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•Capitolo XXXIX•

[Gelosia e vendetta ]

Uraraka appena varcò la soglia della stanza venne fissata, era chiaro che qualcosa fosse accaduto visto quanto rossa era in viso e capirono subito dopo a cosa fosse dovuto al suo colorito, o così credevano.

Fu seguita dalla figura a petto nudo di Midoriya che, si passava una mano fra le ciocche verdi per evitare che gli ricadessero in viso bagnandogli le labbra morbide, con la maglia fra le dita della mano sinistra mentre le ultime gocce d'acqua percorrevano il suo busto muscoloso.

Lui si sedette tranquillo ignorando gli sguardi imbarazzati quanto adoranti delle ragazze e quello sorpreso dei ragazzi, sopratutto nel notare che il suo viso non era innocente come al solito ma, pareva pervaso da desideri carnali mai espressi.

«Midoriya, tutto bene? » chiese Denki, uno dei faurori del terribile mix, preoccupato e confuso «Ah, si, mi sono solo fatto una doccia » disse lentamente allungando il collo come a volerlo sciogliere, tendendo tutti i suoi muscoli e rendendo così visibili quei succhiotti che gli erano stati lasciati sulla pelle quella medesima mattina.

Il gioco riprese con Kirishima che osservava preoccupato il ragazzo che gli stava davanti ed era, probabilmente, l'unico ad aver inteso che, Izuku fosse arrabbiato per il bacio che c'era stato prima e dallo sguardo predatorio che aveva dedusse che rischiava di subire una vendetta, nonostante non avesse alcuna idea di quello che avrebbe potuto rischiare.

«Obbligo o verità? » chiese Mina a Deku che non esitò nella risposta scegliendo la prima opzione che gli era stata proposta ed ella sorrise maliziosa nell'osservare Uraraka «Bene, allora voglio dare una gioia a quell'amore non corrisposto di Uraraka-chan quindi, perché non la baci come hanno fatto quei due prima ? » chiese lei puntando il dito verso Bakugou e Kirishima e, in quel momento, la sua espressioni si fece spaventosa, fu solo un attimo e nessuno lo notò, eccetto chi lo stava fissando spaventato, ovvero il ragazzo dai capelli rossi.

Lui sorrise, un sorriso vendicatore, si avvicino alla castana dicendo che non aveva problemi a farlo e le afferrò le guance con la mano avvicinandola a se, poi catturò fra le sue, le labbra di lei  in un bacio veemente, privo di sentimento, ma pieno di sensualità.

Lui muoveva deciso e sicuro le sue labbra morbide contro quelle della ragazza che si limitava, inesperta com'era, ad imitarlo nei suoi gesti e a lasciarsi trasportare dall'istinto che le parlava a voce bassa dal cuore, che stava per portarla a compiere gesti che mai avrebbe fatto altrimenti.

Egli ghignava in quel bacio, non che qualcuno se ne fosse accorto, e lo fece ancora di più quando le morse il labbro inferiore procirandole un gemito rumoroso; lei portò le sue braccia attorno al  collo muscoloso di lui mentre le loro lingue si scontravano bramose.

La castana presa dal momento aveva iniziato a muovere il suo corpo contro quello del ragazzo, in modo evidente e sensuale ma lui, però, non ebbe reazione, dopotutto non si trattava del suo Kacchan, chi aveva di fronte era solo una ragazza che non amava, per quanto potesse provare affetto per lei...

Quando si staccarono le loro bocche erano ancora unite da un rivolto trasparente che venne spezzato definitivamente dall'allontanarsi dei due che tornarono ai loro posti, lei arrossita e accaldata ancora ansimante e con una voglia inspiegata di continuare altrove quel bacio e lui calmo, terribilmente calmo.

«Quello si che era un bacio, penso che sia bastato per farle perdere la verginità » disse Mineta preso da una certa invidia verso di lui che rispose ridendo, come a smentire quello che aveva detto  «Ah, Mineta, se fosse successo anche lontano da qui si sarebbe sentito, non sono un tipo calmo... » rispose con uno sguardo ardente di un verde vivo.

Lei divenne ancora più rossa mentre i ragazzi spalancarono la bocca scioccati, come diavolo era possibile che fosse cambiato così improvvisamente, semplicemente non lo aveva fatto, stava solo mostrando parti di se rimaste troppo tempo nascosto e fu chiaro, dallo sguardo che aveva che non c'era stato cambiamento, solo una decisione.

E fu, per tutti eccetto per Bakugou, chiaro cosa avesse scatenato questa sua improvvisa scelta di mostrare il suo carattere dominante mai esternato e cosa, fino a quel momento, lo aveva spinto a mostrare solo la parte più docile e dolce di se.

Midoriya prese la bottiglia e la girò con energia, ci volle un po' prima che il tappo puntasse qualcuno e quel qualcuno fu Kirishima che preoccupato aveva cominciato a sudare freddo, a far balzare i suoi occhi da un angolo all'altro della stanza rifiutandosi di guardarlo negli occhi.

«Obbligo o verità? » chiese con un sorriso tirato, falso e fu chiaro per chiunque che non fosse reale la natura del piegamento delle sue labbra, che quel sorriso nascondeva qualcosa di non positivo.

«Verità... » rispose titubante e terrorizzato il ragazzo dai capelli scarlatti mentre sentiva una strana ansia che non riusciva a spiegare, era sempre lui quello che aveva davanti ma ciò che gli suggeriva l'istinto era temerlo.

Deku si portò una mano sul mento pensando a quale domanda porgli e gli chiese, serio e quasi minaccioso, se gli fosse mai piaciuto qualcuno e se si trovasse in quella stanza, fu insomma chiaro quello che gli premeva sapere.

L'altro si fece paonazzo per l'imbarazzo e, un po' sollevato dalla natura della domanda e dalla calma dimostrata dal suo interlocutore, rispose «Si, c'è qualcuno che mi piace e no, non si trova in questa stanza » quando lo disse sentì di aver evitato la morte per un pelo.

Fortuna che la sua risposta era stata quella, lui non lo sapeva ma dire che aveva evitato il fato di una notte eterna non era errato e neppure metaforico dato quello che era accaduto a Shigaraki e la ragazza ricattatrice.

Considerando quello che Kirishima aveva fatto, assai ben più grave di ciò che era stato fatto dalle due vittime precedentemente citate, avrebbe potuto fargli subire una pena peggiore della dolorose fiamme infernali.

Il gioco continuò fino a quando la maggior parte dei ragazzi non si fu stancata e decisero di tornare tutti nelle proprie stanze, o almeno era questo il piano, era questo quello che sarebbe dovuto accadere ma era ovvio che i due fidanzati avessero davvero il bisogno di sistemare le cose.

Il ragazzo dai capelli verdi stava per chiudersi la porta della stanza alle spalle quando la voce bassa e profonda di Bakugou lo fermò attirando la sua attenzione «Dobbiamo parlare! » rispose seccato e arrabbiato, chiaramente non gli era piaciuto quello che aveva visto fra lui e la castana e questo portò Izuku a ghignare ma non fu notato poiché gli era di spalle.

Fece un passo in avanti senza voltarsi «Entra se vuoi, non garantisco quello che succederà, non sono affatto di buon umore Kacchan » disse con voce bassa, cupa e tetra che fece venire i brividi al biondo; cosi era quella la voce che il ragazzo aveva quando si arrabbiava si chiese ingoiando quel groppo che gli si era formato in gola prima di procedere e varcare la soglia di quella stanza.  

«Allora? »  disse Midoriya mentre cercava nell'armadio qualcosa da mettere con estrema lentezza e sbadataggine per poi infilarsi la prima maglietta che aveva trovato, di un nero assoluto, per poi sedersi composto sul materasso e fissare le iridi animalesche in quelle del suo ragazzo. 

«Cos'era quel bacio con testa rotonda, ti piace forse?! » disse iracondo come suo solito quasi come se lo stesse aggredendo ma non ci funziona segno di dubbio, di sorpresa, di paura o altro negli occhi che gli erano davanti e questo lo confuse, non vi era abituati, non era abituato a quello sguardo che pareva controllarlo.

«Ah, di cosa parli, tu che hai baciato Kirishima » rispose a tono senza abbandonare la sua linea e senza distogliere lo sguardo «Beh, quello era un obbligo » rispose a sua volta il biondo «Anche il mio lo era » ribadì l'altro sapendo che qualcuno dei due avrebbe perso e aveva deciso che non sarebbe stato lui, non quella volta.

«Ma tu hai esagerato, io sono stato forzato a farlo » «Oh... » disse Izuku alzandosi per poi dirigersi verso di lui e spingerlo contro la porta per poi intrappolarlo mettendo un braccio al lato del suo viso e un ginocchio fra le sue gambe « ... e quand'è che ti avrebbero forzato, perché non mi sembra che tu  abbia mai rifiutato » sibilò a qualche centimetro dalle sue labbra a denti stretti mentre nei suoi occhi si riflettevano rabbia e gelosia.

Il biondo rimase senza nulla da dire, un po' perché aveva ragione, avrebbe potuto opporsi e non lo aveva fatto, un po' perché era sorpreso da quel nuovo lato del suo fidanzato, un po' arrabbiato per essere stato sopraffatto ed in parte perché quello vicinanza, quel modo predatorio avevano in qualche modo fatto scivolare via parte del disagio che dalla mattina lo aveva perseguitato.

«Ne, Kacchan, sai, sono una persona molto gelosa e mi arrabbio facilmente, magari non lo sai ma ti mostrerò una parte di me che non hai mai visto » disse a denti stretti enfatizzando la frase, ancora preso dalla rabbia e dalla bollente gelosia che gli circolava nelle vene prima di mordere la pelle del suo pomo d'Adamo con forza facendolo gemere.

«Preparati perché non so se sarò gentile » sbuffò sulla sua pelle lasciando che la parte marcata e umida gli procurasse una scarica di brividi indifferente e l'altro non fece altro che ansimare il suo nome incerto, come se stesse pregando, chiedendo per un po' di pietà che quella notte non avrebbe certamente ottenuto. 

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