Cap 19
Tony
Sto tornando dalla mia passeggiata in riva al mare.
Il mare : è l'unico posto capace di calmarmi e farmi tornare in me. Avevo bisogno di riflettere, di capire quello che era successo sulla pista e poi al deposito con quella ragazza che da qualche settimana è entrata con prepotenza nella mia vita. Beh, a dire il vero, non sono giunto a chissà quale conclusione ma almeno ho sbollentato la rabbia.
La serata sta quasi per finire. Sulla pista è rimasta poca gente, molti stanno percorrendo la passerella di legno verso l'uscita, altri si scambiano chiacchiere sotto le luci dei fari.
Do un'occhiata in giro. Mi chiedo se lei sia già a casa. Forse avrei dovuto accompagnarla.
-Eccoti. Sei sparito durante la serata. Va tutto bene Tony?-
Giulia cerca di scrutarmi con i suoi grandi occhi, ma io evito il suo sguardo indagatore.
-Si. Tutto bene, grazie. Ti do una mano a pulire qui.-
Comincio a svuotare le pattumiere e a raccogliere le sporcizie sparse sulla pista.
Ormai sono andati quasi tutti via. Lancio un'occhiata alla casa con le vetrate sulla spiaggia e sospiro.
Che minchia mi sta prendendo? Perché mi sento così frastornato?
-Tony!- Il mio nome urlato con preoccupazione squarcia i miei pensieri.
Salvo e Sofia vengono veloci verso di me, insieme ad uno strano presentimento.
-Che c'è? Che succede?- Mi appresto a chiedere in fretta.
-Tony, hai visto Bea?-
-Non di recente.- Mollo il sacco della spazzatura di colpo.
-Perché?-
Prima ancora di sentire la risposta una strana sensazione comincia a farsi strada dentro me.
-Perché quando le ho telefonato era completamente ubriaca e non ha voluto dirmi niente. Ho provato a telefonare di nuovo ma non risponde...ho paura che le sia accaduto qualcosa.-
La voce di Sof trema, mentre i miei timori diventano certezza.
-Merda.- Sento il sangue solidificarsi dentro me, impedendo all'ossigeno di arrivare al cervello.
-Io l'ho vista prima,- interviene Giulia, che è rimasta al mio fianco assistendo alla discussione.
-Ehm...- Mi guarda titubante.
-Dov'era Giulia?- Chiedo prendendola per le spalle.
-Non sapevo che fosse ubriaca. Sembrava normale. Insomma lei è sempre un po'...- Si blocca, temendo di usare le parole sbagliate.
Poi...svela quello che avrei preferito non sentire.
-Stava ballando con Leo.-
Cazzo. -Leo il mastino?-
Annuisce preoccupata ed io scaravento una sedia con un calcio.
-Porca puttana!-
Sofia muove il suo sguardo da me a lei, mentre il panico sembra causare un cambiamento di colore sulla sua faccia.
-Che significa? Spiegatemi per favore!-
Salvo le afferra la mano e quel gesto affettuoso mi fa provare vergogna, per essere stato così stronzo con lei.
Se le è successo qualcosa per causa mia...
Salvo le spiega tutto mentre io mi allontano.
Un fulmine illuminante ma molto doloroso attraversa la mia mente.
Credo di sapere dove possa essere. Corro mentre sento i miei amici chiamarmi.
-Salvo resta con loro! - Ordino, urlando contro il vento.
So che appena vedrò Leo non finirà tanto bene e non voglio che mia sorella o Sofia siano presenti.
Apro la porta del deposito dove qualche ora prima ho insultato Bea. La luce è accesa. Mi guardo intorno e poi...la vedo.
Una dolorosa fitta alla gola mi sorprende.
È rannicchiata a terra, accanto ad una cassa di birre. Tutt'intorno è pieno di lattine vuote.
La raggiungo in un istante.
Sembra dormire. Le sollevo la testa e tolgo i capelli appiccicosi dalla faccia. Ha la camicetta aperta e...Non posso guardarla così.
Appena la sollevo lei apre gli occhi.
-Ehi.- Le sussurro con un'indescrivibile sensazione di sollievo.
-Che ci fai qui?- Chiede lamentandosi.
-Ti porto a casa.-
-Sai dire solo questo.- Brontola allacciando le sue braccia attorno al mio collo.
Il suo alito è disgustoso, sa troppo di birra.
-Come stai? Che ti ha fatto quel bastardo?-
-Quello che non hai voluto fare tu.- La vedo abbassare lo sguardo imbarazzata. Mi fermo mentre la tengo fra le braccia, sapendo che poco prima è stata fra le braccia di un altro. Stranamente fa male, molto male.
-Meglio che ti copri.-
Lei si nasconde d'istinto il petto nudo tirandosi la camicetta,come se si fosse resa conto solo adesso della sua nudità.
La riporto a casa in braccio senza dire nulla e la adagio sul suo letto.
-Vorrei fare una doccia.-
-Forse meglio aspettare Sofia. Sta per arrivare ho appena avvisato Salvo.-
-Posso farcela da sola.- Anche da ubriaca è prepotente e presuntuosa.
-Oppure puoi aiutarmi tu,- sussurra mentre si toglie la camicetta dandomi le spalle.
-Non ti arrendi mai vero?-
-Non finché non ottengo ciò che voglio.-
Mi da così fastidio quel suo atteggiamento. Caspita, è bella. Mi stuzzica e mi eccita. Mi attrae e fosse per me la butterei su questo letto all'istante, ma non è quello che voglio. E non è quello che vuole lei, solo che ancora non se n'è resa conto.
-Stai attenta sotto la doccia.-
Esco dalla stanza sbattendo la porta.
La mattina dopo mi ritrovo di fronte casa sua con una granita in mano ed una brioche calda.
Non ci ho riflettuto tanto su questa cosa, l'ho fatta e basta. Forse mi sento ancora in colpa per ieri.
Sofia mi accoglie con gioia ed io con un po' di imbarazzo mi indirizzo in camera sua. Apro piano la porta facendo attenzione a non svegliarla.
È sdraiata in diagonale sul letto, a pancia in giù ed i suoi capelli color miele le circondano la testa. Indossa pantaloncini e canottiera bianchi. È ancora più bella di quando è sveglia. Le sfioro i capelli delicatamente, poi faccio per uscire. Lascerò la colazione a Sofia, anche perché la granita presto si scioglierà.
-Grazie del pensiero Tony, le dirò che sei passato.-
-Di niente, in realtà credo che abbia più bisogno di dormire che di mangiare al momento.-
Un movimento attira l'attenzione di entrambi. È lei, a piedi scalzi, con i capelli raccolti da un lato.
-Bea! Ben svegliata! Come stai?- Esulta Sofia correndole incontro.
-Ho avuto risvegli migliori.- Mi lancia un'occhiataccia mentre avanza. Apre il frigo e prende del succo.
-Tony ti ha portato la colazione.-
-Ah.- Ferma il bicchiere a mezz'aria e mi fissa stupita.-Davvero?-
-Si, granita e brioche calda.-
-Beh per adesso non ho fame, grazie lo stesso.- Lascia il bicchiere sul tavolo e va in camera sua. Senza chiedere permesso la seguo.
-Che ci fai qui? Ti ho già ringraziato, puoi andare.-
-Credo che dovremmo parlare.-
Lei mi da le spalle, mentre toglie il top con un gesto naturale lasciando la schiena completamente nuda.
Prendo una lunga boccata d'aria per mantenere il controllo.
-E di che cosa?- Chiede acida.
Ci sto qualche secondo a formulare la risposta. Nel frattempo prende il di sopra di un bikini rosso e lo indossa.
-Di quello che è successo ieri.-
-Non è successo niente. Io volevo fare sesso, ma tu non hai voluto così ho trovato qualcuno con cui farlo. Fine della storia.- Si abbassa e si siede sul bordo del letto togliendo pantaloncini e slip in un colpo solo. Deglutisco e sposto lo sguardo in fretta.
Che minchia fa? Vuole mettermi alla prova? Vuole farmi perdere la testa?
-Potresti evitare di spogliarti davanti a me?-
-Io sono in camera mia, faccio quello che voglio. Sei tu l'intruso.-
Mi passa davanti e noto con sollievo che adesso indossa il costume. Fa scivolare un vestitino bianco e mi si piazza davanti.
-Non ti sono tanto indifferente allora?- Alza un sopracciglio e mi stuzzica.
-Possiamo continuare la conversazione? Quel tipo di ieri non è molto raccomandabile.-
-Perché? Perché è venuto a letto con me?-
-No. Perché nella zona lo conoscono tutti ed è uno stronzo, uno implicato in cose losche.-
-Senti è stata una cosa di una volta. Non mi ricordo nemmeno la sua faccia e nemmeno...il resto.-
Mi oltrepassa ma io non la tollero, la afferro per un braccio e la attiro a me.
-È davvero questo quello che vuoi essere? Una che va a letto col primo che capita, di cui il giorno dopo non ricorda neppure il nome? Una che non vale niente?-
Bea stringe gli occhi cerca di trattenere qualcosa... il dolore, le lacrime, l'umiliazione.
-Lasciami!- Strattona il braccio liberandosi e mi molla uno schiaffo lasciandomi a bocca aperta.
Minchia. Sento il sangue bollire. 'Sta cazzo di ragazza è troppo violenta. E poi dicono che siamo noi siciliani quelli dall'animo infiammabile.
-Tu non sei nessuno per dirmi che non valgo niente. Forse pensi di valere più di me? Credi di essere migliore? Ieri mi hai praticamente annullata con le tue parole!- Le trema la voce ed a me tremano le gambe.
-A te serve qualcuno che ti scuota,- dico impassibile.
-Tu non mi hai scosso. Mi hai umiliato.- La sua voce è spezzata. Tira su con il naso poi si scaglia contro di me colpendomi, liberando la rabbia che immagino abbia accumulato nei miei confronti.
-Ti odio! Ti odio! Odio te per avermi rifiutata e odio me stessa per aver cercato di...-
Ed in quel momento sento qualcosa cedere dentro me. Sento crollare quel muro che avevo cercato di erigere e mantenere saldo con tutto me stesso. Vederla in quello stato è troppo.
Istintivamente la attiro tra le mie braccia e la stringo forte fino a quando il suo sfogo finisce.
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