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•Capitolo XXXXIV•

[ Focoso conforto ]

Appena staccati da quel bacio entrambi potevano percepire i loro cuori improvvisarsi velocisti, i loro corpi tremare volenterosi di un'unione profonda e carnale di cui i loro animi parevano necessitare in quella spaventosa notte.

Le iridi rubino del biondo splendevano di una pericolosa luce che avrebbe indotto al peccato il più integro fra gli angeli e la più pura fra le creature, osservava così quel ragazzo come se nella mente non avesse altro desiderio che sentire il calore dei loro corpi mischiarsi.

Izuku lo baciò con veemenza spingendo le sue labbra fameliche contro quelle dell'altro che non si fece problemi nel lasciare libero accesso alla sua lingua umida e desiderosa che si scontrò con la sua unendoli ancora di più.

Quando si allontanarono il più basso ne approfittò per mordere il suo labbro inferiore in un gesto famelico, voglioso e con l'intento di marcare ogni parte di quel ragazzo che tanto amava dal profondo del suo cuore.

Le sue labbra rosse e vogliose coprirono, fra baci e succhiotti, ogni centimetro di quella bianca pelle che già presentava marchi lividi e rosei e ogni qualvolta ci fosse contatto fra la bocca affamata di Midoriya e il corpo di Bakugou pareva che, il ragazzo dai capelli smeraldo, desiderasse divorarlo e assaporarlo in ogni sua minima parte.

Con quella indole sadica che non mostrava mai, con quel suo voler sentire disperatamente la voce dell'altro che lo pregava, percepire il suo animo che lo desiderava nel senso più profondo e vero del termine, ogni volta che sfiorava quella pelle perfetta e quando sentiva questa contrarsi a causa del piacere si allontanava leccandosi le labbra, imponendosi controllo, così da dannarlo con quella sua tortura.

Le sue mani, un po' fredde, scivolarono con calma sotto il tessuto della maglia nera mentre fra un bacio e l'altro i loro piedi danzavano fino a giungere sul morbido letto del biondo, fino a che Izuku riuscì a sedervicisi cosi da mantenere una posizione agevole ad entrambi.

Quando finì a contatto con il materasso però, si allontanò da quel corpo che pareva invocare il suo nome, che lo pregava di morderlo e divorarlo con crudeltà e fissò gli occhi lussuriosi di Bakugou che ansante lo osservava desideroso con quell'orgoglio che gli affilava lo sguardo.

«Mi vizzierai questa notte ?» chiese Deku con il fiato corto a causa dello scambio di famelici baci mentre Katsuki, purpureo in viso, si avvicinava a paso lento ancora ansiamndo a causa del piacere lasciato sulla sua pelle da quei marchi e da quei tocchi rispondendo con voce bassa e rauca «Come se già non lo facessi ».

Si posizionò davanti a lui, con la schiena dritta mentre con le pallide mani gli sfiorava il viso tracciandone con le dita i contorni, sperando che il dominio di quella situazione non venisse lasciato a lui perché l'imbarazzo già lo dominava e non sapeva come avrebbe potuto agire.

Allora le mani impazienti di Midoriya si insinuarono sotto il tessuto corvino della sua maglia tastandone i muscoli che si contrassero per poi rilassarsi subito dopo, salì lentamente in una tortura piacevole che aveva nell'altro scatenato brividi di piacere, fino a che il suo busto marmoreo non fu completamente esposto alla sua vista.

Allora lasciò che la sua mano destra scivolasse lungo il suo fianco teso, che scivolasse ancora lungo la sua schiena sfiorando la spina dorsale, per poi avvicinarlo ancora di più a se con un rapido movimento della mano, così che le sue labbra potessero posarsi su quella seta pregiata che si ritrovava a posto della pelle.

Vi lasciò una serie infinita di baci che lo percorse completamente, Bakugou sentiva quelle morbide ma voraci labbra divorarlo e mancare, probabilmente consapevolmente, quella sua zona erogena provocandolo ben più di quanto volesse o necessitasse.

Quello notte, più di quella che già avevano avuto, desiderava che Izuku lo possedesse completamente, che lo sottomettesse a se affogando nel totale piacere ogni suo dubbio, ogni sua insicurezza e ogni sua paura, che lo riempisse di se senza lasciargli modo di mandare il suo pensiero ad altro.

«Dimmi cosa vuoi e lo farò, questa sera pretendo che sia tua a decidere cosa fare di me » aveva parlato quasi ringhiando, a denti stretti, contro la sua pelle per poi soffiare su quei due bottoncini rosati che risaltavano sui suoi perfetti pettorali e così gli venne strappato il primo gemito di una lunga serie.

Allora il biondo, troppo bisognoso per ribellarsi, si posizionò a cavalcioni su di lui, lasciando che le sue cosce imprigionasero quelle dell'altro che ancora lo riempiva di piccoli baci lascivi e umidi che già avevano cominciato a mandarlo in estasi.

Quel lato di se così lussurioso, quel suo disperato desiderio e quel piacere così facilmente scatenabile erano tutti frutti del rapporto che aveva con quel ragazzo, di ciò che sentiva e del legame che c'era fra le loro anime tanto diverse ma complementari.

«Divorami » disse combattendo con forza contro il suo stesso orgoglio, con un rosso fuoco a colorargli gli zigomi e con il desiderio che già traspariva dalla sua voce, oltre che dal suo corpo fremente, sotto quelle mani segnate da numerose cicatrici.

Il corpo muscoloso e tonico di Katsuki ondeggiava come quello di un serpente, sotto le continue scariche di piacere procurate da quelle mani che si erano fatte più calde e quei denti che torturavano il suo petto spingendolo ad ansimare e gemere mentre abbandonava la ragione, tanto a cosa gli sarebbe servita in quel momento?

Era fermo, dritto sul cavallo dei pantaloni del suo ragazzo che intanto lo torturava, con la pelle ricoperta già da piccole gocce di sudore che riflettevano la pallida luce lunare che filtrava dalla finestra, illuminandolo parzialmente nella penombra della stanza; si teneva la maglia nera sollevata, lasciando così campo libero al suo carnefice sentendo crescere la pressione nei suoi pantaloni.

Compiaciuto nel vedere la docilità dimostrata in quel momento dal biondo Izuku non aveva certo terminato le richieste «Spogliati » aveva sussurrato sulla sua pelle soffiando su quello zona già sensibile che subì ancora di più poiché umida.

L'altro titubante eseguì ciò che gli era stato domandato lasciando che la stoffa scivolasse sensualmente contro i suoi muscoli per poi giungere fino al freddo pavimento e fu così che si trovò completamente esposto, ancora una volta, a quelle fameliche iridi smeraldine.

Quella labbra rosse e pulsanti continuavano a sfiorare ogni centimetro del suo corpo tralasciando in ogni caso le zone più sensibili del biondo, che non ci mise molto a capire che se voleva essere toccato e assaporato nel più fruttuoso e peccaminoso dei modi doveva implorare.

E così, parzialmente illuminato dalla foca luce del satellite argentato, ansante, dritto su se stesso con il suo organo pulsante, desideroso di attenzioni, obbligato a un'umiliazione fin troppo grande che però rendeva tale quel piacere travolgente si decise a farlo.

Separò le labbra umide che fecero un suono umido, a causa dell'eccessiva salivazione dovuta alle scariche di elettrica lussuria, socchiuse gli occhi lasciando che solo un lampo cremisi potesse essere osservato e con vice bassa, rauca e quasi in un sussurro parlò con tono implorante dicendo «Deku, smettila di giocare... ».

Venne interrotto nel suo discorso boccheggiante da un gemito dato da quei denti che in modo fin troppo familiare mordevano il suo petto con avidità; Katsuki prese una grossa boccata d'ossigeno prima di decidersi a continuare «Ti ho già chiesto di divorarmi » finì tentando in modo vano di soffocare quell'ulteriore gemito che gli era scivolato in gola.

Midoriya sorridette a contatto con quella superficie più morbida della seta più pregiata e pallida come il latte «Lo sto facendo » rispose con tono di sfida, velando in quelle tre parole il suo desiderio di richieste esplicite, nel vero senso della parola, senza paragoni o bisogno di deduzioni.

Entrambi, in quella notte che pareva evocare l'inferno, cercavano di imprimere in loro stessi e nel loro partner i loro sentimenti, la bellezza e la fugacità dei momenti di felicità che la vita aveva loro concesso, cercano di penetrare nell'anima dell'altro ancora più a fondo sebbene fosse impossibile.

Loro tentavano di placare i loro animi turbati, scossi da un nero presagio che li tormentava da quando quella notizia era stata data e desideravano affogare quel loro terrore nella follia piacevole e senza controllo di quella notte di pura passione.

Bakugou si morse il labbra inferiore con sdegno dipinto in viso, si dunque accorto che non poteva ingannare, non quella bruciante volta, il desiderio espresso dal suo ragazzo come, invece, aveva tentato di fare ricorrendo all'espediente dell'essere divorato.

«Possiedimi » bisbigliò a denti stretti soffiando, tentando di placare se stesso un minimo, sapendo che da lì a poco, che quando quelle mani che lo stringevano forte, sostenendolo, si sarebbero spostate lungo di se e lo avrebbero condotto nel punto più vivo di quella notte bramata.

Allora quel sorriso stampato sul volto lentigginoso dell'altro si fece malizioso, mentre sussurrava che lo avrebbe fatto dato che gli era stato chiesto così gentilmente e fece scivolare le sue lunghe dita sul turgido membro del biondo che non riuscì a trattenere una scarica di gemiti, dovuti al movimento delle sue dita sul suo glande.

Dato che, com'era bene chiaro, Katsuki era già da fin troppo tempo vicino al suo limite bastarono pochi semplici movimenti nelle zone giuste che, ovviamente il ragazzo dalle iridi di un verde lussurioso conosceva, perché il biondo giungesse al suo limite sporcando la mano dell'altro con il suo seme.

«Kachan, girati e mettiti carponi » soffiò sulla sua pelle umida procurandogli milioni di brividi, come un animale pronto a divorare la preda che ha per lungo tempo inseguito e l'altro eseguì ancora tremante a causa dall'orgasmo appena avuto.

Bakugou si voltò, si piegò sulle ginocchia in modo parziale e poi allungo la schiena muscolosa in avanti, lungo il materasso, così fecero le sue mani che, come le zampe di un felino, si appiattirono contro la morbida superficie sottostante, voltò di poco la testa di lato lasciando che l'altro potesse vedere come brillavano di desiderio i suoi occhi aspettando con impazienza sia essere posseduto.

L'altro sorrise compiaciuto della vista che gli si era creata dinnanzi e con le dita ancora sporche di quel candido liquido, non suo, iniziò a fare pressione sulla sua apertura per poi lasciare che la prima falange vi scivolasse dentro per cominciare la reale e necessaria preparazione.

Il suo dito una volta a contatto con le morbide pareti intere di Bakugou venne accanto da un intenso calore che testimoniava quanto eccitato fosse il biondo, cominciò a muoverlo lentamente come a voler, sadicamente, prolungare la tortura di piacere che l'altro stava già subendo da fin troppo tempo.

Muoveva il suo indice con movimenti lenti e circolare sfiorando appositamente quella zona che era fonte di tanto piacere, la prostata, senza rimanere lì troppo a lungo lasciando che il piacere si mozzasse ogni volta imponendo all'altro grugniti di disapprovazione.

Giocò con quella zona finché tre delle sue dita non vi furono dentro, sebbene avesse continuato a stimolare quel punto in quel modo tanto fastidioso l'altro non aveva aperto bocca se non per gemere o sospirare di piacere troppo preso da quella lussuria.

Non ci fu bisogno che la sua voce rauca e profonda pregasse Midoriya, anche lui giunto al limite della propria eccitazione, che non ci aveva messo neppure un istante a spogliarsi di ogni insulto con foga, lacerandoli, percependo come Katsuki ormai catturato in quella spirale di piacere carnale muovesse il proprio bacino.

Il ragazzo dalla chioma verde dopo aver sfilato le proprie falangi dall'antro del proprio amato stava per unire i loro corpi, ma prima che potesse farlo, con uno scatto, Bakugou invertì le posizioni finendo. cavalcioni sull'altro mostandogli la sua figura pallida, appena illuminata, con i segni di ciò che era trascorso in quel tempo quasi infiniti sul corpo.

Ansimava e lo osservava con occhi languidi e bramosi, il petto si muoveva veloce a ritmo con il suo respiro spezzato, delle piccole gocce scivolavano lungo la sua pelle fino a sfiorare la base del suo organizzazione genitale diritto e vibrante fra le sue toniche cosce marmoree.

Ringhiò come faceva spesso sebbene fosse diverso, un suono più animalesco e selvaggio di quello che creava quando minacciava le persone che lo uratavano e spinse l'altro contro il materasso baciandolo con veemenza per poi sussurrargli a  qualche centimetro dalle labbra, con voce rauca e instabile queste parole «Ne ho abbastanza dei giochi, Deku » soffiando minacciosamente.

L'altro però non sembrava minimamente intimorito da quelle parole selvagge e lo scrutava con quelle sue iridi eccitate mentre l'altro faceva entrare il suo membro eccitato e turgido nella sua apertura lasciando che la sua voce acuta, fin troppo per essere ricondotta a lui, riempisse quelle quattro mura.

Si aggrappò con le unghie sulle spalle tese del ragazzo sotto di se, era lui ad avere il controllo della situazione sebbene fosse lui quello ad essere penetrato e, per quanto fosse imbarazzante essere così esposto non gli importava.

Anzi, scoprì muovendo tanto intensamente il suo bacino che, in quella determinata posizione, il membro del suo ragazzo riusciva a giungere persino più a fondo del solito tanto che, ad un tratto, Bakugou non funziona più capace di comprendere nulla, neppure riusciva più a capire dove stava colpendo per sentirsi tanto bene.

Izuku non si era mosso neppure un po', almeno inizialmente, ma poi, dopo la prima volta che era giunto al termine non si era fermato e aveva cominciato ad accompagnare il movimento del suo ragazzo con delle spinte più che vigorose ed era stato all'ora, mentre il caldo liquido bianco sporcava l'interno del biondo, che questo aveva iniziato a perdere coscienza di se.

La poderosa presenza ingombrante del più basso dentro di se faceva si che le sue viscere si contorcessero attorno all'asta turgida, lunga e larga che stimolava contemporaneamente ogni suo punto sensibile e ne perdessero la forma, fece si che non gli importasse più del suo contegno e che finalmente, come entrambi avevano sperato, i loro pensieri venissero soffocati completamente dall'altro.

Quella notte sfumò fin troppo in fretta per quei due che, ad un tratto, regrediti al loro lato più selvaggio e animali avevano perso il conto del tempo in cui i loro corpi erano rimasti aggrovigliati, di quante volte si erano liberati e avevano lasciato che ringhi e gemiti fosse tutto quello che riempisse quella stanza, assieme ai loro respiri, i loro odori e quello prevalente del sesso.

Poi, però, quando le prime luci rosate dell'alba avevano varcato quella stanza piena di lussuria si erano dati pace, sfiniti si erano separati ed erano crollati stretti l'uno fra le braccia dell'altro precipitando in un sonno calmo, pacifico e profondo a causa di quel dispendio enorme di energie.

Furono fortunati che quel giorno fosse il loro unico di riposo in due settimane, fortunati che tutti si tennero alla larga da quel corridoio quella mattina e che, quando si svegliarono e uscirono nessuno si permise di dire nulla a riguardo, anche chi aveva chiaramente udito.

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