Oliver
12
Oliver
Come posso dire la cosa giusta e la cosa sbagliata allo stesso tempo?
(Peanuts- Charles M. Shulz)
Mi ero illusa che il pomeriggio con Phoebe mi avrebbe ridato parte del buon umore perso con l'episodio terribile della mattinata.
Non riesco a togliermi dalla mente Holden Morris spintonato e aggredito da una pazza cattiva e pericolosa, in grado persino di pensare di far perdere il posto di lavoro ad un padre di famiglia.
Ho passato la giornata di scuola a tirare su con il naso e a trattenermi dal mettermi al piangere; il ricordo di Chas, la litigata con Holden, le sue parole taglienti, l'intera situazione... mi hanno destabilizzata più del dovuto.
Ma, come se non bastasse, arrivata in casa Anderson, la signora Juliet ha tenuto a farmi sapere che la piccola ha avuto un incubo questa notte e che quindi nel pomeriggio sarebbe stata meglio farla riposare.
-Purtroppo sono appena rientrata dalle ferie, per cui non ho potuto prendermi un'altra giornata libera. Ma non preoccuparti, le succede spesso di fare brutti sogni.- il suo sguardo si è rabbuiato.- Falla riposare e se poi le va, giocate.- mi ha sorriso.- Nel pomeriggio verrà anche mio figlio, dato che purtroppo anche per lui non è stata una bella giornata. Non appena arriva, puoi finire prima le tue ore e andare, senza problemi. La paga sarà sempre la stessa.- ha concluso, sorridendomi dolcemente.
Poi se n'è andata al lavoro.
E così adesso sono seduta sul tappeto, accanto al letto di Phoebe, mentre lei dorme profondamente da ormai un'ora, con un pupazzetto a forma di coniglio stretto tra le sue piccole braccia.
Mi chiedo perché un esserino così piccolo e innocente abbia incubi frequenti e sia così chiuso.
Cosa ti è successo, piccola Phoebe?
Faccio un bel respiro, prima di immergermi negli appunti di Holden.
È tutto così ordinato e preciso, che trattengo di nuovo l'impulso di piangere.
Mi dispiace davvero di aver avuto quel litigio con lui.
Io non volevo accusarlo di niente... le parole mi sono uscite di bocca senza che potessi pensare a ciò che stessi dicendo.
Conosco poco Adam, ma mi ha sempre dato l'idea di essere un bravo ragazzo. Ricordo con affetto di quando il primo anno lo vidi aiutare Alyssa Brown, una ragazza sulla sedia a rotelle, a scendere la rampa di scale che porta alla palestra.
Sono certa che anche Holden sia un bravo ragazzo, però... però non ho proprio pensato al fatto che le mie parole potessero risultare offensive nei suoi confronti.
Che scema che sono stata!
Apro la chat di facebook, presa da una folle idea di mandargli un messaggio di scuse.
Vedo la sua foto profilo e nel vederlo così sorridente accanto al suo fedele amico Taylor, mi sento ancora più in colpa.
-Sei triste?
Sbatto le palpebre un paio di volte prima di vedere gli occhioni di Phoebe scrutarmi curiosi.
È girata su un fianco, con una manina sotto la guancia e il pupazzetto che fuoriesce dalle coperte.
-Oh Phoebe.- mi alzo in piedi.
Poi mi siedo sul bordo del letto.
Sto per lasciarle una carezza, ma quando la mia mano è vicina al suo viso, sgrana gli occhi, come spaventata.
Perché reagisce così?
-Posso... posso farti una carezza?- chiedo allora.
I suoi occhi tornano normali dopo poco, poi annuisce impercettibilmente.
Le accarezzo, così, la testolina. Le mie dita che scorrono nei suoi capelli lisci e morbidi, dolcemente.
-Sei triste?- ripete di nuovo.
-Oh no, non sono triste.- provo a convincerla, facendo un sorriso.
-Stai dicendo una bugia. Le bugie non si dicono mai.
Abbasso lo sguardo.
-Hai ragione, non si dicono le bugie.- sospiro.
-Sei triste?- insiste allora.
-Sì.- confesso.
-Perché?
-Ho avuto un bisticcio con un mio compagno di classe... dovuto al fatto che gli ho detto una cosa poco carina... e poi a scuola una ragazza non si è comportata bene con lui e quindi...- provo a spiegare, ma mi blocco.
-Gli hai chiesto scusa?
Scuoto la testa.
-Fallo, allora. Olly mi dice sempre che quando si fa qualcosa di sbagliato, bisogna chiedere scusa.
-Olly ha ragione.- annuisco.- Ma piuttosto... tu come stai? Ti senti più riposata? Vuoi dormire un altro po' oppure vuoi giocare?
-Ho fame.- dice soltanto.
Sorrido. È decisamente un buon segno!
-Bene! Ti va una barretta di KitKat? O facciamo due?
Si illumina.
-Hai mantenuto la promessa!-sgrana gli occhioni grigi.
-Certo che sì! Le promesse vanno sempre mantenute.- le sorrido, dandole un pizzicotto sulla guancia.
-Me lo dice sempre anche Olly.
Questo Oliver deve essere davvero una bella persona.
Mi avvicino al mio zaino, prendendo il dolcetto e dandoglielo.
-Però dopo il KitKat andiamo giù in cucina per bere un po' di latte e mangiare qualche biscotto. La mamma mi ha detto che oggi non hai mangiato molto. Devi mangiare, Phoebe, per essere sempre bella e forte!
Inizia a mangiare la barretta, senza rispondermi.
-Dopo la merenda, ti va di giocare un po'? Possiamo giocare di nuovo al teatrino, se ti va.- propongo.
Annuisce.
Sorrido, continuando ad accarezzarle la testolina.
***
Dopo la merenda, come deciso, abbiamo giocato.
Siamo state una mezz'ora abbondante a giocare con il teatrino, inventando nuove storie che avessero a che fare con Miss Goldeneggs e con Gaspard, aggiungendo anche nuovi personaggi come Chicco l'orsetto e Angelique la fatina buona.
Con questo bellissimo gioco ho avuto modo di scoprire l'inventiva di Phoebe, insieme alla sua fervida immaginazione.
È stato bello vederla così tanto chiacchierona. Usare dei personaggi fittizi, inventare delle storie e giocare la rende aperta. Come se in questi momenti potesse finalmente far uscire fuori tutte quelle parole che con le persone non ha voglia di esprimere.
I pupazzi sono i suoi fedeli amici, forse perché la ascoltano sempre, senza giudicarla, con le loro facce colorate e sorridenti.
Poi vediamo due puntate di un cartone animato che mi ha detto essere il suo preferito. Ha per protagonista un omino che aggiusta giocattoli, facendosi aiutare da altri personaggi buffi e divertenti.
Quando le due puntate finiscono, però, vedo il suo faccino farsi di nuovo triste.
Vorrei chiederle di parlarmi dei suoi incubi, provando così a farle esorcizzare la paura che forse prova ancora, ma non so se possa essere una buona idea.
La conosco poco, ma ho capito che Phoebe è come una bambola di porcellana, e temo perciò che un mio passo falso possa creare crepe irreparabili sulla sua superficie delicata.
Quando sono con lei, mi sento fragile anch'io. Ho paura di sbagliare e di perdere la sua fiducia.
Da quando nonna Cecily mi ha detto che in questa famiglia manca il papà, mi sono fatta tante domande. Perché non c'è? C'entra la morte, un divorzio, una separazione forzata?
Non sono fatti che mi riguardano, ma so quanto è terribile quando manca una figura genitoriale. Quando manca anche quando è fisicamente presente, quando manca perché per lui tu sei solo il frutto di una notte e non c'è alcun legame emotivo, quando tradisce la tua fiducia e quella di tua madre, una donna forte che ti dà la vita tutti i giorni.
Solo che io ho capito tutto ciò che c'era da capire quando ero già una ragazza e non più una bambina.
Sento i miei occhi inumidirsi di nuovo, ma mi impongo di non far scendere nemmeno una lacrima. Devo essere forte per Phoebe.
-Senti Phoebe, ti va di ballare?- le chiedo dopo un po'.
Alza lo sguardo su di me.
-Ballare?- sembra sorpresa.
-Sì, ballare! Quando mi sento triste, mi piace muovermi. È un modo per scacciare i brutti pensieri e per farsi due risate.
-Io non so ballare.
-E chi lo dice? Hai solo sette anni! Ma comunque neanche io. Però lo faccio lo stesso, perché mi diverto. Ti va di farlo con me? Non è importante essere bravi, bisogna solo muoversi, saltellare... fare ciò che ci pare.- rido.
Poi le tendo la mano.
Lei la guarda per qualche istante, ma poi la accetta.
-Ho una canzone che fa proprio al caso nostro.
Mi avvicino alla scrivania, prendo il mio cellulare e vado su YouTube.
Cerco "Move your feet" dei Junior Senior.
Quando la musica parte, inizio a muovermi.
Dapprima faccio solo qualche passo in avanti, muovendo le spalle e schioccando le dita.
-Andiamo Phoebe, inizia a muoverti!
La piccola rimane a guardarmi per qualche secondo, poi inizia a fare qualche saltello.
Sorrido, mentre porto le braccia in alto, facendo dei passi incrociati e dando vita al peggior ballo della storia.
Phoebe inizia a girare su stessa, sollevando le braccine e saltellando di tanto in tanto.
Quando inizia a ridere, capisco che la "musica terapia" stia funzionando.
Lo sta facendo anche con me. Sta funzionando. Sento i pensieri più negativi allontanarsi, come se tra loro e le note musicali ci fosse uno scontro da cui queste ultime escono sempre vincitrici.
-Andiamo, dottor Castoro. Adesso tocca a lei!- mi avvicino ad un suo pupazzo e lo prendo in braccio, muovendone le braccine.
-Lui è Kaspar, non dottor Castoro.- mi sottolinea la piccola.
-Ops, mi scusi Kaspar!- ridacchio.
Prende poi anche lei in braccio Peggy, facendola saltellare sul suo letto.
Quando la canzone finisce, la faccio ripartire altre tre volte, prendendo tra le mie mani quelle più piccole di Phoebe.
La faccio girare su stessa, muovendole le braccia a ritmo con le mie, mentre altri pupazzi vengono fatti volare da una parte all'altra.
Data la frenesia dei movimenti, le sue guanciotte pallide si colorano di rosso, mentre alcune ciocche bionde le sfuggono dalla treccia.
Però ride.
Ride come non l'avevo ancora sentita ridere.
Come ogni bambino dovrebbe ridere sempre.
-PHOEBE, SONO A CASA!
Mi fermo di colpo, con il respiro corto e il viso accaldato, quanto sento una voce maschile dal piano di sotto.
Mi ero dimenticata che oggi sarebbe venuto il fratello di Phoebe.
Porca vacca!
Perché mi sento all'improvviso in imbarazzo nel conoscere questo famoso Oliver?
Cavoli, non sono presentabile! Avrò anch'io i capelli come una pazza! E poi la stanzetta di Phoebe è diventata un macello, con tutti i pupazzi fuori posto.
Mi affretto ad abbassare il volume della musica, mentre la piccola continua a guardarmi con un sorrisone.
-EHI, MA COS'È QUESTA MUSICA? DOVE SI È NASCOSTO IL MIO MOSTRICIATTOLO PREFERITO?
-Credo sia arrivato tuo fratello... corri a raggiungerlo.- le dico allora, provando a regolare il fiatone.
-Vieni anche tu, Kat! Ti faccio conoscere Olly.- prende il bordo della mia maglietta e inizia a tirarmi verso la porta.
-No, no, Phoebe, vai prima tu. Io rimetto in ordine la stanzetta e poi vi raggiungo.- le sorrido.
-Promesso?
-Promesso.- le do un buffetto sulla guancia.
Così detto, esce dalla sua camera, saltellando tutta contenta.
Ha lasciato la porta della stanza socchiusa, così mentre mi ricompongo, guardandomi allo screen del mio cellulare, ascolto cosa si dicono.
Le voci mi arrivano in maniera ovattata per via della musica, ma non mi va di mettere in pausa il video. Mi sentirei un po' in imbarazzo a starmene qui in camera, sola, in silenzio.
Inizio a raccogliere qualche pupazzo che è caduto per terra, rimettendolo sulle mensole.
-...SORPRESA...
-...TI PIACCIA... IN NEGOZIO...UNA SIGNORA... CARINO.
Riesco a captare solo qualche parola.
-MA È BELLISSIMO. -Phoebe alza la voce.
Cosa è bellissimo?
Poi sento altre parole sconnesse.
Non sto capendo niente, ma forse il fratello le ha fatto una sorpresa.
-... NON È UN PUPAZZO... ATTENZIONE... DELICATO.
Passano altri minuti.
Quando sento la parola "babysitter", sussulto.
Da quel che riesco a sentire, suo fratello sta per salire.
Cavoli.
Ma perché ho ansia?
Mi sistemo velocemente i capelli, poi mi avvicino al letto della bambina, iniziando a riordinarlo e a stirare con le mani le pieghe sulla copertina.
Quando sistemo il suo coniglietto peluche vicino al cuscino, sento la porta alla mia spalle scricchiolare leggermente.
-Oh salve, ciao... tu devi essere la babysitter di Phoebe.
Mentre la canzone continua con "Don't, don't, don't, don't stop the beat
I can't, can't, can't, can't control my feet", mi immobilizzo sul posto.
Un attimo...
...Io conosco questa voce.
Mi volto lentamente, come se avessi paura di trovarmi un mostro alle spalle.
Quando siamo faccia a faccia, per poco la mascella non mi cade per terra.
I suoi occhi si allargano e la sua bocca si schiude.
La canzone intanto finisce e la riproduzione casuale fa partire "Crazy" di Gnarles Barkley.
-TU?!- diciamo in sincrono.
-Cosa cavolo ci fai qui?
-Dovrei fartela io questa domanda!
-Ma cosa...
Poi si blocca.
Mi blocco anch'io.
-Sei tu la nuova babysitter?
-Sei tu il fratello di Phoebe?
Parliamo di nuovo insieme.
-Ma tu non eri Oliver?!
-Tu non eri Katharine?
Le nostre voci, ancora una volta, si sovrappongono.
-OLIVER?! Chi è Oliver?
-Chi è Katharine?
Inutile dirlo: parliamo di nuovo nello stesso momento.
Così come nello stesso momento sbuffiamo.
-Olly, Olly! Hai visto Kat? È la mia nuova babysitter.
Phoebe entra in stanza, tenendo tra le braccia un coniglietto dal pelo color crema. Un vero coniglio, non un peluche.
-Kat! Kat! Lui è Olly!- mi si avvicina.- Lui è il mio nuovo amico, invece. Mi aiuti a trovargli un nome?
-Non si chiamava Oliver, tuo fratello?- le chiedo, non distogliendo lo sguardo da lui.
-Non mi chiamo Oliver! Mi chiamo Holden.- risponde lui nervosamente.
-Oh ma guarda un po'...- ribatto nervosamente anch'io.
Ma cosa cacchio sta succedendo?
Non solo, shock degli shock, Holden Morris è il fratello di Phoebe, ma adesso che siamo l'uno di fronte l'altra , perché tutto quel senso di colpa che provavo fino a poche ore fa nei suoi confronti è stato sostituito dal fastidio?
Sì insomma, cosa diavolo ci facciamo io e lui nella stessa casa?
-Chi è Oliver?- ride.- Il mio fratellone è Holden. – continua Phoebe.
Ci guardiamo in cagnesco per qualche secondo, poi lui sospira e si piega sulla ginocchia per arrivare all'altezza della sua sorellina.
Non mi sfugge come la sua mano vada a stringere il ginocchio che stringeva anche questa mattina.
-Mostriciattolo, ti va di andare a dare da bere al tuo nuovo amichetto? Io e la tua babysitter dobbiamo fare due chiacchiere.
-Si chiama Kat, come il KitKat, te l'ho già detto.- gli dice la bimba.
Mi sfugge un sorrisino.
-Sì, Kat, me l'avevi detto, è vero!
-Va bene, allora riempio la ciotolina di Minnie con dell'acqua e poi l'avvicino al musetto del coniglietto.
-Bravissima! Io e Kat - mi lancia un'occhiata.- ti raggiungiamo subito!
Phoebe annuisce, allontanandosi dalla stanzetta.
Metto in pausa la canzone, tornando poi a guardarlo.
Incrocia le braccia sul petto e mi guarda con un cipiglio severo sul volto.
Dannazione. Come è possibile che sia lui il fratello di Phoebe?
Non è che sto sognando?
Sì insomma, uno di quei sogni iper realistici in cui il protagonista è proprio la persona che per un motivo o per un altro ti trovi a pensare più frequentemente.
Non che io stia pensando frequentemente a Holden, però... sì, ci sto pensando, ma giusto un po' per via di quello che è successo.
Oh, al diavolo! Non sto sognando, è tutto vero.
-Davvero non sapevi fosse casa mia?
Data la sua ostilità, è chiaro che ce l'abbia ancora con me per il nostro bisticcio di lunedì.
-Certo che non lo sapevo!- rispondo, risentita dalla poca fede che riponga in me.- Ho trovato questo lavoro grazie al caso che ha voluto che le nostre mamme si incontrassero al parrucchiere e la tua dicesse di cercare una babysitter. Non avevo idea che Juliet fosse tua madre! Ero certa ti chiamassi Oliver, dato come ti chiama tua sorella.- spiego.
Lui sembra crederci, perché i suoi lineamenti si distendono.
-Io invece ero certo ti chiamassi Katharine, dato che mia madre e mia sorella non fanno altro che parlarmi di Kat, la nuova babysitter.
Abbasso lo sguardo, non sapendo che dirgli.
Che imbarazzo.
Perché io e lui ci troviamo sempre insieme ultimamente?
-Sarà il caso che scendiamo adesso, ho appena regalato un coniglietto a mia sorella...- lascia la frase in sospeso, avvicinandosi alla porta d'entrata.
-Holden.- lo fermo.
Smette di camminare, ma non si volta a guardarmi.
Mi dispiace, non avrei dovuto accusarti di aver fatto qualcosa ad Adam senza sapere niente.
-... niente... non voglio dire niente.- dico invece.
Porca vacca, ma che mi prende?
Riprende allora a camminare, lasciandomi dietro.
Dalla curiosità, prendo il cellulare e vado nella galleria delle foto. Quando apro quella che ritrae il foglio delle indicazioni e dei numeri di cellulare che mi ha dato Juliet l'altro giorno, vado subito a vedere tra i vari numeri.
Non me n'ero accorta, ma effettivamente quello accanto alla dicitura "fratello" è proprio il numero di Holden Morris.
Contenuto Instagram totalmente a caso di PriPri. Mi sono divertita troppo nel crearlo 😂
Uellà... colpaccio!!
...
Come dite? Avevate già capito che il fratello di Phoebe, il presunto Oliver, fosse Holden?
Beh sì... ammetto che ad una certa volevo che lo capiste. Avevo seminato un po' troppi indizi, ma a quanto pare l'unica tontolona è stata proprio la nostra Kat 😁
A proposito di questo, vorrei fare un plauso speciale ad una scrittrice fantastica (se non la conoscete, volate nel suo profilo perchè sta portando a termine un romanzo meraviglioso ❤️ ), nonché lettrice dolcissima, la cara @Ros-18. Difatti è stata la prima, sin dai primissimi capitoli, a capire che Holden fosse il fratello di Phoebe. Ammetto che quando lessi che l'avevi intuito, ci rimasi di sasso. Non sono proprio brava nel creare la suspance... 😂
Detto questo, volevo farvi i miei sinceri auguri di buon anno. Se mi seguite su Instagram ( rob_scrive) avrete già letto il mio messaggio per il nuovo anno, in caso contrario... rinnovo il mio auguro che il 2020 (wow...2020!) sia un anno sereno e in salute, fantastico e felice per tutti noi ❤️
Ero indecisa se pubblicare il capitolo oggi, ma ammetto di essere stata brava e di aver scritto più del previsto in questi giorni, ergo non mi sembrava giusto farvi attendere per un'altra settimana.
Cosa ve n'è parso del capitolo? È stato un po' breve, forse, però veniamo a scoprire alcune cose... e non solo che in casa Morris c'è un nuovo arrivato con le orecchie lunghe e che mangia carote, ma anche che tra Kat e suo padre potrebbe non esserci un buon rapporto...
Sono curiosa di leggere la vostra.
Come sempre, grazie di cuore per credere in questa mia creatura e nel sostenerla con stelline e commenti 💕
Buona Epifania e alla prossima,
Rob
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