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Come pioggia.


Le gocce d'acqua battevano sui vetri delle finestre provocando quel rumore che tanto amavo, era un normale pomeriggio avvolto dalla solita monotonia di fine ottobre.
Di li a poco sarebbe arrivato il mio ragazzo, ci trovavamo tutti i pomeriggi, lui era stato la mia salvezza.
Quando stavo male faceva di tutto pur di creare un sorriso nel mio viso.

Lui era uno di quegli amori che non cerchi, che arrivano da soli e quando arrivano ti stravolgono l'esistenza.
Le tue giornate buie diventano radiose, le lacrime si trasformano in sorrisi perché sai che sarà sempre accanto a te, una parte di te dice 'Tutto prima o poi finisce' eppure tu sei consapevole che quel tutto rimarrà una parte di te, che dentro al tuo cuore non finirà mai.

Salvatore, questo era il suo nome, disse che sarebbe arrivato alle 16, voleva portarmi al centro commerciale perché avevo bisogno di un paio di Jeans nuovi, dopo aver, duramente, perso peso avevano iniziati ad andarmi tutti larghi.

Controllavo assiduamente il cellulare in attesa di un suo messaggio, un suo 'Sono sotto casa tua, scendi'.
Quel messaggio, però, non arrivava.
Non ci feci caso, dopotutto pioveva, di certo non poteva andare a chissà quale velocità in auto.

Passarono altri 5 minuti, poi 10 ed infine 15.
Nessuna notifica illuminava il mio cellulare.

Decisi di chiamarlo, non era da lui arrivare in ritardo.
Cercai il contatto nella rubrica, inviai la chiamata.

Il suo cellulare era irraggiungibile.

Cercai di mantenere la calma, forse si era scaricato, sbadato con me sarebbe potuto uscire con pochissima batteria.

Aspettai ancora.

Il mio sguardo era fisso sull'orologio, fissavo le lancette muoversi, i secondi passare e i minuti trascorrere, la tranquillità che avevo in corpo iniziava a sparire.

Presi un cappotto, lo indossai e corsi fuori di casa fregandomene del diluvio che c'era fuori.

Purtroppo non avevo ancora preso la patente essendo più piccola di lui, avevo ancora 17 anni mentre lui ne aveva già 19.

Feci tutto il tragitto da casa mia a casa sua.
Tutto, o meglio quasi.

C'era un'incidente ad un incrocio, due macchine si erano scontrate.
L'autovettura che arrivava da sinistra aveva colpito in pieno quella che stava passando, dal lato del guidatore distruggendola.

Mi avvicinai alla scena, e vidi lui.
Il corpo di Salvatore, steso a terra.
Senza vita.

Mi svegliai di soprassalto, con le lacrime agli occhi e il respiro affannoso.
Di nuovo lo stesso incubo, lo stesso di ogni notte.

"Hey, ti ho sentita urlare, tutto bene?" Stefano entrò nella mia stanza, sapendo già cosa aspettarsi e si sedette nel letto accanto a me.

"Di nuovo Stefano, di nuovo quell'incubo" più ricordavo quella scena più aumentavano le lacrime.

"Lo sai che è solo un brutto sogno, lui non è morto" sospirò asciugandomi le lacrime con il pollice.

Era solo un brutto sogno, ma rispecchiava la mia realtà.

"Ti ha promesso che sarebbe tornato, lo sai che mantiene sempre le promesse e poi è innamorato di te, sei stata l'unica che è riuscita a sciogliere quel cuore di ghiaccio e-" lo interruppi stanca di sentire sempre lo stesso discorso da parte di tutti.

"Basta! Lui è andato via, mi ha lasciata da sola quando avevo bisogno di lui! Non ha mai risposto ad una sola chiamata, ad un solo messaggio, non esiste più nella mia vita Stefano!
Mi spieghi che differenza c'è fra questo e l'essere morto? Per me non ce ne sono perché lui si è completamente dimenticato della mia esistenza mentre io sono qui a piangere tutte le notti per lui!" gridavo, il peso che continuavo a portarmi dentro era troppo, troppo da affrontare da sola.

"Lui non ti voleva abbandonare, aveva solo bisogno di...una pausa?" sembrava cercasse di convincere più se stesso che me.

La verità è che quella pausa mi aveva distrutta, quella pausa mi lacerava dentro ogni giorno di più e la cosa peggiore è che nonostante questo non riuscivo ad odiarlo, ma lo amavo con tutta me stessa.

Guardai Stefano negli occhi, era preoccupato per me e lo ero anche io.

"Lo vedi cosa ha fatto la sua pausa?"

Da quando Salvatore è uscito dalla mia vita ho iniziato a stare male, davvero molto.
Passavo le giornate a letto, fissando il muro, oppure con un foglio in mano e la penna fra le dita a scrivere ciò che provavo dentro, non volevo disturbare Stefano mentre registrava.

La camera dove dormivo io era l'ex camera di Salvatore, il suo computer è ancora li, la sua sedia gialla, tutti i suoi peluche e i regali dei fan, è tutto qui a ricordarmi che lui invece non è più qui.

"Che ne dici se oggi usciamo un po'?" propose cercando di incoraggiarmi ad uscire da quella camera.

Mi asciugai le lacrime con il palmo della mano e annuii.
Stefano sorrise, mi lasciò un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza dandomi il tempo di prepararmi.


Salvatore, stai bene?
Ero appena entrata in casa sua, pensavo che gli avrebbe fatto piacere vedermi, invece la sua espressione dimostrava tutt'altro.

"Si, sto bene è solo che..." la voce gli si bloccò in gola facendomi preoccupare.

"Amore?" appoggiai una mano sul suo viso risvegliandolo dai suoi pensieri, mi guardò negli occhi, come se fosse sorpreso dal fatto che io fossi li, si morse il labbro e mi abbracciò.

Mi stringeva forte, come se quello fosse il nostro ultimo abbraccio.

"Ti amo, ti amo tanto" continuava a ripetere quelle due parole.

"Lo so amore mio, anche io ti amo tanto- ricambiai il suo abbraccio- ti prego, dimmi cos'hai mi stai facendo preoccupare" sciolsi l'abbraccio intenzionata ad avere una risposta.

Lui abbassò lo sguardo.

Solo adesso notai che dietro di lui c'era una valigia preparata.

"Avete un raduno? Dove andate?" domandai includendo anche gli altri del gruppo, si guardarono fra di loro, nessuno proferiva parola.

"Mi spiegate cosa cazzo avete tutti?" sbottai esasperata dalla situazione.

Salvatore sospirò e iniziò a parlare.

"Mi dispiace, ho bisogno di una pausa, non ti sto lasciando, credimi devo solo stare da solo per un po', tornerò, te lo prometto"

I miei occhi si riempirono di lacrime, non dissi niente, mi voltai e me ne andai.
Corsi via, non sapevo dove stavo andando, la pioggia mi bagnava il viso non facendo notare che stavo piangendo.

Volevo solo sparire.

Guardai fuori dalla finestra, pioveva.

Una volta amavo la pioggia, ma dopo quel giorno la odiavo, non sopportavo quelle maledette gocce che bagnavano le strade e rovinavano i capelli.

Non sopportavo che il cielo piangesse al posto mio, lui non aveva perso l'amore della sua vita, io sì.

Scossi la testa levandomi questi pensieri dalla mente, mi diressi in bagno, nel suo bagno, e mi sciacquai il viso.
Mi guardai allo specchio, chissà da quanto non lavavo quei capelli, non riesco nemmeno a ricordarlo.

Mi feci una doccia, lasciai che l'acqua calda mi scivolasse sulla pelle e provai a rilassarmi sotto quel tocco rilassante.

"Posso fare la doccia con te?" mi chiese Salvatore tranquillamente.

"Dai scemo!" risi io prendendo i vestiti di ricambio.
Aggrottò le sopracciglia.

"Guarda che sono serio" si alzò dal letto e si avvicinò a me.

"Lo sai che mi vergogno..." abbassai lo sguardo, sapevo che lui odiava quando dicevo certe cose.

"Lo so, ma stai andando in palestra da tanto, il tuo corpo adesso è davvero perfetto, faresti invidia a qualsiasi modella, non hai assolutamente nulla di cui vergognarti, voglio che tu cerchi di abituarti all'idea di essere bellissima" mi accarezzava dolcemente il viso mentre diceva quelle cose.

Ci pensai su, dopotutto avevamo già fatto l'amore, non sarebbe stato troppo diverso no?

"E va bene, ma solo per questa volta" sorrisi facendo sorridere anche il ragazzo davanti a me.

Andammo in bagno insieme, iniziai a spogliarmi, nonostante sapessi che lui aveva già visto il mio corpo mi sentivo a disagio.

"Lo sai che non ti obbligo" disse notando che non riuscivo a calmarmi.

"Lo so, ma voglio farlo, davvero" risposi convinta togliendomi anche gli ultimi indumenti, lui dopo poco fece lo stesso.

Accesi l'acqua della doccia, aspettai che diventasse abbastanza calda poi entrai insieme a lui.

Lo vidi guardarmi, squadrare il mio corpo da capo a piede, sono sicura di essere arrossita.

"Sono così fortunato ad averti con me" sussurrò.

Spensi di scatto l'acqua, anche se i miei capelli erano ancora pieni di shampoo e uscii da quella doccia maledetta.
Mi coprii con un asciugamano e mi sedetti sul WC.

Sentivo le lacrime che minacciavano di scendere di nuovo, ma dovevo essere forte, se non per me dovevo farlo almeno per Stefano.

Asciugai lentamente le gocce d'acqua sul mio corpo, era incredibile come la mia vita girasse attorno a quelle maledette gocce.

Come qualsiasi semplice gesto, da una doccia al bere un bicchiere d'acqua, mi ricordasse il giorno in cui lui era sparito, come delle gocce di pioggia che evaporano alla luce del sole.

Indossai un paio di jeans e una felpa dei Mates rossa, poi andai in cucina con i capelli ancora bagnati, Stefano stava parlando con Tudor che era intento a cucinare la sua speciale carbonara.

"Vuoi che ti asciughi io i capelli? Prenderai un accidente così" mi rimproverò Stefano appena mi notò.

"Uhm, pranziamo prima, ti serve una mano?" domandai al ragazzo ai fornelli.

"Ma no tranquilla, ho quasi fatto" rispose con il suo solito sorriso.

La cosa che più odiavo era che tutti sapevano il motivo per cui Salvatore era andato via, tranne me.

Per pranzo arrivarono anche Sascha e Giuseppe, parlavano dei loro progetti, dei loro raduni in programma, mentre io rimasi in silenzio per tutto il tempo a lottare tra la mia mente che diceva di mangiare e il mio stomaco che diceva di non riuscire ad ingerire nulla.

Alla fine fortunatamente riuscii a finire il piatto di pasta, Tudor era bravo a cucinare, ma assaggiavo raramente ciò che preparava.

Dopo pranzo Stefano prese il phon e mi obbligò a farmi asciugare i capelli, lo fece con molta cura cercando di dargli una piega carina.
Si prendeva cura di me come una mamma, era grazie a lui se riuscivo ancora a reggermi in piedi adesso.

"Stefano, riguardo ad oggi, mi puoi fare un favore?" domandai notando che la pioggia non aveva intenzione di andarsene.

"Certo, tutto per la mia sorellina" ci chiamavamo così scherzosamente da quando avevo iniziato a chiamare Giuseppe 'papà'

"Possiamo andare in un posto dove non piove?"

"Certo" rispose accarezzandomi con cura i lunghi capelli neri.

"Ti piace giocherellare con i miei capelli eh?"
Salvatore aveva passato tutto il viaggio in auto a toccarmi i capelli, e a me piaceva molto.

"Hai dei capelli bellissimi" sorrise.

"Hey piccioncini! Siamo quasi arrivati" urlò Stefano dai sedili davanti.

"Smettila coglione, non stiamo insieme" rispose infastidito Salvatore, odiava quando qualcuno lo prendeva in giro solo perché non aveva la ragazza.

Eppure io lo amavo tanto, se solo se ne fosse accorto, se solo avesse ricambiato saremmo stati così felici.
Dopo quella frase lui si allontanò da me, diventando freddo, scontroso, stronzo.

Quello che era la maggior parte del tempo.
Giuseppe parcheggiò l'auto, io non scesi, feci un cenno agli altri per dire che sarei arrivata dopo e, prima che potesse scendere, fermai Salvatore.

"Cosa c'è?" domandò confuso e infastidito.

"Perché continui a fare così? Prima sei dolce, sei carino, mi stai vicino, poi sembra che la mia esistenza ti dia fastidio, ti allontani, diventi stronzo, perché Salvatore?" chiesi esasperata.

"Non sono cose che ti riguardano" i suoi occhi erano terribilmente scuri, sembrava che potesse uccidermi con uno sguardo.

"Cazzo Salvatore smettila! Non lo capisci che così mi fai male? Io ti amo! Perché non riesci a vederlo?!" alzai la voce e mi tappai la bocca appena mi resi conto di avergli appena confessato tutti i miei sentimenti.

Non diceva nulla, certo, cosa dovevo aspettarmi?
Mi voltai per uscire, ma lui mi fermò, prese il mio viso fra le sue mani grandi e mi baciò.

Un bacio dolce, desiderato da entrambi.
Il nostro primo bacio.

"Stai piangendo..." Stefano mi scosse leggermente notando che non gli rispondevo da un po', mi capitava spesso di perdermi fra i ricordi.

"Non me ne erto accorta, scusami Ste" sussurrai asciugandomi le lacrime

"Tranquilla, l'importante è che tu ti riprenda, dai andiamo" sorrise per rassicurarmi, ricambiai leggermente il sorriso e uscimmo di casa.

Dovette guidare per un po' per trovare un posto dove non piovesse, ma dopo ore di auto passate ad ascoltarlo cantare con la sua voce incredibilmente stonata che, però, riusciva a farmi ridere, finalmente arrivammo.

Una cittadina carina, la maggior parte delle case li erano decorate con pietre e mattoni, mi sarebbe piaciuta una casa così.

Passeggiamo per un po' parlando del più e del meno, riusciva a farmi sorridere e farmi momentaneamente dimenticare della sua assenza.

"E' così bello vederti sorridere"

"Ringrazia te stesso fratellone" sorrisi di nuovo, mi piaceva renderlo felice.

Mentre tornammo a casa Stefano ricevette una chiamata, la sua espressione cambiò appena vide il nome.
Rispose preoccupato, l'ultima cosa che lo sentii dire fu 'arriviamo'

"Che succede Ste?" gli chiesi.

"Dobbiamo andare a Padova, subito"

A Padova? Perché?
Sarà successo qualcosa con qualche raduno.

Non mi preoccupai troppo, prendemmo il treno, il primo disponibile, e in un'ora arrivammo.

"Dobbiamo andare in qualche centro commerciale? Un raduno improvviso?" domandai.

"No, no... Sei pronta a rivedere Salvatore?" mi disse con gli occhi distrutti, cosa stava dicendo?

"Salvatore?" solo allora capii, i suoi genitori vivevano a Padova.

"Stefano cosa.."

"Ti prego, ti spiegherà tutto lui, andiamo e basta"

Ero sconvolta, perché proprio ora?
Perché era così preoccupato?
Cosa stava succedendo?

Con l'utilizzo di vari autobus arrivammo a quella che penso fosse casa sua, Stefano suonò il campanello.
Poco dopo una donna sulla cinquantina aprii la porta, sua madre immagino.

"Grazie per essere venuta" si rivolse a me, ma io continuavo a non capire

Ci fece entrare in casa continuando a parlare con me.

"Ha insistito tanto, voleva vederti- mi disse con sguardo basso- quella è la sua camera, vai cara..."

Stefano mi spinse leggermente incoraggiandomi ad entrare, camminai lentamente verso la stanza.
Quando entrai rimasi shockata.

Salvatore era sul letto della sua stanza, gli occhi chiusi e una flebo sul braccio.
Aprì leggermente gli occhi appena sentì la porta aprirsi.

"Amore mio..." disse con voce estremamente bassa, ero come paralizzata.

"V-vieni qui.."

Feci come mi aveva detto, mosse leggermente la mano e io gliela presi.

"Sei ancora...bellissima" accarezzava la mia mano con il pollice.

"Salvatore cosa significa tutto questo? Cos'hai?" avevo bisogno di risposte.

"Quando...quando me ne sono andato, l'ho fatto solo perché...non volevo che ti preoccupassi" parlare gli procurava un enorme sforzo, e si vedeva.

"Ho scoperto di...di essere m-malato, e volevo che tu facessi la tua v-vita...che fossi f-felice"

Iniziai a piangere, Stefano mi aveva sempre detto la verità.

"Sal, io non sono mai stata felice senza di te" istintivamente gli accarezzai il viso con la mano, lui sorrise leggermente.

"I-i medici dicono che...sto peggiorando, ce non ho mai avuto la f-forza per affrontare la malattia, volevo vederti...un ultima volta"

Ultima volta? No, no, non poteva essere.
Non poteva avverarsi il mio incubo.

"Non dirlo neanche per scherzo- mi asciugai le lacrime- sarò io la tua forza Salvatore, ti aiuterò io, starò sempre con te, non ti lascio da solo, non ti permetterò di lasciarti andare così, io lo so che puoi farcela, ci sarà qualcosa da fare no?"

Lui mi guardava, un tuono ruppe il silenzio che si era creato fra di noi.
Pioveva.

"Resta con me..." disse infine, sembrava avere più forza, forse qualsiasi cosa ci fosse nella flebo gli stava dando un po' di energia.

"Resto con te Salvatore, per sempre, fino alla fine" avvicinai il mio viso al suo, gli sfiorai le labbra lasciandogli un bacio delicato, mi erano mancate tanto quelle labbra.

"Non ho mai smesso di amarti..."

"Nemmeno io"

Rimasi accanto a lui, ma poco dopo notai che non reagiva più alle mie carezze, alle mie parole.
Restava li, con gli occhi chiusi.

Appoggiai una mano sul suo petto, era immobile.
Non gridai, non dissi niente.

Piansi silenziosamente appoggiandomi a lui, l'avevo perso.
L'avevo perso per sempre.


Allora, non so cosa sia questa cosa
avevo voglia di scrivere e basta, spero che vi piaccia.
Ci tengo molto, quindi fatemi sapere cosa ne pensate.

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