•Capitolo X•
[Katsuki Bakugou non è prevedibile seconda parte ]
Bakugou percorse più veloce che poté la strada che lo separava dall'atrio della scuola e quando finalmente poté fermare i piedi dato che era giunto a destinazione aveva il fiato corto ma non gli importava, con lo sguardo scrutava la folla in cerca di quella scompigliata chioma verde.
Quando si rese conto che lui non era lì strinse i denti e incurvò le rabbia in un'espressione che rifletteva amarezza, ansia e anche un briciolo di delusione, era quasi sofferente ma cercò di non darlo a vedere calmandosi e si mise nella sua normale posizione mentre pensava a dove poteva essere
Era sicuro che fosse già entrato, probabilmente aveva anche già capito che lui sapeva quello che aveva deciso di tenere nascosto e per questo era scappato da qualche parte, forse era anche stanco di sentire delle persone prendersi gioco di lui e ne era responsabile, Bakugou sapeva che era la causa delle insicurezze di Midoriya e del suo complesso di inferiorità.
Strinse quel foglio saldo nel suo pugno destro come a nasconderlo a sguardi indiscreti, giusto in tempo prima che gli alunni della sua classe lo raggiungessero con sguardo quasi accusatorio nonostante lui non avesse detto e neppure fatto nulla, non ancora, era questo che frullava probabilmente nella testa dei ragazzi.
Ma prima che potessero aprire le loro bocche per dirgli di essere gentile nel rifiutare i sentimenti del ragazzo, lui, con sguardo serio, quasi omicida a dire il vero, chiese con voce cupa e piatta «Dov'è? » e il suo tono non ammetteva ne repliche ne bugie.
Arresi a quel suo aspetto molto minaccioso dissero che era improvvisamente corso via da qualche parte, che non sapevano dove si trovasse e che non lo avevano seguito pensando che avrebbe preferito stare da solo, inoltre stavano cercando di obbligare chi entrava a non guardare ciò che era scritto su quei fogli.
Il biondo si passò una mano fra i capelli nervoso, si voltò dando loro le spalle e si diresse con passo calmo verso la direzione opposta dalla quale era arrivato correndo passando inosservato, almeno davanti a loro voleva mantenere quella sua strafottenza e quel carattere insopportabile che manteneva sempre con tutte le persone che lo circondavano, anche con chi non lo meritava affatto.
Quando giunse al piano interrato della scuola, l'unico che gli mancava da passare al setaccio, lasciò libero il suo volto di contrarsi nuovamente in quella sua espressione addolorata quanto colpevole e arrabbiata, si, Bakugou era furente, era più rabbioso che mai e non si sarebbe calmato facilmente.
Mentre apriva ad una ad una le porte che gli si presentavano davanti com uno scatto energico del braccio, ancora con quell'espressione in viso, non poteva fare a meno di domandarsi come diavolo avesse fatto quello stupido nerd ad innamorarsi di lui e la rabbia cresceva ogni singolo istante dentro il suo cuore.
Non si era mai comportato bene con lui se non quando erano amici, nella loro lontana infanzia, era sempre stato terribile nei suoi confronti, poi alle medie aveva dato il peggio di se ridicolizzandolo, picchiandolo e rovinandogli la vita ogni singolo giorno.
Lui si sarebbe odiato, si chiese dunque perché Midoriya non lo avesse fatto neppure una volta, si chiese perché avesse sempre trovato un modo per perdonarlo e come avesse fatto ad amarlo silenziosamente per tutto quel tempo quando lui si era comportato in modo tanto terribile.
Ed ecco spiegata la sua rabbia incontrollabile che non era certamente rivolta al ragazzo dalla chioma smeralda ma bensì a se stesso, si odiava perché sapeva di essere stato la causa di numerose lacrime del ragazzo e di essere la causa per la quale egli credeva di non avere il diritto di essere felice.
Così finì davanti all'ultima porta, doveva trattarsi certamente del luogo dove Deku so era nascosto, doveva essere lì e prima di aprirla si fermò, quasi congelato sul posto con la mente improvvisamente vuota di ogni pensiero se non di uno solo: cosa avrebbe dovuto dirgli una volta lì, una volta che sarebbero stati faccia a faccia?
In realtà le parole non gli mancavano, aveva davvero tanto che avrebbe voluto dire a quel ragazzo dal dolce sorriso e gli occhi guizzanti di vita eppure sapeva che non ci sarebbe riuscito, sapeva che avrebbe detto cose che non pensava, magari lo avrebbe insultato come aveva fatto in passato e magari gli avrebbe nuovamente fatto del male.
Eppure lui non lo aveva mai voluto, aveva sempre e solo desiderato proteggerlo e a modo suo lo aveva fatto, infatti non aveva mai permesso a nessuno oltre che a se stesso di trattarlo in quel modo e sapeva che non ne aveva diritto neppure lui ma vinceva sempre la paura.
Proprio così, il frutto di tutto quello era stata la semplice e vecchia paura che il biondo provava, il ragazzo infatti aveva sempre avuto paura che Midoriya avesse potuto diventare qualcosa di più indispensabile di un amico, era sempre stato così e sapeva che lui era l'unica persona che non sarebbe riuscito ad accettare di perdere.
Per lui Midoriya Izuku era semplicemente troppo importante.
Alla fine vinse se stesso e le sue paure, almeno quanto bastasse per aprire la porta, entrare nella stanza e poi chiudersela alle spalle, ora era troppo tardi per avere dei ripensamenti o tirarsi indietro, si disse.
Nella penombra della stanza, accasciato contro uno degli scaffali pieni di polverosi libri era seduto il ragazzo che aveva disperatamente cercato per tutta la scuola, lo aveva osservato in silenzio, aveva lasciato che le iridi color sangue scivolassero lungo la sua figura studiandola nei minimi dettagli e così colse la rassegnazione in lui.
Fece un passo, un singolo passo che in quel silenzio tanto assordante risuonò come lo schiocco di un cannone, forse cento, eppure fece solo quello, non parlò e l'altro non alzò il capo, non vide chi era entrato ne aveva elementi per cercare di dare un volto ed un nome a chi aveva varcato quella soglia, non fu affatto necessario.
«Perchè sei qui Kacchan? » chiese con voce flebile in un delicato sussurro tanto che l'altro ebbe paura di aver immaginato quella voce, di star avendo una visione sul ragazzo dovuta allo sforzo eccessivo che aveva fatto correndo da una parte all'altra.
«Sei venuto per prendermi in giro o sei finito qui per caso? » continuò svegliandolo dai suoi pensieri in modo gelido, per la prima volta Katsuki capì che doveva pesare bene le parole, per la prima volta si rese conto di quanto effettivamente fragile fosse quel ragazzo.
«Non sono arrivato qui per prenderti in giro... » disse cercando le parole giuste, non voleva rischiare di ripetere gli errori del passato «Allora, per caso? » chiese con amarezza nella voce l'altro e fu allora che il biondo iniziò a perdere le staffe, in fondo non faceva davvero per lui cercare di essere gentile nelle parole e la conferma fu il tempo che ci stava impiegando.
«Per caso un corno Deku, mi sono fatto tutta la scuola e con tutta intendo che ho controllato ogni singola stanza prima di arrivare qui, no che non sono arrivato qui per caso! » sbottò irritato, voleva fare il suo discorso ma l'altro glielo impediva interrompendolo, eppure tacque quando sentì che lo aveva cercato, forse una piccola speranza si era riaccesa.
Bakugou prese una grossa boccata d'aria nonostante fosse stantia e consumata, strinse il foglio nella mano come se avesse potuto infondergli coraggio e con due gradi falcate lo raggiunse dall'altra parte della stanza, si abbassò alla sua altezza ma non lo sfiorò, lasciò solo che la sua voce bassa e un po' rauca raggiungesse soave come una carezza.
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