo il telefono da un tecnico, nella speranza che si possa riparare e pagheremo tutte le spese.-

-Se no me lo comprate nuovo!-

-Certo che si può riparare. È solo il display esterno.- Bofonchia con gli occhi chiusi quel...

Sofia dà al pelato il suo numero, lui le fa uno squillo così potranno sentirsi per sistemare il mio telefono.

-Mi chiamo Salvo io comunque.-

-Io Sofia.-

Mentre questi due si scambiano convenevoli sento gli occhi di quell'arrogante ragazzo e il suo sorriso beffardo su di me, come se stesse meditando.

Poi apre bocca. -Carine quelle Hogan, però sai...credo dovresti usare infradito per la spiaggia.-

Mi fisso le scarpe e mi sento improvvisamente ridicola, sulla ghiaia e sotto il sole che fa quasi trentasei gradi, conciata in quel modo.

Si passa una mano sul mento poi aggiunge: -Ripensandoci forse meglio scarpe fatte con canne di bambù e pelle d'animale! Di certo sarebbero più appropriate al tuo... carattere da selvaggia primitiva.-

Selvaggia primitiva io????

Scoppia a ridere facendomi arrivare il sangue al cervello. Sento di poter scoppiare da un momento all'altro.

Salvo si trattiene dal ridere, facendolo in modo pessimo per altro, e spinge per le spalle l'amico insolente, allontanandolo. -Allora...buona giornata ragazze. Ci sentiamo presto!-

Guardo quei due allontanarsi mentre resto lì, immobile e nera dalla rabbia, col sangue che mi ribolle, il cellulare spaccato e con le mie imbarazzanti Hogan sotto il cocente sole siciliano.

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