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Capitolo 17

Il rumore dell'acqua che s'infrangeva sugli scogli era l'unico suono che si sentiva.

Alla debole luce della luna, il mare appariva come una scura distesa d'acqua che poteva incutere timore. L'aria fresca della sera faceva venire dei piccoli brividi di freddo.

Aveva vagato a lungo, ritrovandosi, infine, davanti alla grande distesa d'acqua. Era lì da un paio d'ore, continuando a sentire il rumore del mare che s'infrangeva contro le rocce. Lo sguardo puntato verso l'orizzonte, le gambe al petto, i capelli che si muovevano, le scarpe accanto a sé.

Voleva essere sola, quella nuova situazione non le piaceva.

Lui non era il ragazzo di cui si era innamorata. Non era quello pronto ad ascoltarti, sorriderti e darti consigli. No. Era uno sconosciuto con un carattere diverso, che stava con una ragazza che non era lei. Uno che era pronto a vederla crollare, a vedere oltre le sue barriere, per scoprire le sue bugie. Il vecchio William non avrebbe mai fatto delle domande solo per sapere la verità, avrebbe aspettato per sapere tutto. 

Sentì un movimento accanto a sé e le venne in mente quando si baciarono proprio lì.

"Ti ho cercata dappertutto" mormorò a bassa voce il ragazzo.

Gli occhi le divennero lucidi iniziando a pensare al passato. Compresse le labbra in una linea, per evitare di piangere ancora. 

"Potevi rimanere dov'eri" sussurrò non distogliendo lo sguardo dal mare.

"Mi hai lasciato solo quando avevo bisogno di aiuto. Io ti chiedevo aiuto e tu sei andata via. L'unica che mi ha salvato è stata Ashley. Sei scappata e sei tornata dopo tre mesi. E nonostante tutto continuo ad amarti" la voce di William suonava disperata e Spencer si odiò per questo. Aveva deluso qualcun altro.

Seguirono attimi di silenzio. Silenzio carico di tante emozioni.

"L'ho già vista la morte. L'ho sentita dentro di me. Ho sentito la vita scivolare via ed è una sensazione che ancora oggi sento. Ho sentito il vuoto, ho sentito qualcosa che mi veniva strappato via, l'ho sentito dentro di me e non c'è cosa peggiore.
Quando ho visto te in quella situazione ho costretto me stessa ad andare via, a non guardarti mentre rischiavi la vita perché non l'avrei mai potuto sopportare. Io-io sapevo quello che Sasha ed Ashley stavano cercando di fare, lo avevo capito. Le allucinazioni mi avevano ripresa ed io non sapevo cosa fare ma è quando ho visto te che mi sorridevi nonostante la mia pazzia, me ne sono resa conto. Mentre mi accarezzavi i capelli, mentre mi sussurravi parole confortanti per farmi addormentare. Mentre mi trattavi come una normale. Io ho perso mio figlio e non me lo perdonerò mai e rischiavo di perdere anche te. Se tu fossi morto, stanne certo che non l'avrei mai sopportato. Ero sola, mi avevano abbandonata e non sapevo cosa fare, avevo sedici anni ed all'improvviso le responsabilità mi avevano divorata" parlava piano e con voce rotta ed aveva gli occhi lucidi, sentendoli pesanti. Non voleva piangere, non doveva piangere. Non voleva farsi vedere in quello stato ma dirlo ad alta voce era diverso. Stava sfogando le sue paure, i suoi pensieri, i suoi incubi.

"Mi continuavo a dire che una volta nato sarebbe cambiato tutto. Che sarei stata la madre che non avevo mai avuto, che avrei trovato un modo per sistemare tutto. M'immaginavo già col nervoso a mille e immersa dai pannolini e dal latte e dai pianti.
Chiunque a quell'età non sarebbe felice di diventare genitore ma quando tutti ti abbandonano, sei così disperato che inizi a sperare in qualsiasi cosa.
È bastato un solo momento per far svanire tutta la mia sicurezza. È bastato non guardare più in alto verso la bellezza del cielo, ma in basso verso il dolore della terra.
Mi sono resa conto di ciò che stava succedendo e l'ansia mi aveva assalita. In ospedale mi dicevano che avevo perso mio figlio ma non volevo crederci. Sentivo un vuoto, sentivo le risate di chi ti porta via qualcuno che ti è caro, gli altri non esistevano. È in quel momento che ho iniziato ad avere le allucinazioni. Non riuscivo ad uscirne perché preferivo rimanere in quel mondo fatto di menzogna piuttosto che tornare alla vita normale.
Rimanevo in silenzio, nonostante gli incubi, nonostante vedessi o sentissi continuamente la morte. Mi derideva, mi prendeva in giro, mi diceva che nessuno mi avrebbe più amata, che io non sarei riuscita a superarlo e che sarei morta sola" la voce le iniziò ad incrinarsi. "Poi sei arrivato tu che piano piano hai scavato e sei diventato l'unica cosa bella in tutto il marcio di cui sono formata. Io ti amo, William. Ho provato a smettere di farlo, ma non ci riesco"

Il ragazzo le girò il viso, consapevole di quanto si sarebbe fatto male vedendo la ragazza distrutta.

"Sfogati, Spencer. Non trattenere le lacrime. Ti sei fatta già abbastanza male" il labbro le tremava e, lentamente, le lacrime iniziarono a scendere dagli occhi che lui tanto amava.

La avvicinò a sé continuando a ripeterle le stesse cose.

"Sfogati. Urla. Io sarò qui. Non me ne andrò. Fai uscire tutta la rabbia. Tutto il dolore che provi. Sei spezzata dentro e nessuno ha mai provato ad aggiustarti" la sentì urlare, prendere la sabbia e stringerla con tutte le sue forze. Ascoltò i suoi singhiozzi, le sue urla, il suo dolore.

"Me l'hanno portato via. Era mio figlio" "Perché non posso essere felice?" "Perché mi avevano abbandonata tutti?" "Cos'ho di sbagliato?"

La lasciò fare, mentre le accarezzava i capelli, mentre continuava ad amarla e con gli occhi chiusi iniziava a piangere anche lui.

Perché se avesse potuto, avrebbe preso lui tutto il suo dolore.

Ci volle un po' affinché Spencer si calmasse del tutto. Lui rimase accanto a lei ad accarezzarle i capelli, a mostrarle la sua vicinanza, a riprendere tutto quel tempo che in tre mesi avevano perso. 

Spencer alzò la testa dal petto di William, con il respiro ormai calmo e gli occhi arrossati. Lo osservò attentamente nelle sue pozze grigie, sentendosi il cuore battere velocemente, a pensare che, finalmente, avrebbe potuto essere felice come meritava. Si avvicinò lentamente, facendo incontrare le sue labbra con quelle del ragazzo. 

Un bacio semplice, che esprimeva l'amore che entrambi provavano, che era più forte di qualsiasi altra cosa. 

"Ti amo, Spence" la ragazza sorrise, un sorriso vero, che mostrava la felicità che provava sentendo quelle due semplici parole. 

"Anch'io, Will" si girò verso il mare, testimone silenzioso del loro amore, facendo intrecciare le loro mani. Si rivoltò verso di lui "Abbiamo bisogno di stare soli. Solo noi due. Di riprendere il tempo che ci é stato tolto" 

Il ragazzo annuì semplicemente, perché l'avrebbe seguita ovunque e, questa volta, non se la sarebbe fatta scappare.

HOLAAA

Non so voi ma io sono emozionata per averli fatti mettere insieme, finalmente, e mi piace questo capitolo perché Will sente la verità da Spencer e non credo sia cosa da poco.

Mancano tre capitoli alla fine, quattro compreso l'epilogo.

Ringrazio quelle povere cristiane che seguono questa storia che molte volte mi è sembrata noiosa.

Votate e commentate e scusate per l'orario e per i soliti ritardi.

Alla prossima,
Kisses

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