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Raccattapalle e 007




COME (NON) INNAMORARSI DI HOLDEN MORRIS

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Raccattapalle e 007

Lucy: La vita è un gioco, Charlie Brown... a volte si perde a volte si vince.
Charlie Brown: Io sarei contento anche di pareggiare.

(Peanuts- Charles M. Schulz)


-Raccattapalle. – sibilo a denti stretti.- Sono diventata la nuova raccattapalle delle Blue Eagles.- sbuffo, chiudendo con forza il mio armadietto.- Il coach ha detto testuali parole: "Non ti dico di 'no' solo per pietà e perché hai bisogno di crediti anche nella mia materia se vuoi avere più possibilità con il college. Ma starai in panchina e ti occuperai di raccogliere le palle e di metterle in ordine al termine di ogni incontro. Niente di più."

-Fantastico!- trilla Pam, sistemando i libri nel suo.- E quando si comincia?

-Ha detto che posso cominciare già da oggi pomeriggio. Il mio ruolo è pari al nulla, ma i palloni vanno pure rimessi a posto.- incrocio le braccia sul petto.

-Dovresti essere contenta. Perché fai quella faccia?- è il turno di Chas, intenta ad aggiustarsi le ciocche ramate della sua frangetta grazie allo specchietto della sua cipria.

-Perché mi aspettavo un minimo di fiducia in più da parte del coach. Sì, okay, ho ammesso io stessa di essere una schiappa negli sport e so che non potevo pretendere di meglio, però... non mi ha fatto fare neanche qualche tiro al canestro per dimostrargli che posso essere migliorata. Praticamente gli allenamenti con tuo cugino sono valsi a nulla. Appena mi ha visto arrivare, si è messo a ridere. Rideva così forte che si è trattenuto la pancia con le mani.- mi mordo l'interno della guancia, nervosa.

Brutto pallone gonfiato!

-Vabbè ma lo sai com'è quel vecchio scorbutico. Si sa che ha una predilezione per la squadra maschile e non è infatti un caso che a quella femminile conceda la palestra solo un pomeriggio a settimana, mentre a quella maschile ben tre.

-Maschilista del cavolo.- le dà manforte Chas, spostando lo specchietto verso i suoi denti per controllare lo stato del suo apparecchio.- Ti ha fatto storie per farti entrare?

-Certo! Mi ha chiesto cosa mi spingesse a voler entrare nel club di basket dato che sono chiaramente non portata per nessuno sport.

-E tu?- chiede Pam

-Ero pronta a questa domanda, per cui gli ho risposto con una frase di Michael Jordan che mi ero preparata: "Posso accettare la sconfitta, ma non posso accettare di rinunciare a provarci".- cito.

Entrambe si guardano negli occhi, poi scoppiano a ridere.

Mi unisco a loro, perché in effetti è tutto molto divertente.

-Meritavi il ruolo di capitano solo per questa trovata!- dice Chas.

-Sono d'accordo!- rido.- Comunque potrò andare tutti i giorni anche agli allenamenti della squadra maschile, dato che non hanno un ragazzo raccattapalle. Ma gli ho già detto che non mi sarà possibile farlo tutti i giorni, ma solo nel giorno in cui c'è anche la squadra femminile.

-Ma come! Potevi cogliere la palla al balzo.- mi rimprovera Pam.

-Pam, ti ho già detto che forse ho trovato un lavoretto come babysitter, e in più ho anche i compiti e lo studio a cui pensare. Pensi che abbia una GiraTempo , stile Hermione Granger, per poter far tutto?- le lancio un'occhiataccia.

Sospira e alza gli occhi al cielo.

-Ferme ragazze, guardate chi sta arrivando!- Chas chiude di colpo la sua cipria e guarda alla sua sinistra.

Ci voltiamo nella sua stessa direzione.

Oh-la-là!

Alexa suona la quinta sinfonia di Beethoven.

Reprimo a stento un conato di vomito quando un odore troppo dolce e stucchevole si fa strada nelle mie narici, accompagnando l'entrata tronfiale delle tre gorgoni della scuola. Si fanno largo tra i ragazzi che sono vicino ai loro armadietti, scacciando tutti con un gesto della mano come se fossero stupidi moscerini spiaccicati sul parabrezza delle loro macchine di lusso.

Pian piano iniziano ad avvicinarsi salutando quelli che considerano "in" e scoccando occhiate torve verso coloro che considerano "out". Mancano solo decine di ventilatori sparsi e qua e là per far sventolare cinematograficamente le loro chiome fluenti e per farle sembrare così le cattive ragazze di un filmetto anni anni '90.

-Arrivano le dive di Hollywood, O-M-G! – Pam si mette teatralmente una mano sulla bocca.- Ignoratele. Smettete di guardarle e fate finta che non ci siano. L'indifferenza è la miglior arma, ve l'ho già detto.- inforca gli occhiali da sole, con fare da diva.

Mi metto a ridere.

Io e Pam ci conosciamo dai tempi dell'asilo e da che ho memoria è sempre stata una tipa tosta. Ricordo ancora che, ai tempi, spintonò un bambino che mi stava prendendo in giro perché portavo un grosso cerotto sulla guancia che serviva a coprire una puntura d'ape. Gli puntò il dito contro e lo minacciò di dire alla maestra che piccolo mostro fosse, se non mi avesse subito lasciato stare.

Siamo amiche da allora.

-Ben detto.- le rispondo, appoggiandomi con il fianco al mio armadietto.

Iniziamo a parlare di frivolezza, come la festa di Nancy che si terrà nel weekend, nell'attesa che le tre gorgoni si degnino di finire la loro sfilata e se ne tornino a casa. Non sia mai sentano che stiamo parlando dei giocatori della squadra di basket e si facciano strane idee. Lo sa tutta la scuola che Priyanka è interessata ad Adam e che a Molly, mia cugina, piaccia Mike, l'ala piccola della squadra. 

Pryanka è figlia di una modella indiana e di un magnate americano. Reginetta di tutti i balli possibili e immaginabili si considera, neanche a dirlo, la più figa di tutte. Non che non sia bella, anzi, è forse davvero la ragazza più attraente della scuola, dati i lineamenti bellissimi che le ha regalato sua madre, ma l'estetica passa in secondo piano dato il suo carattere marcio. Malgrado il suo nome significhi "amabile" è un'arpia fatta e finita.

-Oh, ma guarda chi c'è qui! Quasi ci stavamo dimenticando di salutarvi.

La chiacchierata frivola viene interrotta in  pochi secondi, nel momento in cui le lunghe unghie nere della reginetta delle gorgoni iniziano a tamburellare sull'armadietto di Chas.

-Chastity! – si fa il segno della croce.- Carissima! Anche oggi il tuo onore è preservato dal peccato della lussuria?- si avventa sulla sua preda preferita.

Ci risiamo. Ogni giorno quest'oca giuliva non manca di fare qualche battuta velenosa su Chastity. Nella sua infinita stupidità, trova divertente deridere una persona per il suo nome e per la fede, forse un po' eccessiva, della sua famiglia.

Molly e Sabrina scoppiano a ridere.

Pensare che in quella stupida di Molly scorra una piccola, seppur minuscola, parte del mio sangue, mi fa venire la nausea.

Chas abbassa lo sguardo,stringendo forte le labbra.

Per quanto le abbiamo detto più volte di non dar peso alle parole di questa stregaccia, non riesce a non prendersela e a non starci male.

-PriPri, e il tuo di onore, invece? Anche oggi ti è caduto nel cesso insieme alla tua intelligenza?- Pam, occhiali da sole ancora sugli occhi, interviene repentinamente.

Ci sono due cose che Priyanka odia totalmente: farsi vedere struccata ed essere chiamata PriPri.

Si morde le labbra, difatti, con evidente rabbia.

Alcuni ragazzi ridono alla battuta della mia migliore amica, ricevendo immediatamente delle occhiatacce da Milly e Sabrina.

-Giochi troppo con il fuoco, Pamela. Ricordati che a farlo, prima o poi, ci si brucia.- la minaccia.

Mamma mia, che noia questa. Sembra davvero essere uscita da un film spazzatura.

-Brr, che paura PriPri! Ti ho già detto che mio zio è un pompiere? Mi ha insegnato tante cose su come si combatte il fuoco e lo hanno fatto anche i miei genitori.- abbassa gli occhiali fino alla metà del setto nasale, guardandola fisso negli occhi.

Rimangono a guardarsi per vari istanti come due belve feroci pronte ad attaccarsi.

La prima a cedere è poi PriPri.

-Buono a sapersi, Pamela. – stringe gli occhi.- Quanto a te.- si volta a guardarmi.

Sostengo il suo sguardo. È arrivato il mio momento. Yu-hu!

-Dimmi.- faccio con naturalezza.

-Fai un piacere all'umanità e truccati quel viso pallido. Sembri un cadavere.- sputa con arroganza.

Stringo la mano destra in un pugno, trattenendomi a stento da tirarglielo in piena faccia.

-Ahia, che colpo al cuore!- fingo una smorfia di dolore.- Adesso che me l'hai detto farò di tutto per spaventarti meno, promesso.- sorrido.

-Adesso smammate, prima che accidentalmente la porta del mio armadietto sbatta contro il tuo nasino perfetto.- conclude Pam.

Pryanka sta per rispondere, ma richiude la bocca nel momento in cui il preside Newton inizia il suo giro di perlustrazione nei corridoi.

Ci lancia un'occhiataccia e poi si avvia, salutando il preside e ostentando un finto sorriso.

-Chas, tesoro, stai bene?- chiedo alla mia amica.

-Sì, benissimo.- alza lo sguardo dal pavimento e ci fa un sorriso.

-Sappiamo che non è così.- dice Pam.- Non devi fingere di stare bene. Ognuno ha il suo modo di reagire alle offese di certe canaglie. Per il momento sei ancora un po' fragile, ma vedrai che con il tempo il tuo scudo sarà così forte che neanche la peggiore delle iene potrà scalfirti.

Batto le mani per qualche secondo, fiera del suo discorso.

A Chas scappa una risata.

Le diamo un pizzicotto su entrambe le guance e poi ricominciamo a parlare.

***

-Ma quanto è bello, aiuto! Devi fare di tutto per diventare amica di questi qui, Kat.- Pam guarda con occhi da pesce lesso il playmaker della squadra.

Oggi, con la scusa del bel tempo, il coach ha spedito la squadra femminile a fare l'allenamento nel campo all'aperto. Le ragazze hanno inizialmente esitato, dato che la palestra è decisamente più grande, ma si sono lasciate convincere e così adesso io e Pam, sedute in panchina, siamo le uniche ragazze della palestra.

Neanche le cheerleader sono presenti. Pare che si allenino ogni giorno prima della squadre di pallacanestro. Meglio così! Non ci tengo a vedere mia cugina anche in questa circostanza. Sono certa godrebbe nel dire a Pryanka che sono la nuova raccattapalle. Anche se, prima o poi, so che lo verrà a sapere.

-Sono solo una raccattapalle seduta tutto il tempo in panchina. Pensi davvero che possa avvicinarmi ai giocatori?- mi metto a ridere.

Mi dà una gomitata, continuando a non guardarmi.

-Hai pur sempre un ruolo all'interno della squadra ed una passo alla volta, ne sono certa, ti avvicinerai ad ognuno di questi bei maschioni.

Scoppio a ridere.

La sua convinzione mi fa morire. Non so davvero come creda che io possa attrarre l'attenzione di alcuni dei ragazzi più popolari della scuola.

A giocare sono dieci giocatori. A parte Adam e Taylor, conosco solo il nome di qualche altro studente. Del resto non sono mai stata interessata al gossip scolastico e tutto ciò che ne concerne

Per quanto mi sia fatta inserire in questo club più perché costretta che per reale volontà, ho fatto la brava e mi sono informata su come funziona il basket (malgrado ci abbia capito abbastanza poco, se non che non bisogna far entrare la palla nel canestro avversario.) e su come si organizzi la squadra quando gioca in questa palestra.

Quando hanno l'intera palestra a disposizione giocano tutti e dieci, dividendosi in due mini squadre da cinque studenti l'una che si fronteggiano. Quando hanno a disposizione solo metà della palestra e durante gli incontri ufficiali contro altre scuole, cinque rimangono in panchina e cinque entrano in campo.  Tutti, in ogni caso, hanno modo di giocare dato che si scambiano di ruolo da un tempo all'altro.

-Guarda il tuo Adam com'è bravo!- si esalta.

Faccio come dice: lo guardo. Guardo il ragazzo per cui ho una cotta dal primo anno di liceo cercando di memorizzare ogni dettaglio del suo viso e del suo fisico sportivo.

I corti capelli biondo scuro, luminosi sotto le luci della palestra, la fronte imperlata di sudore, la leggera barba che gli copre la mascella ben definita, i suoi profondi occhi blu che brillano come due piccole pietre preziose e le sue braccia, che sembrano d'acciaio, che si flettono con eleganza ogni volta che prova a fare canestro.

-Kat! Ehi, Kat!- Pam mi dà un'altra gomitata.

-Che c'è?- le chiedo, imbambolata.

-Foster, vuoi farci l'onore di ridarci la palla o non sai fare neanche quello?- tuona il coach.

Ha le mani sui fianchi e mi guarda con aria torva.

Presa dalle mie stupide fantasie non mi ero neanche accorta che la palla fosse finita fuori dall'aria di gioco.

I ragazzi si mettono a ridere, mentre io mi preparo per scavarmi una fossa e nascondermici per il resto della mia vita.

Bella figura, Kat, proprio bella!

Mi alzo di scatto dalla panchina, facendo uno stupido sorriso di scuse e andando a recuperare la palla. Mi sento così ridicola. Non solo sono stata sgridata per non aver fatto bene il mio ruolo, ma devo essere anche costretta ad indossare questa ridicola canottiera nera, più grande di almeno tre taglie, che mi arriva alle ginocchia. Ovviamente la indosso da sopra la mia t-shirt. Non ci tengo a dare spettacolo.

La prendo con mani tremanti e quando sto per lanciarla, Adam, il mio Adam, mi si avvicina tendendomi una mano.

Oh. Mio. Dio.

Mayday, mayday! Adam Johnson mi sta tendendo la mano.

-Ehm... puoi ridarmela?- mi domanda.

Cacchio, che occhi!

-C-c-certo.- balbetto come una deficiente, riabbassando le braccia e restituendogliela.

-Grazie.- mi fa un occhiolino.

La partita ricomincia immediatamente.

-Pr-prego. –sussurro, anche se non mi sente già più.

Un'altra occhiataccia da parte del coach mi costringe a togliermi dai piedi e a farmi  tornare in panchina.

Porca vacca. Porca vacca. Porca vacca.

-Per l'arca di Noè, bellezza, ti rendi conto di cosa è successo?- Pam mi urla nelle orecchie.- Perché Chas è dovuta andare dal dentista proprio oggi? Per la miseria, non sa cosa si è persa! Adam Johnson, ripeto, Adam Johnson ti ha fatto un occhiolino!!- si esalta come se fosse successo a lei.

-Lo so...- sorrido come una stupida.

-Che ti dicevo! Stare in questo corso ci farà benissimo.- fa un sorriso a trentadue denti.

Annuisco, poco convinta.

La partita prosegue per altri quindici minuti. Rimango con gli occhi incollati su Adam, ma questa volta sto anche attenta che la palla non finisca fuori terreno.

Quando il coach decreta la fine della partita con un bel fischio, i ragazzi si danno delle pacche sulle spalle.

Poi, non ancora troppo stanchi, prendono delle palle dai cesti della palestra e, a testa, mirano al canestro per fare dei tiri.

Inutile dire che mi aspetterà un bel da fare per recuperare tutti questi palloni e rimetterli a posto.

Poco dopo è di ritorno anche la squadra femminile. La loro capitana, Sarah Bloom, lascia la palla con cui hanno giocato direttamente nelle mie mani e mi sorride.

Nel primo pomeriggio mi sono presentata a tutte loro e posso dire che mi sono sembrate tutte gentili. Mi hanno detto persino che possono insegnarmi alcune mosse così da rendermi più partecipe nel club.

Che carine, fanno finta di non ricordare la mia figuraccia del primo anno e quindi il fatto che è già tanto che sappia palleggiare una palla, a passo lento.

-Beh, Kat, resterei volentieri ad aiutarti, ma devo correre a casa. Oggi i miei vanno a cena fuori e devo badare io a Lucy. Puoi perdonarmi se non ti accompagno a casa?

Annuisco.- Nessun problema, vai pure. Appena finisco prendo l'autobus.

-Mi spiace. –unisce i palmi delle mani.- Ti prometto che mi farò perdonare questo sabato. Pizza, smalto alle unghie e Tim Burton tutta la notte. Chissenefrega della festa di Nancy!

Sorrido, felice.- Mi conosci troppo bene! Non vedo l'ora.

Mi manda un bacio volante e poi, non prima di aver lanciato un'ultima occhiata al suo Redwood, si allontana verso l'uscita.

Quando tutti i ragazzi sono via, il coach mi dà le chiavi della palestra dicendomi di rimettere tutto a posto e di chiudere poi per bene la porta d'entrata e d'uscita. Quando avrò finito dovrò rimetterle nel suo ufficio.

Annuisco e pian piano comincio a lavorare.

Non so come ci siano finiti, ma devo sistemare un totale di ben trenta palloni ( li ho contati tutti), accatastati in vari angoli, quindi è bene che inizi.

Ma prima, per non rendere proprio vani gli allenamenti fatti con Josh, il cugino di Pam, questa estate, decido di provare a fare qualche tiro.

Faccio qualche palleggio, poi provo a tirare verso il canestro.

Quando dopo dieci tentativi, l'undicesimo va a buon fine e quindi la palla entra nel cesto, esulto facendo il mio personale ballo della vittoria.

Alexa questa volta suona "We are the champions".

Yeah, beccati questo, coach dei miei stivali. Il nome Foster sarà associato a quello di Magic Johnson un giorno.

Ah, che bello sognare!

Ridacchio da sola, poi ritorno in me iniziando così il mio adorabile lavoro, partendo dai palloni in fondo, prendendone a due alla volta.

Sono duri e pesanti per cui cerco di non stringerli troppo al petto.

Quando provo a prenderne tre, uno mi cade e nel tentativo di raccoglierlo, mi cadono anche gli altri. Cominciamo bene!

-Ne hai dimenticato uno.

Ancora chinata per terra, mi immobilizzo sul posto quando sento una voce alle mie spalle.

Non la riconosco. Credo di non averla mai sentita. So solo che è profonda e particolare. Che sia di Adam? Alla fine l'ho sentita così poche volte e anche poco fa, c'era un fastidioso rumoreggiare che non mi ha permesso di coglierne bene ogni sfumatura. Oddio, sì! La sua voce deve essere proprio così: calda e avvolgente.

Però... non è che mi ha visto fare il mio stupido ballo della vittoria? Porca vacca, speriamo di no. Vabbè, meglio non pensarci.

-Ah sì? Pensavo che...

Mi volto, con un sorrisone sulla faccia, ma quando vedo chi ho di fronte, smetto di parlare.

-Oh... Morris, sei tu.- involontariamente si smorza anche il mio sorriso.

Sei solo tu.

Inizia a palleggiare il suo pallone, con gli occhi puntati su quest'ultimo e non su di me.

-Scusami, chiaramente ho deluso le tue aspettative.- solleva lo sguardo.- Stavi dicendo?

Ci metto un po' a rispondergli. Non mi aspettavo di incontrare questo tizio. A dir la verità, non mi ero neanche accorta che fosse nella squadra. Mi sono così concentrata nel guardare solo Adam da aver notato solo di sfuggita chi sono gli altri giocatori.

Contrariamente agli altri ha anche lui una t-shirt sotto la canottiera della divisa da giocatore. Malgrado sia molto alto, sono certa sia il più gracile della squadra, date le sue braccia e le sue gambe magroline.

-Oh...- tossisco, un po' in imbarazzo.- Nessuna aspettativa delusa, non c'è bisogno di scusarti.- mento, rialzandomi in piedi.- Comunque volevo dire che pensavo che tutti i palloni fossero in palestra...- stringo al petto quelli che ho raccolto.

Annuisce con il capo, continuando a guardarmi.

Perché non se ne va? Cosa vuole ancora?

-L'ho trovata negli spogliatoi. Credo sia rotolata via durante la partita. Probabilmente non te ne sei accorta...- sembra voglia dire altro, ma si ferma.

Ah okay, ho capito: vuole prendermi giro! Si sarà fatto due risate quando il coach mi ha ripreso.

Che cavolo, doveva recuperarla proprio il so-tutto-io della scuola, la palla? Non poteva farsi gli affari suoi, come d'altronde fa ogni giorno, e chiedere magari, che so, un nome a caso, ad Adam, di portarmela?

-Già, non me ne sono accorta.- indurisco il mio tono.- Ora, se non ti dispiace io stavo...

-Holden.- mi ferma.

Inarco un sopracciglio non capendo cosa voglia dire.

-Mi chiamo Holden. Holden Morris. E preferisco mi si chiami per nome.- fa un mezzo sorriso.

Okay, e quindi?

Cos'è questo atteggiamento da "Bond. James Bond."? Si crede 007?

-Capisco che tu preferisca essere chiamato per nome, d'altronde anche a me piace di più, però io e te non ci conosciamo, quindi...- faccio spallucce.

A malapena so chi sia, al punto che non ricordavo neppure la sua voce, e ora pretende che lo chiami anche per nome?

-Come no?- smette di palleggiare e si porta il pallone sotto braccio.- Frequentiamo gli stessi corsi di biologia, chimica, matematica, arte e inglese dal primo anno.

Ah, davvero? E da quando? Così tanti?

Certo è che comunque non ci siamo neanche mai parlati se non, magari, per qualche "scusa" detto di sfuggita quando ci è capitato di scontrarci nei corridoi. Di lui so solo che è una specie di genietto della scienze, vincitore di diverse gare in matematica e chimica. Non attraente e troppo cervellone, è una delle vittime preferite di Pryanka e lo sarebbe ancora di più se non fosse per Redwood, suo braccio destro, a quanto dicono i più, dai tempi delle elementari.

-Sì, ma non ci siamo neanche mai parlati...- scrollo, di nuovo, le spalle.

E non ci tengo a conoscerti, ommetto di dirgli.

-Allora facciamolo adesso. Io sono Holden.- mi tende la sua mano.

Corruccio la fronte. Non starà parlando sul serio, vero? Perché dovrei avere voglia di conoscerlo dopo anni di pura indifferenza? Non ci tengo a fare amicizie il mio ultimo anno di liceo.

Però... un attimo. Magari se diventassimo almeno conoscenti potrebbe farmi conoscere meglio Adam, dato che sono compagni di squadra, no?

Ma sì. Cosa potrebbe succedere?

-Kathleen. Kathleen Foster. – uso la sua stessa formula e gli stringo la mano.

Me la stringe con fermezza e mi sorride, mettendo in evidenza il fatto che uno dei suoi incisivi è leggermente più avanti dell'altro. Non un sorriso da pubblicità, insomma.

-Bene... Leen. Ti chiamerò così se non ti dispiace.- scioglie la presa delle nostre mani.

Poi mette il pallone nel cesto e si allontana.

COSA?!

-Ci si vede, Leen.- solleva la mano e se ne va.

In tutto ciò, io rimango impalata con ancora la mano tesa di fronte a me e la fronte così corrucciata che le mie sopracciglia si fanno così vicine che potrebbero fondersi tra loro.

Come mi ha chiamato? Leen? E chi gli ha dato tutta questa confidenza?

Io no di certo.




Sono Rob, Rob Granger! 😎

Come? Lo sapete già? Ah okay... scusate, è l'influsso di Holden.

Ma ciao! ^^

Grazie per aver letto anche questo secondo capitolo 💕

Come accennato nell'angolino autrice di ieri, oggi ci tenevo a pubblicare questo capitolo per farvi conoscere il mio tesoruccio, Holden, Holden Morris ❤️

Ne abbiamo avuto solo un assaggio, ma nei prossimi, poco a poco, si farà vedere sempre un po' di più! Spero che vi piaccia almeno la metà di quanto stia piacendo a me scrivere di lui. Dico già che è il mio protetto e che lo amo!

Il terzo capitolo arriverà, molto probabilmente, venerdì prossimo.

Intanto vi ringrazio in anticipo se vorrete lasciarmi dei pareri su questo inizio ^_^

Alla prossima,

Rob

Instagram: rob_scrive

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