•Capitolo III•
[Domande prive di risposta ]
Durante quella giornata di confusione la mente del ragazzo dalla chioma smeraldo aveva vagato fra pensieri ed ipotesi ma tutto era stato vano poiché non era giunto ad una soluzione, le domande che si era posto avevano a dirittura aumento il loro numero
Il risultato fu che la sua attenzione a scuola divenne scarsa, molto scarsa, tanto che venne obbligato da Recovery Girl a stare chiuso nella sua stanza a riposare dato l'improvviso svenimento che aveva avuto durante l'allenamento a causa della mancanza di sonno.
Era passata una settimana e mezza da quando quel fatidico giorno aveva percepito quel soffocante cambiamento soffocarlo, eppure, nonostante fosse passato poco tempo ne era tormentato come lo era la sua mente dai ricordi della sua infanzia.
La notte cercava di dormire, di riposare per avere una migliore attività celebrale e liberarsi il prima possibile di quel peso sconosciuto che lo stava lentamente distruggendo e per quanto avrebbe preferito che lo fosse quella non era una metafora e neppure un' iperbole.
Appena riusciva a spegnere il cervello continuamente tormentato da domande senza soluzione momentanea sognava di quel tempo della sua infanzia che a lui pareva tanto lontana, forse gli sembrava passato un tempo infinito per tutto ciò che so era ritrovato a vivere, esperienze belle e brutte che fossero.
Il sogno iniziava con l'essere rilassante, pacifico, tanto che un tenue sorriso a volte riusciva a spuntare su quel volto impallidito dalla stanchezza, ma poi, le scene di lui bambino che giocava con il suo migliore amico, che sognavano di diventare eroi forti e coraggiosi come All Might sfumavano lentamente verso quel periodo orribile che erano state le medie.
Ricordò come stava male ancor prima che iniziasse il suo primo giorno di scuola, il dolore di essere stato abbandonato da tutti ma quello che più lo aveva ferito era l'allontanamento di Bakugou da lui, fu peggio quando scoprì di essere nella sua stessa classe e che il biondo lo odiava.
Alla fine delle lezioni spesso lo spingeva a terra, lo derideva davanti ai suoi compagni di classe e utilizzava il suo potere per ferirlo ripetendo che era uno stupido nerd inutile, che non valeva nulla perché non possedeva un'unicità, neppure una stupida e debole.
Poi ancora ricordò quel giorno in cui Bakugou gli aveva afferrato la spalla con forza, sul volto un sorriso che altro non era che un avvertimento di minaccia; Midoriya riusciva a ricordare l'odore del tessuto della sua uniforme che bruciava sotto quel palmo caldo, pronto a creare un esplosione.
Ricordava chiaramente ogni dettaglio, ricordava le parole pungenti, più del solito, gli insulti terribili, le risate di scherno, il dolore fisico e quello psicologico che avevano imposto ai suoi occhi verdi di dare vita a due cascate di lacrime che vennero derise dallo stesso ragazzo che anni prima gli porgeva la mano felice.
Bakugou lo aveva sempre preso in giro dicendo che era un debole che non sapeva fare altro che piangere impaurito, che non poteva neppure difendersi visto che non aveva un quirk, eppure non avrebbe dovuto parlarne così sicuro di se poiché quelle lacrime non erano lacrime di paura ma bensì amare gocce di dolore che scappavano al controllo che a esercitava sul suo cuore.
Deku infatti non temeva per se, non era questo che gli procurava tante copiose lacrime a quel tempo, bensì gli faceva male, male davvero, sentire che una delle persone a cui teneva di più nella sua vita, una di quelle che avevano un posto speciale nel suo cuore lo odiava, lo disprezzava con tutto se stesso trovandolo ripugnante.
Così tutte le notti si svegliava madido di sudore, gli occhi spalancati nel freddo buio della sua stanza, calde e amare lacrime che copiose gli sfioravano le guance lentigginose, le labbra socchiuse, il respiro spezzato ed il petto che si abbassava e alzava velocemente seguendo il pazzo ritmo del suo cuore segnato da invisibili cicatrici.
Si portò una mano al petto, quella notte era diverso, faceva male, male da impazzire più di quanto lo facesse di solito, senti quasi l'impulso di gridare ma soffocò questo bisogno nella sua gola tramutandolo in un singhiozzo rumoroso alzandosi un po' nel panico, non voleva morire, no.
Si diresse nel bagno della sua camera da letto e si buttò dell'acqua gelida in viso per cercare di ritrornare alle realtà, fu anche in quel medesimo momento che vide la sua figura riflessa nel modesto specchio fella stanza.
I ciuffi verdi avevano perso la loro vivace lucentezza, i suoi occhi erano più cupi ma pur sempre vivi nonostante fossero contornati da profonde e terribili occhiaie segno del sonno di cui era stato privato, le labbra si erano fatte screpolate e ricolme di ferite che si era auto inflitto mordendosele continuamente per il nervoso.
Doveva uscire dalla sua stanza o sarebbe impazzito, si disse che forse camminare un po' all'interno del dormitorio lo avrebbe fatto calmare nonostante la sua mente avesse già ripreso a torturarlo con domande, tante, troppe perché potesse comprenderle tutte.
Ma una in particolare rimbalzava nella sua mente da quando si era svegliato in quel modo brusco e spiacevole, continuava a chiedersi il motivo per il quale il passato avesse bussato alla sua porta con cotanta insistenza, perché il periodo più doloroso della dia vita lo stava tormentato, sopratutto proprio in quel momento in cui il rapporto con il biondo poteva quasi prendere il nome di amicizia?
Non riusciva a capire, sentiva la testa pesante e l'aria consumata della sua stanza iniziava ad essere troppo pesante perché potesse respirarla e rimanere lì un altro minuto solamente, così indossò una felpa con il cappuccio, si coprì il volto provato e si diresse nel giardino del dormitorio e nonostante fossero le tre del mattino ci trovò una ragazza.
Non ne distingueva bene i lineamenti poiché il buio la nascondeva parzialmente e la distanza notevole fra loro rendeva le cose più complicate, non che in quel momento il ragazzo potesse permettersi di concentrare la sua attenzione al mondo esterno, troppo distrutto dal suo tormento.
Si sedette a terra cercando un po' di sollievo nella fredda aria notturna ma neppure questo parve scuotere il suo animo intorpidito dalla stanchezza, ma non ebbe tempo di sprofondare nei suoi pensieri perché la voce della sconosciuta, a lui familiare però, spezzò il silenzio.
«Qualcosa ti turba? » «Si, eppure non comprendo cosa sia, mi hanno detto che potrebbe essere amore ma come posso dirlo se non lo conosco ? » «In questo posso aiutare, l'amore ti fa battere veloce il cuore, ti fa sussultare anche solo nel sentire la voce della persona amata e poi se i vostri sguardi si incontrano, se pur per un breve attimo allora nulla esiste più se non il suo sguardo » disse con tono sognante ma ferito, forse si trattava di amore non corrisposto il suo.
«Io non lo so, so che mi sembra di soffocare sotto il pensiero e i ricordi dolorosi che i di questa persona, ma quando penso a come siamo ora sento un breve sollievo » disse senza riflettere, forse non lo avrebbe fatto se non fosse stato distrutto e disperato nella sua ricerca di una qualsiasi soluzione al suo problema.
«Credo che forse quello che ti lega a questa persona sia amore, dovresti prestare più attenzione a quello che provi quando gli o le sei vicino » disse con tono rassegnato per poi avvicinarsi ed infine superarlo entrando nel plesso scolastico.
Chissà, forse doveva semplicemente sperimentare tutte le possibilità e nonostante la rifiutasse quella era una delle opzioni possibili quindi decise che avrebbe provato mentre tornava nella sua stanza chiedendosi chi fosse quella figura misteriosa, ma probabilmente lo avrebbe capito subito se fosse stato in se.
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