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«È un'idea stupida.» ripeto per la quindicesima volta.

«Ma sai che sei una guastafeste?» ribadisce Lorenzo.

«Non sono una guastafeste, ma abbiamo vitto e alloggio pagato per una settimana. Non capisco perché dobbiamo sbatterci ad andare a fare spesa e cucinare. Nel mio appartamento tra l'altro. Chi ha deciso che tutto il casino doveva essere fatto proprio nel mio alloggio? Non mi è ancora chiara questa cosa!» 

«Abbiamo votato. Siamo in democrazia, e tu hai perso!»

Guardo Gianluca, che sembra tanto soddisfatto della sua risposta.
«Gianlu, che cos'è la democrazia?»

Mi fissa un attimo spaesato, poi fa un gesto vago con la mano e rimarca il suo concetto: «Comunque hai perso.»

Mi arrendo.
Tanto ragionare con questi tre è come tentare di convincere un testimone di Geova ad ascoltare Marilyn Manson. E per fortuna che doveva spettare a me l'ultima parola su tutto!
Arrivati al supermercato Giordano decide di lasciare a me la guida del carrello.
«In fondo sei tu la donna.»

Non credo di aver capito bene.

«È tremendamente sessista questa frase, te ne rendi conto?»
Lorenzo e Gianluca alzano gli occhi al cielo e iniziano a camminare davanti a noi, che ancora discutiamo sulla sua ultima affermazione.

«Non è sessista, è che voi donne siete più brave in certe cose.»

«In effetti non hai tutti i torti. A noi insegnano fin da piccole come si guida un carrello della spesa.»

«Becky...»

«No, dico davvero! All'asilo ci fanno un corso avanzato e ci danno anche un attestato se riusciamo a passare l'esame finale: passeggiare al supermercato spingendo un carrello e mantenendo intatta la messa in piega.»

«Oddio.»
Fa un sospiro e scuote la testa; deve aver capito che si è inoltrato su un terreno leggermente tortuoso.

«Lo sai? I carrelli dei supermercati non vanno storti per usura o perché nascono difettosi. Sono quelli che li producono che gli assestano due bei calcioni prima di metterli in commercio! Lo fanno per noi donne, così già dal nostro approccio alla difficoltà, si potrà capire se siamo adatte o meno ad essere prese come spose in futuro.»

Si butta una mano in faccia.

«Quando vai a fare la spesa, non devi guardare se una donna è bella! Dai retta a me: se riesce a far andare dritto l'oggetto del demonio, allora è quella giusta!»

«Okay, può bastare.»
Si piazza dietro di me, che ho rimesso le mani sul carrello e stavo per iniziare il giro del supermercato, piazza le sue manone di fianco alle mie e inizia a spingere. 

Se non fossi ancora mezza incazzata per la sua uscita di poco fa, sarebbe anche tenera come situazione. E poi è strano: Giò non è mai stato un tipo maschilista, anzi! Quindi proprio non capisco da dove gli sia uscita quella frase.

«Questa?»

Guardo che cosa ha preso, e quando riconosco la passata di pomodoro annuisco.
«Ovvio. Chi cucina piuttosto?»

«Beh, sei tu la donna!»
Gli assesto una gomitata nello stomaco, che lo fa scoppiare in una risata.

«Cucina Gianluca, credo.»

«Ma dove sono finiti, a proposito?» chiedo guardandomi attorno. Abbiamo già fatto quasi due corsie e di loro due nemmeno l'ombra.

«Oh, Gesù.»
Giò guarda dietro di noi, così sporgo la testa oltre il suo busto per vedere. Era meglio se continuavo a guardare avanti. Gianluca e Lorenzo stanno arrivando nella nostra direzione, hanno preso un carrello, e sono nella nostra identica posizione: Lore davanti e Gianlu che gli sta dietro e spinge insieme a lui. 

E non è questa la cosa strana. La cosa veramente strana è il sorrisone che hanno entrambi.

«Ma che cavolo...»

«Eravate così carini che abbiamo voluto provare anche noi. È divertente!»

Giò li guarda con un'espressione mista tra la delusione e l'incredulità. Magari finalmente si è reso conto che a volte sono leggermente equivoci i loro comportamenti.
«E perché non avete chiamato anche me?»

Si stacca dal mio carrello, e va a piazzarsi dietro a Gianluca.
«In tre è ancora meglio!»

Riconosco la suoneria di Giordano, ma vengo immediatamente distratta dalla voce del biondo, che col suo fare innocente se ne esce con:
«Attento, Giò. Me lo stai puntando su un fianco!»

«Ma quanto siamo attaccati? L'ho sentito anche io da qui!» ribatte mio cugino. I clienti vicino a noi si fermano a fissarli, mentre loro, ignari di tutto, continuano a parlare come se niente fosse.

Ma perché abbiamo scelto una meta così frequentata da italiani?

****

«Riposino?»
Lorenzo si tuffa sul mio letto mentre Giò mi passa l'ultimo piatto da asciugare, e Gianlu rimette in frigo le bibite.

«Sei l'unico che non ha mosso un dito! E la tua stanza è attrezzata di letto e divano, proprio come la mia. Quindi vattene.»

«Non ho le forze. Dormiamo qui.»

«Sono d'accordo.» conferma il biondo.

«Io! Io devo essere d'accordo, non tu! Questa è la mia camera!»

Anche Giordano mi abbandona per buttarsi sul letto insieme agli altri due, e non mi resta che emettere un sospiro frustrato.

Già. Che tragedia dormire nello stesso letto di Giò. Che sforzo sovrumano.

Mi stendo a fianco a lui e inizio a muovermi come una tarantolata per trovare una posizione comoda.

«Occupate troppo spazio.»

«Ma se siamo dei figurini! E poi, quando ti ricapita di dormire nello stesso letto con tre bei maschioni così?» chiede Gianlu col suo solito tono ironico.

«Quando voglio» ribatto.

«Certo,» fa eco mio cugino «Se continui ad andare in giro vestita così!»

«Ehi! Ho il costume, intero peraltro, e dei pantaloncini! Cosa vorresti dire?»

Lui trattiene una risata, ma ci pensa Giordano a rispondere.
«Ho tentato di farla coprire facendole guidare il carrello, prima, ma è saltato su un putiferio. Meglio lasciar perdere.»

Quindi era questo il problema? Ero troppo svestita secondo lui? Secondo lui o secondo mio cugino? No perché, la cosa cambia di parecchio! 

Giro la testa verso Giò, ma ha gli occhi chiusi e non ricambia il mio sguardo. Mio cugino continua a sghignazzare e riprende a parlare:
«Vi ricordate la prima estate che ci siamo conosciuti? Avevamo progettato di andare in vacanza insieme l'anno successivo.»

Sorrido al ricordo. Io e Gianluca volevamo una settimana di cazzeggio assoluto, mentre Lore e Giò cercavano di convincerci che fare escursioni e arrampicate fosse molto più divertente.

«Beh, ci abbiamo messo sette anni, ma ce l'abbiamo fatta.» sorride Gianlu.

«Già... magari fosse così facile per tutto.»
Guardo di nuovo Giordano, che ha detto l'ultima frase con un tono quasi malinconico, e non posso fare a meno di chiedermi se parlasse in generale o si riferisse a noi.

Già... magari!

****

Mi sveglio con il mal di testa del secolo. Ho la bocca impastata e sento il cuscino umido sotto la mia guancia.

Ma che ho pianto di nuovo? Non è bastata la nottata?

Controllo e no, non sono lacrime, è solo bava.
Che schifo.
Do un'occhiata al telefono e vedo che sono le 19.30. Ho dormito quasi cinque ore. Era una vita che non facevo il riposino pomeridiano, e l'emicrania ne è la conferma. Il letto è vuoto, i ragazzi devono essersi andati a fare una doccia. Controllo i messaggi, e vedo che mio cugino mi ha lasciato scritto il nome del ristorante che stasera hanno deciso di provare, qui all'interno del villaggio, e non appena penso alla cena sento lo stomaco brontolare. 

Mi alzo, faccio una doccia veloce e mi piazzo davanti allo specchio. Stasera devo spaccare! Giò dovrà schiattare quando arriverò al locale. Vuole la guerra? Gli piace passare da stronzo immane a orsacchiotto puccipu nel giro di qualche ora?
E chissenestrafrega!
Se mi fosse piaciuto fare su e giù, sarei nata yo-yo. E invece sono una persona, ma guarda un po'! 

E questa persona, stasera, si divertirà a fare gli occhioni dolci a qualche ragazzo. Tanto qualche povero cristo interessato riuscirò a trovarlo, no?
Rifletto sul fatto che fino a prima di appisolarmi di fianco a lui, sembrava che le angherie nei suoi confronti fossero passate, mentre ora mi sento pronta a farlo ingelosire come se non ci fosse un domani. Non credo che si possa reputare normale questo tipo di atteggiamento. Il termine corretto dovrebbe essere bipolarismo, se non erro.

Il fatto che quando sono in sua compagnia non riesca a restare arrabbiata con lui, e poi appena se ne va mi riparta la collera per gli episodi successi, mi fa pensare che io sia nella merda fino al collo. Ma sono in vacanza, no? Chi pensa a queste cose in vacanza? Questi sono comportamenti che vanno analizzati con calma, davanti ad una vaschetta di gelato, un bicchiere di vino, e Valentina, che sa sempre interpretarmi, anche quando nemmeno io so farlo. 

Quindi, almeno per stasera, la questione della mia instabilità mentale -e sentimentale- dovrà essere messa da parte. Stasera devo solo pensare a farmi bella. O a provarci, almeno. 

Pettino i capelli in uno chignon dall'effetto finto spettinato, lasciando fuori qualche ciocca qua e là. Faccio una bella passata di mascara e do un po' di colore alle guance con un blush rosato. Nessun rossetto. Ricordo che una volta ero uscita coi ragazzi e avevo messo una sorta di lucidalabbra sulla tonalità del rosso, e Giò durante la serata mi disse che le mie labbra erano talmente belle che impiastricciarle con quella roba era un sacrilegio.

Ti piacciono le mie labbra al naturale? Guardale. E ri-schiatta!

Cerco il mio vestitino rosa cipria nell'armadio. Lo adoro. È allacciato al collo, ma lascia le spalle scoperte e scende a trapezio, creando le pieghe che lo caratterizzano. E soprattutto è corto. Molto, molto corto. In queste occasioni adoro essere donna. Abbiamo decisamente più scelta se vogliamo indossare qualcosa che possa attirare un po' l'attenzione. Avevo pensato di metterlo per l'ultima sera, ma Giò è oggi che deve schiattare, quindi pazienza. 

Metto le decolleté in vernice color nude, con tacco dodici ovviamente, prendo la pochette abbinata alle scarpe e sono pronta. Mando un messaggio a Lorenzo e gli scrivo di prendere un tavolo da quattro perché sto arrivando, e gli chiedo di inviarmi direttamente la posizione. Non appena mi incammino sento suonare il cellulare. È Lore.

«Cugino sto morendo di fame, ordina già qualcosa per me, va bene qualsiasi cosa! Altrimenti vado a mangiare in qualche tavolo a cui è già stata servita la cena. Tu mi conosci e sai che quando sono a stomaco vuoto potrei fare qualsiasi cosa...»
«Rebecca, ciao.»

Rebecca? Alt.

«Senti, pensavo... Magari ci vediamo dopo in qualche pub, cosa ne dici? Magari mangi in qualche posto più vicino alle stanze perché noi qui siamo un po' lontanuccio, visto che hai tanta fame.» si schiarisce la voce, e lo sento leggermente a disagio.

«Ma no figurati non è un problema, e poi non mi va di mangiare da sola.»

«Ah... beh magari allora ti vengo incontro e ceniamo assieme io e te, cosa ne dici? Perché magari ti perdi, non hai un gran senso dell'orientamento.» e fa una risatina mezza isterica.
Qui qualcosa non torna.

«Lo so che non ho senso dell'orientamento, per questo ti ho chiesto di inviarmi la posizione sul telefono.»
«Ah sì, vero... Ma non prende qui, ci sarà poco campo.»
«E come mi stai chiamando?» Perché ho come il vago sentore che mio cugino mi stia nascondendo qualcosa?

«Ah... non... senti Rebecca, facciamo che ci vediamo dopo, ti va? Per favore...»
«Lorenzo, per caso qualcuno ti ha chiesto di dirmi di non venire?» Cerco di mantenere un tono rilassato e gentile mentre sento un'ondata di rabbia invadermi il corpo. 

Questo è troppo. E io che pensavo di essere l'unica ad avere un problema! Dobbiamo passare insieme altri sei giorni, cosa pensa di fare Giordano chiedendo a mio cugino di non farmi andare a cena con loro? E soprattutto, perché? Ha la mia stessa bipolarità, per caso? Va tutto bene quando siamo insieme, e poi appena ha tempo per riflettere si accorge che gli sto sul cazzo? No perché, a me in effetti succede un po' così, credo.

«Ma no, cosa dici? Te lo chiedo io. Chi dovrebbe avermelo detto, scusa?»
E lui lo copre pure? Ma cosa gli ha raccontato Giò per tirarlo dalla sua parte? Finché si tratta di noi due mi sta anche bene, ma mettere in mezzo mio cugino è un atto veramente viscido. Sa perfettamente quanto siamo legati, come può abbassarsi a tanto?

«D'accordo Lore, nessun problema. Lasciami scritto dove andate dopo e vi raggiungo lì.»

«Davvero? Oh sì, ottimo! Perfetto! Certo appena decidiamo ti scrivo e ci vediamo lì. Ciao Becca.»
È tornato a Becca, deve essersi rilassato. Ma veramente pensa che mi farò andar bene una situazione del genere?
Povero illuso! 

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