•Capitolo XXXXIII•
[ Il declino della felicità]
Midoriya e Bakugou avevano finalmente ripreso a frequentare con regolarità le lezioni, senza curarsi degli sguardi accusatori o curiosi che venivano loro rivolti nei corridoi e senza rinunciare a quei fugaci baci che si scambiavano solo quando celati a occhi indiscreti.
Non temevano il giudizio altrui, non temevano le taglienti parole che sarebbero potute essere loro rivolte, anzi, a loro non importava affatto ma essere al centro dell'attenzione non era esattamente piacevole.
Erano felici, erano finalmente riusciti ad avere la loro spensieratezza, finalmente erano sicuri che nulla avrebbe potuto più separarli, che il peggio fosse definitivamente passato e che dunque, da quel momento a seguire, tutta la strada sarebbe potuta finalmente essere in discesa, ma non era affatto cosi.
È ben noto, oramai, a tutti che purtroppo, per quanto desidereremmo dire il contrario, la felicità non è qualcosa nato e destinato a durare nel tempo e così anche la loro era destinata a spezzarsi lentamente, senza che la speranza si abbandonasse, per poi lacerarsi definitivamente nel modo più brusco e crudo possibile.
Infatti, proprio quel giorno, quel giorno di primavera, ogni trasmissione su ogni canale televisivo venne momentaneamente interrotta per mostrare al loro posto una terribile informazione che scosse l'anima di chiunque avesse udito quelle parole.
Una donna dai lunghi capelli corvini e gli occhi vermigli si era presentata al posto del telegiornale mattutino sotto gli occhi degli studenti della sezione A che stavano gustando la loro prima colazione e aveva cominciato a parlare.
Si era presentata con il terrore riflesso in viso, gli indumenti parevano essere stati indossati ad una velocità disumana dato come erano trasandati, le mani che stringevano dei fogli candidi tremavano come foglie e la sua voce insieme ad esse.
Balbettando comunicò a tutti gli abitanti del Giappone che l'organizzazione dei cattivi aveva formalmente dichiarato guerra agli eroi designando una data ed un luogo preciso, disse che quella sarebbe stata la decisivo battaglia che avrebbe dimostrato chi avrebbe vinto se bene o male.
A quella notizia tutti gli studenti spalancarono le bocche incapaci di dire una sola parola, poi, quando la donna disse che quella era una vendetta da parte dei malvagi tutti rimasero confusi e turbati, tutti tranne il ragazzo dalla chioma smeralda che era certo di conoscere ciò che volevano vendicare.
Passarono pochi minuti di silenzio prima che una totale assemblea fosse convocata e ancora meno tempo prima che gli studenti ed il corpo docenti si trovassero ad ascoltare le parole del preside, fu data disposizione di un rigido e durissimo allenamento perché, per quanto avessero voluto evitare a giovani ragazzi di combattere, non avrebbero potuto contrastarli in numero altrimenti.
Si trovavano in una situazione di svantaggio molto grave, erano molto meno di quei malavitosi che facevano parte della famosa "unione dei villain" e che dunque avrebbero messo piede su un reale e spietato campo di battaglia, disse che avrebbero potuto perdere la vita e se ne rammaricava ma non c'erano altre scelte.
Dunque sapevano che per quel mese che sarebbe trascorso sarebbero stati sottoposti ad un durissimo allenamento, tanto duro che forse sarebbero crollati più volte e che magari il sonno non sarebbe meno bastato ma non si sarebbero arresi e avrebbero combattuto con coraggio portando la bandiera della luce sotto i loro sogni ed ideali.
Quello era il pensiero comune che si era levato in quella stanza tanto grande e silenziosa, pensiero comune che non si rifletteva però nell'idea che aveva Izuku nella propria mente, con sguardo serio e le lebbra serrate senza che il suo corpo lasciasse tralasciare trasparire ciò che pensava.
Lui non aveva ideali così nobili in quel momento, lui non puntava a portare alta la bandiera della luce che trionfa sulle tenebre, lui aveva un unico desiderio egoistico e morboso nel volere che nemmeno un singolo capello fosse tutto al biondo, desiderava solo che potessero vivere assieme, felici e calmi dunque avrebbe combattuto e non avrebbe ammesso sconfitta.
Da quell'esatto momento iniziava il duro allenamento che avrebbe temprato i loro giovani corpi, le loro mente decise e che avrebbe fatto loro affinare i loro quirk e il loro stile di combattimento cosí che fosse stato loro possibile salvarsi in qualsiasi situazione perché, anche se avessero perso, non desideravano morire.
Si spostarono in un luogo nascosto ed ed isolato per evitare che potessero essere attaccati di sorpresa prima che quella terribile momento fisse giunto e per evitare una qualsiasi distrazione proveniente dall'esterno ma, non avendo abbastanza posto, decisero di dividere le stanze in due e casualmente estrarre i nomi di chi le farebbe occupate, femmine con femmine, maschi con maschi chiaramente.
Il fato volle, come per una sorta di minima consolazione verso di due, che Bakugou e Midoriya finissero in stanza assieme cosi che potessero consolarsi, darsi coraggio e forza e continuare ad amarsi e restare insieme fino a quando fosse stata loro possibile.
E così passarono due delle quattro settimane che avevano a disposizione per migliore il più possibile, per imparare a combattere per le loro vite poiché, per quanto duro fosse, era quello che avrebbero dovuto fare e non solo per loro stessi ma anche per il bene di chi proteggevano, di quelle persone che li sostenevano e acclamavano con ammirazione riflessa nelle iridi.
Erano tutti crollati, sfiniti e ansimanti mentre consumavano la loro cena sotto lo sguardo severo di Ayazawa che controllava che mangiassero correttamente, era un professore prima di tutto e doveva pensare al benessere fisco e psicologico dei loro studenti che, per quanto possibile, dovevano essere tutelati.
«Ma come diavolo fai ad essere così in forma Midoriya-kun? » «Eh, beh, prima di riuscir ad entrare alla Yueii ho dovuto allenarmi davvero molto intensamente e mi sono sempre allenato nel mio tempo libero quindi non è un problema » aveva risposto tranquillamente infilando l'ultimo boccone di ciò che aveva nel piatto per poi alzarsi e sparecchiare le sue stoviglie e quelle del suo ragazzo che aveva appena terminato.
Erano saliti in camera camminando lentamente circondati da un pesante silenzio che pareva spingere sulle loro spalle con forza, o almeno era questa la sensazione che era arrivata al più basso che, però, mi prima di parlare preoccupato com'era, si premurò di essere sicuro della loro privacy e intimità attendendo fino alla camera da letto.
Si chiuse la porta alle spalle e camminò lentamente verso Katsuki che si era fermato a metà nella stanza buia, con il viso puntato alle mattonelle scure del pavimento e gli posizionò le mani gentili sulle spalle prima di parlare con la sua voce calma e rassicurante.
«Cosa ti preoccupa?» chiese preoccupato non aspettandosi che il biondo si voltasse con violenza verso di lui e che gli si getasse in petto aggrappandosi al tessuto vivace della sua maglietta, non era qualcosa che avrebbe normalmente fatto, sebbene a causa dell'amore fosse andato ben fuori dal suo personaggio.
Capì allora che qualcosa lo turbava e non esitò a stringerlo in un abbraccio dandogli quel silente conforto di cui aveva bisogno senza parlare, senza forzarlo ma trasmettendogli quel calore gentile che sentiva in se e che gli sarebbe sempre appartenuto.
Fu allora lo stesso Katsuki a parlare distruggendo quel pesante silenzio che li aveva riempiti «Promettimi che non morirai » sussurrò a voce bassa quasi inudibile stringendo ancora di più la stoffa fra le sue dita soffocando un singhiozzo ma non le lacrime che già avevano bagnato il petto dell'altro.
«Non posso farlo perché non voglio rompere una promessa fatta a te ma ti prometto che farò tutto ciò che posso, ti prego, non avere paura » gli disse con quelle sue iridi smeraldo che splendevano di malinconia e dolcezza in quella stanza buia, portandogli una mano sulla guancia accarezzando con il polpastrello del pollice la pelle pallida di Bakugou.
Sotto quel tocco il suo cuore si fece, almeno per quel loro momento di intimità, più leggero e quella tristezza asfissiante svanì, così come quel terrore che lo aveva assalito quando il pensiero di poter perdere qualcuno nella battaglia fin troppo vicina, quando aveva pensato alla possibilità di perdere lui si lo aveva colpito e aveva temuto che il cuore gli si fermasse.
Era troppo tardi e lo sapeva, ora lui era parte del suo cuore come lui lo era nel cuore dell'altro e non avrebbe retto una vita senza di lui perché gli aveva mostrato il lato bello della vita, la possibilità di essere amato nonostante tutto e la possibilità di essere capito nonostante le sue difficoltà.
«Ti amo » disse con l'imbarazzo sulle gote nascondendosi fra le braccia forti del ragazzo dalle brillanti iridi speranza, che ne fu felice poiché sebbene egli spesso gli mostrasse quello che provava non era consueto sentirgli pronunciare chiaramente i suoi sentimenti.
«Anche io, da morire » rispose baciandolo con delicatezza inizialmente che però, per volere di entrambi, sfumò velocemente in pura lussuria e desiderio.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro