•Capitolo V•
Alla fine Midoriya fu costretto dall'anziana donna a tornare nella sua stanza per riposare e davvero, disse che non gli avrebbe permesso di frequentare le lezioni se non fosse tornato in forma perfetta.
Lui così si era rassegnato e a testa bassa aveva percorso i solitari e monotoni corridoi scolastici con il capo chino nonostante non fosse triste,era solo abitudine e a differenza della mattina, non provava più quella sensazione opprimente di ansia ma c'era qualcosa di nuovo nel suo cuore.
Si sentiva in qualche modo alleggerito da un peso che era sempre stato lì, nascosto e sepolto nel suo petto e che, alla fine, dopo tanto tempo era riuscito ad emergere senza un apparente motivo e un sorriso rilassato, calmo e sopratutto innamorato si era piazzato sul suo volto.
Sapeva bene che Bakugou Katsuki probabilmente non avrebbe mai ricambiato quei sentimenti dolci e soffici così nuovi per lui, nonostante fossero sempre stati lì, eppure, nonostante questo, era felice di aver capito cosa gli aveva impedito di odiare quel ragazzo così bello e dal carattere complicato.
Lui era probabilmente l'unico capace di capire se qualcosa turbasse quel ragazzo esplosivo senza neppure saperlo, senza sapere che era l'unico, ma una cosa la sapeva bene, era ben conscio infatti di essere l'unico a sapere cosa si nascondeva sotto quello sguardo fiero e quella sua vice arrogante.
Lui solo conosceva il bambino allegro, gentile e vivace che era stato, solo lui sapeva che Bakugou aveva timore di chi lo circondava, forse non lo avrebbe ammesso ma con ogni sua forza aveva provato a non farsi coinvolgere troppo dai compagni di classe e questo perché non voleva essere ferito, sarebbe stato come perdere.
E con il sorriso più vitale che mai prima di quel momento aveva fatto si diresse nella sua stanza dalla luce soffusa a causa delle tende, si spogliò dell'uniforme lasciando che il tessuto grigio scivolasse lungo la sua pelle pallida e si premurò di non causare neppure una piega mentre la appendeva.
Indossò dei pantaloncini neri e una maglia bianca, le prime cose che aveva trovato cercando nel suo armadio, mise in carica il suo cellulare assicurandosi che fosse provato del suono e scivolò sotto le calde coperte.
Finalmente sentiva di stare bene, sapeva che avrebbe dormito, sarebbe riuscito a riposare e sarebbe quindi potuto tornare a frequentare le lezioni con una strana voglia nascosta che sentiva nel voler rivedere quelle gemme color sangue che gli facevano battere così forte il cuore.
Così Midoriya scivolò nel mondo dei sogni, finalmente non ebbe incubo alcuno, sognò solo di se, del suo amore tanto coinvolgente che chissà da quanto tempo teneva segregato nel suo cuore senza saperlo, senza volerlo e sognò di quel ragazzo alto, dal fisico perfetto, dai disordinati capelli biondi come le spighe di grano pronte per il raccolto, sogno quelle gemme rosse, bollenti come la lava spruzzata fuori da un vulcano e quel sorriso strafottente che non poteva non piacergli.
Il suo sonno fu accompagnato per tutto il tempo dalla figura del ragazzo che da molto poco aveva compreso di amare, dai ricordi di quei tempi pacifici passati immersi nel verde della natura come esploratori mancati, quei sentieri boschivi che si spezzavano ma che mai avevano fermato i piccoli avventurieri che erano e ricordò quel sorriso gentile che gli rivolgeva.
Ricordò ciò che aveva dimenticato, il caldo tepore che gli di era sempre mostrato nel petto, che lo aveva riscaldato quando quella voce tanto gentile gli diceva che anche se fosse stato un senza unicità sarebbe andato tutto bene perché lui lo avrebbe protetto.
Si svegliò a causa di un rumore fastidioso e continuo come di qualcosa che sbatte sul legno, alzò lentamente la schiena mentre con la mano destra si stropicciava l'occhio ancora assonnato, si era alzato di contro voglio sbadiglianfo e aveva aperto la porta ritrovandosi i suoi compagni di classe davanti.
A tutti parve un cucciolo e alcune delle ragazze sentirono l'irrefrenabile impulso di coccolarlo, eppure riuscirono in qualche modo a reprimere questo loro desiderio forse non volendo turbare il loro amico a causa della sua situazione poco chiara.
Aveva i capelli verdi più scompigliati del solito, un occhio chiuso che veniva smosso dalla sua mano destra, l'altro ancora era lucido di sonno, le guance erano un po' arrossate rendendo le sue lentiggini ancora più adorabili, le sue labbra erano socchiuse e la mano sinistra avvolta dal tessuto della maglia bianca fin troppo larga per lui.
Le spalle e le clavicole erano tenute in mostra e il colletto allentato forse da un cattivo lavaggio lasciava intravedere la parte superiore, se pur in minima maniera, del suo pettorale sinistro e ancora meno di quello destro.
I ragazzi rimasero quasi scioccati, se fosse stata una ragazza probabilmente le avrebbero chiesto di uscire ma quello era semplicemente un ragazzo, un maschio che sembrava tremendamente carino e che suscitava in chi lo osservava un certo senso di protezione.
Lui vedendo che nessuno parlava chinò il capo di lato e questo fu un altro colpo basso per la folla, eppure quella strana situazione che Midoriya non riusciva a comprendere venne interrotta da Bakugou che lo spinse nella stanza e poi frugando nel suo armadio gli lanciò una felpa dicendo che era uno sciocco ad presentarsi in quel modo e che così avrebbe finito per ammalarsi.
«Comunque siamo qui per fare una visita e darti una mano, se c'è qualcosa di cui hai bisogno faccelo sapere, kero» disse Tsuyu avvicinandosi alla finestra per poi splancarla a causa dell'aria viziata, sicuramente non salutare per un malato.
Loro non conoscevano il male che lo aveva costretto nella sua stanza per una settimana e mezzo, non avevano idea che non si trattasse di comune influenza o di qualche malattia ma bensì dei suoi sentimenti e non era certo ancora di come avrebbe dovuto chiamarli.
Midoriya in quel momento aveva le gote porpora, quasi come le iridi rubino del ragazzo che tanto gli piaceva, era imbarazzato e non sapeva più come avrebbe dovuto comportarsi a causa di quel suo cuore pulsante tanto veloce nel petto.
Si teneva il volto coperto con le mani cercando di nascondere il suo rossore ma fu futile, anzi, gli occhi di tutti si puntarono su di lui poiché aveva assunto quella strana posizione che normalmente non avrebbe mai assunto, normalmente sarebbe riuscito ad inventare qualche scusa ma c'era lui li, cera Kacchan.
«Eravamo tutti preoccupati, persino Bakugou, quindi abbiamo deciso di venire qua, chi immaginava che lo avremmo mai visto nervoso » disse Kirishima fischiettando come se già sapesse che il biondo non lo avrebbe colpito nonostante lo avesse appena messo in una situazione decisamente imbarazzante davanti al ragazzo dalla chioma smeraldo.
«Kacchan era preoccupato? » chiese Midoriya sforzandosi si far scivolare le sue mani via dal suo volto imbarazzato con quella sua dolce voce innocente «Tsk, se muori poi non posso batterti » disse il biondo grattandosi la nuca in nodo nervoso come a voler distrarre l'attenzione da quella pessima situazione.
Senza farsi notare, o almeno così credeva, da Midoriya gli aveva lanciato qualche occhiata per cercare di capire coke avrebbe risposto alla dichiarazione imbarazzate che quell'idiota del suo migliore amico aveva fatto e certamente non si aspettò quella reazione.
Il ragazzo dalla chioma smeralda infatti mostro un sorriso ampio, sincero e luminoso che parve riempire la stanza di luce nonostante il sole avesse già lasciato il cielo lasciandosi dietro solo la sua calda luce aranciata che presto sarebbe svanita portando così la notte.
«Grazie a tutti e scusate per avervi fatto preoccupare domani tornerò, sto bene ora, non preoccupatevi! » disse con voce vitale ed entusiasta e lui lo era, era felice, tanto che avrebbe potuto esplodere da un momento all'altro per quanta gioia provava a causa di quella piccola rivelazione che per lui era valsa molto, moltissimo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro