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•Capitolo XXXVII•

Vi chiedo scusa se non ho pubblicato ma sono stata davvero piena di cose da studiare...
Spero che il capitolo vi piaccia e vi informo che tra poco arriverà l'ultimo capitolo di questa storia, ancora pochi aggiornamenti e vedrete.

[Dolcezza e stupore ]

Il primo a destarsi da quel lieto sognare fu Bakugou che, nel costatare di avere ancora stretto fra le sue braccia il corpo ben allenato del suo ragazzo sorrise dolcemente, quella dolcezza che solo Midoriya poteva scatenare e che, altrimenti, mai avrebbe sfiorato il palpitante cuore del biondo.

Sebbene per come era fatto, per quel suo pessimo carattere, si sarebbe alzato affidandosi alla sua monotona routine non lo fece e questo solo perché di trattava di lui e lui era tremendamente speciale e poi, a dire il vero, Bakugou piaceva tremendamente osservarlo dormire e sbirciare nei suoi pensieri talvolta pronunciate da quelle soffici labbra.

A ripensare alla folle passione che la medesima mattina aveva animato i loro roventi corpi un tenero rossore, fin troppo scarlatto, si fece presente sulle sue gote pallide e perfette e mentre le sue gemme di un vivo rosso si posavano sul viso di colui che tanto amava sentì il cuore fare una capriola nel petto.

Gli parve che, dopo l'accaduto della mattina, i sentimenti che avevano da tempo preso il controllo del suo scalpitante cuore si fossero fatti più vividi, più profondi e che avessero trovato una nuova forza ad animarli .

Sentiva che l'organo vitale ospitato nel sul petto tonico fosse impazzito proprio come la prima volta che era venuto a conoscenza del calore dell'amore, delle dolci emozioni che Midoriya provava per lui mentre una felicità quasi insana si era fatta spazio in se.

Katsuki, in quel primo pomeriggio, sperimentò un nuovo tipo di imbarazzo che mai lo aveva sfiorato fino a quel momento nella sua vita e si chiedesse da cosa fosse generato, da cosa dipendesse quella suo sentore di inadeguatezza che piano piano si faceva largo nel mare di emozioni che provava, gli sembrava come se qualcosa non fosse come sarebbe dovuto essere e si trattava di se.

Questo nuovo sentimento portò in lui una primordiale e totale confusione che il suo cervello, fin troppo schematico, non riusciva a reggere ed elaborare e per quanto fosse bravo a ragionare se voleva non riuscì a venirne a capo poiché non era un qualcosa che si poteva dedurre ma solamente sentire.

Sentiva come se quel coraggio che lo aveva animato la mattina fosse svanito nel nulla più assoluta e in quel momento era più che certo che non sarebbe stato in grado di reggere neppure lo sguardo smeraldo del suo amato per quanto lo amasse e non ne capiva la motivazione.

Questo lo aveva turbato nel profondo di se, tanto che sul sto volto era comparso un cipiglio e quella solita ruga fra se sopracciglia, era furente come non lo era da tempo e sul suo volto ciò era chiaro, sebbene nessuno avesse potuto notarlo.

Venne distolto dai suoi pensieri dall'indelicato bussare di una mano contro la porta in legno della sua stanza e la fastidiosa voce, fin troppo rumorosa, di Denki che urlava a squarciagola il suo nome con molta poca grazia.

Come prevedibile tutto quel trambusto aveva svegliato Deku che si stava muovendo lentamente sotto alle coperte, stiracchiandosi, come a togliersi di dosso quel poco sonno ancora rimasto e non ci volle poi molto perché quelle sue scompigliare ciocche verdi si avvicinassero al biondo e perché lasciasse scontrare le loro labbra.

Bakugou non capiva, non capì come fosse possibile che fosse l'unico fra loro con quella confusione in testa, no. accettava come quel caldo sorriso gli scaldasse il cuore con sicurezza mentre lui si sentiva sbagliato in quella situazione, come se una verità celata tentasse di emergere dai suoi pensieri caotici.

«Oi, Bakugou ci sei?! » urlava intanto il biondo fuori dalla porta facendolo sbuffare e pensare che avesse un buon tempismo a volte, lo pensò perché sapevo bene che presto o tardi l'altro si sarebbe reso conto che qualcosa non andava e non voleva preoccuparlo.

«Che vuoi pikachu di merda? » rispose acido senza però far notare quel suo nuovo e nervoso stato d'animo in quella risposta ormai comune se da parte sua «I ragazzi e le ragazze vogliono giocare a obbligo o verità dopo cena, volevamo sapere se ti andava e se potevi dirlo a Midoriya-Kun, non lo troviamo » «Per me va bene » rispose leggermente esitante per poi lasciare che il silenzio piombasse nuovamente e i passi del ragazzo si facessero sempre più lontani.

«Kacchan, io vado a farmi una doccia, a dopo » disse l'altro tutto allegro ed energico per poi uscire cautamente dalla stanza per finire nella sua, prendere le cose necessarie ed infilarsi nel bagno cercando di non farsi vedere dagli altri e ci riuscì.

La frustrazione che si era presentata e cresceva velocemente, fin troppo, in Bakugou si stava facendo davvero opprimente, come la cravatta troppo stretta attorno al collo, come a volerlo strangolare.

Si alzò anche lui, non sapeva cosa fare ma doveva cercare di calmarsi e non pensarci troppo perché sapeva che se lo avesse fatto non sarebbe mai giunto alla soluzione di quel suo strano problema; certo, era ovvio che magari parlarne con Deku avrebbe potuto aiutarlo ma sentiva come se non potesse dirglielo e non lo capiva.

Ed ecco piombar fuori un altro tratto della personalità di Katsuki Bakugou, lui, estremamente perfezionista ed ossessionato dal sapere sempre ogni dettaglio di tutto, odiava estremamente non capire o non sapere ed era proprio ciò che stava accadendo in quel momento, dunque questo era il motivo della sua alterazione.

Lasciò un sospiro frustrato abbandonare le sue labbra mentre frugava nei cassetti sotto alle ante del suo armadio prendendo, anche lui, tutto ciò di cui necessitava per la doccia e poi, lentamente, si diresse anche lui nei bagni comuni.

Quando entrò e notò che di Deku non c'era traccia provò un fastidioso sollievo poiché sapeva che quegli occhi verde accesso erano gli unici capaci di sondare nelle profondità del suo animo, persino quelle a lui stesso celate e di capire se qualcosa, qualsiasi essa fosse, non andasse e non era certamente quello di cui necessitava in quel momento.

Lo amava, lo amava alla follia e questo non lo avrebbe mai messo in dubbio, era certo che non ci fosse per lui persona più importante di quel ragazzo che aveva sempre fatto parte della sua vita  ma quel turbamento che prova a sentiva che era collegato con l'altro e con quello che avevano fatto, come se quella loro unione avesse svegliato qualcosa in lui che non capiva.

Si perse nuovamente nei suoi pensieri mentre mentre lasciava che l'acqua tiepida scivolasse lungo la sua pallida pelle segnata quella stessa mattina dalle bramose labbra del suo ragazzo e dalle sue dita che, in preda al piacere, avevano segnato la sua schiena.

Una volta terminata la doccia si costrinse a calmarsi, costrinse la sua mente fin troppo attiva a smorzare l'intensità del suo lavoretto e sapendo che aveva bisogno di distrarsi si vestì velocemente per dirigersi insieme agli altri e fare quel maledetto gioco che, in altre situazioni, per lui sarebbe stato di una noia mortale.

Quando, tutti seduti in cerchio, iniziarono il gioco gli occhi rubino di Bakugou non sfiorarono, come invece erano soliti, la figura radiosa del ragazzo che amava ma, bensì, si concentrarono sulla bottiglia in plastica che ruotava velocemente, pronta nel designare la prima vittima che, per altro, fu proprio lui.

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