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•Capitolo XXXXV•

Ebbene si, siamo finalmente arrivati a questo punto e ci tenevo a ringraziare tutti voi, che avete commentato e votato la mia storia, a voi che l'avete letta e che mi avete reso felice,immensamente.
Sono felice, forse anche un po' triste, di comunicarvi che questo è il penultimo capitolo.

-1

[ La calma prima della tempesta ]

E per quelle due settimane che li separavano ancora dalla terribile battaglia che avrebbe deciso fra bene e male si allenarono tutti, rigorosamente, sapendo che c'erano in ballo le loro vite.

Eppure sembrava irreale, sembrava un evento impossibile, incredibilmente lontano e surreale alle giovani menti degli eroi, sebbene coloro che facevano parte della sezione A riuscissero a capire meglio la situazione anche loro erano increduli.

Pochi solamente so erano resi conto di un concetto semplice ma fondamentale, avevano ancora due settimane per fare ciò che desideravano, per essere sicuri di poter affrontare quella che per alcuni sarebbe stata l'ultima battaglia delle loro vite senza rimpianti, senza doversi guardare indietro rammaricati.

E proprio per questo i professori erano stati indulgenti per quello che riguardava le relazioni fra gli alunni  e anche perché si sa che la forza più grande che smuove gli esseri umani è l'amore e che se lo si trova e si combatte per questo si è forti, quasi invincibile.

C'erano state delle coppie che aspettavano solo una piccola spinta per formarsi e la paura della morte era stata abbastanza per convincerli a camminare gli uni verso gli altri, quando ancora potevano farlo, quando ancora la vita muoveva le loro membra mortali.

Denki e Jiro si erano decisi e tutti, una volta appresa la notizia si erano congratulati con loro, lo stesso era accaduto per Todoroki e Yayorozu mentre per quello che riguardava Midoriya e Bakugou?

Loro passavano tutto il tempo che avevano insieme, come una qualsiasi coppia dannatamente innamorata, si cercavano sempre con gli sguardi nervosi e se non riuscivano a trovarsi sentivano un vuoto dentro che faceva paura, un paura terribile che non erano capaci di sopportare e sapevano cos'era quel sentimento.

Sapevano che il loro timore era che la morte li separasse poiché avevano imparato che senza l'uno, l'altro non poteva vivere perché si completavano, si capivano, perché loro due insieme formavano un persona solamente, o meglio, un solo animo.

E mentre i giorni sbiadivano, scorrendo fin troppo velocemente fra le dita di numerosi giovani che conoscevano la possibilità per nulla remota di perdere le loro vite e la loro libertà, mentre il sole tramontava e sorgeva svogliatamente, come a sperare di rimanere alto nel cielo per molto più tempo, i ragazzi tentavano di svagarsi, di scherzare e non pensarci mentre i genitori sentivano i loro letto vuoti.

Era comprensibile, dopotutto sarebbero dovuti essere loro a proteggere i loro figli, eppure, da lì a qualche giorno sarebbe accaduto esattamente il contrario e se avessero perso la vita come avrebbero potuto perdonarselo?

Fra pensieri contrastanti, ansie e svariati comportamenti, quasi in antitesi, Katsuki si era confidato con Kirishima, unica persona che percepiva davvero vicina oltre che a Deku, gli aveva parlato di quella paura che non lo lasciava mai, dicendo che  non lo spaventava la battaglia in se, o la morte stessa, ma aveva terrore di veder morire la persona che amava e sapeva, già lo aveva provato, che non lo avrebbe mai potuto superare.

Il ragazzo dagli scompigliati capelli color sangue era rimasto davvero stupido nel vedere Bakugou mostrare così chiaramente le sue emozioni, lo aveva lasciato senza parole vedere la preoccupazione sfiorare le sue iridi cremisi e non se lo aspettava, non da quel ragazzo che urlava sempre contro tutto e tutti, che era sempre furente e che considerava chiunque un mera comparsa.

Però ne era felice, sentiva una felicità smisurata gonfiare il suo petto di orgoglio poiché finalmente il biondo gli aveva dimostrato che gli voleva bene, che li considerava suo amico e che di lui si fidava e dunque, da bravo amico preoccupato qual'era, non si risparmiò nel tentativo di consolarlo, di distrarlo e di fra lo divertire ma non funzionò, non poteva.

A differenza di tutti gli altri, con stupore e inquietudine dei professori, nonché eroi professionisti, Izuku era rimasto calmo, come se la cosa non lo avesse affatto toccato o come, peggio ancora, se la cosa non lo riguardasse ma non era così, dopotutto lui si preoccupava nonostante lo facesse solo per la salute e il benessere di Katsuki.

Lui era l'unico che se ne stava seduto tranquillamente nella sala comune di quell'edificio sorseggiando una tazza si tè nero mentre con lo sguardo scorreva velocemente sulle righe del suo taccuino, come se si fosse abbandonato a una piacevole lettura, sotto gli sguardi attoniti dei suoi insegnanti, mentre era ovvio che stesse studiando e mettendo a punto più strategia contro ogni malvagi di cui aveva i dati.

«Midoriya shounen, come ti senti? » «Bene, perché? » rispose freddo come il ghiaccio senza sollevare lo sguardo da All Might, uno di quegli eroi che tanto stimava, quello che di più percepiva come suo genitore, rispetto all'uomo che si era rivelato come sue padre.

«Sei così calmo... » «Sembro calmo, no, solo solamente concentrato, in realtà sono molto preoccupato e spaventato » aggiunse senza far trasparire i suoi sentimenti, troppo impegnato a creare una strategia che gli permettesse di proteggere Bakugou, anche a costo di sacrificare la sua stessa vita.

«Sei più calmo di noi, che dovremmo dare l'esempio » allora il ragazzo lentigginoso sorrise gentilmente, quel suo tipico sorriso luminoso come il sole estivo e poi parlò «La calma è il peggior modo di affrontare questa situazione, lo so bene, ma per me è il migliore, perché se non mantengo la calma non sarò capace di salvare le persone che amo » rispose annunciando una mezza verità.

Mezza perché si era permesso di omettere che, se avesse messo da parte quella sua freddezza, quella calma tanto spaventosa, il peggior lato di lui sarebbe venuto fuori sul campo di battaglia e avrebbe distrutto tutto quello che si metteva sul suo cammino, sul suo obbiettivo di proteggere il suo Kacchan.

Allora chiuse il quaderno che teneva fra le mani terminando la tazza di tè fumante per poi appoggiarla sul tavolo in vetro che gli era davanti, si mise a sedere in modo più composto lasciando che la serietà e solo quella, si mostrasse sul suo viso prima di voltarsi verso il biondo e confidarsi con lui.

«Ho un problema con la mia unicità » disse a bassa voce portandosi una mano a grattare nervosamente la nuca, sintomo della sua preoccupazione, stesso sentimento che si affacciò sul viso sciupato di quello che era stato il suo insegnante, il suo mentore.

«Che tipi di problemi? » «Quando accade qualcosa, qualsiasi cosa che riguarda la persona che amo rischio di andare fuori controllo » sussurrò a voce basa facendo riferimento a quella parte nascosta che solo loro conoscevano, così come i loro predecessori.

«Inizialmente succedeva anche a me, tranquillo Midoriya shounen, tu hai molto più controllo di me e sono certo che te la caverai » disse Toshinori abbozzando un sorriso anche se, subito dopo, del sangue, come di consueto, venne fuori dalle sue labbra segno di quanto fosse incredibile quell'uomo che ancora sopravviveva dopo quella terribile ferita.

E passarono così anche gli ultimi giorni finché finalmente il giorno decisivo venne alle porte, finché tutti indossarono i loro costumi da eroi, i fidanzati camminarono mano nella mano scambiandosi u bacio, che loro malgrado, sarebbe potuto essere l'ultimo prima di mettere piede sul luogo della battaglia ed ecco che la sfida finale aveva inizio.

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