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Una settimana dopo...

Arriva per tutti il momento di dire basta, di arrendersi. Ci sono quei momenti in cui smettere resta la cosa più dolorosa da fare. Perché smettere significa rinunciare. A volte si pensa che essere forti esternamente, combattere sempre ogni cosa con coraggio e con impegno sia facile. Ma smettere è difficile. Perché smettere significa perdere. Questo succede quando subentra la paura di non essere all'altezza della situazione, quando ti ritieni debole e incapace di poter andare avanti mentendo a te stesso, facendo l'ultimo sforzo. Bisogna saper dire basta perché alla fine le cose davvero importanti, le persone che ti amano, restano anche se tu hai mollato la presa.
Forse un giorno avrò meno paura. Forse un giorno capirò davvero che avrei dovuto non lasciarmi andare e che le persone avrebbero dovuto lottare un po' per me. Forse un giorno avrò meno rabbia e più forza per combatterla. In fondo ho solo chiesto un po' di amore. Non ho mai esagerato. Ma imparerò a non chiedere, a non elemosinare sentimenti da chi non ne ha. Imparerò a bastarmi da sola.
«Alza il volume!»
Beverly urla alle altre dalla cucina mentre ce ne stiamo comodamente sdraiate sul divano, sotto i plaid morbidi e colorati, al caldo.
Natalie riscossa dalla gomitata di Emerson, la più vicina al telecomando, afferrandolo preme il tasto aumentando il volume della tv sintonizzata attualmente sul notiziario mentre quando capisce, Emerson prova a fermarla scoppiando a ridere quando cadono entrambe sul tappeto morbido bianco.
Non oso neanche guardare le immagini per paura di vedere quello che più temo. Piuttosto mi alzo, faccio il giro della cucina, rubo il bicchiere pieno di vodka e la bottiglia a Beverly spostandomi nella stanza degli ospiti che, attualmente è la mia per quei momenti in cui ho bisogno di stare sola.
«Dovevate per forza?» Emerson appare contrariata. «Credevo volessi aumentare il volume per un film non per questo programma televisivo. Sai che ha troppa ansia addosso per quello che è successo. Sapere che Travis...» si blocca.
«Tanto lo sentirà lo stesso. Sentite, gli manca quel ragazzo ma ancora di più è scossa per il ritorno di Nic che ha scombussolato la sua vita strappandole via quel momento sereno di cui aveva bisogno. Dobbiamo ricordarci che sua zia è ancora priva di sensi e che lei è scossa per la faccenda della malattia che per fortuna non ha? Oppure del fatto che Travis è ad un piede dalla fossa se uscirà il suo nome insieme a quello di quel maledetto?»
«Non possiamo continuare a parlarne. Ci ha chiesto di non farlo e dovremmo rispettare la sua volontà.»
Mando giù l'intero bicchiere con l'intento di stordirmi, forse anche di ammazzarmi con l'alcol perché sono una codarda.
Alcune sere è stato più difficile sopportare il silenzio. Ci sono parole, attimi, dettagli che tornano nella mente perché basta un niente per essere trascinati indietro, riprovando un po' di quel dolore. Ci sono stati momenti in cui ho sentito forte la mancanza e ho ceduto alla stanchezza, alle lacrime. Non per debolezza, ma solo per amore. Non so cosa sto facendo, so solo che spesso chiudo gli occhi sperando di ritrovarmi altrove.
Non riesco a guardare la tv, ad ascoltare una canzone, persino vedere dei fiori mi fa scoppiare in lacrime come una ragazzina.
Vivo ormai da una settimana nel mio mondo, nella bolla che ho costruito per non stare male, per non sentire alcuna notizia riguardo l'uomo che amo e che potrei perdere, proprio perché da certe situazioni non ne esci e se ne esci devi sempre guardarti le spalle.
«Non fa che stare in compagnia e andare a trovare sua zia», continua Emerson. «Praticamente non fa altro. E se torna in quell'appartamento chiama in preda al panico o esce camminando sotto il freddo verso posti lontani. Sono preoccupata per lei, ragazze. Dobbiamo fare qualcosa. Parlare continuamente di questo non l'aiuterà perché sa di amarlo ma sa anche di non essere pronta a perderlo.»
«E beve. Non che abbia un problema con l'alcol, perché tecnicamente siamo anche noi quelle a farle compagnia portando tutte queste bottiglie ma... è distrutta. Possiamo evitare di accendere la tv? O se proprio dobbiamo farlo guardiamo un bel film.»
«Prima o poi dovrà fare i conti con la realtà. Travis si è "alleato" con Nic per distruggere chi gli ha causato tutto quel dolore quindi non siamo nessuno per giudicare le loro scelte. Non possiamo neanche giudicare lei per avere rotto con lui. Non si sentiva pronta a perdere un altro pezzo importante del suo cuore. Ha ragione ad avere paura. Ma non è ancora finita.»
Mi stendo dopo avere bevuto un altro bicchiere pieno fino all'orlo, decidendo così di concludere la mia serata a base alcolica, visto che non ho niente dentro lo stomaco a parte due popcorn e una liquirizia con la caramella all'interno.
"Buona sera e benvenuti cari telespettatori, sono Josie Smith. C'è giunta notizia che gli animi si stanno infiammano a Washington dopo la potente notizia che ha stravolto le nostre case. A quanto pare Nic Thomas, una spia del governo è uscito allo scoperto ponendo all'attenzione del mondo un fatto grave accaduto circa cinque anni fa in cui è stato coinvolto anche Travis Williams noto come Travis Jones. A fare esplodere letteralmente la bomba mediatica che ha disintegrato le vite delle loro famiglie è stata proprio l'accusa di Nic Thomas riguardo il bruttissimo incidente avvenuto ai danni di molti ragazzi impiegati in missioni di pace che sarebbero stati uccisi perché ritenuti pericolosi. Per anni Nic Thomas, inscenandosi morto e nascosto dal mondo, ha covato così tanto rancore da decidere di stravolgere le sorti di una delle più potenti famiglie di Washington. Una vendetta personale perpetrata per anni, con minacce e..."
Tappo le orecchie. Non voglio più ascoltare. Ma la voce della giornalista è così stridula da torturarmi le orecchie.
"Non sappiamo dove sia attualmente Travis Williams che, a quanto pare non ricorda niente della sua vita e di quei terribili momenti se non qualche piccolo flashback. Si è dimostrato profondamente provato per la notizia che molti dei suoi compagni sotto copertura siano stati uccisi proprio dal suo stesso gruppo, ma rimanete con noi perché presto o tardi riusciremo a scovarlo e ad intervistarlo. Ci rivediamo dopo la breve pubblicità."
Mi rigiro nel letto. Nessuno riuscirà ad intervistarlo, mi dico. A meno che non sia lui a volerlo. È stato addestrato a combattere, a difendersi e forse anche a sparire senza lasciare tracce. Insomma, per cinque anni nessuno è riuscito a trovarlo.
"Ben tornati cari telespettatori. Ecco a voi uno dei filmati tanto attesi del momento. Oggi il primo importante arresto per omicidio..."
Ci sono riusciti? Tipico. Hanno qualcosa in comune quei due: la capacità di arrivare ai loro scopi.
Il telefono inizia a ronzare. Non posso spegnerlo perché potrebbero chiamare dalla clinica, per cui inserisco la segreteria. Non ho voglia di sentire nessuno. Non che io abbia chissà quanti amici per il mondo, si intende.
Lo schermo si spegne un momento prima della notifica di un messaggio in arrivo che leggo direttamente dal blocco schermo.

"Cara Bi,
Ti prego, rispondi alla chiamata. Non inerire la segreteria. Ho bisogno di sentirti e sapere che stai bene. È passata una settimana e le tue amiche non vogliono dirmi niente. Sono proprio protettive nei tuoi confronti. Però sono riuscito ad estorcergli che anche se non visualizzi leggi lo stesso i miei messaggi. Quindi se proprio vuoi continuare in questo modo, be' sappi che non mi fermerò. Non sono abituato a perdere.
Vuoi davvero tenermi a debita distanza solo per avere voluto chiudere con il passato?
Ok, ho sbagliato a fidarmi di Nic. (Che poi fidarsi è un parolone). Ma in guerra o vinci o muori. Bisogna persino fare i patti con il diavolo per sopravvivere. E fidati, io ho fatto attenzione. Parecchia con lui. Così tanta che rischia di essere trascinato in una clinica psichiatrica perché è uscito fuori che per anni ha spiato, scattato foto e minacciato persone di spicco con il chiaro intento di estorcergli denaro per avere una bella vita chissà dove. Per anni ha anche sfruttato un altro giro, ma questo credo che lo sai anche grazie a Dan.
Non hai notato che non sono comparso in tv o altro? Mi credi davvero così stupido?
Sono solo dovuto andare in tribunale come tutti gli altri. Ho detto la mia, tutto qua. Ho persino chiesto di non essere ripreso in faccia. E non sono andato contro i miei principi perché quando ti ho detto che non voglio più avere a che fare con la mia famiglia...
Ti prego, devi crederci.
Io ho te e mi basta. E se ci vorrà una vita per fartelo capire, sfrutterò ogni singolo istante per provarci.
Ti amo, Bi.
- MisterX"

Alzo gli occhi al cielo. Fa sul serio?
Stanno tutti andando in giro a raccontare la propria versione. Persino i vecchi compagni rimasti vivi quel giorno ormai concedono interviste parlando di quegli attimi che hanno cambiato le loro vite solo per guadagnarci qualcosa.
Travis è apparso in tv solo una volta, in quell'aula di tribunale. Non lo hanno ripreso in faccia e su questo non ha mentito. Me lo ricordo come era ben vestito, come ha parlato davanti a suo padre guardandolo probabilmente negli occhi, punendolo davanti a tutti. Non ha mentito su quel giorno ma ha mentito sulla sua memoria, forse infliggendo alla sua famiglia la punizione peggiore, visto che c'erano tutti a farsi immortalare.
Ho visto anche gli effetti della verità di Nic su suo padre. Ma lui era guardingo, strano. C'era qualcosa che non andava nel suo comportamento. Sa che ormai è questione di ore prima che venga preso.
In tv, nei film, funziona sempre così. Vai contro la persona sbagliata e ti fanno sparire per metterti a tacere.
Se è vero ciò che ha detto Travis, per lui è finita lo stesso.
Quel giorno i destini di quei due si sono incrociati. Eppure qualcosa è cambiato. Loro sono cambiati. Mentre Nic si è trasformato in un vero psicopatico, Travis si è come liberato dal peso della sua esistenza. Ha stravolto la sua vita migliorandosi.
Purtroppo non riesco a credere che Travis abbia fatto davvero attenzione. Si è messo contro le persone sbagliate anche lui proprio mentre lo stavano cercando.
E chi ci dice che Nic non abbia voluto incastrarlo proprio per farlo uscire allo scoperto?
Magari è stato mandato qui per questo. In fondo, è il suo lavoro. Ci ha spiato per tutto questo tempo e quando ha avuto l'occasione, guidato dal suo istinto si sarà fatto avanti rovinando tutto.
Perché è proprio questo quello che fa. Rovina ogni cosa bella che crei solo per il gusto di vederti stare male. Solo per la soddisfazione di vedere come te la caverai.
Nonostante l'amore che provo per Travis, so che stargli lontana per un po' è la cosa giusta da fare. Non mi sento al sicuro con Nic nei paraggi tanto meno con Dan ancora a piede libero.
Quei due hanno un conto in sospeso e sono sicura che prima o poi faranno qualcosa di stupido ed insensato in grado di mettermi in difficoltà. Ma, io ho già scelto. So già cosa fare in quel caso.
Adesso però non posso pensare a loro, devo occuparmi della mia vita. Potrò apparire come una bambina ma non me ne importa niente. Per una volta devo pensare al mio di bene. E lo so che mi toccherà adattarmi ancora. Lo so che sarò sola per davvero, perché tra qualche giorno o mese o anno con la morte di zia Marin, sempre più debole e ancora priva di sensi, tutto diventerà reale.
Ancora non mi capacito di come sia stato possibile che una clinica con la massima sicurezza, con guardie ed infermieri preparati abbiano permesso un simile errore. C'è qualcosa che proprio non mi torna. Continuo a pensare come una paranoica, me ne rendo conto ma...
Sospiro pesantemente.
Mi sento al centro di una tempesta in mezzo all'oceano. Si è tutto concatenato e io mi sono ritrovata nel mezzo di un vortice. Adesso o affonderò o mi manterrò a galla e tutto dipenderà da come reagirò ad una nuova forte ondata di vento a fare innalzare le onde.
Il suono di una nuova notifica mi fa tornare alla realtà.

"Cara B,
Per favore. Vediamoci da qualche parte. Decidi tu il posto. Ma non farmi diventare uno stalker. So che leggi le notifiche. Ho bisogno di parlarti.
- MisterX".

Scuoto la testa girando lo schermo sul lenzuolo bianco, alzandomi dal letto.
Dal soggiorno non proviene più alcun suono o rumore o battibecco ormai da qualche minuto, per cui uscendo dalla stanza silenziosamente mi avvicino alla cucina. Qui trovo Emerson. Sta preparando un toast e guarda fuori dalla vetrata più che concentrata e pensierosa. Ormai è quasi pronta per il matrimonio e nonostante questi eventi, la vedo davvero serena e sicura.
«Non riesci a dormire?»
Mi passa il piatto preparando un altro toast per sé.
Ci sediamo sugli sgabelli. «Ho deciso cosa fare. Non sarà facile ma credo che funzionerà», biascico.
Mastica lentamente. «Davvero? E sarebbe?» rimane in attesa di una spiegazione aggiungendo sulla fetta di pane tostata del formaggio da spalmare e dell'avocado con spezie.
«Quando avrò concluso i lavori alla villa voglio ricostruire la mia casa.»
Sorride nascondendo l'apprensione. «Posso trovarti i fondi e gli operai se ti servono. Non è un problema e sai che mi fa piacere vederti al lavoro, impegnata ed eccitata. Non dimenticare però del sito. Sentiamo la mancanza dei tuoi video.»
«Perfetto. Ho bisogno di non battere la fiacca. E ho intenzione di iniziare subito. Mi serviranno anche dei nuovi completi intimi per i video quindi... shopping?»
Mi alzo ma frena il mio entusiasmo.
«Mangia.» Indica il piatto.
Guardo il toast morso e lasciato in pace. «Ho lo stomaco...» mi fermo. Mi sto facendo di nuovo male. Sospiro e tornando a sedermi mangio anche se a fatica sotto l'occhio vigile di Emerson.
So che brama dalla voglia di mettermi al corrente di ciò che già so grazie ai messaggi di Travis e a qualche notizia letta online mentre guardavo strani video divertenti con l'intento di ridere. Purtroppo non hanno funzionato.
«Hai sentito le notizie?»
Finalmente si libera dal peso che trattiene ormai da giorni. Guarda le ragazze comodamente accovacciate sotto i plaid tornando a concentrarsi su di me.
Lavo i piatti facendo attenzione a non provocare rumore quando il bicchiere mi scivola dalle mani.
«Si, Travis continua a scrivere e a tenermi aggiornata anche se non mi interessa sapere come sta andando.»
«Rispondigli.»
Sa che non l'ho fatto proprio perché ha parlato con lui. Quindi è inutile fingere con lei.
«Non credo di volerlo fare. Ha scelto di invischiarsi in qualcosa di pericoloso ed io non voglio soffrire ancora.»
La mia amica fa una smorfia. «C'era già dentro da tempo. Ha solo deciso di liberarsi da un enorme peso. Non puoi biasimarlo per questo, Bi. Dovresti farlo anche tu ogni tanto. Sei troppo insicura e il più delle volte preferisci scappare anziché affrontare i problemi. Non ti giudico per questo ma tu lo ami. Ami Travis e ti manca e non puoi...»
Non riesco a sentire il resto della frase.
«Mi passerà. Adesso vado ad iniziare il bozzetto dei lavori di casa. Finalmente ho un nuovo obbiettivo!»
Mi sorride anche se non proviene dal cuore la sua risposta. Ha capito che sto evitando il discorso per non stare male. «Bi...»
Mi volto. La mano sullo stipite della porta.
«Sai che puoi contare su di noi?»
Annuisco. «Si, grazie.»
Fa una smorfia nel sentire il mio tono basso. Purtroppo quando vieni pugnalata più volte inizi a non fidarti più di nessuno. Fai affidamento solo su te stesso e provi costantemente ad andare avanti senza mai ricadere nello stesso errore.
Torno in camera sentendo lo stomaco sottosopra. Bevo un altro bicchiere per dormire e non riuscendoci, accendo il portatile lavorando al mio progetto sulla casa.
Stimo un lasso di tempo dai tre ai sei mesi ma se avvio i lavori subito la casa verrà ricostruita nel minor tempo possibile ed io potrò tornare nel mio ambiente.
Eccitata da questa prospettiva, continuo a lavorare, abbozzando ogni singola stanza sul mio fidato programma professionale di editing dove ricreo tutto scegliendo persino i mobili.
L'amore mi ha fatto mettere da parte il mio sogno di essere qualcuno. È stata colpa mia. Mi sono lasciata andare troppo pur sapendo che qualcosa avrebbe infettato tutto.
Mi arriva una notifica.

"Cara B,
Già, sono ancora io. Il tuo incubo peggiore, anche se spero di essere il migliore.
So che sei sveglia. Mi piacerebbe anche solo parlare con te tramite chiamata, senza vederci. Sentire la tua voce mi farebbe stare meglio.
Puoi per un attimo premere quel dannato tasto verde e non ignorarmi?
Prometto che nel frattempo ti lascerò i tuoi spazi, il tuo tempo, tutto. Ma almeno fammi sentire che sei al sicuro. Che vuoi davvero tutto questo. Mi manchi. Il letto è vuoto senza di te, la cucina silenziosa e il bagno senza bolle.
- MisterX".

Chiudo il portatile, blocco il telefono e spegnendo la luce affondo la guancia sul cuscino che odora come Emerson di fresia. Ma non cambia mai quel dannato profumo?
Inizia a nausearmi.
Mentalmente mi riprometto di comprarle qualcosa di diverso, tanto per farle cambiare le abitudini che per lei stanno diventando delle vere e proprie ossessioni; proprio come quella del profumo.

"Cara B,
Mi sto comportando come uno stalker e non me ne vergogno.
So dove sei quindi se non vuoi trovarmi dietro la porta rispondi alla mia chiamata. Parliamo due minuti. Non chiedo altro.
- MisterX".

Metto il cuscino sulla testa e all'ennesima notifica mi alzo dal letto, indosso gli stivali e il cappotto più che in fretta. Avvolgo una sciarpa al collo, infilo una fascia sulla testa insieme alle cuffie ed esco per fare una passeggiata, guidata dalla voce dei Linkin Park, dei Coldplay, Lana del Rey, Muse e poi ancora i Queen.
Cammino lungo una stradina piena di piccoli negozi giapponesi sempre aperti. Il colore predominante è il rosso e il giallo. Hanno tantissime cose a prezzi stracciati. Osservo le vetrine, le bancarelle per svagarmi. Annuso l'aria che è un miscuglio di odori, raggiungendo la sfilza di ristoranti di sushi. Qui in particolare è forte l'odore del pesce e del riso. Poi mi ritrovo al parco con una coppa al cioccolato di yogurt ed m&m.
Mi siedo su una panchina verde pino con i braccioli di ferro battuto a formare dei ghirigori, mi trovo dopo il ponte di legno e il lago ghiacciato. Fa freddo ma lo sento appena.
Rigiro il cucchiaio nascondendo gli m&m dentro lo yogurt. Non ho neanche la forza di mangiare il cibo che mi ha sempre fatto stare meglio dopo ogni problema o delusione.
La musica si abbassa mentre sto ascoltando "Bohemian Rhapsody". Appoggio il vasetto di fianco a me sulla panchina chiudendo il coperchio e nel tentativo di premere il tasto play credendo di avere ricevuto solo l'ennesimo messaggio, accetto per errore la chiamata.
Alzo gli occhi al cielo rimproverandomi per essere sempre così stupida e distratta rimanendo in silenzio.
«Non mi dici neanche ciao? Che c'è, hai premuto per errore il tasto?»
Mi guardo intorno sentendomi come la prima volta: seguita. Ma so che non mi farebbe mai qualcosa di brutto. Anche se sono arrabbiata e delusa mi fido di lui. Nonostante tutto è la persona che amo e che voglio accanto.
«Bene, sappi però che lo prendo come un segno positivo.»
«Non puoi chiamarmi o inviarmi messaggi di continuo. Ho bisogno del mio spazio, ok? Così mi fai sentire oppressa e stanca e sento di morire e non ce la faccio...» chiudo la bocca deglutendo a fatica sentendo addosso il peso di ogni scelta presa. Soprattutto mi sento in colpa per le parole che ho usato contro di lui.
«È così che ti fanno sentire i miei messaggi?»
Rimango un momento a pensare a cosa dire.
«Sai che non ci credo. Ti fanno sentire meno sola perché è così che ti senti senza di me.»
«Sei così convinto da non renderti conto di avere distrutto il tuo matrimonio nel giro di quante ore? Quarantotto?»
Picchia contro il sacco da boxe e vorrei potergli dire di smetterla di farlo a mani nude, senza fasciature, ma non gli darò la soddisfazione. Non gli farò capire che so molte cose anch'io di lui e non le userò per farlo sentire in colpa. Dovrebbe stare già male.
«Potresti tornare e le ore aumenteranno
«Ci hai provato MisterX, ma non funziona così. Adesso riaggancio. Non chiamare e non inviare più messaggi o non cresceremo affatto. Continueremo a stare fermi, a farci male.»
«Cazzate, Bi. Io non voglio smettere e tu non vuoi che io lasci così velocemente la presa.»
Gratto la tempia fissando il mondo circostante. «Non so più che cosa voglio», ammetto sollevando il coperchio, cacciando in bocca un cucchiaio di yogurt.
«Lo sai. Posso tirare ad indovinare cosa stai facendo adesso?»
«Provaci», lecco le labbra.
Lo sto davvero sfidando?
Picchia un altro pugno contro il sacco. «Sei seduta all'aperto, immersa nel silenzio dell'alba e stai mangiando lo yogurt. Ok, non prendermi per stalker ma ti conosco e so cosa significa esattamente per te fare queste cose.»
«Davvero?»
«Si. Vuoi saperlo o giochi anche tu?»
«Voglio saperlo.»
Inspira ed espira. «Stai cercando di trovare te stessa.»
Sorrido. Forse anche lui. «Hai finito di prendere a pugni quel sacco senza fasciare le nocche?»
Arriccio il naso stringendo i denti. Merda!
«Finalmente l'hai detto», si ferma.
Sento lo scatto della porta, il rumore del rubinetto girato e lo scroscio dell'acqua. Sta facendo la doccia.
«Posso riagganciare...»
«No, faccio in un attimo. Parla. Dimmi un po', che cosa hai fatto in questi giorni?»
Ripenso alle giornate passate insieme alle mie amiche tra alcol e pianti isterici. Ho indossato lo stesso orribile pigiama per tre giorni di fila. Alla fine è stata Natalie a portarmene degli altri nuovi. Tutti dai colori tenui, niente rosa e niente pupazzi inquietanti.
«Ho lavorato e sono andata alla clinica a trovare zia Marin. Sono stata anche con le mie amiche.»
Getto il vasetto vuoto dentro un cestino.
«A cosa hai lavorato?»
«Ricostruirò la mia casetta. So che è un piano folle e mi costerà mesi di affitto e tempo ma... la rimetterò in piedi.»
Sento il rumore del suo corpo che si adagia sul materasso. Se chiudo gli occhi riesco a sentire il suo odore sulla pelle, la sensazione delle sue braccia intorno al mio corpo e delle sue labbra sulle mie.
«È una bella notizia. Mi invierai il bozzetto? Ti va un commento sincero?»
Mordo il labbro. «Certo», rispondo ritornando all'appartamento di Emerson.
«Ok, adesso ti lascio per qualche ora in pace», sussurra. «Poi ti richiamo
Mi fermo all'entrata del palazzo. «Va bene.»
Fisso una delle insegne. «Trav...»
«Si
«Sta attento.»
«Ciao Bi», mormora.
«Ciao», abbasso gli occhi per non piangere ma riaggancio e stringendo il telefono salgo di sopra.
Faccio attenzione quando apro la porta anche se trovo già tutte sveglie, preoccupate. Mi costringono a sedermi in soggiorno sul divano avviando una strana riunione.
«Dove sei stata?»
Natalie mette le mani sui fianchi.
«Ho fatto una passeggiata. Non credo di essere in prigione o agli arresti domiciliari. Ho anche fatto colazione se è quello che stai per chiedere Beverly e ho mangiato uno yogurt», la guardo e lei tappa subito la bocca.
Emerson si stringe nella vestaglia. «Bi, siamo solo...»
Mi alzo. «Preoccupate per me, già lo so. Ma sto bene. So cosa fare ed è ok.»
Notandole ancora impegnate a schioccarsi occhiate silenziose aggiungo: «ho sentito Travis prima.»
«E...?» rimangono in attesa.
«Sta bene.»
Natalie fa una smorfia. «E tu?»
Alzo le spalle. «Io... andrò avanti. Adesso vi lascio. Devo andare in clinica e poi devo contattare la ditta per i lavori alla villa e quelli della mia casetta», abbozzo il primo sorriso della settimana e si rilassano.
«Non pranzi insieme a noi?»
«No, rimango alla clinica poi me ne ritorno nel mio piccolo alloggio. Devo pulirlo dai cartoni e dai resti di pizza di due giorni fa.» Arriccio il naso disgustata al pensiero. «Non preoccupatevi, starò bene e mi farò viva. Ho anche dei video da realizzare. Magari passerò a fare shopping più tardi prima di mettermi davanti alla telecamera.»
Non riescono a replicare quindi ne approfitto per recuperare il borsone e uscire dall'appartamento più in fretta che posso.
Passo dal mio attuale alloggio per fare una doccia e cambiarmi.
Prendo la metropolitana anziché un taxi e seduta su un vagone vuoto mi godo il viaggio che mi conduce alla clinica.
Quando arrivo, supero l'entrata e il primo piano ritrovandomi dopo qualche minuto davanti la stanza dove trovo la guardia che ormai mi riconosce.
«La trovo meglio oggi», dice senza peli sulla lingua.
Liscio i capelli con le dita. «Grazie», sollevo gli angoli della bocca mostrando un breve sorriso.
Mirko, l'infermiere, mi apre la porta lasciandomi entrare.
«Buongiorno, come andiamo oggi?»
«Ancora incosciente. Ma ha avuto un lieve miglioramento quindi siamo positivi.»
Guarda zia Marin poi mi lascia da sola con lei per andare a prendere finalmente un caffè. Ho notato i cerchi scuri sotto le palpebre inferiori.
Ecco perché vengo spesso a trovarla. In questo modo quel poveretto può fare una pausa, visto che lui e la guardia la tengono d'occhio costantemente dopo l'accaduto che potrebbe rovinare la fama che ha questa clinica qualora uscisse con una soffiata. Ma non è mia intenzione. Adesso voglio solo stare un po' qui con zia Marin e pensare ad ogni possibile azione legale più tardi.
Sposto la sedia verso il letto. Mi siedo, tolgo le scarpe sistemando sulle ginocchia un plaid. Pesco dalla borsa il libro "Milk and Honey" leggendole qualche pagina.
Mirko torna in fretta con due bicchieri. «Cioccolata?»
Non è tipo da caffè. Ecco perché appare stanco.
«Grazie», prendo il bicchiere soffiando sopra il liquido caldo prima di assaggiarne un po'. Non è male. Un po' troppo liquida e per fortuna priva di latticini.
«Che cosa le stavi leggendo?»
Gli passo il libro e sedendosi accanto a me legge silenziosamente alcune pagine più che interessato e, in parte lieto della distrazione.
«Intenso», esclama.
«Direi di sì», rispondo guardando zia Marin. «Ma non penso che le piaccia.»
«Leggile la Divina Commedia, magari si sveglierà urlandoti di smettere.»
Rido. «Ci proverò.»
Si alza. «Bene, se hai bisogno sono qui fuori. A qualche metro di distanza.»
Annuisco.
Rimasta sola torno alla lettura. Ad un certo punto sento che sia del tutto inutile e allora smetto. Chiudo il libro infilandolo dentro la borsa.
Rifletto. Torno a quelle domande che non smettono di circolarmi dentro la testa.

"Cara Bi,
Dopo una lunga dormita piena di incubi, ho deciso di tornare al mio lavoro. E di fare attenzione ai giornalisti appostati nei paraggi e sempre pronti ad immortalarmi.
Questo ritorno nel mondo degli adulti lo devo anche grazie a te che mi hai aperto gli occhi.
Hai pranzato? Che fai di bello?
Io sono in pausa e ho pensato di scriverti per farti capire che, anche se per te non c'è più niente per me c'è ancora tutto.
- MisterX".

Sospiro. «Sono successe tante cose da quando hai tentato di farti fuori, zia. Travis si è liberato momentaneamente di suo padre. Sapevi che è stato anche lui quello ad ordinare ai suoi uomini di attaccare i loro stessi compagni?
Ah, questa è la notizia più sconvolgente, forse per te che per me che ormai mi sono adattata a sentire parlare di lui. Preparati. Nic è vivo e ha scatenato lui l'inferno. Io... be', sono qui a parlare con te e mi piacerebbe ricevere una risposta, uno dei tuoi strani consigli.»
Stringo le labbra tirando fin sopra il mento la coperta. Non so nemmeno quello che sto dicendo.
«Continuo a domandarmi come sia possibile che in una clinica come questa tu sia riuscita a farti così tanto male...» scrollo la testa incredula passando la mano tra i capelli.
«C'è qualcosa che non torna e so che è così.»
Il macchinario annuncia un cambiamento trillando un paio di volte. Il corpo di zia Marin subisce uno scossone dietro l'altro prima che tutto torni alla normalità.
Mirko accorre tenendo sotto controllo la situazione mentre mi appoggio ad una delle pareti di vetro rimanendo a debita distanza per lasciargli lo spazio di agire.
Non è la prima volta che succede. Zia Marin ha già avuto molteplici crisi nel corso della settimana ma mai come questa.
«Puoi tornare accanto a lei», mi avvisa. «Non era niente.»
Zia Marin lascia uscire un lamento e tappo la bocca chiedendo conferma da Mirko che, con una penna dalla quale si accende una luce al posto della mina, le controlla le pupille e, zia Marin reagisce scrollando la sua mano di dosso seccata.
«Ma dico, sei impazzito? Che diavolo ti dice il cervello? Mi hai appena svegliata e per quale assurda ragione?»
Zia Marin si solleva a metà busto con una forza straordinaria. Non sembra neanche malata. Ma, non appena nota i polsi corruga la fronte. Da questo gesto comprendo che non ricorda proprio niente di ciò che ha fatto.
I suoi occhi vagano per la stanza raggiungendomi. «Che ci fai lì contro il muro e dove mi trovo esattamente? Perché abbiamo cambiato stanza?»
«Signora Stevens, ricorda quello che ha fatto circa una settimana fa?»
Zia Marin si guarda ma immancabilmente i suoi occhi si posano sulle fasciature che ha intorno ai polsi. Inorridisce. «Sembra che io abbia tentato di farmi male.»
Mirko esce dalla stanza con la scusa di dovere chiamare il dottore così, rimasta sola, con la guardia che non sembra poi così interessata alla cosa, mi avvicino a lei.
Rimango in attesa e quando apre le braccia corrugo la fronte guardandola con così tanto sospetto da stupirla.
«Che diavolo ti succede? Non abbracci tua zia?»
«Non dici niente? Non mi spieghi come hai fatto a ridurti in questo stato?»
Sfiora i polsi. «Non ne ho la più pallida idea ma dal modo in cui mi stai guardando comprendo che non mi credi. Direi quasi che per te io sia impazzita. Perché?»
«Me lo avevi promesso ma non hai mantenuto la parola data. Un coltello sotto il cuscino? Sul serio? Come diavolo hai fatto? E smettila di fare la finta tonta perché so che ricordi tutto degli ultimi giorni, persino il modo in cui mi hai trattata.»
Batte le palpebre rimanendo a bocca aperta di fronte alla mia sfuriata. Deglutisce a fatica. «Bambi io non ho portato nessun coltello in camera, tantomeno sotto il cuscino... io...» ha come dei flash, lo vedo.
«Ho chiesto di fare un bagno da sola perché volevo sentirmi una persona e perché dopo giorni stavo meglio, sentivo di potermi passare una spugna e del bagnoschiuma da sola ma... dopo ho un vuoto.»
«Te lo colmo io il vuoto: hai tentato di farti fuori con un coltello. Il che ha dell'assurdo!» esclamo alzando il tono.
Non si scompone di una virgola rimanendo impalata come se l'avessi appena colpita con qualcosa.
«Io... ho fatto cosa? Bi, mi credi davvero così stronza da darti la mia parola e poi fare una cosa del genere? Io non mi rimangio mai le promesse.»
Sollevo la spalla. «Non sarebbe la prima volta. Presto arriverà il dottore. Andrai anche in terapia e non puoi sottrarti», dico risoluta tenendo per me ogni tipo di sensazione che sta generando la conversazione.
Ovviamente è contrariata. «Per questo non ti sei ancora avvicinata a me? Credi che io abbia davvero avuto la forza fisica di farmi male? Volevo solo farmi un bagno non una sauna in mezzo al sangue», arriccia il naso. «Non ti farei mai rivivere lo stesso incubo come quello di tanti anni fa.»
«Intanto è successo!»
Lo stomaco si contrae e scusandomi corro fuori. Cerco un bagno in questo reparto e arrivo appena in tempo sul water per vomitare. Butto via tutto. Tossendo mi alzo malamente dalle piastrelle color crema con dei puntini color caffè. Mi avvicino al lavandino sciacquando i polsi e la bocca sotto il getto d'acqua automatico.
Dal bagno entra Mirko. «Mi ha mandato tua zia. Tutto ok? Posso fare qualcosa per te?»
Nego asciugandomi la bocca e le mani. «Eri da solo con lei quando ha chiesto di fare il bagno?»
Non resisto all'impulso. Ho bisogno di mettere ordine tra i pensieri. Di sapere come sono andate le cose. Anche se questo mi farà stare male.
Gratta la tempia apparendo improvvisamente a disagio. «Senti, in tutta onestà io non voglio metterti maggiore pressione addosso ma non credo che sua zia fosse nelle condizioni di farsi del male quella notte.»
Corrugo la fronte. Ed ecco che i miei dubbi si intensificano. Come faceva ad entrare nella vasca da sola se ha sempre bisogno di aiuto? Nessuno ha notato il coltello quando si è spogliata? Lo nascondeva sotto il costume?
«Ma eri con lei quella sera, no?»
Inizialmente appare come uno sotto accusa e sul punto di scappare poi nega. «Il bagno lo aveva già fatto da sola ed io l'ho portata in camera. Sono stato con lei per tutto il tempo, dietro la tendina della vasca. Non si dovrebbe fare ma sa com'è sua zia a volte. Ed erano circa le dieci di sera.»
Spalanco gli occhi e pure la bocca. La apro e richiudo cercando una delle tante domande che stanno già circolando dentro la mia testa. «Che cosa significa che aveva già fatto il bagno?» balbetto.
Passa la mano sulla faccia. «Che sua zia stava bene prima del mio cambio di turno. Aveva già fatto il bagno ed era serena, quindi per me era assurdo che lei...»
Corrugo la fronte. «Allora che cosa è successo? Insomma: non doveva dormire? Perché non l'hai detto al dottore o a chiunque altro?»
Infila le mani dentro le tasche del camice. «Si, tecnicamente si. Tra l'altro non poteva scendere da sola dal letto e fare un altro bagno di notte. Quando i pazienti si sporcano procediamo diversamente.»
A questo ci avevo pensato anch'io. Decido di percorrere un'altra strada.
«Mirko... avete i filmati delle telecamere? Devo parlare con qualcuno per avere una autorizzazione per controllarli?»
Sgrana lievemente i suoi occhi. «Sta pensando che qualcuno...»
«Si, qualcuno deve averle fatto questo per mandarmi un messaggio e ho già un sospettato», sibilo a denti stretti uscendo dal bagno. «Cerca i filmati di quella notte per favore. Mia zia è in pericolo e forse lo sono anche io qui dentro ma manteniamo la calma e procediamo per eliminare il problema.»
Sto davvero mantenendo la calma, forse anche il fiato mentre ritorno in stanza dove zia Marin sta pranzando come se niente fosse.
Mi siedo accanto. La guardo mangiare da sola. Non sembra neanche più priva di forza come nei giorni scorsi.
«Non ricordo niente. Ho fatto il bagno da sola...»
«Lo so. Ma rispondi a questa domanda: Dan ti ha fatto visita prima di quella notte? Ricordi se ti ha detto qualcosa?»
Zia Marin riflette un momento tenendo il cucchiaio sollevato. «Forse, non ne sono sicura. Ha detto che avevate litigato. Perché me lo chiedi?»
«Niente», le sorrido. È più una smorfia la mia a nascondere la rabbia che provo verso quell'individuo a cui per anni ho permesso di far parte della mia vita.
«Finisci il tuo pasto poi parliamo», guardo fuori dalla finestra sentendomi come un animale braccato.
Che cosa farò se ogni mio dubbio si rivelerà esatto?
Zia Marin ha fatto il bagno alle dieci. Con lei c'era Mirko. Poi c'è un buco nero da mezzanotte alle sei di mattina. Lei stessa ricorda di avere fatto il bagno e poi nient'altro. Ma sa anche che ho litigato con Dan.
«Bi, perché mi tieni nascoste le cose? Non vuoi dirmi che cosa sta succedendo?
So che ti sei sposata e non sono arrabbiata. Non lo ero a tal punto da farmi fuori. Ma... non ricordo come l'ho saputo.»
Mordo la guancia. Ricordo ancora le sue parole di disprezzo, il litigio e poi... poi è sempre arrivato Dan.
«Dan ti ha parlato di me quando vi siete visti», non è una domanda.
Quando mi volto zia Marin appare contrariata poi improvvisamente confusa. «Saranno le medicine non lo so ma... non ricordo niente. Mi avrà accennato qualcosa, questo sì.»
Mi avvicino al suo letto posando la mano sul suo braccio. «I ricordi torneranno, vedrai. Ad ogni modo, sono sposata ma attualmente io e Travis non stiamo insieme. Sono successe delle cose e ho deciso di prendere un po' le distanze dal suo mondo. Ah, Nic è vivo.»
Sbianca di colpo portando la mano al petto dopo avere fatto il segno della croce. «È... vivo?»
Annuisco. «Ti spiegherò tutto.»
Noto come mi guarda. «Che c'è?»
«Bi, ho detto o fatto qualcosa che ti ha ferita? Dimmi la verità, non tenermi sempre a distanza da te.»
Passo la mano sulla tempia poi sulla fronte sentendomi più che stanca. «Abbiamo litigato parecchio, non so se lo ricordi. Mi hai anche detto che Dan sarà sempre il mio unico amore e che non mi avresti dato la benedizione...» boccheggio.
Dalla porta entra Mirko ma si ferma sulla soglia. «Signorina Stevens...»
Il cuore inizia a battermi forsennato nel petto a causa della sua espressione. Lo raggiungo immediatamente chiudendo la porta di vetro alle mie spalle.
«Hai le analisi tossicologiche di mia zia della prima volta che è successo e di adesso? Puoi confrontare se c'è la presenza di qualcosa che magari altera il comportamento, non so... una sostanza magari?»
Mirko con il suo tablet controlla facendomi sentire in uno stupido film thriller dove l'assassino è sempre dietro la porta.
L'infermiere corruga la fronte. Nel frattempo, avvisato dei fatti, il dottore si unisce alla conversazione.
«Abbiamo quello che ha chiesto ma non le consiglio di vedere il filmato. In qualità di direttore ospedaliero le porgo le mie scuse per esserci fatti sfuggire un crimine simile teorizzando in maniera sbagliata.»
Mirko sbianca premendo la mano sul mio braccio per richiamare la mia attenzione. «Si, in entrambi i referti c'è traccia della stessa sostanza... ma la prima volta era cosciente e sapeva quello che stava facendo mentre la seconda...»
Chiudo un momento le palpebre barcollando. Mi sento confusa e la testa mi gira. Il direttore mi afferra prima ancora che io cada. Mi porta sulla sedia dove cerca di farmi riprendere dall'attacco di panico.
Sento la voce di zia Marin agitata mentre chiede spiegazioni e il dottore che mi dà due colpetti sulle guance.
Ritorno in me. Prendo piccole boccate mentre Mirko si accerta che io non abbia una ricaduta.
«Mi sta dicendo che qualcuno ha drogato mia zia facendole del male?» spero che la risposta sia negativa ma dalle loro espressioni ho già capito tutto.
«Voglio vedere quel video.»
I due si guardano poi con un cenno il direttore ordina a Mirko di passarmi il tablet e così assisto ad uno dei momenti più orribili della mia vita.
Dan, l'amico che credevo fidato, si è approfittato dell'effatto di zia Marin per portarle il caffè pieno di sostanze quasi ogni notte alla stessa ora. Tutto questo è accaduto per giorni e poi... poi mentre dormiva quella notte, spinto dalla vendetta perché aveva scoperto di me e Travis e tutto il resto, ha pensato di prendersela con lei per inviarmi un messaggio. Aveva detto che sarei rimasta sola. Ecco a cosa alludeva.
L'ha trascinata sulla sedia in corridoio guardandosi costantemente e furtivamente intorno. Ma nessuno poteva notarlo, visto che indossava un camice. L'ha portata altrove proprio perché voleva che io vedessi il video. Infatti, alla fine, guarda dritto sulla telecamera e sorride. Un sorriso che mi fa torcere le viscere e piegare in due.
Tutto si svolge in fretta intorno a me. Il direttore avvisa gli agenti del possibile pericolo. Zia Marin viene messa al corrente di tutto. Si sente male e per questa ragione le vengono somministrati dei tranquillanti.
Io mi ritrovo in una stanza, circondata da persone. Non capisco più niente.
«Signorina... Signorina.»
Il fischio alle orecchie cessa per un istante. «Si?»
«Come intende procedere?»
«Denunciare credo sia il primo passo. Ma se il piano funziona sarà dietro le sbarre?»
Il direttore annuisce facendo subito cenno a Mirko e alla seconda guardia di muoversi. «Quando è pronta, procediamo.»
In tutto questo torno con i piedi di piombo nella stanza dove hanno spostato zia Marin. Qui le spiego quello che è successo, ma non le dico quello che intendo fare per fermare Dan perché potrebbe dissentire o peggio: sentirsi nuovamente male.
Scoppia solo in lacrime più che provata.
«Come ha potuto?»
«A volte le persone fanno le più assurde delle follie per amore.»
Le passo un fazzoletto. «Posso rimanere se hai paura», l'avverto.
Scrolla la testa. «No, non preoccuparti. Devi tornare a casa e farti una bella dormita. Domani sarà tutto finito», mi rassicura continuando a rimuginare sull'accaduto. Ignara di tutto.
«Va bene», sussurro baciandole la fronte. «Allora torno domani.»
Annuisce guardandomi uscire dalla stanza.
Non so come andranno esattamente le cose ma ho un piano e so che lui tornerà per terminare il lavoro, un pazzo torna sempre nel luogo dell'incidente quando pensa di essere braccato. Soprattutto se messo alle strette.
Mi siedo all'entrata della clinica un momento. Pesco il telefono dalla tasca del giubbotto e avvio la chiamata.
«Ehi, che succede?»
Trattengo le lacrime sentendo la sua voce stanca.
«Trav... mi ami?» la voce si affievolisce.
Sento il rumore del divano quando si siede stropicciandosi gli occhi. «Bi, hai un tono strano. Che succede? Qualcosa non va?»
Tiro su con il naso. «No... va tutto bene...»
«Allora cosa? E poi certo che ti amo. Devo preoccuparmi?»
Nego con la testa come se potesse vedermi.
Io non so se avrò la forza di rialzarmi un'altra volta. Adesso sento come un pugnale nel petto. Fa così male da riempire il silenzio, il senso di vuoto.
«No. Ti amo. Volevo solo dirti questo.»
Riaggancio e prendendo coraggio invio un messaggio a Dan.

♥️

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