Deus ex machina
25
Deus ex machina
La bellezza non è tutto. Io mi innamoro di tutte le ragazze che profumano di colla di biblioteca.
(Peanuts- Charles M. Shulz)
"Com'è andata?"
"Non hai lezione di storia, adesso?"
"Sono andato in bagno!"
"Che ribelle!"
Holden mi manda un faccino con gli occhiali da sole.
"Ti senti vulnerabile?"
"No! Ribelle."
Mi metto a ridere.
"Credo sia andata in modo meno schifoso delle altre volte..."
"È molto confortante saperlo..."
"Tranquillo, tu sei stato un ottimo Leonardo. Se ho fatto schifo, sarà stata solo per colpa mia!"
"Non è vero! La colpa sarà anche mia!"
"Vai a lezione adesso! Non ci tengo ad averti sulla coscienza!
"Che gentile!"
Gli mando il faccino che fa la linguaccia e poi rimetto il cellulare in tasca.
-Oh, eccoti finalmente! Ti abbiamo cercata dappertutto!
-Sei scappata dopo il compito!
Pam e Chas mi raggiungono sugli spalti del campo di atletica.
-Scusate, avevo bisogno di un po' d'aria fresca! La prova è stata più difficile del previsto.
Sfrego il polpastrello dell'indice sul foglio di carta per accentuare una sfumatura.
-Sì, infatti, la funzione che ci ha fatto analizzare Mr. Calcolatrice era una vera schifezza!
-Ma è Holden! - continua Chas.
Si siedono al mio fianco; l'una a sinistra, l'altra a destra.
Alzo lo sguardo.
-Dove? È a lezione, non puoi averlo visto!
-Ma no, intendevo il tuo disegno! Stai disegnando Holden.- avvicina il viso al mio block-notes.
Pam fa lo stesso.- È vero, gli somiglia un botto!
-No, non è vero! È un disegno a caso. Non avevo un soggetto preciso in mente quando ho iniziato a disegnare.
-Ma ti dico che è lui! Anche se lo hai fatto un po' triste: non sorride.
Sto per negare nuovamente, ma mi fermo quando osservo il mio disegno.
Un tratto alla volta, non mi ero neanche accorta di aver disegnato un ragazzo realmente somigliante a Holden.
-Okay, sì, gli assomiglia. - ammetto. - Ma non l'ho fatto di proposito, giuro!
-Forse, ma proprio forse, eh, il tuo subconscio vuole dirti qualcosa. - dice Pam.
Mi volto a guardarla.
Muove ritmicamente le sopracciglia, facendomi un sorriso.
-Non pensavo fossi l'erede di Freud.
-Sono meglio di Freud! - mi fa l'occhiolino.
-Novità sul fronte PSCS? - cambio argomento.
-Oh, - schiude le labbra. - pensavo avresti protestato!
-Protestato? - inarco un sopracciglio.
-Quando ti ho detto la cosa dell'inconscio. Ero certa mi avresti mandato a quel paese!
-Sarebbe servito a qualcosa, se lo avessi fatto?
Scuote la testa. - Decisamente no! Sono certa che tu sia cotta di Holden, te l'ho già detto!
Faccio una smorfia, poi abbasso lo sguardo.
-Oppure lo hai finalmente capito? - Chas mi dà una gomitata.
Non rispondo.
-Perché non parli? Lo hai capito, finalmente? - cinguetta Pam.
-Non c'è nulla da capire...- biascico.
Poi mi concentro sulle lentiggini del mio disegno. Ne disegno svariate sulla zona del naso e delle gote.
-Siete solo amici e bla, bla, bla.- Chas sospira.- Va bene!
Mi mordicchio le labbra.
-Avete novità su quello stupido piano? – riprendo. – Oppure avete bisogno di altri mesi?
-Non è uno stupido piano! Il PSCS è una cosa seria! – Chas mi lascia un pizzico sul fianco. – Ma sì, possiamo ufficialmente dire che è concluso; ecco perché siamo qui!
Sussulto. Questo significa che hanno scoperto tutto ciò che c'era da scoprire su Adam.
-Ah, ecco! Mi stavo meravigliando, infatti, che foste venute a parlarmi per qualcos'altro! Ormai è un mese e mezzo che mi ignorate! - borbotto.
-Ma se ci siamo viste questo fine settimana!
Sollevo le sopracciglia. - Ci siamo viste questo fine settimana dopo più di un mese! Per solo trenta minuti, per di più!
Una mezz'ora in cui non sono riuscita neanche a parlare loro dei miei cambiamenti.
Pam sospira.- Hai ragione! Siamo state un po' stronze, ultimamente. Ci siamo così tanto preoccupate di Johnson, da dimenticarci di te. Il mese scorso non ti abbiamo chiesto mai, nemmeno per un giorno, come stessi, pur sapendo che novembre è il mese che più odi.
-Già! Ci siamo infognate con quell'imbecille e ti abbiamo trascurata.- continua Chas.- Puoi scusarci?
Smetto di disegnare e mi volto a guardarle.
Rimango in silenzio.
-Non volevamo farci "coinvolgere" troppo. Sapevamo che se ti fossimo state troppo accanto, avremmo finito per anticiparti cose di cui non eravamo sicure! Non volevamo farti soffrire in nessun modo...- Chas abbassa lo sguardo.
-Sì, bellezza... scusaci. Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo fatto per capire che persona fosse Johnson, dato il modo vomitevole con cui si è approcciato a Chas, però... tu sei la nostra priorità. Sai che ti vogliamo tanto bene, no?- Pam mi dà un buffetto sulla guancia.
-Un mondo di bene. La Terra e tutti i pianeti di bene. Intere galassie di bene.- Chas mi dà una leggere spinta.
Riescono a strapparmi un sorriso.
-Va bene, siete scusate!
Esultano, dandomi due baci sulle guance.
Poi metto da parte il bloc-notes e cingo le loro spalle.
-Avanti, sono pronta! Sganciate la bomba!
-Da dove possiamo iniziare, vediamo. – Chas si prende il mento tra le dita.- Ah sì, partiamo con il botto: Adam è un grandissimo bastardo!
Benissimo.
-Avete scoperto roba molto brutta? - mi preoccupo.
-Andiamo con calma. Dobbiamo recuperare un po' di tempo perso, no?- ricevo una spallata.- L'ultima volta che abbiamo parlato come si deve, ti chiesi cosa ti piacesse di Adam, oltre il suo aspetto. Ricordi?
Annuisco.
-In queste settimane hai trovato una risposta a questa domanda? Oppure pensi ancora che lui...
La blocco, sollevando la mano.
-E... cosa puoi dirci?- Pam solleva le sopracciglia, in attesa.
Aspetto un po', divertendomi nel tenerle sul filo del rasoio.
-Allora?- borbotta Chas.
-Magari ve lo dico dopo, okay? Tanto avete aspettato per più di un mese. Settimana più, settimana meno...
-Ma smettila! - Chas mi dà un'altra spallata.- È ancora il tuo principe azzurro, quel farabutto?
Piego le labbra in un mezzo sorriso, poi scuoto la testa.
-No.
L'ho detto.
-No?- Pam sgrana gli occhi.
-No.- ripeto.- Adam Johnson non mi piace più! – butto fuori.- Non mi piace il modo in cui ti guarda, Chas, o come guarda altre mille ragazze come se una valesse l'altra; non mi piace la facilità con cui prende in giro sua nonna, ridendo come se fosse la cosa più divertente del mondo, quando in realtà è solo la più stupida! Non mi piace come mi fa sentire quando lo guardo nei corridoi; non mi piace come adesso i suoi sorrisi mi sembrino così poco autentici e come i suoi occhi belli adesso non sembrino più delle pietre preziose, ma solo sassolini, senza luce.
È il loro momento di fare silenzio.
-Vi siete incantate?- getto uno sguardo a entrambe.
-No, è solo che... sono dichiarazioni pesanti, bellezza! Ci siamo perse un casino in questo periodo, è vero?- Pam aggrotta le sopracciglia, chiaramente sorpresa.
-Può darsi!- scrollo le spalle.- Fatto sta che le cose stanno così adesso. Adam non mi piace più!
L'ho detto sul serio.
Porca vacca se l'ho detto!
Dirlo a voce alta mi fa strano. Ma mi fa sentire anche più... leggera.
L'idea che Adam non mi piaccia più è rimasta intrappolata nella mia testa per così tanto tempo. È liberatorio dire che un tipo come Adam non può piacermi. Non può farlo più.
Chas caccia un piccolo urlo di gioia, poi sorride.- Dio ti ringrazio!- fa il segno della croce.- Queste notti ho pregato tanto per te, sai? Ho chiesto al Signore di farti aprire gli occhi! Sin da quando quello stronzo ha provato a baciarmi, ho pregato che tu capissi quanto fosse... viscido e disgustoso.- arriccia la labbra.
-Beh... grazie per le preghiere, allora.- ridacchio.
-Allora sei pronta!- riprende Chas.- Iniziamo dalle cose più... traumatiche. – si schiarisce la voce. – Sono uscita con Adam.
Mi volto meccanicamente nella sua direzione, poi aggrotto le sopracciglia.
-Cosa? – domando.
Abbassa il capo, nascondendosi dal mio sguardo dietro la sua frangetta.
-Prima che inizi a farti pensieri strani, l'ho fatto solo per "tastare il terreno". - mima le virgolette. - Io e Pam ci siamo dette che fosse un buon modo per capire realmente, aldilà di ogni voce di corridoio, che tipo fosse. D'altronde era quello che lui voleva, no? Mi ha dato il suo numero proprio per questo...
-Ci sei uscita insieme?- ripeto, scombussolata.
-Ci sono uscita insieme.- conferma.
-E... cosa avete fatto? Cosa è successo? Perché a scuola non ti parla, se siete usciti insieme? Ti guarda come se non avesse mai visto una ragazza in vita sua solo perché avete avuto un appuntamento? – comincio a straparlare.
-Non parlarmi dei suoi sguardi...- si copre la faccia con le mani. – mi disgustano! Non è stato un appuntamento, sia chiaro. È stata più un'"imboscata". È venuta anche Pam...
Mi volto adesso verso quest'ultima.
-C'eri anche tu?
-Sì! - sospira. - Ovviamente sono rimasta a distanza per tutto il tempo! Avevo gli occhiali da sole e un foulard sulla testa, in stile Audrey Hepburn.
-Cosa?
-Già. – conferma. – volevo passare inosservata.
-E pensi che indossare un foulard sulla testa e occhiali da sole ti abbia fatto passare inosservata? – inarco un sopracciglio.
-Ha funzionato, sai? Non si è accorto di nulla! – scrolla le spalle.
-Immagino avessi anche un binocolo... - la prendo in giro.
-Ovvio! Giocattolo, però!- dice, come se fosse una cosa normale.
-Comunque, - riprende Chas.- Il tutto è durato molto poco. Ho fissato l'appuntamento al pomeriggio, così da non avere ulteriori discussioni con i miei. Il luogo l'ha scelto lui; ha voluto che ci incontrassimo in un locale che venderebbe alcolici anche ai dodicenni. – fa una smorfia. – Ho provato a fargli qualche domanda, ma inutile dire che gran parte del tempo ci ha provato con me. Prima mi ha toccato le mani, poi mi ha sfiorato le braccia e poi ha provato di nuovo a baciarmi. Ti confesso che non ho notato molta differenza tra l'Adam sobrio e l'Adam ubriaco. Ma aspetta, - si mette a ridere.- l'epicità è stata raggiunta quando mi ha detto che se non avessi l'apparecchio ai denti sarei più carina. Cioè, hai capito? Che razza di deficiente!
-Ti mangia con gli occhi e poi si pone il problema dell'apparecchio?
-Che vuoi farci, Kat! Il principe Adam vuole ragazze perfette al suo fianco!- si morde le labbra per soffocare un'altra risatina.
Immagino la scena, immagino il volto di Adam mentre dice queste cose, e mi viene mal di pancia.
-E... e poi? - mi trema un po' la voce.
-Poi ho continuato a fargli qualche domanda, ma... tabula rasa, amica! Quel tizio ha il cervello pari alla metà di un chicco di caffè, te lo assicuro!- allarga gli occhioni verdi.
Mi limito ad annuire.
-Quando ha tentato di baciarmi, - riprende.- gli ho intimato di tenere le mani a posto e non ha protestato. In ogni caso, i miei rifiuti non l'hanno turbato più di tanto. Esattamente trenta minuti dopo dal mio saluto, un'altra ragazza è entrata nello stesso locale.
Le mie labbra si piegano in un sorriso amaro.
Povera, stupida, Kat.
-È insistente, però. Continua a mandarmi messaggi. O meglio, a mandarli al cellulare della nonna di Pam.
Accartoccio la fronte, confusa.
-Cosa?
-Non potevamo di certo dargli il vero numero di Chas,- interviene Pam.- così lo abbiamo contattato con il cellulare di nonna Maria, sai quella che parla solo lo spagnolo! Le hanno regalato uno smartphone ultratecnologico, quando anche con i cellulari con i tasti di gomma giganti, ha difficoltà. Ho pensato che potessi utilizzarlo per un buon fine! Nonno ha ribattezzato Adam come llorón, il piagnucolone, perché gli abbiamo detto che Adam è un corteggiatore della nonna, un vecchio nonnetto che si dispera ogni qual volta una signora rifiuta le sue avances.
-Un corteggiatore di tua nonna? – allargo gli occhi.
-Ah, ha. Ti confesso che forse non è stata una mossa geniale, perché il nonno è molto geloso e passa l'intera giornata ad osservare il cellulare come se fosse uno hijo del diablo, come ci ha tenuto a definirlo.
Scoppio a ridere, immaginandomi la scena.
Entrambe prendono a guardarmi.
-Che c'è?
-Stai ridendo.
-Lo so! Siete uno spasso!
Sorridono a loro volta.
-Quindi stai bene?- chiede Chas.- Okay che il bamboccione non ti piace più, ma ti è piaciuto per tanto tempo...
-Sto bene.- confesso.- C'è dell'altro?
Annuiscono.
-Allora andate avanti!
Entrambe fanno un bel respiro, poi si guardano negli occhi.
-Isabella S., sedici anni. - inizia Pam.
-Emma C., diciassette anni. -continua Chas.
-Ava D., sedici anni.
-Abigail F., quindici anni.
-Harper L., diciassette anni.
Si fermano.
Corruccio la fronte.
-Chi sono? Che significa?
-Sono alcune delle ragazze che Adam ha preso in giro. Ragazze che credono di essere le sue fidanzate.
-Ragazze a cui dà continuamente appuntamenti, negli stessi giorni, in stessi locali, ma in orari diversi.
-Le illude perché vuole arrivare in terza base...
-O fare direttamente l'"Home run". - Pam mima le virgolette.
-Dovete avete trovato questi nomi?
-Abbiamo sfruttato il numero di cellulare di Adam, i suoi profili social e le preziose informazioni forniteci dal C.C.A.
-Il C.C.A?- aggrotto le sopracciglia.- Che roba è?
-Il Comitato Contro Adam. Una sorta di setta segreta che raccoglie tutte le vittime di Adam.- Chas fa un sorrisetto.- Non sai quante persone non possano vederlo a scuola!
-Ma...- mi sorprendo.- Come è possibile? Sembra che lo acclamino tutti come un dio...
-Lo acclamano tre gruppi di persone: quelli come lui, - solleva il pollice. - quelli che vogliono essere come lui- solleva l'indice.- e quelli che hanno paura di lui.- solleva il medio.
-Poi ci siamo noi che siamo state sempre le spettatrici ingenue, e rappresentiamo la maggioranza, e infine il C.C.A, che rappresenta la minoranza. È bravo a nascondere il suo vero volto.
-Non è finita qui!- Pam mi prende la mano.- Oltre ad essere una grandissima testa di cavolo, è anche un bulletto da due soldi.
-Che intendi?- mi preoccupo.
-Alyssa Brown. Ti dice niente questo nome?
Aggrotto le sopracciglia, sempre più confusa, poi annuisco.
-È la ragazza sulla sedia a rotelle che fu aiutata da Adam a scendere le scale della palestra. È abbastanza famoso questo episodio. Ricordo ancora come il primo anno mi sembrò quasi un eroe per questo gesto.
-Scordati tutto! Alyssa è stata bersaglio di continue prese in giro, per due anni. Il tutto è finito quando lei ha trovato il coraggio di parlarne con i suoi genitori, che hanno fatto un cazziatone al preside. A scuola non si è mai saputo niente di tutta questa storia, né di altri episodi, si intende, perché la cara Priyanka e, in particolare, i soldi del suo adorato paparino, hanno messo tutto a tacere. Della sua fedina penale non le importa niente, ma chiaramente non vuole vedere macchiata quella di lui. Povera scema!
-La prendeva in giro? E quel giorno... allora?
Pam sventola la mano destra davanti a sé.- Tutto fumo, bellezza! I tipi come Adam ci tengono a mantenere certe apparenze! Quel giorno ci stava andando giù pesante con la povera Alyssa. Fu salvato dall'arrivo di alcuni ragazzi, tra cui anche noi, ricordi?
Annuisco, sempre più sconvolta.
-Beh, non poteva di certo mostrarsi per il mostro che è, quindi colse l'attimo, e rigirò la situazione a modo suo, mettendo in scena la sua personale sceneggiata da cavalier servente.
-Chi.... – deglutisco. - Chi ve le ha dette queste cose?
-Alyssa in persona. È successo tutto poco tempo fa, a dirla tutta! L'abbiamo beccata mentre riservava ad Adam un'occhiata carica di veleno, così siamo andate a parlarle.
Se avessi ricevuto un pugno in piena faccia, credo avrei sofferto meno.
Non perché sia delusa da Adam; lui è sempre stato come lo stanno descrivendo le mie amiche. Non è cambiato. Lui è sempre stato così.
Sono delusa da me stessa. Sono io che ho dato per scontato tante cose; sono io che sin dal terzo giorno della terza settimana del primo anno di liceo gli ho cucito addosso la maschera del ragazzo perfetto; sono io che ho pensato fosse un bravo ragazzo solo perché trovavo il suo aspetto attraente. È bello, è popolare, è circondato costantemente da tante persone. Deve essere per forza simpatico, divertente, alla mano, pieno di carisma.
In questo momento, vorrei solo che quel maledetto terzo giorno Cupido fosse andato a sbattere contro un armadietto, invece di colpire il mio cuore da patetica, superficiale, quindicenne.
-Ehi. - Chas mi prende l'altra mano.- stai bene?
Faccio spallucce. - Sono stata un'idiota, eh?- faccio risatina sarcastica. - Ho fatto la gigantografia di un bulletto che tratta le ragazze come oggetti intercambiabili.
-Non sei tu l'idiota, Kathleen.
-Invece lo sono! – ribatto con fermezza.- Sono stata solo una patetica superficiale, questa è la verità!
Quando sento qualcosa bagnarmi la guancia, alzo lo sguardo al cielo.
Capisco dopo poco che non sta piovendo, ma che una lacrima è sfuggita dal mio controllo.
Non so neanch'io perché stia piangendo. Non sono triste, sul serio. Sono delusa, arrabbiata, scossa. Questo sì.
-Bellezza...
-Sto bene!- mi affretto a rispondere, asciugando la lacrima con il dorso della mano.- Sto bene!- ripeto.
Poi abbozzo un sorriso.
-Sembrava un bravo ragazzo anche a me, bellezza. – inizia Pam.- Non ti incoraggiavo a seguire la tua cotta, per finta. Credevo davvero fosse un ragazzo bello e divertente, che fosse così popolare perché... solare e dotato di carisma!
-Come Taylor?- faccio un mezzo sorriso.
-Già, come Taylor! Sono stata molto fortunata con lui, sai? - abbassa lo sguardo. - Purtroppo, non sempre l'apparire coincide con l'essere. Non sei un'idiota! E se lo sei, lo siamo state entrambe.
-Lo siamo state tutte e tre. - puntualizza Chas.- Anche a me sembrava un tipo a posto! Vedevo come lo guardavi e capivo il perché. È molto bello e ha sempre sulle labbra quel sorriso che appare così gentile, ma che è in realtà solo... strafottente. – sospira.
Abbasso lo sguardo, stringendo le labbra.
-E di Taylor e Holden? Avete scoperto perché sono in cattivi rapporti?
Pam mi guarda per qualche secondo.- Ne ho parlato con Tay, però... è stato abbastanza vago. Mi ha detto solo che agli inizi del primo anno fece loro una bella impressione; era simpatico e cordiale. Poi, però...- si ferma.
-Però?
-Pare che iniziò a fare il bulletto con Holden, a prenderlo in giro e a deriderlo. Mi ha detto che... ha dato problemi anche a Phoebe, la sorellina di Holden.
-Cosa? - alzo la voce, sentendo all'improvviso un buco all'altezza della pancia. -Cosa ha fatto a Phoebe?
Scrolla le spalle. - Non ha voluto dirmi altro. Parlane con Holden, okay?- mi stringe la mano.- Tanto siete tornati a parlarvi, no?
Ripenso all'improvviso a quella volta in cui accusai Holden di aver fatto qualcosa ad Adam. Le parole che gli rivolsi, il modo in cui mi rispose, i suoi sguardi a metà tra il ferito e l'arrabbiato; le successive frecciatine pungenti che mi saettò contro quando disse che Adam è un nome da principe, un principe con l'animo di una bestia.
Povera, stupida, Kat.
-Mi spiace tanto, Kat.- mormora Chas.- Non avrei mai voluto che le cose evolvessero in questo modo. A volte mi sento tanto in colpa, lo sai? Se non avessi cambiato aspetto, lui non ci avrebbe provato con me e allora...- abbassa lo sguardo.
-Non provarci nemmeno, Chas. Non è colpa tua!
-Lo so! Però... però so che stai male e io... io...
-Mi fa male sapere che quello che pensavo fosse un principe azzurro, sia in realtà un deficiente, è vero!- la interrompo.- Però allo stesso tempo sono felice, sapete? È come se adesso ci vedessi... meglio. Come se adesso potessi affrontare la vita con maggiori consapevolezze. Se tu non avessi cambiato aspetto, la vera personalità di Johnson sarebbe comunque emersa. Si porta dietro troppi fardelli e non esiste maschera che prima o poi non si sgretoli. Un giorno una persona mi ha detto che la bellezza dei mostri sfuma in fretta, perché il marciume interiore finisce per contaminare l'aspetto esteriore, prima o poi! - faccio un piccolo sorriso.
Chas torna a guardarmi, poi sorride.
-Avete fatto tanto per me, e non vi sarà mai grata abbastanza!
-Non dire sciocchezze, bellezza! In fondo è stato divertente! Ho collezionato così tanta roba sul caro Adam che sono certa che un giorno gliela faremo pagare.
-Cos'è quel luccichio negli occhi?- corruccio la fronte.
-Oh niente, niente!- mi dà una gomitata.- Solo che... non la passerà liscia!
-Cos'hai intenzione di fare?
-Oh, sarai tu a fare qualcosa. Ma abbi ancora un po' di pazienza. Io e Chas stiamo lavorando anche a questo!
Inarco un sopracciglio.
Entrambe scrollano le spalle, poi si mettono a ridere, spingendomi ad imitarle.
Pam mi cinge la vita con un braccio, mentre Chas poggia il capo sulla mia spalla.
-Che ne dite se questo weekend bruciamo la gigantografia di Adam?- propongo.
-Mi sembra un'idea magnifica!
***
Una C.
Una splendida, meravigliosa, splendente C.
Una dannatissima C, signori e signore.
La qui presente, Kathleen Foster, ha preso una C in matematica.
-Un risultato ancora piuttosto deludente, Foster! Tuttavia... forse, qualcosa inizia a girare per il verso giusto nella tua testa dura.
Temo che questo sia il massimo che potrò pretendere da quello scorbutico di Mr. Clarke, però meglio di niente. Alla fine, mi interessano poco i suoi complimenti. Non è di certo merito suo se sia riuscita a migliorare così tanto.
Pam e Chas mi guardano sorridenti. Ricambio il sorriso, sollevando con discrezione l'indice e il medio per ricreare la 'v' di vittoria.
Distolgo lo sguardo da loro quando sento un paio di occhi su di me.
Un paio di occhi grigi, per l'esattezza.
Faccio un piccolo sorriso in direzione di Holden, poi mimo con le labbra un 'grazie'.
Lui mi guarda con una strana luce; un luccichio che riconduco all'orgoglio che spero provi per me.
Okay, non ho preso chissà quale voto alto, ma sono passata da una F a una C, una C che vale più di qualsiasi A.
Mi fa un occhiolino, poi torna a guardare verso la lavagna.
Io rimango a guardare lui, invece.
Ho sempre pensato che Holden fosse brutto, scialbo e anonimo. Che i suoi occhi fossero insipidi, che avesse un gusto nel vestire davvero pessimo e che fosse troppo pallido; uno spaventapasseri dall'incarnato malaticcio e non abbastanza bello da tentarmi.
La verità è che Holden non è bello. Almeno non lo è secondo determinati canoni.
È uno di quei classici tipi che in strada passa inosservato. Di cui ti accorgi solo quando ti è di fronte, perché è troppo alto e la sua altezza può dare grane. Soprattutto se ti è seduto davanti, al cinema.
Uno di quei tipi "a pezzi". Nell'insieme non ti dicono assolutamente nulla, soprattutto se non li conosci. Però sono fatti di tanti dettagli, di tanti particolari, di frammenti bellissimi, che emergono solo dopo un po'.
Emergono all'improvviso, senza che tu neanche te ne accorga.
Li incontri un giorno, ci provano con te e tu sei lì a dirti: "Guarda questo! È grigio, spento, anonimo! Stammi lontano!".
Il giorno dopo, però, ti svegli e ti chiedi quanto maledettamente superficiale tu sia stata. Quanto patetica tu sia stata.
Quando li conosci capisci che ti hanno fregata, in qualche modo; quando ci passi troppo tempo insieme, quando ascolti la loro bella voce, quando il loro profumo ti invade le narici, arrivando a scombussolare le sinapsi, quando persino il loro terribile modo di vestire inizia a diventare interessante.
Le camicie a quadretti, dal colletto sempre ben stirato, il cinturino dell'orologio mai storto, le stringhe delle scarpe sempre ben strette in grandi fiocchi.
Sono questi i dettagli che fregano. Quei dettagli che ti fanno quasi uscire di testa per quanto sono personali, per quanto gridano il suo nome.
Holden non è bello.
Eppure, mi sembra quasi folle pensarlo, sono giorni che è diventato incredibilmente attraente ai miei occhi.
Nel senso più letterale del termine. I miei occhi sono attratti, calamitati dalla sua figura.
Più di quanto dovrei, probabilmente.
Nei corridoi ornai non esiste nessun altro; mi concentro su di lui, soltanto su di lui.
A volte, ho come l'impressione che il tempo rallenti quando cammina, quando lo vedo arrivare nella mia direzione. Come se fossimo in un film e io riuscissi a vederlo in slow motion. Con le mani lunghe e ossute strette sugli spallacci del suo zaino, con le gambe chilometriche con cui potrebbe arrivare dall'altra parte della stanza in un battibaleno, nel modo in cui le sue labbra si piegano in quei suoi sorrisi imperfetti, ma così tremendamente gentili.
La verità è che ogni giorno che passa sono sempre più sicura che Holden Morris mi abbia fregata. Forse oltre a sapere che la prima mossa scelta dalla maggior parte della gente nel gioco sasso-carta-forbici sia quella del sasso, sa anche come incantare le ragazze piene di pregiudizi come me.
Perché lui ha fatto esattamente questo: mi ha stregato, o qualcosa del genere.
Quando la campanella suona e Pam e Chas prendono a strattonarmi per le braccia, sbatto le palpebre per qualche secondo, sentendomi d'improvviso incredibilmente confusa.
Mi domando se i pensieri che sto iniziando ad avere su di Holden siano normali, se sia giusto che li abbia.
-Ma chi è questo genio in matematica, eh?
-Datemi una K, datemi una A, datemi una T, datemi KAT!- Chas scuote le mani davanti a sé, in un tentativo di ricreare il movimento dei pon-pon delle cheerleaders.
-Ora smettetela! - ridacchio.- Ho preso solo una C!
-E hai detto niente, bellezza! Sei stata grandissima, sul serio!
-Il merito è solo di Holden, dei suoi appunti, delle sue spiegazioni sempre pazienti e gentili. Lui è... bravissimo e io...- sorrido.
-Perché non vai a ringraziarlo come si deve, allora? - continua Chas.
-L'ho ringraziato... prima.- mi alzo dal mio banco.
Poi prendo le mie cose e le metto in cartella.
-Ti ha fatto prendere una C, bellezza. Non basta un 'grazie' a fior di labbra. Però sbrigati, è già uscito dall'aula!
Alzo lo sguardo, ma di Holden non c'è più traccia.
-Di già...?- mi sorprendo.
-Non dirlo a me! Anche Taylor andava di fretta! Mi ha scritto che oggi devono incontrare una loro ex vicina di casa, una vecchia amica.
-Una vecchia amica?
Pam annuisce.
Impiego qualche istante, poi una lampadina si illumina nella mia testa.
Così, presa da chissà quale impulso, infilo al volo il giubbotto, prendo la cartella e mi avvio verso la porta.
-Vado a vedere se è ancora a scuola. Voglio ringraziarlo come si deve.
-Vai pure! Ti raggiungiamo anche noi.- mi sorride Chas.
Le saluto con un gesto della mano, poi mi avvio per i corridoi.
Mi do un'occhiata attorno, cercandolo con lo sguardo, ma di lui non c'è traccia.
Quando sono fuori dall'ingresso principale, aguzzo la vista e finalmente lo trovo; i capelli neri svettano su molte teste, data la sua altezza.
Accelero il passo, fino ad arrivare a correre.
-Holden! - alzo la voce, non appena gli sono vicino.
Per fortuna riesce a sentirmi, così sia lui, che Taylor, si fermano.
Mentre riprendo fiato, appoggiando le mani sulle ginocchia, entrambi prendono a guardarmi con cipiglio stranito.
-Kathleen... che ci fai qui?- mi domanda Holden.
Mi rimetto in piedi e lo guardo negli occhi.
-Non mi hai neanche salutato! - gli sventolo il dito contro, corrucciando la fronte. - E non mi hai detto neanche che oggi avresti incontrato la tua amica...
Le sue sopracciglia rimangono tese verso l'alto.
-Scusa... - si schiarisce la voce. - Scusami, hai ragione! È solo che pensavo non ti interessasse saperlo! In più, prima ti ho vista parlare con le tue amiche e non volevo disturbarti; contavo di scriverti un messaggio, a minuti.
Abbassa lo sguardo.
La verità è che ci sono delle volte in cui Holden mi sembra il solito ragazzo di sempre; quello con la battuta sempre pronta, quello chiacchierone che mi parla della matematica come fosse la cosa più bella del mondo, quello che fischietta quando gli dico qualcosa che lo sorprende. Altre, invece, ho la percezione che sia diverso dal ragazzo che ho conosciuto. Come se tra noi due si fosse creata una crepa, sottile e quasi invisibile, che ogni tanto sbuca. Una di quelle che ti basta coprire con un vaso pieno di fiori perché nessuno la veda. Come se una piccola parte di sé fosse rimasta ferma al momento precedente a quello in cui gli proposi quella stupida pausa.
A volte ho la terribile sensazione che per lui io non sia più... niente. Né un'amica, né la sua ex cotta.
-Io... io volevo solo ringraziarti per bene. - biascico.- Grazie, Holden. Per tutto. Se ho preso un voto così alto, almeno per i miei standard, in matematica, è solo merito tuo!
Faccio un passo nella sua direzione, presa dall'improvviso desiderio di abbracciarlo. Un abbraccio di... ringraziamento, si intende.
Ma lui sgrana gli occhi, quasi come se avesse paura.
-Ma no, non dire così!- porta le mani di fronte a sé.- Sei solo tu la persona che devi ringraziare; sei tu che hai studiato tanto, che ti sei impegnata, che hai lavorato sodo. In ogni caso,- si schiarisce la voce.- Non hai mica finito, eh! Per il prossimo compito voglio una B e poi una A, perché sono fermamente convinto che tu possa...
-Diventare più brava di te in matematica?- continuo la frase per lui.
Annuisce, abbozzando un sorriso.- Quasi!
Sorrido anch'io, provando di nuovo ad avvicinarmi.
Lui fa un passo indietro, come a voler sfuggire da ogni mio possibile tocco.
La sua reazione mi lascia interdetta e un po'... ferita.
È proprio questo ciò di cui parlavo. A volte ho come l'impressione che lui erga un muro tra di noi.
-Posso... abbracciarti? - gli chiedo allora.
Lui socchiude le labbra, come in procinto di dire qualcosa, ma è Taylor a precederlo.
-Certo che puoi abbracciarlo, Kathleen! Siete amici, no? Gli amici non hanno neanche bisogno di chiedere un abbraccio.
Poi mi dà una pacca sulla spalla, così poderosa, però, da farmi perdere l'equilibrio e farmi inciampare nei miei stessi piedi.
Holden mi prende in tempo, stringendomi per le braccia.
Il suo tocco mi fa tornare alla mente il modo in cui mi strinse quando rischiai di scivolare, quel giorno in cui facemmo i terzi incomodi al primo appuntamento di Taylor e Pam. Quando iniziò a piovere e lui mi prese per mano.
Sembra passato così tanto tempo da allora.
-Grazie...- biascico.
Lui abbassa il suo sguardo, facendolo scontrare con il mio.
Occhi grigi, lunghe ciglia nere, lentiggini, zigomi alti, guance scarnite, un naso affilato, labbra sottili, una mascella ben definita.
Chissà come diventeranno questi suoi frammenti quando sarà più grande.
-Per... cosa?
-Per avermi preso!- abbozzo un sorriso.
Stringe le labbra e annuisce lentamente.
Poi, colgo l'attimo, e sposto le mie mani, circondandogli il busto con le braccia, poggiando la mia guancia sul suo petto.
Holden rimane, però, fermo.
Solo dopo qualche istante, ricambia il mio gesto, posando rigidamente le sue mani grandi sulla mia schiena.
-Ho sempre creduto in te, Kathleen!- mormora vicino al mio orecchio.- Sin dal primo istante in cui ti ho proposto le ripetizioni. Non fare mai l'errore ti sottovalutare le tue infinite capacità, te l'ho già detto.
A queste parole, ritorno a sentire una morsa all'altezza della pancia.
Sto per rispondergli, quando una voce mi precede.
-Ma dai! Ciuffetto, ti sei fatto la ragazza e non mi hai detto niente?
Holden si scosta immediatamente da me, come se d'improvviso bruciassi.
Io me ne rimango impalata, con ancora le braccia tese di fronte a me.
-Reddy, sei davvero tu? Cristo, ma che avete mangiato in questi anni?
Holden e Taylor rimangono in silenzio per qualche secondo, poi si catapultavo vicino alla ragazza che ha parlato.
Non mi resta altro che far saettare i miei occhi su di lei.
La prima cosa che noto è la sua altezza. È alta, molto alta; raggiunge quasi Holden.
Ha fianchi pronunciati e lunghe gambe fasciate da collant rossi e shorts di jeans. Ai piedi porta un paio di anfibi neri.
Un basco verde bottiglia è sistemato sui suoi capelli; una cascata di ciocche dal colore scuro, che ricorda quello del cioccolato fondente. Ricadono a morbide onde, luminose, circondando uno dei visi più belli che abbia mai visto.
Gli studenti che le passano vicino, la mangiano con gli occhi.
-Malia!- quasi urla Holden.
-E quella sventola chi è?
Mi volto; Pam e Chas mi hanno raggiunto.
-Il primo amore di Holden...- biascico.
-La ragazza di cui ci hai parlato?
Annuisco.
-Cacchio.
Holden la osserva per qualche istante, poi la circonda con le sue braccia, stringendola al suo petto così forte da sollevarla dal pavimento.
Niente a che fare con quel pseudo abbraccio che ha riservato a me.
-Miseraccia, ma come sei diventato forte, Ciuffetto?- dice lei, quando torna a terra.
Poi gli tasta le braccia, e fa un fischio.
-Sembri ancora gracilino da fuori, ma mi sa che nascondi un ben di Dio sotto i vestiti, eh!- gli fa un occhiolino.- Ti ostini ancora a portare queste montature da vecchio?
Gli sfila gli occhiali e se la mette sugli occhi.
Holden prova a protestare, ma lei lo scaccia con un gesto della mano.
-Cristo, la tua vista è peggiorata!
Poi gli passa i suoi occhiali e si avventa sui capelli di Taylor, scombinandoglieli.
-Reddy, come ti sei fatto bello! Dio, sembri Leonardo Di Caprio quando era ancora figo!
-Reddy?- borbotta Pam.
-Mi pare un po' antipatica, però è bella da paura! - bisbiglia Chas.- Sembra uscita da qualche giornale.
Ha ragione.
Malia si presenta come una di quelle persone così belle da annichilire tutto ciò che le circonda. Come se il paesaggio retrostante si sfocasse di proposito per dare visibilità ai loro visi e ai lori corpi perfetti e statuari.
-Nanerottola, ma cosa hai mangiato tu, piuttosto? Sei diventata un colosso! Ma poi, dovevamo venire noi a pretenderti. Come cavolo ci hai trovato? Noi stavamo...
-Ciuffetto, sempre questo vizio di parlare troppo, vero?- Malia gli poggia le mani sulle spalle.- Ho chiesto a tua madre dove fosse la tua scuola, cocco! Non ci vediamo da anni e mi è sembrato giusto che fossi io a farvi una sorpresa. E poi...- si ferma.
I suoi occhi si posano su di me, poi sulle mie amiche.
-Ops, credo di avere un pubblico! Che maleducata! Non mi sono neanche presentata alla tua ragazza, Ciuffetto!
-No, noi...- inizio.
-Non è la mia ragazza. - mi interrompe Holden.- È solo una mia... amica. E si chiama Kathleen...- si volta a guardarmi.
Finalmente si ricorda che ci sono anch'io.
-Già, stavo per dirlo! - rispondo bruscamente.- Sono un'amica di Holden, il mio nome è Kathleen.- tendo la mia mano.
Malia rimane a guardarmi per qualche istante, poi fa uno strano sorrisetto e mi stringe la mano. O meglio, me la stritola.
Ha una stretta forte, tipico di chi è sicuro di sé.
-Ciao amica di Holden, io sono Malia, una persona che sa tutto di questi due mascalzoni. - sorride. - Se te lo stessi chiedendo, questi...- scioglie la presa delle nostre mani e si indica gli occhi a mandorla. – me li hanno regalati i miei genitori. Ho sangue tailandese nelle vene.
Mi limito ad annuire.
Ha fatto tutto lei! Non le ho mica chiesto niente!
Poi mi incanto a guardare la sua pelle, a dir poco perfetta: liscia, levigata, senza punti neri, brufoli o pori dilatati.
Passo poi alle sue labbra, piene e rosee, così belle che persino Angelina Jolie le invidierebbe.
Ha zigomi pronunciati ed evidenziati dal trucco, e ciglia folte e incurvate che circondano due occhi a mandorla, grandi e tremendamente profondi.
Dio ha i sui prediletti, c'è poco da fare!
All'improvviso mi sento piccola e insignificante. Tanto insignificante. Ho paura persino che quel dannato brufolo che mi è comparso questa mattina per l'ansia dei risultati, possa tirarsi fuori dagli strati di crema colorata che mi inondano la faccia.
-Io sono Pamela Torres, invece. Ho sangue messicano nelle vene e sono la ragazza di... Reddie.
Mi volto verso Pam.
Sta facendo uno dei suoi sorrisi finti, quelli che servono a nascondere tutti i sentimenti affini al fastidio, alla collera, o alla preoccupazione.
Malia si affretta a stringere le mani ad entrambe le mie amiche, poi torna da me.
-Mi spiace avervi interrotti prima, Ciuffetto.- parla con Holden, ma continua a guardarmi.
-Non hai interrotto nulla, Nanerottola! Possiamo andare, se ti va! Oggi mi sono preso il pomeriggio libero da lavoro e dagli allenamenti, così ti faccio vedere quanto è cresciuta mia sorella. A tal proposito, Kathleen...- lo sguardo di Holden si posa su di me.- Scusami se non ti ho avvertita prima, ma oggi non è necessario che tu venga da Phoebe...
Deglutisco a vuoto, sentendomi d'improvviso molto triste.
-Certo, nessun problema!- metto su anch'io un bel sorriso finto.
Lui annuisce.- Ci vediamo allora...
-Ciao.
-Ciao Reddie.- fa Pam.
Taylor fa una smorfia preoccupata in direzione di Pam, poi solleva la mano in segno di saluto e si allontana a tutta velocità.
Non mi sfugge come Malia cinga con un braccio le spalle di Taylor, e come con la mano sinistra stringa quella di Holden.
Quando si allontanano, e la macchina di Holden scompare dalla nostra vista, Pam parte in quarta.
-Ditemi che anche voi non la sopportate anche se non sapete un piffero di lei! Dio santo, che nervi! Ma avete visto com'è snob?! "Ho gli occhi dei miei genitori",- scimmiotta la sua voce.- "Ho le gambe più lunghe dell'Oregon", "Ho la pelle di un neonato". Reddie di qua, Reddie di là. Ma chi si crede di essere?
Riprendiamo a camminare, dirigendoci verso la macchina di Pam.
-Ma avete visto Holden? Avete visto come l'ha abbracciata? Poi si sono tenuti anche per mano! Porca vacca, non sono mica fidanzati che si devono tenere per mano!
-Taylor è proprio un idiota! Non mi aveva mica detto che la sua amica fosse una modella uscita da Vogue Tailandia, per la miseria!
-State diventando verdi, amiche mie!
-E con questo cosa vorresti dire?- borbotto.
-Che siete gelose marcie di questa Malia.
-Assolutamente sì!
-Assolutamente no!
Io e Pam parliamo insieme.
Si fermano entrambe e mi guardano.
-Che c'è?
-Non sei gelosa di Miss Tailandia?
-No! Di cosa dovrei essere gelosa? Di una tizia che neanche conosco? Mica io e Holden stiamo insieme.
-Hai ragione.- dice Chas.
Poi riprende a camminare.
-Cosa? No, che non ha ragione, Chas.- la riprende Pam.
Scuoto la testa, seguendole.
-Ha ragione, Pam.- ripete.- Ha ragione perché forse abbiano davvero torto noi. In fondo guardare Holden in tutti i momenti della giornata, disegnarlo, sorridere mentre Mr. Clarke dice che ci darà il doppio dei compiti per le vacanze di Natale, e lanciare raggi laser dagli occhi quando una bella ragazza gli fa le moine, sono sinonimi di pura amicizia.
Sapevo che c'era la fregatura.
-Comunque, temo non si possa fare più niente, cara Pam.
-Che intendi, Chas?
-Intendo che Kat ha chiesto una pausa a Holden proprio perché lui si dimenticasse di lei e si trovasse una nuova ragazza. Detto, fatto! Holden è tornato a parlarle proprio perché ci è riuscito! Gliel' ha detto chiaro e tondo: non mi piaci più.
-Già... me n'ero dimenticata! Beh, penso che anche questa Malia possa essere interessata a lui! Ho esagerato, non sarà un pericolo per me! Non hai visto come lo guardava? Come cercava un contatto con lui, toccandogli le spalle, le braccia, inforcandosi i suoi occhiali, tenendogli la mano. È chiaro che loro due si conoscano molto bene. In più è il primo amore di Holden, quell'amore che non si scorda mai. Lo guardava come...
-Piantatela! – le interrompo, fredda.
È solo quando sento le unghie conficcarsi nei palmi delle mani che mi accorgo di averle strette in dei pugni.
D'improvviso mi sento molto arrabbiata.
In risposta, fanno silenzio.
Quando siamo vicine alla macchina, faccio un bel respiro, e mi affretto ad entrarci.
Metto la cintura e fisso lo sguardo sul finestrino.
-Non dici niente? - Pam si volta a guardarmi.
-Perché dovrei farlo? Parlate già voi al posto mio! Tanto sapete meglio di me quali siano i miei sentimenti. - ribatto, sarcastica.
-Esatto, lo sappiamo sicuramente meglio di te!
***
-Allora, chi è questa nuova ragazza?
Niente 'ciao', 'come va?'. Niente di niente.
-Ciao anche te, nonna!
-Non perdiamo tempo in convenevoli inutili! Chi è la sventola?
-Quale sventola, nonna?
-Quella che ti vuole portare via Holden, no?
Sgrano gli occhi.
-Che intendi? Non c'è nessuna ragazza! E perché dovrebbero portarmi via Holden? Siamo solo amici, nonna!
-Tortorella, so che vi siete baciati!
-Cosa? Chi te l'ha detto?
-I tarocchi, bambina. I tarocchi mi parlano e non mentono mai! - mi sventola il dito contro.
Poi mi lascio cadere sul divano, mollando la borsa al mio fianco e puntando lo sguardo verso le lucine di Natale che adornano la parete da fine ottobre.
-I tarocchi hanno il nome di Pamela Torres?- inarco un sopracciglio.
-Certo che no, bambina! Comunque mi hai deluso; avresti dovuto parlarmene!
Si avvia verso la sua camera da letto, facendo sventolare la sua vestaglia di seta.
-Ah, io ti ho deluso?- alzo la voce.- Sei tu che non ci sei stata, nonna! Eri a Zanzibar, a spassartela! Mi hai lasciata tutta sola per più di un mese! - mi imbroncio.
-Oh, pulcino!- ritorna da me e fa una smorfia di dispiacere.- Ti ho pensato sempre, lo sai? Ti ho portato anche un regalino. Lo vuoi vedere?- prova a lisciarmi.
Faccio una smorfia, poi faccio di 'sì' con la testa, perché sì, insomma, ai regali mi è difficile dire di no.
Mi porta dopo poco un pacchettino dalla carta rossa.
Al suo interno trovo una collanina colorata.
-Grazie nonna, è bellissima! - le sorrido.
Mi lascia un pizzico sulla guancia. Poi me la fa indossare, aiutandomi a richiudere il gancetto sul retro del mio collo.
-Semplice, colorata e splendida: proprio come la mia tortorella! - mi dà un bacio sulla fronte.
-Ora non esagerare! So che vuoi farti perdonare per esserti persa un mucchio di cose della mia vita.
-Non è vero, Leen! Ma comunque, - si schiarisce la voce. - Questo bacio? Com'è stato? - si allontana di nuovo.
-È passato più di un mese, nonna! Chi se lo ricorda! - minimizzo.
-Ma davvero? Allora vorrà dire che lo dovrò chiedere di persona al mio Holden. A proposito, fra pochi minuti sarà qui!
-COSA? - salto dal divano. - Chi verrà adesso?
-Il ragazzo a cui hai dato il tuo primo bacio. Quello che quella ragazza coreana vuole portarti via!
-Tailandese, nonna! E no, non continuare con questa storia!- mi passo una mano nei capelli, d'un tratto nervosa.- Perché verrà? Mi avevi detto che volevi prendere un tè con me... non che ci sarebbe stato anche Holden.
-Ho cambiato idea! Ho voglia di fare l'albero di Natale e mi servono nuovi addobbi. Ho pensato che potremmo andare ai grandi magazzini dove andiamo di solito per comprare le cianfrusaglie per il mio compleanno.
-E non potevamo andarci da sole?
-Non vedo il mio Holden da tanto, troppo, tempo! E poi, perché non vuoi vederlo? Pam...- tossisce. - i tarocchi mi hanno detto che avete ripreso a parlare dopo la vostra pausa. Scelta stupida quella della pausa, per inciso! - ritorna di fronte a me.
Il suo andare avanti e indietro mi ha messo mal di testa.
-No, non è che non voglia vederlo!- mi affretto a rispondere.- È solo che lui... è molto impegnato ultimamente! Ormai sta sempre con la sua... Malia.
-Motivo in più perché vi vediate! Ma comunque, tranquilla, Malia è la nostra deus ex machina.- mi fa un occhiolino.
-La... cosa?- corruccio la fronte.
Sventola la mani davanti a sé.- Lascia che il destino faccia il suo corso. Però, bada bene, bambina, - mi guarda dritto negli occhi.- devi sbrigarti a capire i tuoi sentimenti. Se questa ragazza capisce quanto Holden sia prezioso, saremo finite!- scuote la testa.
-Ma di cosa stai parlando? Saremo finite, chi?
-Tu ed io! Ti ho già detto che spero lui non getti la spugna con te. Sareste perfetti insieme!
-Nonna... non siamo in una telenovela!- sbuffo.
-A proposito di telenovelas, so che il primo uomo si è dimostrato un Nacho Garcia.- il suo tono si inasprisce.
-I tarocchi ti hanno detto anche questo?- sollevo le sopracciglia.
-Tutto. I tarocchi mi dicono tutto!
Che lingua lunga hanno questi tarocchi!
-Già,- annuisco.- si è mostrato un Nacho Garcia.- abbasso lo sguardo.
-Il mondo ne è pieno, bambina! Non pensarci più, okay?- mi prende il mento tra le dita.- Un giorno di questi verrò a dargli un pugno, non temere! Tanto sono vecchia, quel bacucco del vostro preside non potrà dirmi niente.
-Non pensarci neanche, nonna! Sono contro la violenza!
-E io sono contro i ragazzacci che trattano le ragazzine come bambole!
Sospiro.
-Allora, questo bacio?- sgrana gli occhi.
-Mi è piaciuto, va bene?- mi divincolo dalla sua stretta e mi copro la faccia con le mani.- Mi è piaciuto tanto, nonna!
-Normale, Leen! Non avevo dubbi che Holden fosse un abile baciatore!- cinguetta.- Avete fatto altro...?- fa su e giù con le sopracciglia.
-Nonna, che schifo!- mi do una manata in fronte.- I tarocchi ti hanno detto che il bacio è stato dato per necessità, vero? Non c'è niente di... di... romantico dietro il nostro bacio.- sono esasperata.
-I tarocchi mi hanno detto che gli hai fatto un ritratto e che lo guardi sempre.- sorride.- Sei innamorata, pulcino.
-Ma cosa dici?- alzo la voce.- Io... io... non...
Mi fermo quando sento il campanello di casa suonare.
Sgrano gli occhi, improvvisamente preda del panico.
Mi guardo attorno, alla ricerca di non so neanch'io cosa, poi mi catapulto in bagno.
Sento la voce di Holden, dopo pochi istanti. Saluta la nonna e inizia a parlarle di qualcosa.
Mi mordo l'interno della guancia, poi mi aggiusto i capelli e passo un filo di lucidalabbra.
È solo quando vedo il mio riflesso nello specchio sopra il lavandino che mi chiedo cosa dannazione mi stia prendendo.
Perché sento l'esigenza di mettermi in tiro per Holden? Okay, ho iniziato a vederlo con occhi diversi, ma è sempre un amico. Solo un amico. Che mi importa se mi vede struccata?
Sbuffo, dandomi della cretina. Poi esco dal bagno.
-Holden. - lo saluto.
Lo vedo sussultare, prima di voltarsi nella mia direzione.
-Kathleen... che piacere vederti! - mi sorride. - Non pensavo fossi qui!
-Oh sì, bambino, neanche lei lo sapeva! Però so che siete amici e mi è sembrato carino che oggi uscissimo insieme. Che ne pensi?
Holden torna a guardare la nonna. - È una bella idea! Passare del tempo con Kathleen è sempre... bello.
Sorrido.
-Allora, andiamo! Guido io!
-Ma come, guidi tu? Nonna...- inizio. - l'ultima volta ti sei beccata una multa per eccesso di velocità!
-Sciocchezze! L'ultima volta erano gli altri troppo lenti!
Holden si mette a ridere. Poi le porge il braccio.
-Sei sempre un gentleman, mio caro!- la nonna si entusiasma.
Lui si limita a farle un sorriso, in risposta.
Quando siamo in macchina, la nonna decide di rendere il suo catorcio uno stadio; accende lo stereo, e fa partire l'intera discografia di Stevie Wonder a tutto volume.
"So che hai fatto la spiona con mia nonna! Grazie, Pam!"
"Ma che dici! Non le ho detto proprio niente, io! Le ho spedito un nuovo mazzo di tarocchi, però. Immagino le avranno spifferato tutto. Ho avuto paura che tu non le raccontassi niente. Lei sa come fare le "diagnosi" in amore!"
"Come hai avuto il suo numero?"
"Ce lo siamo scambiate l'anno scorso, prima della festa di Halloween ;)"
"Ti odio!"
"Io ti amo!"
Scuoto la testa, poi rimetto il cellulare in tasca.
Il viaggio prosegue in modo silenzioso, fatta eccezione per mia nonna che canta a squarciagola ogni parola di ogni canzone.
Holden mantiene lo sguardo incollato sul cellulare per tutto il tempo. Con la coda dell'occhio, lo vedo ridacchiare e sorridere ogni due per tre. Quando non scrive, osserva il paesaggio fuori dal finestrino.
Non mi rivolge neanche mezza parola, così mi limito anch'io ad osservare il paesaggio esterno.
Non ha ancora nevicato quest'anno, ma lo scenario sa essere bello lo stesso. I negozi vestiti a festa, le strade sempre affollate, le lucine ad ogni angolo, le palline colorate, i sorrisi felici dei bambini.
Ho sempre amato il Natale; anche quando papà preferiva passarlo con la sua amante, dicendoci che era impegnato in uno dei suoi tanti improrogabili viaggi di lavoro.
Arriviamo in negozio dopo mezz'ora. La nonna si è beccata solo qualche occhiataccia da parte di qualche automobilista, nessuna multa, per fortuna.
Fa la sua entrata scenica, salutando i commessi e alcuni suoi amici, portando dietro di sé il suo profumo fruttato e lo scintillio dei suoi infiniti bracciali.
Prendiamo un carrello e ci avviamo verso ogni corsia possibile e immaginabile.
-Quest'anno voglio comprare anche un albero nuovo. Avrò bisogno di una mano a sorreggerlo, però. Mi aiuterai, figliolo?
Holden ci mette un po' a risponderle, troppo impegnato a non mollare il suo stupido cellulare.
-Cosa? Oh sì, certo! Sei hai bisogno di qualsiasi cosa, ci sono. - le sorride.
La nonna annuisce, rimanendo a guardarlo.
-Un giorno mi hai detto che io e te siamo uguali sul fronte digitale perché neanche a te piace stare troppo al cellulare. Eppure, bambino, oggi sembra che sia diventato parte di te.
Holden si tocca la nuca, imbarazzato.
-Scusami, Cecily! È solo che è tornata una mia vecchia, cara, amica da qualche giorno. Non ci sentivamo da diversi anni perché i suoi hanno trovato lavoro in Europa. Passerà le vacanze di Natale qui in città e quindi... sto sfruttando ogni minuto per essere in contatto con lei.
-Deve essere un'amica importante per farti sorridere in quel modo. - indaga la nonna.
-Già! Quando ero un ragazzino ne sono stato... innamorato, o qualcosa del genere. Malia è stata una figura preziosa nella mia preadolescenza. - sorride.
'Innamorato, o qualcosa del genere.'
-Va bene, pulcino! Sono felice che tu abbia ritrovato una persona importante! - gli cinge le spalle con un braccio.
Lui si limita ad annuire, abbozzando un altro sorriso.
Il carrello si riempie in poco tempo.
La nonna compra un piccolo abete sintetico, altre lucine, e dei pupazzetti di stoffa.
-È il momento delle palline! Ho notato che su questo scaffale ce ne sono di bellissime.
-Vero! Queste rosse sono molto carine. - osservo una scatola di palline ricoperte di brillantini.
-Stavo pensando più a quelle, in realtà! - nonna punta con l'indice verso una mensola in alto. - Puoi prendermele, Leen?
Strabuzzo gli occhi.
-Nonna... ma mi hai visto? Come pensi che...- mi interrompo quando noto che si sta allontanando.
Provo a chiamarla, ma continua ad ignorarmi fino a che non gira l'angolo.
Sospiro, poi mi sollevo sulle punte e provo a raggiungere la scatola che mi ha indicato.
Allungo le dita, tirando il braccio fino a sentire le ossa del polso scricchiolare.
Niente, non ci riesco.
Mi volto, allora. Holden è appoggiato ad uno scaffale poco lontano.
Apro bocca per chiedergli una mano, ma ha lo sguardo basso verso il suo cellulare, insieme ad uno dei soliti sorrisetti da ebete sulla faccia. Sai che novità!
Decido di non disturbarlo, così provo ad allungarmi di nuovo.
Mi rimetto sulle punte dei piedi, alzo il capo e allungo il braccio.
Quando sento l'angolo di una confezione sfiorarmi i polpastrelli, gongolo dalla felicità. Muovo le dita e provo ad avvicinare la scatola.
Poi succede tutto all'improvviso; sento una piccola fitta alla caviglia, così fastidiosa da farmi muovere la mano di scatto.
Di istinto mi copro la faccia con le braccia quando vedo una scatola finirmi addosso.
Tuttavia, nulla mi colpisce; sento solo il tonfo di un qualcosa che cade e il rumore di passi.
Quando sollevo lo sguardo, trovo Holden ad un centimetro da me, con le spalle leggermente curvate in avanti, in una posa di protezione.
Una smorfia di dolore è dipinta sul suo viso.
-Cosa pensavi di fare, Kathleen?
Si scosta da me, portandosi la mano sulla spalla destra.
-Ti sei fatto male? - mi preoccupo.
Provo ad avvicinarmi, ma fa un passo indietro.
Abbasso lo sguardo. -Non volevo disturbarti. - rispondo.
-Ma di cosa parli? - corruccia la fronte.
-Parlo del fatto che ormai passi la vita incollato al tuo telefono! Non mi è sembrato il caso infastidirti... – parlo con un tono di voce più acido del previsto. - A volte... a volte ho il timore che io stessa abbia iniziato ad essere un fastidio per te. - rialzo gli occhi su di lui.
Holden non risponde.
Rimane a guardarmi, con la fronte corrucciata. Poi sospira.
-Scusami. - dice dopo un po'.- Hai ragione! Sono un po' assente ultimamente. È solo che...
-C'è Malia, lo so.- lo fermo.
Poi mi piego sulle ginocchia per raccogliere le scatole che ho fatto cadere.
-Non sei un fastidio per me! – si inginocchia anche lui. – Non devi pensarle queste sciocchezze!
Non devo pensarle, ma poi ha questi atteggiamenti in cui anche solo toccargli la mano sembra spaventarlo. Come dovrei comportarmi? Come dovrei comportarmi quando la persona che prima cercava sempre un contatto con me, ora è quasi disgustato all'idea che possa sfiorarlo?
Mi distrae dai miei pensieri, quando la sua mano si avvicina al mio viso, confondendomi.
Mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi mi prende le guance tra le sue lunghe dita.
Sento il viso prendere fuoco, sotto il suo tocco.
-Che scema che sei! Come puoi pensare che tu possa essere un fastidio per me.- mi dà un buffetto.
Si rimette in piedi, tendendomi la mano per aiutarmi a fare lo stesso.
-Mi spiace se in questi giorni sono un po' distante...- mi stringe la mano.
-Figurati! È il tuo primo amore, no? Capisco che tu non voglia perdere nemmeno un minuto in sua compagnia. - allontano la mia mano. - Potresti posare queste scatole e prendere la confezione di palline turchesi?
Fa come gli chiedo, raggiungendo lo scaffale senza alcuno sforzo.
Quando me la porge, rimane a guardarmi negli occhi.
Ricambio lo sguardo.
-Phoebe mi ha detto che vorrebbe venire con te in una casa-famiglia. - dice.- Me ne parla ogni giorno.
Poi si mette le mani in tasca, riprendendo a camminare.
Lo affianco.
-Ah, già! Gliene ho parlato qualche tempo fa. Ogni anno, sotto Natale, faccio volontariato in una casa-famiglia.
-Forte! Ti trovi bene?
-Benissimo! Nel periodo natalizio i bambini sono super felici! Addobbiamo il salone principale, facciamo l'albero e prepariamo biscotti. La prossima settimana verrà anche Babbo Natale.
-Babbo Natale?- sorride.- Phoebe me ne ha parlato, in effetti.
-Sì! Ogni anno, Jerry, un vecchio dottore in pensione, si traveste e fa una sorpresa ai bambini. Li fa sedere sulle sue ginocchia e ascolta i loro desideri, raccogliendo le loro letterine.
-Sembra bello!- si volta a guardarmi.
-Lo è!
-Quando succede questa "consegna delle letterine"?- mima le virgolette.
-Si terrà sabato, il ventuno. A tal proposito, - mi schiarisco la voce.- se vuoi... beh... se vuoi puoi venirci anche tu! Faremo biscotti... l'albero... Phoebe potrebbe dare la sua letterina...- lo guardo, speranzosa.
-In realtà, io avrei già un... vabbè!- scuote la testa.- Ci sarò! Penso che sarà divertente.
Sorrido, contenta.- Grandioso!
-Oh, eccovi qui! Queste palline?- nonna sbuca da una corsia.
-Ho rischiato grosso, ma eccole qui!- le porgo la scatola.
-Sciocchezze! Vi va di venire a una festa?
-A una festa?- aggrotto le sopracciglia.
-Sì, una festa, Leen! Con il club del libro abbiamo organizzato una festicciola a tema Charles Dickens! Leggeremo alcuni passi del suo Canto di Natale per festeggiare l'arrivo delle feste.
-Mi spiace, ma ho promesso a mia madre che...- comincia Holden.
-Ho parlato io con tua madre, pulcino! Prima che tu arrivassi, le ho telefonato per chiederle se per lei non ci fossero problemi.
-Ah...
-Già! Andiamo, okay?
-Ma non siamo vestiti in modo adeguato! - protesto.
La nonna mi getta un'occhiataccia.
-Deus ex machina.- sibila.
Holden corruccia la fronte, confuso.
-Nonna, io...- comincio.
-Tranquilli! - mi ferma. - L'età media degli invitati è di ottant'anni! Sarete bellissimi. – ci cinge le spalle con le braccia.
***
Non scherzava.
Io e Holden siamo davvero i più giovani della festa.
Una festa davvero carina, però. Nulla è stato lasciato al caso. Gli addobbi, il cibo e le bevande sono stati preparati di proposito per ricreare lo scenario di Canto di Natale. C'è del punch all'arancia, di cui la nonna ci ha permesso di bere un bicchiere, tortine ribattezzate con nomi di alcuni personaggi del romanzo, e dolci di ogni tipo. La tortina Fran è la mia preferita.
Le attività previste comprendono la lettura di ogni capitolo della storia, la messa in scena di alcuni dialoghi, l'ascolto di musica del vivo suonata da due simpatici settantenni e dai loro violini, e balli di vario genere.
Eppure, nonostante la differenza d'età, Holden e io in questo momento sembriamo i più vecchi, dato il modo in cui ce ne stiamo seduti a guardare signori e signore con più di ottant'anni ballare in modo frenetico.
Mando giù un sorso di cola dalla mia cannuccia, poi do un morso al mio baklava, cucinato direttamente dall'amica turca della nonna. Oggi lo trovo tremendamente buono.
-Allora...- comincio, mandando giù il boccone.
Non mi piacciono tutti questi momenti di silenzio tra di noi.
-Allora. – ripete Holden.
Ha sempre il cellulare in mano, ma per lo meno mi guarda.
-Ciuffetto, eh?- è la prima cosa che mi viene in mente.
Si mette a ridere. Poi si copre la faccia con una mano.
-Che figura!
-Ma no, è tenero! Perché la tua... amica... ti chiama così?
-Quando eravamo piccoli mia madre aveva il brutto vizio di acconciarmi i capelli a suo piacimento. Tendeva a lasciarmi una ciocca di capelli sulla fronte, tutta sola. Da qui... ciuffetto.
-Tu la chiami Nanerottola, invece...- stringo la cannuccia tra i denti.
Ridacchia. - Sì! Quando conobbi Malia, era davvero piccola! Uno scricciolo...- sorride. - un dolcissimo scricciolo.
-Vi conoscete da tanto?
Prendo a osservare gli invitati.
Nonna sta chiaramente flirtando con un signore dal maglione orrido, uno di quelli con renne, alberi e tutto ciò che c'è di antiestetico. Ricorda vagamente Colin Firth, però. Con una ventina d'anni in più, si intende.
-Da quanto eravamo molto piccoli. Era la mia vicina di casa!
-E poi?
-Cosa?
-Dico... - mi schiarisco la voce. - cosa è successo? L'altro giorno ho sentito che vi diceva che non vi vedete da anni...
-Già! Come ti ho detto una volta, ho conosciuto Taylor quando abitavo in un altro quartiere, prima di trasferirmi nella casa dove vivo oggi. Ai tempi, conobbi lui e Malia. Io e lei abbiamo frequentato lo stesso asilo, la stessa scuola elementare e il primo anno delle medie. Poi, i suoi genitori trovarono lavoro presso un'impresa in Inghilterra e così... si trasferirono. Da allora, abbiamo smesso di sentirci. Abbiamo perso i contatti...
Mi volto a guardarlo.
Ha messo il cellulare in tasca.
-Come mai?
Fa spallucce.
-Non usavo ancora il cellulare a quell'età e neanche lei. I suoi genitori sono sempre state persone molto indaffarate, schiave dell'orologio e del lavoro. Poi, sai, si cresce e allora...- si ferma.- Per un anno le ho anche scritto delle lettere.- solleva un angolo della sua bocca.- Ma mi sono tornate tutte indietro! Temo che sbagliassi l'indirizzo.
Le scriveva delle lettere. Wow.
-L'importante è che vi siate ritrovati... no?
-Sì! – piega le labbra in un altro sorriso.- È stato bello ricevere un suo messaggio su facebook, tempo fa! Sin da bambina, Malia è sempre stata una persona allegra e vivace. Quando eravamo piccoli aveva il potere di farmi ridere anche quando ero particolarmente triste. In generale,- prende a gesticolare.- ha sempre avuto il potere di farmi sentire... bene. Come se con la sua sola presenza, tutte le cose... brutte, sparissero.
Tutte le cose brutte.
-Ecco perché te ne sei innamorato...- mormoro.
Si volta nella mia direzione. - Già... sarà stato per quello, sì!- mi guarda.
Mi limito ad annuire.
-State recuperando... il tempo perso?
-È ospite di sua zia, che abita non molto distante da casa nostra, così stiamo riuscendo a vederci spesso.- mi sorride.- La mattina facciamo colazione insieme e la sera, quando torno da lavoro, ceniamo e parliamo. Mi mancava tanto parlare con lei, sai? Quando eravamo bambini passavamo lunghe giornate a parlare...- punta i suoi occhi verso una coppia.
-Rimarrà... molto in città?- fisso la nonna.
-Temo di no! Deve rientrare a scuola, dopo le vacanze di Natale. - sospira.- Immagino però che adesso la lontananza non sarà più un problema. Sarei disposto a comprarmi tutti gli apparecchi telefonici in circolazione pur di non perderla più di vista.
Annuisco, mandando giù un altro sorso di coca-cola.
-È molto bella...- dico, dopo un po'.
Torna a guardarmi.
-Lo è! Ai tempi pensavo fosse la bambina più bella della Terra! Con quegli occhioni dalla forma particolare e quei capelli sempre luminosi e profumati.- sorride.- Adesso lo è ancora di più! Ha un sorriso che scioglierebbe anche i cuori più freddi.
Ha uno sguardo sognante mentre ne parla.
Per un momento mi chiedo se abbia rivolto anche a me certi sguardi quando gli piacevo. Magari sono io a non averli mai saputi leggere.
-Ti piace molto, eh?
Quando lo dico, sento una fastidiosa sensazione all'altezza del petto.
Schiude le labbra per rispondere, ma viene interrotto dalla nonna.
-Pulcini! Ma che ci fate tutti soli? Venite a ballare, su!
Nonna ci si fa vicina, tendendoci le mani e tirandoci in piedi.
Ci trascina fino alla pista da ballo, presentandoci alcuni suoi amici, tra cui Fatos, la sua amica turca.
Holden chiede alla nonna se voglia ballare con lui; lei accetta all'istante.
Quando li vedo vicini, stretti l'uno all'altra, mi trovo a pensare che forse nonna aveva ragione quando paragonò Holden ad un attore. Così alto, dinoccolato, con i capelli sempre puliti, all'apparenza così morbidi. Le sorride, mentre lei lo stringe come fosse un orsacchiotto.
Vengo distratta da un arzillo vecchietto di nome Howard che mi chiede un ballo. Il tutto condito da un inchino, seguito da una sua imprecazione per un acciacco alla schiena. Mi diverte e così accetto. Mentre ci dondoliamo, mi racconta del suo amore per il Natale e per sua moglie, Catherine, una bellissima signora che ci guarda sorridente, appoggiata alla libreria della sala.
Gli parlo della scuola e di come passerò le feste, poi la musica si ferma.
-È il momento della mosca cieca!- dice Catherine.
-Oh, già!- dice la nonna.- Siamo nella terza strofa quando Scrooge incontra il secondo dei tre spiriti, quello del Natale presente. Il vecchio taccagno si imbambola nel vedere suo nipote e gli altri invitati spassarsela, mentre lui è fuori, al freddo.
-E Topper fa il marpione con la vecchia Betsy!
-Chi vuole iniziare?
-Mia nipote!- urla la nonna.- Copriamole gli occhi, presto!
-Cosa? No, no, nonna, io... sono un po' stanca e non sono mai stata brava a giocare a questi giochi.
-Stupidaggini! Siete voi i più giovani, e in quanto membro onorario del club, voglio che sia tu la prima a iniziare.
Rivolgo uno sguardo disperato nella direzione di Holden, ma lui si limita a scrollare le spalle e a ridacchiare.
Gli lancio un'occhiataccia, poi sbuffo.- E va bene!
La nonna e tutti gli invitati battono le mani.
Poi, Catherine mi copre gli occhi con un fazzoletto che mi stringe dietro la testa.
-Quante sono queste? – mi viene domandato.
Suppongo che qualcuno mi stia sventolando le proprie dita sotto al naso; d'improvviso mi ricordo di quando feci la stessa domanda a Holden, quando gli sfilai gli occhiali la sera dell'appuntamento.
Maledizione, sto pensando troppe volte a quella sera.
-Non vedo nulla!- biascico.
-Bene! Possiamo iniziare, allora.
Sento qualcuno stringermi per le spalle e farmi girare su me stessa per tre volte, facendomi venire il mal di testa.
Allungo le braccia di fronte a me e inizio a fare dei passi in ogni direzione.
Vado a destra, a sinistra, poi di nuovo a destra.
In risposta ricevo solo gridolini di divertimento.
Nessuno parla e solo il ticchettio dei tacchi delle signore mi permette di orientarmi.
Vado avanti, poi torno indietro.
Finché non inspiro un gradevole e inconfondibile profumo di shampoo per bambini, e di bucato.
Allungo la mano, riuscendo a catturare nel mio palmo il mignolo di una mano.
-Catturato! - dice una voce.
Poi sento altri gridolini e delle risate.
-Ora devi provare a indovinare di chi si tratta, signorina.
Con la mano vado a stringere le altre dita ossute di chi mi sta di fronte.
Gli sfioro i dorsi, poi le ossa sporgenti dei suoi polsi, le sue braccia e le sue spalle.
Quando arrivo al viso, accarezzo due guance magre e lisce.
Degli zigomi alti e delle labbra sottili, morbide al tatto, da cui all'improvviso fuoriesce un piccolo sospiro che mi solletica la fronte.
Poi le sopracciglia, folte e morbide.
Percorro con i polpastrelli il setto nasale e infine le ciocche setose dei suoi capelli.
-Holden Morris.- dico, posando le mie mani sulle sue spalle.
-Bastava anche solo il nome.- risponde la nonna.
Mi affretto a togliere la benda.
Holden mi guarda.
Lo guardo anch'io, sorridendogli. - La colpa è di tua sorella! Il profumo dello shampoo da bambino è inconfondibile.
Non mi risponde; sembra quasi imbambolato.
-Oh, ma tua guarda!- dice Catherine.- Siete sotto il vischio, ragazzi.
Alzo lo sguardo verso il soffitto, notando effettivamente che del vischio pende sulle nostre teste.
Se non fosse l'unico della stanza, penserei che dietro questa coincidenza ci sia lo zampino della nonna.
-Cosa?- dice Holden.
Poi sbatte velocemente le palpebre e fa dei passi all'indietro.
-Dove sfuggi, bambino? Adesso devi baciare mia nipote.- interviene la nonna.
Un attimo. Cosa?
-No, non è una buona idea!- risponde Holden.- Sono solo stupide credenze.- sembra agitato.
Tutti i nonnetti sgranano gli occhi, facendo delle facce quasi scandalizzate.
-Sì, beh, ha ragione.- intervengo prontamente.- Sono solo vecchie tradizioni.
-Sciocchezze!- dice la nonna.- Avanti, baciatevi!
Sgrano gli occhi.
-Nonna!- la rimprovero.
In risposta stringe le labbra e inizia a lanciarmi strani segnali con gli occhi.
Mia nonna è decisamente fuori di testa.
Io e Holden ci guardiamo attorno, spaesati. Poi mi si avvicina.
Schiudo le labbra e lo guardo, sentendo il cuore prendere a battere all'impazzata.
Avviene tutto in fretta. Si abbassa all'altezza del mio viso e sussurra un "scusami!", poi preme le sue labbra contro la mia fronte.
-Signori, più di questo non avrete!- dice subito dopo.
La nonna fa una smorfia di disapprovazione, così come gli altri invitati.
Questione di secondi, però, e ricominciano a parlottare tra loro.
-Vado a prendere qualcosa da bere.- dice Holden, allontanandosi.
Con ancora il calore della sua bocca sulla pelle della mia fronte, mi dico che non poteva fare altrimenti. Cioè, sì, insomma, non poteva mica baciarmi sulle labbra.
Però, ecco, mentirei se dicessi che ricevere un mero bacio sulla fronte mi fa sentire strana, come se mi mancasse qualcosa.
Sono un'idiota.
Un po' lo sei, Kat! Sorry not sorry!
No dai, non fare così, non piangere. Ti voglio bene, sì, okay, okay!
Ma ciaoo! Come state? Spero benissimo!
Ce l'abbiamo fatta, signori e signore: la nostra Kat ha detto che Adam non le piace più! Pronti a stappare lo spumante? Ci abbiamo messo 25 capitoli, ma ce l'abbiamo fatta! XD
Ma era inevitabile, no? Scopriamo che il nostro principe Adam si diverte a prendere in giro non solo sua nonna, ma anche le ragazze! Che dietro le quinte fa il bulletto e che c'è persino una setta che non può vederlo! Il C.C.A.
Immagino voi ne fareste parte senza problemi, vero? XD
Poi... abbiamo conosciuto la bella Malia.
Bellissima, sicura, spigliata e Holden... le è molto affezionato! Che impressione vi ha fatto?
E, last but not least, è tornata nonna Cecily! Spero che siate state contente di rivederla! Urgeva il suo intervento, che dite? Io mi diverto sempre un mondo quando scrivo di lei. <3
Ci è scappato un bacio( sulla fronte, è vero!) alla fine, ma care mie, adesso dovrà guadagnarselo un bacio, la nostra Leen. Siete d'accordo?
Vi lascio perché il capitolo è già molto lungo. Spero vi sia piaciuto, perché io avevo un'ansia prima di pubblicare!
Io vi saluto, e vi ringrazio. Ogni stellina e ogni commento mi rendono sempre molto felice <3
Se non lo fate ancora, e vi va, vi ricordo che ho un profilo su Instagram(rob_scrive) in cui è stato scelto il presta volto di Taylor e persino il "doppiatore" di Holden. Ha vinto Flavio Aquilone! *^* In questi giorni mi piacerebbe chiedervi nelle mie stories un vostro aiuto. perché vorrei scrivere un capitolo speciale dal punto di vista Holden... stay tuned! <3
Alla prossima,
Rob
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