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•Capitolo XXXVIII•

[ Giochi pericolosi ]

Quando il candido tappo della bottiglia si fermò puntò sul ragazzo dalle iridi scarlatte e i capelli dorati che non sembrò particolarmente contento dell'esito e che pareva indeciso su quale opzione scegliere.

Sapeva che in quella stanza era circondato da persone senza ritegno e neppure pudore, persone davvero maliziose e altre anche troppo gentili dunque il suo fato dipendeva da chi avrebbe deciso.

Titubante scelse che avrebbe detto la verità, almeno per quel turno e per sua sfortuna chi gli pose la domanda fu Mineta che, senza filtri, tatto o peli sulla lingua gli chiese se fosse vergine e fu davvero una pessima coincidenza.

Quello che era avvenuto poche ore prima nella sua stanza fra se e il ragazzo che amava tanto profondamente, era proprio ciò che aveva fatto nascere in lui quella opprimente sensazione di inadeguatezza e ora gli veniva posta una domanda proprio su quello, qualcuno da lassù ce l'aveva decisamente con lui, quel giorno.

Nascose il suo turbamento a chi gli era davanti con una maestria invidiabile e con un leggero rossore sulle gote, tanto lieve da essere impercettibile, rispose che no, non era più vergine e temeva il momento nel quale il suo turno sarebbe nuovamente giunto, temeva le prossime domande oppure gli obblighi che sarebbero venuti.

Il gioco procedé in maniera molto tranquilla, eccetto la domanda decisamente inidiscreta che era stata posta a lui, nulla di troppo era accaduto eccetto finché giunse nuovamente il suo turno ed egli scelse obbligo.

«So che sei fidanzato e questo è solo un gioco quindi non è nulla di serio, lo devi fare e devi baciare Kirishima per un bel po' con la lingua » disse Mina con uno strano ghigno a solcare la sua pelle rosa e lui, non vedendo nulla di male in quell'azione lo fece e fu un grosso errore.

Il ragazzo dai capelli rossi gli si avvicinò titubante almeno quanto lui, eppure una volta che i loro corpi si furono fatti abbastanza vicini non esitarono ad unire le loro labbra, pensarono che prima lo avessero fatto, prima avessero soddisfatto quelle pretese, prima avrebbero potuto allontanarsi.

Le loro bocche, riluttanti, quasi nolenti nel compiere quel gesto privo di emozioni e significato si erano scontrate in modo deciso, le loro lingue si erano impavidamente unite e fecero sì che fosse evidente il contatto fra i muscoli umidi così che non ci fosse stato nulla da ridire.

Quando si staccarono la ragazza che lo aveva obbligati sorrideva contenta mentre Uraraka, preoccupata di come Deku si sentisse in quel momento, gli lanciò una fugace occhiata e lo vide seduto in maniera fin troppo composta con un sorriso oltremodo tirato, con le mani sotto le cosce e con le palpebre chiuse e, per qualche ragione che non comprese, sentì il suo istinto gridarle di correre via, di allontanarsi da quel pericolo.

Intanto, nella sua mente, il ragazzo dalle scompigliare ciocche verde  speranza stava cercando di sopprimere quell'odio dirompente che era esploso nel suo animo, quella ossessiva gelosia che aveva sempre serbato nei confronti di Kirishima e tentava con tutto se stesso di non sfogare quella violenza che lo pregava di essere lasciata libera per ucciderlo.

Aveva nascosto i suoi palmi poiché la furia ceca che sentiva aveva mandato un minimo fuori controllo il suo potere e non desiderava che nessuno lo vedesse, sarebbe stato davvero terribile per lui e non poteva permetterselo.

Si era ritrovato obbligato a serrare le palpebre oppure avrebbero visto quella luce rossa e mortale che gli faceva brillare in modo cupo e preoccupante le iridi, oppure avrebbero visto quella parte di se che teneva faticosamente sotto controllo.

Attese che arrivasse il suo turno, scelse obbligo e lo costrinsero a  bere un intruglio generato dalle più disparate e disgustose combinazioni, dunque finse di sentirsi male e corse in bagno tentando di calmare quel fuoco oscuro che gli bruciava dentro.

Era riuscito nel suo piano perché chi gli era seduto di fianco non aveva parlato a bassa voce come credeva e dunque il loro piano di preparare quel disgustoso succo era giunto al fine udito del ragazzo che, se non si fosse allontanato, lo sentiva, avrebbe rischiato e tanto.

Andò davvero in bagno in modo che anche se lo avessero cercato sarebbe parso normale, per quanto possibile, nonostante non lo fosse mai stato davvero, nonostante quella crudele e malvagia parte di se c'era sempre stata e cercava il minimo pretesto per uscire.

Si posizionò in modo da dare la schiena a chiunque fosse entrato mentre prendeva grossi respiri e tentava tutto ciò che poteva per calmarsi e non funzionò, almeno non completamente poiché ancora sentiva un forte impulso in se gridare vendetta.

Vedendo che non tornava tutti si preoccuparono, sopratutto Bakugou e proprio quando il biondo stava per alzarsi e andare a vedere se stava bene la ragazza dai capelli castani, proprio quella che ancora provava qualcosa per Midoriya, scattò in piedi e corse verso il bagno.

Lì lo trovò a torso nudo con il petto ancora umido d'acqua, con i capelli bagnati da piccole gocce trasparenti che scivolavano giù e gli occhi che brillavano di una sensuale rabbia che la fecero rabbrividire, lui si girò parzialmente verso di lei mentre si portava una mano fra i capelli tirandoli indietro e asciugando con la lingua quella goccia d'acqua che gli si era posata sulle labbra.

Lei arrossì, fu così ovvio che ciò portò un ghigno divertito sul viso di lui che, per educazione e gentilezza, comunque non disse nulla prendendo la maglia fra le dita e camminando verso di lei con passo sicuro e quello sguardo predatorio che pareva così strano addosso a lui.

«Deku-kun... tutto bene? » balbettò lei sentendosi avampare nel fissare lo sguardo in quello del ragazzo, lui le sorrise, non in modo gentile ma fu diverso dal solito, sebbene non fosse comunque un sorriso arrabbiato o infastidito, oh no.

A dire il vero era molto arrabbiato ed infastidito motivo per il quale sapeva che non si sarebbe certamente comportato in modo dolce quel tardo pomeriggio, sapeva che, se la dolcezza era stata troppa, aveva solo bisogno di fare ciò che desiderava, di mostrare un po' del suo carattere, di quella parte vera e predatoria che aveva.

«Si, ero solo un po' arrabbiato... » disse riducendo ancora di più la distanza che separava il suo fisico scolpito e umido dal corpo tremante ed accaldato di lei «Ehy, Ochako-chan, non è che mi daresti una mano a vendicarmi? » disse lui a tono basso accanto all'orecchio di lei per evitare che qualche ascoltatore indesiderato, se mai ce ne fossero stati, avesse sentito ciò che aveva detto ed ella parve sciogliersi.

La sua mente, colpita a sorpresa da quel fascino virile ed inaspettato da parte di quel ragazzo, ma che era piuttosto prevedibile se si pensava che quando bisognava avere serietà ed impegno lui era il migliore, era stata un colpo fino troppo basso perche lei potesse sopravvivere.

Fece un cenno di assenso con il capo mentre per un istante, uno solamente, una luce selvaggi, animale aveva percorso quegli occhi smeraldo, come un lampo di puro istinto, di ciò che, per amore dell'altro, aveva soppresso ampiamente la mattina ma che avrebbe lasciato sfogare quella stessa sera.

Per quanto sembrasse gentile, debole e adorabile, Midoriya se si arrabbiava sapeva essere tremendamente spaventoso ma, se si arrabbiava con il biondo allora le cose cambiavano, semplicemente avrebbe smesso di prestare troppa attenzione ai desideri e le azioni del ragazzo, alle sue sicurezze e sarebbe stato egoista.

Avrebbe dato importanza, da quel momento in poi, fino a che non si fosse calmato, solo a quello che desiderava lui, solo a ciò che voleva fare e solo a quello che gli andava di fare e questo beh, valeva anche quando si trattava di essere da soli in camera da letto, se intendete cosa desidero comunicarvi.

Semplicemente fino a quel momento aveva dato la priorità ai desideri e la volontà del biondo senza mai opporsi, senza mai tentare di agire come desiderava e si disse che forse, dato quel bacio, era stato un errore.

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