•Capitolo XXVIII•
[Bacio bramato ]
Deku aveva avuto un attacco cardiaco e per fortuna i medici non avevano esitato un dolo istante e una manciata di secondi dopo erano arrivati nella stanza cominciando a stimolare quell'organo vitale che pareva essersi davvero stancato di tutto.
Avevano fatto tutto quello che avevano potuto e stavano quasi per gettare la spugna, stavano per dichiarare che il suo cuore si era fermato e che non sarebbe più ripartito quando il macchinario attaccato a lui cominciò a fare un rumore, poi uno ancora e altri regolari, stabili e vivi.
Era quasi un miracolo che quelle condizioni orribili in cui il suo corpo si trovava erano riuscite a resistere a quel piccolo infarto che aveva fatto morire di paura il povero Bakugou che ancora piangeva disperato che ancora desiderava percepire quello sguardo smeraldo su di se, che ancora temeva che la vita glielo portasse via e per quella volta per sempre.
Ancora tremava stretto in se stesso in un angolo di quella stanza di quel bianco fastidioso, ancora sentiva il cuore nel petto battere tanto veloce per la paura che lo sentiva nella gola e ancora era lì, immobile con gli occhi sbarrati, le iridi ristrette e lo sguardo fisso in un punto indefinito della stanza.
E quando i medici, dopo i vari controlli, se ne andarono lasciandoli soli egli si precipitò su quella sedia con un misto di emozioni contrastanti dentro: provava paura, euforia, tristezza e una costante che aveva già capito avrebbe caratterizzato ogni attimo della sua esistenza, l'amore, l'amore per lui.
Appoggiò la sua mani ancora in presa ai tremori portati dalla paura sulla sua fronte come a tranquillizzarlo, gli aveva detto che lo amava e che lo avrebbe sempre fatto e non aveva mentito, infatti si disse che se non poteva resistere per qualche ora su quella sedia scomodissima per lui allora non sarebbe mai datato capace di dimostrare a quel ragazzo fantastico quanto seriamente lo amasse.
Le mani però, questo Bakugou lo sapeva molto bene, non tremavano solo a causa del suo stato d'animo orribile, non tremavano solo a causa della paura e della minacciosa morta che era seduta lì con lui, se ne accorse solo allora, quando il suo cuore si era leggermente calmato.
Solo allora iniziò a percepire un terribile dolore che si diramava dalle punta delle sue dita fino ai gomiti delle sue braccia e già aveva provato quella sensazione come se gli arti stessero per staccarsi dal suo corpo e sapeva che cosa significava, probabilmente, non lo ricordava, l'istinto lo aveva spinto a usare quelle poche energie che gli rimanevano e dunque non avrebbe potuto utilizzare le braccia per qualche tempo.
Ma non importava, se era per salvarlo allora avrebbe potuto perderle le braccia e persino le gambe, perché ormai per lui se ne era reso conto, Midoriya valeva più della sua stessa vita e se a lui fosse nuovamente accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato perché era il dovere di un buon fidanzato proteggere la persona che si ama.
«Ho deciso, io farò in modo di proteggerti da tutto d'ora in poi » sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra per poi sfiorare e lasciare un casto bacio sulla sua fronte che, lentamente, sembrava riacquistare la sua normale temperatura ed era un buon segno cosa che fece alzare gli angoli delle labbra del biondo in un tenero ma piccolissimo sorriso.
Ma quel giorno era stato tanto, fin troppo, intenso per lui e finì dunque per appoggiarsi al materasso un po' duro del lettino d'ospedale, teneva le sue mani sopra quelle del ragazzo perché ad ogni movimento, ora, percepiva un enorme dolore colpire la sua muscolatura e chiuse gli occhi nonostante avesse combattuto r non cedere a Morfeo.
La notte era già nel suo punto più scuro quando quando Katsuki aveva ceduto alla stanchezza fisica ed emotiva e quando invece due occhi di un verde brillante si aprirono una calda luce aranciata stava scacciando il freddo blu della notte ormai terminata.
Midoriya non poteva credere di essere vivo, ancora non riusciva a credere alle parole che il ragazzo che tanto amato gli aveva rivolto come non poteva credere che per una volta la vita fosse stata clemente e la morte, impietosita, avesse vegliato su di lui senza mai spingerlo nel nero pauroso che lo aveva chiamato per così tanto tempo.
Poi si accorse di un peso sulla sua gamba destra e mosse di poco il vokto sentendo ogni cellula del suo corpo gridare e quando le sue iridi brillanti si posarono su quella chioma scompigliata e quel volto dormiente un sorriso prezioso più di qualsiasi diamante gli si incastonò sul viso, così, come il tipo rossore che l'altro gli procurava si piazzò sulle sue gote.
Non voleva svegliarlo e temeva che al minimo movimento avrebbe rotto quel sonno che pareva tanto pacifico, eppure le sue mani bramavano la sensazione di lui e si mossero, come dotate di vita propria, finendo fra quelle ciocche dorate e sentendo quella morbidezza unica che amava, lui amava tutto di Bakugou.
Rimase fermo, incapace di staccare gli occhi da lui, come se avesse temuto che quel sogno sarebbe svanito se solo avesse fatto qualcosa, qualsiasi cosa, eppure quella pace notturna per Katsuki non durò molto perché un sogno terribile lo attaccò di soppiatto, era nuovamente la paura di perdere il suo amato che si manifestava facendoglielo vedere in un lago di sangue, il suo.
Notando il dolore dipinto su quella pelle marmorea Izuku gli sfiorò il viso dolcemente chiamando il suo nome con voce flebile e soffocata, fu tanto leggera la sua vice che un soffio di vento avrebbe avuto più forza perciò temette di non essere stato sentito, ma lentamente quelle iridi rosse ancora appannate dal sonno gli si mostrarono, stregandolo ancora una volta.
Appena Kacchan si rese conto che il suo Midoriya era sveglio scattò in alto col la schiena e con viso serio si avvicino a quello del ragazzo dalla chioma smeraldo, quando fu a pochi centimetri dalla sua bocca gli sussurrò che lo amava per poi far scontrare le loro labbra che o state separate troppo a lungo da tutto quello che era accaduto fino a quel momento.
Le loro bocche, nate per toccarsi, si muovevano all'unisono mentre nelle loro bocche le loro lingue danzavano l'una contro l'altra sentendo una certa bramosia per l'altra, i loro cuori erano fuori controllo per quanto velici andavano e i loro stomaco erano sotto sopra a causa delle felicità che aveva colmato i loro cuori.
Eppure non terminò in quel modo, infatti quel contatto veemente continuò, venne approfondito dalle braccia di Izuku che scivolarono sulle spalle del ragazzo e si strinsero attorno al suo collo, mentre l'altro salì suo materasso lasciando che la distanza fra i loro corpi divenisse quasi nulla.
Quando si staccarono bisognosi di respirare i loro occhi brillavano di vita ma una patina lucida e sconosciuta li ricopriva rendendo quella stanza piena di scintille che, se non fossero stati lì, probabilmente avrebbero incendiato l'atmosfera dando vita a qualcosa che neppure loro conoscevano, alla quale ancora non avevamo mai neppure pensato.
Poi però il biondo si posizionò a lato del letto e lasciò che l'altro si rannicchiasse contro il suo petto muscoloso e forte e lo strinse a se «Risposa » sussurrò sapendo che il ragazzo, dopo tutto quello che gli era accaduto nel giro di poco lo necessitava, infatti non ci volle molto perché si addormentasse ma lui con lo sguardo ancora preoccupato vegliò su di lui, finché nuovamente Morfeo lo trascinò forzatamente nel suo mondo che, questa volta, fu calmo.
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