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Capitolo 13

Il lenzuolo copriva entrambi, nonostante facesse caldo fuori. Il respiro era pesante e cercavano di regolarizzarlo, i loro occhi erano distanti, pensando a cosa fosse appena successo.

Non era la prima volta che succedeva. A Cancùn era già accaduto e si erano ripromessi che non sarebbe più ricapitato. Il ragazzo si girò, osservando il corpo accanto al suo.

"Avevamo detto che non sarebbe più successo" sussurrò, temendo di farsi sentire da qualcuno, quando tutti erano fuori, in realtà.

"Sei una tentazione e neanche te ne rendi conto" gli passò una mano tra i capelli, guardandolo negli occhi. Sistemò meglio il lenzuolo, avvicinandosi ma rimanendo con la testa poggiata sul cuscino, uno di fronte all'altro.

Jacob rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Erano momenti di debolezza, quelli che avevano. Momenti di disperazione, trovando poi rifugio tra le braccia dell'altro.

"Sono preoccupato per Spencer" mormorò Cody, osservando attentamente il volto del biondo. Ne era rimasto affascinato sin dal momento che lo aveva visto. Aveva un'aria innocente, giusta, da bambino. Come di qualcuno impaurito che cercava di nascondersi.

"Anche noi lo siamo" sospirò piano Jacob, rimanendo fermo a farsi accarezzare. Gli piaceva osservarlo ed imprimere nella sua memoria il ricordo di lui. "Ha bisogno di tempo per capire cosa le sia successo. Insomma.. é orribile per una ragazza vivere una cosa del genere. Ha l'abitudine di chiudersi in se stessa, non facendo entrare nessuno. Meglio se non le facciamo pressione. Ha paura soprattutto di noi ragazzi, ora. Ha paura di stare ancora male" entrambi erano preoccupati, come tutti. Non sapevano cosa avrebbe potuto scaturire stavolta un episodio del genere. Sapevano anche che lei non li avrebbe fatti avvicinare neanche se fosse stata in pericolo. Aveva solo bisogno di tempo per tornare a sentirsi al sicuro.

Cody rimase in silenzio, con gli occhi bassi che evitavano quelli del biondo. Aveva fissato lo sguardo sul suo collo, dove si poteva notare un piccolo succhiotto sotto l'orecchio.

"Quando é arrivata in Spagna, era come spaventata. La notte non dormiva e credevo fosse per il fuso orario. Ma la cosa si era prolungata per diverse settimane. Aveva sempre lo sguardo perso, perennemente tra i suoi pensieri. Guardava e riguardava video sul suo computer, sorridendo appena con sguardo triste. Non mi ha mai voluto dire cosa la turbasse ed io non ho mai voluto invadere il suo spazio, però ho sempre cercato di distrarla in qualsiasi modo. All'inizio era così schiva nel parlarmi o nell'avere qualsiasi tipo di relazione con me, era come se le bastasse stare lontano da qui" disse piano il moro, sentendo poi una mano che gli accarezzava la guancia. Notò uno spostamento, fino a quando delle labbra non si posarono sulle sue. Appoggiò la sua mano sulla guancia dell'altro, approfondendo il bacio.

"Sarò la tua distrazione quando sarai triste o pensieroso" udì queste parole, per poi tornare a baciarsi come stavano facendo qualche secondo prima.

Spencer era appena tornata a casa e aveva posato la sua borsa sull'attaccapanni. Si stava dirigendo verso le scale, quando si fermò con uno scatto. Proprio lì, c'era la stanza con gli strumenti, la stanza delle sue distrazioni, del suo sfogo. Ci entrò con cautela, ricordando quando l'aveva varcata l'ultima volta. Aveva le allucinazioni e ricordò perfettamente lo sguardo di William che la guardava con sofferenza. Camminò tranquillamente, osservando tutti gli strumenti intorno a lei.

Le venne in mente quando varcò per la prima volta la scuola musicale, mentre non vedeva l'ora di imparare. Ricordò quando conobbe Holland e Jacob, quando scelse i suoi strumenti da imparare a suonare. Per la prima volta non andò verso la batteria per sfogare la sua rabbia, ma verso il pianoforte, con l'intento di abbandonare quel senso di vuoto che sentiva di avere.

Cominciò a suonare quel motivetto che ormai le invadeva la mente ogni volta che aveva uno strumento tra le mani. Iniziò a canticchiare il motivetto, aggiungendo, senza accorgersene, un altro pezzo al testo.

I'm breathing in

And breaking down

I feel my time is running out.

The fire in my heart will burn me to ground.

I did my part, I tried my best, the things

I'm fighting to protect

Always shatter into pieces in the end.

Sentì la porta davanti a lei aprirsi di scatto e Holland entrare con una smorfia arrabbiata. Si fermò davanti a lei, sbattendole un flaconcino sui tasti dello strumento.

"Cosa sono queste?" domandò con rabbia, ma con evidente preoccupazione. Spencer le riservò uno sguardo, per poi continuare a suonare.

Holland, essendo stata ignorata, con uno scatto chiuse il coperchio, schiacciando quasi le dita della bionda. Spencer si voltò verso di lei con le sopracciglia aggrottate, il nervoso evidente sul suo viso.

"Ti ho fatto una domanda, Spencer" la castana gridò, digrignando poi i denti. La ragazza la ignorò, alzandosi dallo sgabello ed uscendo velocemente dalla porta della stanza.

Holland, però, non si arrese. Riprese le pillole e la seguì, gridando il suo nome per tutta la casa. La fermò nel momento in cui stava per chiudersi nella sua stanza, facendole voltare.

"Voglio una risposta, Spencer. Basta con questo silenzio, voglio sapere a cosa diavolo servono queste pillole" ferme nel corridoio, le ragazze vennero raggiunte dagli altri.

"Cosa sta succedendo?" Jonathan si mise accanto alla sua ragazza, prendendole dalle mani il flacone delle pillole.

"Ho trovato queste pillole nella sua camera. Non mi vuole dire perché le prende" gli occhi di tutti erano puntati sulla bionda, che sentiva un paio trafiggerle tutto il corpo per la loro intensità.

Spencer aveva il volto calmo agli occhi, ma la tempesta nella sua mente. L'espressione era disinteressata alla questione, come se non stessero parlando con lei. Incrociò le braccia al petto e alzò il mento quasi con altezzosità.

Michael prese dalle mani dell'amico il flacone, analizzando attentamente la scritta su di esso.

"Queste sono le stesse che prendevi un paio di anni fa. Ne manca più della metà. Sono le pillole per la calma, quelle quando ti dovevi estraniare da tutto, per evitare gli attacchi. Perché non ce l'hai detto? Spencer, ne hai prese più di una" mormorò nervosamente Michael, alternando lo sguardo da lei all'oggetto tra le sue mani. La bionda continuava a rimanere impassibile agli occhi loro e così Holland non ce la fece più.

"Basta Spencer. Dacci una risposta e non rimanere a guardarci impassibile. Anche noi stiamo male per te, lo capisci? È ancora più doloroso, però, vederti così scostante nei nostri confronti. Parlaci, ti prego" con le labbra serrate, Spencer stava osservando quelli che erano i suoi amici. Vedeva i loro occhi tristi, le espressioni dispiaciute, lo sguardo di Michael che la implorava di dire qualcosa.

Holland fece un passo avanti, poi un altro, per poi prendere la bionda per le spalle ed iniziarla a scuotere.

"Smettila di stare in questo stato, okay? Non ti costa nulla chiedere aiuto" e in un attimo di rabbia, la castana le tirò uno schiaffo. Il palmo della mano fece rumore e la bionda rimase con il volto girato verso destra. Nel corridoio era calato il silenzio, carico di tensione, spezzato solo dal respiro pesante di Holly. "Mi disp-piace, io non-"

"Stai zitta" il sussurro fu quasi udibile, ma tutti lo sentirono perfettamente. "Sta' zitta" gridò, spingendola. Gli occhi di Spencer erano pieni di rabbia impazzita, di dolore accecante. "Perché non mi lasci in pace, eh? Non sei in pace con te stessa se tutti intorno a te non siano del tuo stesso umore, non è vero?"

"Spence, ma cosa-" fu interrotta ancora una volta da una risata sarcastica, qualcosa che aveva all'interno di sé oscurità e che anticipava guai.

"Non hai idea di ciò che sto provando. Cerchi di capirlo, ma non puoi. Piangi, pensando così di potermi essere più vicina emotivamente. Non ne hai idea" gli occhi le divennero improvvisamente lucidi, come ogni volta che le accadeva di ripensare a ciò che era successo in Messico. "Non puoi capire come sia difficile ora guardarsi allo specchio e cercare di ricordare altre cose di quella notte. Come nessuno abbia pensato a ciò che io volessi. Come sia stata drogata. Come la mia vita sia un continuo aggiungersi di merda su merda. Non posso avere un solo dannato momento di felicità che questo mi viene brutalmente strappato via. Non puoi capire come sia difficile rendersi conto di essere stata abbandonata dalle persone che consideravo importanti. Come sia straziante pensare che la persona che mi rendeva felice non sia più accanto a me. Come sia orribile ricordare che io fossi incinta ma che ho perso il mio bambino" asciugò con forza le lacrime agli angoli degli occhi, guardandoli tutti attentamente. "Volete che io parli, che vi chieda aiuto, che mi faccia aiutare. Non mi è mai stato chiesto cosa volessi realmente. Non mi potete chiedere di dar voce ai miei pensieri quando non mi è stato domandato nulla in questi momenti"

Spencer si girò, quasi leggera per aver dato sfogo ai suoi pensieri, seppur detti con rabbia. "L'unica cosa che voglio, ora, è mia madre"

HOLAAAA

Come al solito, ritardo cronico. La scuola però mi ha tenuta impegnata anche nel periodo natalizio, dato che dovevo fare un progetto prima che ricominciasse.

Sto già iniziando a pensare alla fine di questa storia, cioè, so come farla finire ma non so tra quanti capitoli. Mi devo fare una scaletta, quando ho tempo, ovvio, e ci farò sapere.

Spencer si è sfogata ben bene nel capitolo e vi potrà sembrare strano il fatto che stia trascurando William. Vi ricordo che lui, teoricamente, non si dovrebbe interessare a lei, anche se ne è incuriosito, però ci sarà una parte che parlerà di lui, lo prometto.

Abbiamo visto come nella prima parte siano andati a letto insieme Cody e Jacob. Premetto che non ci sarà alcuna storia d'amore tra i due, anche se vi può tranquillamente partire la ship.

Detto ciò, ricontrollo dopo gli errori del capitolo perché sono fuori casa e si sta spegnendo il telefono.

Votate e commentate e io vi regalerò un biscotto, buono🍪

Alla prossima,
Kisses

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