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Cap 18

Bea

La pista da ballo è stracolma di gente che si dimena.

Bevo quel che resta del mio cocktail e cerco con lo sguardo qualcuno che potrebbe interessarmi.

Sento la gola in fiamme, forse mi serve un altro cocktail.

Mi dirigo verso il chioschetto, mentre continuo a studiare con lo sguardo la situazione.

Eccolo.

Sta proprio per mettersi dietro al bancone.

Lo vedo, tra i veloci fasci di luce colorati, muoversi con disinvoltura. Mi sembra così bello e sexy stasera. Ha una camicia bianca stretta e dei pantaloni neri con un cinturone grigio. I primi tre bottoni della camicia sono aperti e lasciano intravedere la perfetta abbronzatura dei pettorali. Forse è l'effetto del cocktail, ma stasera mi sembra troppo attraente.

È bello da mozzare il fiato.

Mi avvicino senza più distogliere lo sguardo da lui, come fa un predatore che punta la sua preda mentre man mano sento il cuore martellare sempre più forte.
Si, deve essere tutta colpa dell'alcol se percepisco tutto in maniera così amplificata.

Si passa una mano fra i capelli facendomi impazzire, poi mi vede e alza un sopracciglio in quella maniera sexy che solo lui sa fare.

-Ciao,- dico strisciando la voce.
-Ehi. Ti diverti?-
-Mmh...potrei divertirmi di più.- Gli lancio un'occhiata allusiva, mentre mi siedo sullo sgabello accavallando lentamente le gambe. Lui sembra non capire o far finta, anche se leggo imbarazzo nella sua espressione.

-Mi prepari un cocktail?-
Lui mi fissa grattandosi il mento e chiudendo gli occhi a fessura, poi fa il giro e si mette proprio al mio fianco.

-Che ne dici di fare una passeggiata per smaltire o di un bel panino o anche di un bel caffè?-
-Che noioso che sei! Io voglio bere e ballare!-
-Hai bevuto abbastanza, credo che dovresti metterti a letto.-
-Se mi fai compagnia dentro al letto... va bene.-
Lui ride, poi torna serio -No, io posso solo accompagnarti a casa se vuoi e aspettare che ti addormenti-
-Stai scherzando? La serata è appena cominciata! Almeno vieni a ballare con me!- Sfioro volontariamente il suo petto e lui di scatto s'irrigidisce.
-Io non ballo mai Bea, lo sai.-
-Uffa. Non vuoi darmi da bere, non vuoi ballare, sei proprio una palla! Me ne vado,tanto lo trovo qualcuno disposto a farmi fare quattro salti.- Gli faccio un'occhiolino provocatorio sperando di ricevere una reazione e... nel giro di pochi istanti mi blocca afferrandomi per il braccio.

-Andiamo. Ballo io con te.-

Bingo!

Mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro con una voce morbida: -Non te ne pentirai.-
Intreccio le mie dita con le sue e col cuore galoppante lo guido in mezzo alla mischia.

Balliamo insieme, io mi abbandono totalmente contro il suo corpo, assaporando ogni suo muscolo, tutto il suo calore. Lui non sembra più imbarazzato come all'inizio, spesso mi cinge la vita e non perde mai il contatto visivo con me.

Ho ballato milioni di volte con ragazzi diversi, ma mai avevo provato qualcosa di così intenso. Sento di volerlo. Di desiderarlo oltre ogni aspettativa. Ogni molecola del mio corpo reclama ogni molecola del suo e le mie labbra per naturale attrazione sembrano voler raggiungere e soffocare quelle di lui.

Ad un certo punto lo trascino lontano, fuori dalla folla.
Ho il fiatone ed il cuore in gola e non solo perché ho ballato come una pazza.
-Ho sete, - ammetto ta un reapiro affannato e l'altro, -adesso puoi dare da bere ad un'assetata?-
Stavolta mi prende lui per mano e mi porta al chioschetto, mi prepara il mio cocktail preferito e si siede sullo sgabello accanto a me.
-È buono?- Domanda spostandomi una ciocca di capelli sudata dal viso mentre bevo.
Il contatto delle sue dita con la mia pelle mi fa vibrare, tutta la tensione del mio corpo sembra concentrarsi proprio nel punto in cui i suoi polpastrelli mi hanno toccato.
Così approfitto di quel naturale gesto; abbasso il bicchiere e porto via con la lingua il liquido appiccicoso che mi è rimasto sulle labbra, lentamente. Molto lentamente.
Poi sussurro: -Più che buono...squisito. -

Poso il bicchiere, allargo le sue gambe e mi ci piazzo in mezzo cogliendolo di sorpresa. Sono così vicina a lui che lo sento irrigidirsi e forse trattenere pure il fiato per qualche secondo.

-Vuoi assaggiare?- Chiedo poi, avvicinando il mio viso al suo. Siamo a pochissimi centimetri. Sento il suo alito. Ed è inebriante. Non faccio mai caso a questi piccoli particolari quando sono con gli altri, ma con lui è diverso. Ogni particolare sembra farmi vibrare da dentro.
Tony sembra socchiudere gli occhi.

Forse si sta lasciando andare.

Quando mi sporgo di più per baciarlo e faccio scorrere la mia mano silenziosa sotto la sua camicia, lui afferra miei polsi e mi allontana lasciandomi piena di desiderio.

-Ti accompagno a casa,- dice scattando in piedi.
Mi avvicino mettendo le mie braccia attorno al suo collo.
-Lasciati andare Tony.- Dico in un sussurro.
Lui diventa ghiaccio.
-No,- sibila a malapena svincolandosi e lasciando che le braccia mi scivolino lungo i fianchi.

Sento una fitta di dolore.
-N-non mi vuoi?- Balbetto con una fragile voce.
-No,- il suo tono è secco, freddo, sicuro, tanto da far male.
E la presa di coscienza di ciò che mi ha appena detto mi provoca un dolore lancinante.

Le lacrime cominciano a pungermi gli occhi.

Mi ha appena rifiutata. Di nuovo. Per l'ennesima volta mi ha spiattellato in faccia che non mi vuole.

Non mi vuole.

Mi sento così ferita. Umiliata. Sento la mia dignità calpestata, ammesso che ne abbia mai avuta una.

Mi sono concessa a tanti, tanti ragazzi e non ho mai provato umiliazione, mentre adesso che ho appena incassato l'unico rifiuto che abbia mai ricevuto in tutta la mia vita sento la mia dignità dilaniata.
A pezzi.

Pensavo che tra noi stesse cominciando a nascere qualcosa, invece...
Ma di che mi sono illusa? A lui non è mai importato nulla di me. Non gli sono mai piaciuta.
Eppure prima ho percepito qualcosa, quel qualcosa di magico che non si può fraintendere.

Presto la delusione e l'umiliazione si trasformano in rabbia.
-Sei un bastardo!- Lo spintono con violenza e mi allontano, ma lui mi segue. Io cammino veloce non voglio che mi raggiunga, non voglio più vederlo, ma lui è più veloce e presto mi tira per la spalla facendomi voltare. Sono di nuovo di fronte ai suoi occhi. Mi fanno quasi paura, sono arsi dal... disprezzo.

-Vuoi smetterla di fare la bambina?- Urla per farsi sentire.
-Non mi sembra di comportarmi proprio così da bambina,- rispondo con sarcasmo.
-Invece si. È ciò che sei.- Ribatte pieno di rabbia.

Ma che diavolo di problema ha?
Non posso credere che sia lui ad essere infuriato!

Io sono quella mortificata ed incazzata, non lui!

-E tu cosa sei?- Grido con una gelata calma. -Sei gay? Almeno ti prego dimmi che sei gay!-

Non può esserci altra spiegazione. Me lo sono chiesta tante volte, troppe. Voglio la verità.

Si acciglia e contorce il volto. È spiazzato.

-Non sono gay Bea.-

Sbuffo, piena di collera.
-Io non non ci giurerei! Sei sicuro che ti piacciano le donne?-

Assottiglia gli occhi, mentre un lampo di rabbia gli attraversa il volto.

-Si, ne sono sicuro...il punto è che mi piacciono le donne, non le puttane.-

E il mondo si ferma.

Non sento più niente: la musica, i rumori, le grida di divertimento della gente.

Niente.

Solo quelle dannatissime parole.

Mi entrano dentro come il peggiore dei veleni. Sembrano squarciarmi il petto. D'istinto alzo il braccio e colpisco il suo viso con un violento schiaffo. Lui resta impassibile e mi fissa mentre sento le lacrime scendere giù senza controllo. Mi copro gli occhi imbarazzata, vorrei sprofondare per sfuggire a questa strana ed umiliante situazione.
Tony mi afferra con violenza e mi trascina dentro il deposito, dietro il chiosco, dove nessuno può sentirci.
Non riesco ad oppormi, mi lascio trascinare dal ragazzo che mi ha rifiutato e che ho appena schiaffeggiato.

Mi strattona dentro e accende una luce molto fioca. Blocca la porta con qualcosa mentre lentamente faccio scivolare le mani liberando gli occhi. Mi guardo intorno e vedo casse piene di bevande, frigoriferi per gelati e attrezzi per il lido come ombrelloni, staccionate e vecchi pedalò.

Tony si avvicina e fissa i suoi occhi nei miei.
Sono scuri, tetri, diversi.
Non sono gli occhi che di solito fanno battere il mio cuore trafiggendo la mia anima. Sembrano occhi sconosciuti.

Poi resto sorpresa dal suo comportamento.

-Allora, è questo che vuoi?- Mi sfida, slacciando la sua cintura e scalciando le scarpe una dopo l'altra.

Possibile che abbia cambiato idea? Io lo voglio. Non ho smesso divolerlo un istante, ma... non così. Non come se stesse facendo un favore a me.

Faccio istintivamente un passo indietro mentre lui avanza.

-Perché scappi? È questo che volevi, no? Sono qui,- allarga le braccia. -Facciamolo. Leviamoci questo pensiero.-

Non posso crederci.

Finalmente capisco il suo perfido piano. Vuole umiliarmi ancora di più, trattandomi come un oggetto. È una sensazione devastante anche se in fondo forse è proprio così che tanti ragazzi mi hanno trattato.

Sento una stretta al cuore.

Sbottona i pantaloni lasciandomi intravedere l'elastico dei suoi boxer ed ho paura. Non di lui. So che vuole solo farmi del male emotivo, non fisico. Ed è proprio di questo che ho paura; di provare quello che sto provando.

Continuo ad indietreggiare e sbatto contro la parete del prefabbricato, sussultando.

Tony appoggia le sue mani sulla parete attorno al mio viso, intrappolandolo ed impedendomi di muovermi. Sento il calore del suo corpo che preme contro il mio. Mi sento impazzire avendolo così vicino. Sento l'agitazione attraversarmi. Il mio respiro si fa pesante e mi tremano le gambe. Vorrei abbandonarmi a lui, senza pensare alla bassa opinione che ha di me. Vorrei essere sua e prendermi il piacere del momento per avere di noi almeno questo amaro ricordo.

Non otterrei niente di più, però; solo l'amaro ricordo di un atto fisico vuoto.

Lui mi disprezza. Gli provoco disgusto, nausea. Ho letto lo sgomento troppe volte nei suoi occhi, per non riconoscerlo anche stavolta.

Giro la testa, chiudendo gli occhi invasi nuovamente dalle lacrime. Odio piangere davanti a qualcuno. Non lo facevo da tanto tempo. Odio il fatto che sia proprio lui a dovermi vedere.

Senza possedermi questo ragazzo sta avendo parti di me che nessun altro ha mai avuto.

Non mi sfiora, sento solo il suo respiro sul mio collo. Aspetta qualche reazione da parte mia, il mio consenso credo. È vicinissimo a me eppure sento che è distaccato, lontano.

Basta.

È troppo doloroso, non lo voglio. Non così.

Trovo la forza che mi serve non so dove e lo spingo con violenza liberandomi.

-Lasciami stronzo!- Urlo con tutta me stessa.

Lui non è per niente sorpreso dalla mia reazione, mi guarda con un fastidioso mezzo sorrido compiaciuto.

-Che c'è? Non ti piace il posto? Non mi sembri il tipo che si fa suggestionare dagli ambienti. Di certo sarai abituata anche a peggio quindi...-

Vuole proprio farmi del male...

Sta per avvicinarsi di nuovo, inserendo i pollici dentro ai pantaloni per abbassarli.

Chiudo gli occhi e mi accascio a terra. -Fermo! Basta! Vattene!-

Lo sento sbuffare. -Come pensavo.-

Raccoglie le scarpe ed esce lasciandomi completamente sola, con i miei singhiozzi e divorata dalla vergogna.

Non so quanto tempo resto lì, raggomitolata in quel freddo deposito, appoggiata ad una cassa di bevande imballate. Sento ancora i boati della musica. La festa fuori continua, mentre io sento dentro me una solitudine lancinante.

Penso ad un modo per dimenticare questa spiacevole serata e senza sforzarmi più di tanto, vedo la mia distrazione proprio di fronte a me.


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