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•Capitolo XXXV•

[Puro imbarazzo ]

Passò qualche giorno dal rapimento e per una sorta di tutela psicologica ai due fu nuovamente impedito di frequentare le lezioni così, anche quella mattina, si trovarono ad essere da soli nel dormitorio e non sembrò neppure molto strano, insomma, ormai ci avevano fatto l'abitudine.

Avevano fatto colazione insieme agli altri, avevano parlato e scherzato nonostante tutto e, a quanto pareva, nessuno dei due ragazzi era rimasto turbato da quel giorno, non era stato fatto loro alcun male e si dissero, almeno Bakugou, che non era qualcosa di così fuori dall'ordinario considerando le loro unicità ed il loro rapporto.

Però quella mattina non fu certamente tranquilla, diciamo che per quanto il povero Katsuki cercasse di calmare la propria parte animalesca e per quanto tentasse di non sembrare come gli altri, sopratutto non come quel maniaco di Mineta finì con l'avere un'erezione.

Per spiegare meglio, non la ebbe semplicemente senza motivo, successe, in breve, che Izuku era appena uscito dal bagno poiché si era scordato di farsi la doccia prima della colazione ancora annebbiato dal sonno e si ritrovò a camminare per il dormitorio.

Aveva i capelli ancora leggermente umidi che lasciavano scivolare di quando in quando qualche piccola goccia chiara sulla sua pelle bianca, indossava una maglia a maniche corte di tessuto leggero, dal colore candido come la neve appena caduta, che era in parte aderita al suo fisico muscoloso ancora un po' bagnato diventando in qualche punto trasparente, indossava dei pantaloncini corti di un nero lucente che risaltavano sotto al tessuto della maglia mettendo bene in evidenza la curva del suo bacino e rendendo chiaramente visibile l'esatto punto della sua vita nel quale c'era la sua intimità.

Il biondo lo aveva visto mentre se ne stava tranquillamente seduto nella zona comune a guardare la televisione ed era arrostito, come un peperone, quando aveva capito la sua situazione e aveva dunque cominciato a pregare ogni divinità che albergasse  in cielo di far si che egli non se ne rendesse conto o sarebbe morto.

Aspettò che il ragazzo si voltasse dandogli la schiena per poi alzarsi e raggiungere la sua camera da letto a grandi falcate e con una discreta velocità, per di più fu difficile farlo poiché si era messo dei jeans, già preparato in caso avessero deciso di uscire, e in quel momento la stoffa rigida dei pantaloni premeva contro il suo basso ventre procurandogli un leggero dolore.

Aveva velocemente sbattuto la porta alle sue spalle con gli occhi spalancati ripetendosi che doveva calmarsi e che non era possibile una cosa simile, che non era normale e che non voleva certamente spaventarlo, anche se, si disse, avrebbe potuto fraintendere il suo comportamento quasi violento nell'allontanarsi eppure non ebbe tempo di elaborare che la porta si aprì.

Bakugou non si era premurato di chiuderla a chiave e Izuku, preoccupato, lo aveva velocemente raggiunto entrando nella stanza e lo aveva visto sul letto coperto dalle coperte che gli rivolgeva la schiena nascosto, in parte, dalla penombra in cui la camera verteva a causa delle spesse tende nere che ricoprivano i vetri delle finestre.

Il ragazzo si era avvicinato lentamente e aveva fatto in modo che il suo volto fosse a poca distanza da quello del ragazzo che, in risposta a questo suo comportamento, gli chiese con voce falsata di lasciare la camera, che lo avrebbe raggiunto velocemente ma lo pregò di non trattenersi oltre.

Ma, come sappiamo tutti, una delle doti dell'altro era la testardaggine dunque non si arrese ne decise di ascoltare le parole poco sicure che gli erano state rivolte e quando lo poté vedere in volto notò il suo rossore, il suo respiro pesante e gli occhi, quelli gridavano desiderio, bramosia e agoniata lussuria, cosa che all'altro inizialmente sfuggì.

«Kacchan, ti sentì bene? » chiese appoggiando la sua fronte contro la sua per sentire la sua temperatura corporea ed era alta, più del solito ma presto collegò tutti quei fattori a lui noti, collegò quell'espressione strana che il biondo aveva in viso e capi che stava tentando di reprimere i suoi istinti maschile e un piccolo sorriso gli solcò il viso.

«Kacchan...» bisbigliò a voce bassa lasciando che le loro labbra si scontrassero, inizialmente fu lui a condurre il bacio spingendo le sue contro quelle dell'altro ma non ci volle molto perché Katsuki decidesse di mandare a quel paese tutti i buoni propositi che si era fatto iniziando a muovere la sua lingua contro i morbidi cuscinetti di belle dell'altro chiedendo l'accesso.

Izuku dischiuse le labbra lasciando che l'umido muscolo del suo ragazzo scivolasse nella sua bocca, che le sue braccia possenti lo impriggionassero annullando la breve distanza fra i loro bollenti corpi, lasciando che le loro lingue bramose si scontrassero toccandosi desiderose mentre i loro respiri si facevano pesanti e i loro cuori martellavano nel petto quasi ad urlare, quasi a voler fuggire.

Quando si staccarono il ragazzo finì la frase lasciata in sospeso per permettere alle loro labbra di dar vita a quel nuovo sconosciuto bacio dettato dalla lussuria «Ti amo » disse con quel suo sorriso tenero che solo a lui rivolgeva, quella sua gentile radiosità che gli procurava e che lasciava ben osservare solo a lui che per lui era la persona più importante.

Lasciò che le mani del biondo si posassero sul suo viso con una dolce incertezza e che i suoi occhi tremanti ma decisi si puntassero sulla sua figura ancora tanto provocante come qualche istante prima e non ebbe timore nonostante avesse capito cosa poteva passargli per la mente perché se si trattava di lui tutto sarebbe andato bene, lo sapeva, glielo sussurrava dolcemente il suo cuore.

Dopotutto la sola esistenza di Katsuki Bakugou aveva stravolto la sua vita, il suo modo di osservare il mondo e di comportarsi, aveva dunque sempre tentato di essere socievole per cercare di essere notato da quella iridi rosse, aveva sempre fatto del suo meglio, si era sempre comportato diligentemente e sempre per lui aveva intrapreso la via dell'eroe e forse, se il suo Kacchan non fosse esistito, se non si fossero incontrati entrambi avrebbero potuto essere catturati dalle tentazioni della malavita.

«Deku, lo sai che succederà adesso? » chiese Katsuki risvegliando il suo amato dai suoi numerosi pensieri facendosi che quelle brillanti iridi smeraldo si puntassero nelle sue, cremisi e che il suo sorriso si addolcisse ancora «Kacchan, sarò pure ingenuo ma non stupido, so cosa succederà... » disse lasciandosi accarezzare da quella mani a lui rivolte con gentilezza.

«Questa è la mia prima volta e, nonostante abbia cercato di informarmi, non sono certo di riuscire a fare le cose nel modo corretto, potrei ferirti...» disse sotto voce quasi desiderasse di non essere udito, quasi quelle parole fossero state ardue da pronunciare come se sotto minaccia, ma quella era un sentimento semplice che pure prima di essere travolto da quella tempesta che prendeva il nome di amore non aveva mai percepito, forse neppure mai provato.

Era insicuro, preoccupato di se, di perdere il controllo e di ferire quella persona che amava e a cui teneva più della sua vita medesima, poiché aveva nel petto una voce estranea che gli diceva con franchezza che senza lui al suo fianco sarebbe diventato come una foresta dopo un incendio devastante, di lui non sarebbe rimasto altro che cenere e se poteva scegliere, si disse, sarebbe stato egoista.

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