Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Caleidoscopio

27

Caleidoscopio

Se la felicità è dietro l'angolo, la mia vita è un cerchio.

(Peanuts– Charles M. Shulz)

–... Vestita di nero.

Mi piace Holden.

–Pensavo... sgridasse... niente.

Mi piace Holden.

–... difficile... credere.

Mi piace Holden.

–... Kathleen?

–Eh? Cosa? – strabuzzo gli occhi.

–Hai ascoltato cosa ho detto? –  Chas mi lancia un'occhiataccia.

–Sì, certo! – mi affretto a rispondere.

–Ah sì? – solleva un sopracciglio. – E di cosa stavo parlando?

–Beh... – mi schiarisco la voce. – del fatto che la notte della vigilia tu sia andata in chiesa con il tuo look da punk ribelle e di come tua madre, stranamente, non abbia dato di matto. – rispondo meccanicamente. – Hai anche aggiunto che pensavi che avrebbe chiamato l'esorcista.

Mantiene il sopracciglio sparato verso l'alto, facendolo assomigliare all'ala di un gabbiano perfettamente piegata.

–Ti funzionano bene le orecchie, ma non me la bevo!

–Anche secondo me eri distratta! Forse la causa è la tua indignazione, pari alla mia, nel costatare che dopo il venticinque questi idioti non vendano più i biscotti a forma di alberello, con la glassa al cioccolato? Ma che cavolo, perché non possono aspettare la fine del mese? Eh? Mica in strada smontano tutte le lucine dal ventisei. – borbotta Pam, le guance rosse dal nervoso.

–Pam, stai calma! – Chas posa la mano sul dorso della sua. – E comunque non credo che Kat stesse pensando a questo. – torna a puntare i suoi fari verdi contro di me.

–E... invece... pensavo proprio a questo!

È difficile. Non l'ho ancora detto ad alta voce. A nessuno. Non ci riesco.

Mi ritornano in mente all'improvviso le parole che rivolsi a mia mamma. Dire a voce alta che ci piace qualcuno rende il tutto... più reale. Forse ho paura di farlo perché significherebbe ammettere la mia cecità e la mia sordità davanti a persone che mi hanno sempre detto che a me Holden piaceva.

–Vabbè. – si arrende. – Dicevo che alla fine mia madre ha lasciato che mettessi il rossetto scuro e che indossassi i jeans neri, quelli con le borchie. Sono domeniche che seguo la messa alla tv per passare meno tempo possibile con i miei, ma quella di Natale va seguita rigorosamente in chiesa. Quindi ho deciso di andarci. Per un momento ho avuto paura della reazione di mia madre davanti ai miei vestiti, ma me ne sono fregata, continuando la mia "rivolta". – mima le virgolette. –  Però...

–Però ti ha sorpreso. – intervengo, provando ad essere più partecipe.

Poi prendo a magiare un biscotto, dalla banale forma circolare, per mantenere alta la concentrazione.

–Esatto! Non ha fatto nessuna scenata e dopo la messa abbiamo fatto una bella chiacchierata, sapete? – accenna un sorriso. – Mi ha chiesto se questo mio comportamento durerà ancora per molto; le ho risposto che non doveva preoccuparsi perché avrebbe dovuto sopportarmi solo per altri pochi mesi. Credo che... questa frase le abbia fatto un certo effetto, perché si è seduta sulla panchina che abbiamo in veranda e mi ha invitato a sedermi al suo fianco. Mi ha chiesto come stessi e... non era polemico il suo tono di voce. Per un momento mi è sembrata la mamma che mi raccontava le parabole del vangelo per farmi addormentare. – fa un altro piccolo sorriso.

–Ovviamente le favole erano troppo estreme. – sghignazza Pam.

Io e Chas prendiamo a guardarla, serie.

–Scusate. Continua pure, tesoro.  – stringe le labbra.

–Dicevo... – Chas si mette una ciocca ramata dietro l'orecchio. – che abbiamo parlato, e... le ho detto semplicemente una frase, e credo abbia capito, e...

–Quale frase? – la interrompo.

–Ma nulla di che. – minimizza, facendo spallucce. – le ho fatto un pippone filosofico, una di quelle robe che potreste trovare sui bigliettini che mettono nei cioccolatini o nei biscotti cinesi. Tipo " Non essele tuo aspetto a detelminale chi tu sei, ma tue azioni".

–Non fare la scema. – le do una spinta scherzosa. – Voglio sapere il pippone filosofico.

Sbuffa, facendo un piccolo sorriso.

–L'ho detto poco fa. Che non è il mio aspetto a determinare il mio essere. Che non è il trucco, il vestito, la musica che ascolto, o l'avere fede in una religione, o non averne nessuna, a rendermi una persona buona o una persona cattiva. Sono le nostre azioni e le nostre scelte a renderci chi siamo. È un discorso così scontato, o almeno lo dovrebbe essere, eppure mia mamma e mia nonna mi hanno dimostrato che non lo era. – sospira.

–A volte sappiamo essere più maturi di certi adulti. – le sorrido.  –Lei come ha reagito? – le domando.

Scrolla le spalle. – Non mi ha risposto. Però mi ha stretto la mano.

–È un buon segno, tesoro! – trilla Pam.

–Non so... ho paura che dopo le feste, tutto tornerà come prima... – la voce prende a tremarle leggermente. – che torneremo a urlarci contro e che sarò costretta a passare i pomeriggi a casa di Lydia per non vedere sul suo volto quell'espressione di delusione mista alla repulsione che le distorce i suoi lineamenti così simili ai miei. Ma spero di sbagliarmi. Anche se non andiamo d'accordo, le voglio bene, è mia madre.

–Certo che le vuoi bene! E lei ne vuole a te, te l'ho già detto. – le stringo la mano. – Abbi speranza. Forse questo Natale ha avuto modo di riflettere sui suoi sbagli. Il fatto che ti abbia posto una domanda così semplice del tipo: "come stai?" la dice lunga. Fra pochi mesi non vivrete neanche più insieme e probabilmente avrà capito che farti la guerra non è il giusto approccio.

–Sono d'accordo, tesoro. –  aggiunge Pam. – Tua mamma è pesante e tutto quanto, però sei la sua unica figlia e non può lasciare che la situazione tra voi resti così tesa.

Chas sospira. – Lo spero, ragazze. Lo spero tanto! – ci rivolge un sorriso. – Comunque, idee per Capodanno?

Gli occhi di Pam si fanno d'un tratto luminosi.

–Capodanno! Oh, speravo qualcuna prendesse il discorso. Ragazze, – allarga gli occhi. – mi sono comprata un vestitino da sballo!

–Hai in mente qualcosa? – le domando.

–Niente di che! Tay non mi ha fatto sapere ancora nulla. – fa una smorfia di disappunto. – Però spero che mi chiami a breve, perché quel vestitino va indossato. Anche a costo di organizzare un festino con tua nonna.

–Figurati se mia nonna ti vorrà tra i piedi! Con il club del libro organizzano sempre feste fighissime. – mi diverto.

–Taylor non ti ha ancora baciata, figurati se doveva avvisarti di qualche festa di Capodanno. –Chas rincara la dose.

Pam stringe gli occhi fino a ridurli a due fessure.

–Questo non dovevi dirlo! – le porta le mani alla gola, fingendo di strozzarla.

Chas sta al gioco, snaturando i suoi lineamenti con boccacce e occhi storti che dovrebbero darle un'espressione sofferente, ma che invece la fanno sembrare solo buffa.

Mi metto a ridere.

Che sceme.

– Basta così. – Chas si risistema, prendendo le mani di Pam tra le sue. – Se vi dicessi che potrei rimediare tre biglietti per una festa universitaria? – muove ritmicamente le sopracciglia.

Cosa? E come pensi di ottenerli? – allargo gli occhi.

–Oh beh... –prende a strofinare il polpastrello dell'indice contro un punto del tavolino. –Non so se vi ricordate di Antonio... di Tony... il barista del Montecristo. – la sua voce subisce una lieve inflessione.

Io e Pam ci scambiamo un'occhiata.

–Beh? –Pam corruccia la fronte.

–Diciamo pure che potremmo...– mantiene lo sguardo basso. – esserci sentiti ultimamente. Cioè, l'ho trovato su Instagram grazie ad alcune ricerche sul locale, gli ho messo qualche cuoricino a qualche sua foto, e da lì... – si morde le labbra.

La guardo in silenzio, avvertendo i miei occhi spalancarsi dalla sorpresa.

Gli occhi di Pam hanno la stessa reazione, solo che lei schiude anche la bocca.

Chas ci guarda, chiaramente imbarazzata.

– Sentite... – si sente in dovere di continuare. – forse ho sbagliato, ma mi andava di trovare questo ragazzo e l'ho fatto. Mi ha riconosciuto subito, sapete? Mi sembra un tipo okay. Ci siamo sentiti anche su facebook e abbiamo fatto anche delle video chiamate. È un tipo molto dolce...– le guance le diventano rosse.

–Quanti anni ha? – indago.

–Diciannove. – abbassa lo sguardo.

–E cosa fa nella vita? Studia? È sposato? Divorziato? Vedovo? Ha figli? – mi manca una torcia da cui puntarle un fascio di luce sulla faccia.

–Questo si chiama terzo grado, Kat! – sbuffa, indispettita.

–Tu rispondi! – le punto il dito contro.

–È single e no... – scuote la testa. – decisamente non ha figli! Per il resto, studia ad un'accademia d'arte, qui a Portland.

–Un artista... – annuisco. – Bene! Non è un tipo come Adam, vero? Ha qualche comitato contro?

–Non ci parliamo da chissà quanto. – giocherella con le dita delle mani. – Ma no... sento che non è un tipo come Adam.

–Voglio che d'ora in poi tu ci tenga aggiornate su tutto, okay? – la mia suona come una minaccia.

–Signorsì signore. – fa il saluto militare.

–Bellezza, ma come diavolo ti è venuto in mente di fare tutto questo di nascosto? – sputa Pam, con una strana incrinatura nella voce. Come se si fosse trattenuta per troppo tempo.

Chas le risponde, ma mi distraggo quando parte la suoneria del mio cellulare.

Entrambe smettono di bisticciare, puntando i loro occhi su di me.

–È Holden. – leggo il suo nome sul display. – arrivo subito, okay?

–Non puoi parlare qui? Tanto ci dovrai comunque raccontare tutto quando avrai finito. – cinguetta Pam.

–C'è troppa gente! Vado un attimo fuori e quando finisco vi racconto di cosa abbiamo parlato. – sorrido.

–Va bene. – sembra delusa.

Chas mi lancia un'occhiata strana, ma lascio perdere.

–Holden. – lo saluto, appoggiandomi al muretto esterno.

–Leen.

Sorrido. – Dimmi tutto.

–Ti disturbo?

Non potresti mai farlo.

–Certo che no! Sono tutta orecchie!

–Ti sono arrivate le foto di Phoebe e dei suoi regali di Natale? Ha adorato il tuo peluche! Ha detto che va bene chiamarla Georgina, perché per lei è una coniglietta, e farla sposare con Bunny. – lo sento ridere.

La sua risata passa dal mio orecchio sinistro e arriva dritta al petto.

Ridacchio, intenerita. – Ho visto! Sono tanto contenta che il mio regalo le sia piaciuto. – mi attorciglio una ciocca di capelli attorno all'indice. – Sono tutti bellissimi i regali che ha ricevuto. Lei è bellissima. Ho visto anche la foto dove siete insieme, mentre ti è seduta sulle spalle come una scimmietta.

–C'è un motivo per cui la chiamo mostricciatolo!

–La chiami anche pesciolino! – osservo.

–Pesciolino è per i momenti in cui sono il fratello maggiore sdolcinato. Mostricciatolo è per quando sono il fratello maggiore che deve fingere di detestare la propria sorellina perché sì, insomma, è la natura che vuole che tra fratelli ci si tolleri poco, vero?

–Ma se tu ami tua sorella!

–Beh, bisogna pur mantenere certe apparenze.

Rido di nuovo.

–Comunque, Leen, fra pochi giorni è Capodanno e allora...

–Sì, certo. – non gli do il tempo di finire la frase.

La sola idea di passare l'ultimo dell'anno in sua compagnia mi esalta.

–Mi accompagnerai a fare shopping, quindi? – ridacchia.

Shopping?

–No, un attimo... cosa? – corruccio la fronte.

–Volevo chiederti se oggi pomeriggio ti andasse di accompagnarmi a fare shopping. Vorrei... rinnovare un po' il mio look.

–Oh, – schiudo le labbra, presa alla sprovvista. – E come mai questa voglia di... cambiamento?

–Perché Malia mi ha suggerito di provare a vestirmi in modo... diverso. Mi ha invitato a passare l'ultimo dell'anno in sua compagnia. Pensa un po', andrò ad un concerto. – si mette a ridere.

–Un... concerto? – stringo le labbra.

–Già. Nulla di che, eh! È il concerto di una tribute band di David Bowie. Si terrà in un locale vicino a Chinatown.

–Oh.– mi limito a rispondere.

Il solo nominare Malia ha avuto di nuovo il potere di farmi perdere il sorriso.

–Tutto okay?

–Sì, scusami. È che le mie amiche mi stanno aspettando! Comunque... non puoi chiedere a Taylor di accompagnarti a fare shopping? Io non sono brava con i vestiti maschili.

–Ma come? Mi ricordo bene quando mi dicesti che avrei dovuto indossare più spesso delle felpe perché mi facevano sembrare più giovane. – ride. – Ti vesti benissimo, Leen, e mi fido del tuo buon gusto! In più, non hai detto che dovremmo passare più tempo insieme, da soli?

Sì, ma non per farti uscire con il tuo primo amore.

–Sì, hai ragione... – mormoro.

–Allora è... un sì?

–Va bene, come vuoi.

–Sono contento! Allora ti passo a prendere per le quattro a casa tua, okay?

–Okay.

Mi saluta e così metto giù.

Stringo le dita attorno al telefono, chiudendo gli occhi.

Per un momento avevo sperato che volesse invitarmi a passare il Capodanno con lui. Che mi avrebbe proposto una serata simile a quella del ventuno. Una pizza, un film e la reciproca compagnia. A me sarebbe andata bene, sul serio. Non mi sarebbe importato dei fuochi di artificio, di andare a ballare, o di indossare qualcosa di scintillante. La sua presenza, il suo buon profumo e la sua gentilezza sarebbero stati gli ingredienti perfetti di un perfetto ultimo giorno dell'anno insieme.

Ma c'è Malia.

Malia che è un po' un fantasma. Un fantasma venuto dal passato pronto a ricordare che esiste, che c'è, e che quando non è visibile, si fa sentire, occupa tutto lo spazio, trova il modo di tormentarti.

Rientro nel bar, con una sensazione di tristezza che mi grava sulle spalle. Tuttavia, mi sforzo di sorridere davanti alle mie amiche.

Stanno parlando fitto fitto tra di loro, ma quando mi vedono si ricompongono alla velocità della luce, insospettendomi.

–Beh? – mi domanda Pam.

–Cosa? – prendo un altro biscotto.

–Che voleva il tuo Holden? – sbatte le ciglia, civettuola.

–Non è il mio Holden. E comunque, vuole che lo accompagni a fare shopping.

–Oh, wow. Vuole aggiungere un'altra camicia a quadretti al guardaroba? – si mette a ridere.

Chas le lancia un'occhiata torva in risposta.

–Vuole cambiare look perché...– mi muovo sulla sedia, trovandola all'improvviso scomoda. – ha un appuntamento con Malia. – abbasso lo sguardo.

–Un appuntamento con il suo primo amore. Meraviglioso. – ripete Chas. – E dov'è che vanno di bello?

–Vanno... – mando giù un groppo invisibile. – ad un concerto di una tribute band di David Bowie.

Pam punta i suoi occhi verso Chas.

–Che figata! – Chas posa una mano sulla guancia e mi guarda.– Perché lo dici con quella faccia, Kat?

–Con quale faccia? – tentenno.

–Triste, delusa... non c'è bisogno che aggiunga altro, no?

–Non so... avrei voluto passare la serata con lui. – confesso. – Con voi e con lui, si intende. – mi affretto ad aggiungere.

–Possiamo farlo, se vuoi! Magari facciamo un'imboscata in incognito... o qualcosa del genere.

–Ma che dici, Chas? – strabuzzo gli occhi. – Come pensi di fare un'imboscata a un concerto?

–Quanto la fai difficile. Facciamo come abbiamo fatto per Adam; foulard, occhiali da sole e passa la paura. – continua a guardarmi con fare strano.

Pam rimane in silenzio.

–Ti è andato di volta il cervello? – la butto sul ridere. – Stiamo parlando di un concerto! Come pensi di passare inosservata bardata in quel modo?

–Divertente come ti preoccupi del modo in cui passare inosservata all'appuntamento di un amico, e non del fatto in sé.

–Ora sono io la colpevole?– le sopracciglia si tendono verso l'alto. – Siete voi ad avermelo proposto.

–E non mi pare che l'idea ti abbia inorridito così tanto, dato che hai posto l'accento più sul modo in cui potremo nasconderci. – fa un sorrisetto di vittoria.

Abbasso lo sguardo. Ha ragione, non mi sono posta neanche per un secondo il problema che sia il gesto in sé a non andare bene. Avrei dovuto rispondere qualcosa come: "Con quale diritto dovrei voler andare all' appuntamento di un amico?", però... non è questo che mi è passato per la mente. L'idea di andare a questo concerto per vedere cosa succederà tra loro due mi stuzzica più di quanto abbia il coraggio di ammettere.

–Comunque, – riprende Pam. –Ci stai o no? Ho ancora il binocolo giocattolo che abbiamo usato per Adam.

Mi mordo le labbra.

–Non è una buona idea... – mi sforzo di dire.

–Già, è un'idea stupida. Ma in guerra e in amore è tutto lecito, no? Nel caso non l'avessi capito, Malia è in guerra con te.

–Ma... che dici?

–Kat. – scuote la testa. – Ci hai raccontato cosa ti ha detto! È chiaro che ti voglia fuori dai giochi perché ha capito che sei una figura importante nella vita di Holden. Il perché ti voglia fuori dai giochi? Holden le piace. – parla con una punta di saccenteria nella voce, come se fossi una bambina a cui è necessario spiegare tutto.

Prendo a tamburellare le dita sul bordo del tavolo.

–Non ha detto che... mi vuole fuori dai giochi e che lui le piaccia. E poi... lui...

–Lui? – Pam prende la parola. – Non ti piace? Giusto?

Abbasso lo sguardo.

–Ti basta dire quelle tre paroline magiche e noi ti aiutiamo a passare il Capodanno con il tuo caro amico, Holden. Altrimenti, lascia pure che lui e Malia passino del tempo insieme, si innamorino e lui ti veda solo come l'amica a cui dare ripetizioni. Oppure insisti ancora nel dire che vuoi che ti veda solo come tale?

Arrossisco, sentendomi sotto pressione.

–Quali sono queste paroline magiche? – temporeggio.

Holden mi piace. Tutto qui. Semplice, breve, pulito. Ti risparmio il: "Mi piace da impazzire da quanto ci siamo risucchiati la faccia a vicenda".

Pam sghignazza, mentre io vorrei solo che si aprisse una botola sotto la mia sedia.

Mi si deve proprio leggere in faccia.

Prendo un altro biscotto e lo mordicchio sotto i loro sguardi indagatori.

Poi mi gratto il collo e mi guardo attorno.

Questo è il momento giusto per sputare il rospo. A me piace Holden, è un dato di fatto. Devo dirlo a voce alta.

–Allora? Ci vuole molto? – si spazientisce Chas.

Mi limito ad annuire.

–Perché annuisci? Che significa?

Mi inumidisco le labbra, sempre più a disagio.

–Avete ragione...– borbotto a bassa voce. – L'avevate da tempo.

–Su cosa?

–Che mi... piace.– mormoro.

–Come, scusa? Non ho sentito? – Pam alza la voce, attirando l'attenzione di qualche cliente.

Mi agito sulla sedia.

–Holden...– ripeto.

–Holden... cosa? – insiste Chas.

–Holden mi piace! – sbotto, alzando la voce a mia volta. – Sì, mi piace tantissimo. Va bene? Siete contente?

Sento le guance prendere fuoco.

Di nuovo, alcune persone si voltano nella nostra direzione.

–AH! Lo sapevo. – trilla la rossa, facendo un sorriso sornione. – Sgancia i verdoni, sorella. – si rivolge a Pam.

–Sì, ma non è giusto. Hai chiaramente barato! – sbuffa in risposta.

Corruccio la fronte, confusa.

–Barato? Ma che dite?

–Abbiamo scommesso su chi delle due fosse riuscita per prima a farti dire a voce alta che il genietto, pardon, Holden, ti piace. La signorina casa e chiesa al mio fianco ha chiaramente giocato sporco, perché a questo concerto ci andremo in ogni caso. – risponde Pam.

Chas fa uno sguardo da furbetta.  – Sono stata semplicemente più veloce di te!

–Cosa? – sgrano gli occhi. – Avete scommesso su di me?

–Già! Che Holden ti piaccia è un dato di fatto da diverso tempo, però sentivo che adesso eri pronta a confessarlo. Eri troppo strana! Hai visto cosa mi hai costretto a fare? Mi hai fatto dire una bugia, Kat.

–Avete scommesso su di me. –ripeto, ancora incredula. – Che bastarde.

Si mettono a ridere, facendo scontrare le loro mani chiuse in dei pugni.

–Ecco a te, buffona. –Pam le dà un dollaro, infastidita.

Un dollaro? È questo che vale la mia confessione? – aggrotto la fronte.

–Bellezza, questo è quello che possiamo permetterci. – fa spallucce. – A proposito, se avessi un dollaro in più, comprerei una bottiglia di champagne. C'è da festeggiare qui! – dice euforica.

–E pensi di cavartela con due dollari per una bottiglia di champagne? – la riprende Chas.

–Ma... cosa intendete nel dire che ci andremo in ogni caso? – sono sempre più confusa.

–Quando ti sei allontanata, mi ha telefonato Tay. Mi ha detto che la sua cara amica Malia, – alza gli occhi al cielo. – li ha invitati ad un concerto per la notte di Capodanno. Per essere più precisi, pare che l'invito gliel'abbia estorto perché voleva passare la serata solo con Holden. Ovviamente verrete anche voi!

Sento una fitta all'altezza del petto.

–Allora, quando lo hai capito?

–Cosa? – chiedo.

–Che sei pazza di Holden Morris.

Abbasso lo sguardo.

–L'altro giorno, dopo che ci siamo scambiati i regali. – prendo il ciondolo a forma di libro tra le dita. – Mi sono accorta che la sua presenza mi rende felice e che mi piace tutto di lui. – abbasso lo sguardo.

Annuiscono, compiaciute.

–Perché non ce l'hai detto subito?– domanda Chas.

–Beh... tu non ci hai raccontato niente di Tony, quindi... – mi difendo.

–Non mettere in mezzo me, adesso. – mi punta il dito contro. – Noi ti diciamo da tanto che sei cotta di lui, ma lo hai sempre negato.

Mando giù un sorso di cola.

–Lo negavo perché ero certa che non mi piacesse, che fosse solo un amico. Mi piaceva la sua compagnia, ma... non avevo voglia di baciarlo, o di conoscerlo a fondo, come invece vorrei fare adesso. E quando sentivo che c'era qualcosa... di più, mi era difficile pensare che lui mi potesse piacere. Era l'ultima persona al mondo verso cui avrei mai pensato di provare qualcosa.

–Per via dei tuoi stupidi pregiudizi, vero? – fa Chas.

–Già. Per via della mia infinita superficialità. Holden non è mai rientrato in quei parametri di bellezza che ero convinta che mi piacessero perché... piacciono a tutti. Lo trovavo sgraziato, troppo alto, troppo magro, troppo pallido, troppo... troppo. Poi, ho iniziato a capire che lui è tante cose, ma che mi piacciono tutte.

–Hai voglia di baciarlo, eh? – Pam piega le labbra in un sorriso sghembo.

Le do un piccolo calcio sotto il tavolo.

–E poi... – riprendo. – non lo so, ma è stato difficile ammetterlo a voce alta. Con Adam è stato tutto diverso. Lo vidi, lo trovai bello e boom... dissi subito che mi piaceva.

–Te lo dobbiamo davvero spiegare, Kat? – fa Chas.

–Cosa? – sollevo un sopracciglio.

–Che Adam era un'altra cosa, bellezza. – continua Pam. –Di Adam apprezzavi l'aspetto. Fine. Gli avevi cucito, anzi gli avevamo cucito, addosso un'interiorità che chissà perché credevamo gli fosse propria solo perché è molto bello. Non sei mai stata innamorata di Adam, ne eri cotta, ne eri infatuata. Ma le cotte, soprattutto alla nostra età, possono sfumare in fretta, te l'ho già detto.

–Mi vuoi fare di nuovo il discorso in stile "Il tempo delle mele"? – inarco un sopracciglio.

Scuote la testa, facendo finire un ricciolo scuro sulla fronte.

–Voglio farti capire che quello che ti lega a Holden è più forte. Molto più forte. A te lui non piace e basta. Tu ne sei innamorata.

Non protesto.

Holden è nella mia testa, nel mio petto, nelle mie ossa, nel sangue, in ogni mia più piccola parte di me. È ormai pensiero fisso e costante. Non è necessario, perciò, oppormi a qualcosa di così...vero.

–Allora è la prima volta che mi innamoro. – realizzo.

–È una cosa bella. – dice Chas.

–Mi sembra solo la più stupida, ora come ora. – scuoto la testa.

–Perché dici così?– Chas mi prende la mano.

–Perché mi sono innamorata di lui proprio adesso... quando io non gli piaccio più. – deglutisco, sentendo ritornare quel soffocante senso di tristezza.

–In realtà ti sei innamorata di lui da diverso tempo; forse anche da prima che vi baciaste. Ma ho capito cosa intendi. In ogni caso, tu gli piaci ancora e anche tanto. Il regalo che ti ha fatto a Natale ne è la dimostrazione lampante.

–Non ne sono sicura. Forse, se non ci fosse stata Malia sarebbe così, ma... c'è qualcosa di troppo forte tra loro; si tengono sempre per mano, lui la guarda come se fosse la cosa più bella al mondo, e...– lascio cadere la frase. – E poi, me lo dicesti anche tu, Chas, lei è il suo primo amore, quello che non si scorda mai.

–Guarda che quel giorno fui un po' dura perché volevo spingerti a tirar fuori i tuoi sentimenti, non perché tu adesso finissi nella landa della tristezza.

–Il fatto che loro due abbiano un legame molto forte non significa che anche voi non lo abbiate. – aggiunge Pam. – fidati di me, Kat, il manuale sull'amore di Pamela Torres prevede anche situazione come la tua. Non è troppo tardi tra voi due, devi solo...

–Non sprecare altro tempo, – la interrompe Chas. – e dirgli ciò che provi.

È più facile a dirsi che a farsi.

***

–Che ne dici di questa?

Holden è un concentrato di euforia e allegria.

Mi mostra una camicia a rombi.

Faccio di 'no' con la testa e la rimette al suo posto.

–Vedo che hai una voglia matta di cambiare look. – gli passeggio a fianco.

Si tira su gli occhiali.

–Io amo il mio modo di vestire, però... non so, sono curioso. Malia mi ha detto che mi vedrebbe meglio senza gli occhiali, perché dice che sono da nonnetto, – si mette a ridere. – con i capelli con la riga laterale e con dei vestiti più sbarazzini.

–Vuole anche che ti tingi i capelli di biondo e che ti metta le lenti a contatto colorate? – mugugno.

–Hai detto qualcosa? – mi guarda.

–No, no. E perché non ti ha accompagnato lei, oggi?

Mi do un'occhiata attorno, scorrendo con l'indice alcune magliette.

–Ho insistito io per non farla venire. Voglio che il giorno del concerto sia... una sorpresa.

–Vuoi fare colpo su di lei, eh?

Controllo che la pelle non mi stia diventando verde. Sento di nuovo quella fastidiosa sensazione di gelosia spandersi dalla punta delle dita al resto del corpo, incendiandomi il cuore e lo stomaco.

–L'altro giorno mi hai detto che secondo te io le piaccio; oggi che voglio fare colpo su di lei. Ci vedi proprio bene insieme, eh? – ride in modo strano. Come se non fosse sicuro neanche lui che sia divertente la cosa che ha detto.

Ma cosa ha capito? Al diavolo! Come può pensare che io li veda bene insieme?

–È solo che... mi sembra che entrambi abbiate una grande influenza l'uno sull'altra e viceversa. – fingo noncuranza.

–Te l'ho già detto: quando eravamo piccoli eravamo inseparabili, Leen. – mi sorride. – Lei sa tante cose di me e ... io so tante cose di lei. È per questo che ci vedi in questo modo.

–Capisco! – mi schiarisco la voce. – Che look vuoi ottenere? Da concerto, o più casual?

–Esiste una differenza? – strabuzza gli occhi.

–Certo! Il look da concerto è più...– gesticolo.– disordinato, più rock. Non so se hai capito.

–Più disordinato...– ripete, annuendo. – Mi piace! Voglio disordinarmi un po'.– si mette a ridere.

Lo imito, intenerita dal suo sorriso.

Poi mi do un'ultima occhiata attorno, prendendo una t–shirt.

–Fermo! – gli ordino.

Smette di camminare e sgrana leggermente gli occhi, incuriosito.

Mi avvicino e gli appoggio la maglietta sul petto, sfiorandogli le spalle con le dita.

–Mi tocchi spesso, ultimamente. – dice. Nella voce non c'è traccia di disagio.

–Ma che dici? – mi imbarazzo. – Ora sto solo controllando se tu sia più una S o una M. Pensavo che dovremmo valorizzare al meglio la tua fisicità alta e magra, e scegliere dei colori che mettano in risalto la tua carnagione e il colore dei tuoi occhi. – provo a sviare la sua attenzione.

–Sei la prima ragazza che mi abbia mai... toccato... così tanto...

Sollevo lo sguardo su di lui. Ha le guance leggermente arrossate.

–Così mi fai sentire una molestatrice. – arriccio le labbra. – E poi... che intendi? Malia... non ti abbracciava, accarezzava e cose così...? – esito.

–Mi abbracciava, sì, però... il suo tocco era diverso.

–Non capisco se sia una cosa buona o negativa.

–Deduco sia buona. – mantiene i suoi occhi fissi nei miei.

–Okay...– mi schiarisco la voce.

Poi mi allontano a passo svelto, rimettendo la maglietta a posto e prendendo altri due capi.

–Prova questi! – gli passo una t–shirt nera e dei jeans dello stesso colore, strappati sulle ginocchia. – Ovviamente non potrà mancare il chiodo di pelle. Se vuoi cambiare, devi farlo bene.

–Della serie: "se devo andare all'inferno, tanto vale farlo con stile"? – ammicca, prendendomi i vestiti dalle mani.

Nel farlo, le nostre dita si sfiorano, provocandomi dei piccoli brividi.

–Non sei mica Edward Cullen che ti puoi permettere certe frasi. – gli do una spallata, rimettendo la mano in tasca.

–In effetti l'avevo già sentita questa frase. – si mette a ridere. – E per i capelli e tutto... il resto? – mi domanda.

–Ci pensiamo dopo! Ora va' in camerino.

Annuisce, facendo come gli ho detto.

Poi il mio sguardo cade su una coppia di ragazzi, probabilmente due amici, o due fidanzati. Lei gli passa dei vestiti, mentre lui si lascia consigliare. Ricordano me e Holden. Solo che dubito che lei stia provando ciò che sto provando io.

Non stiamo facendo niente di male, è tutto okay, non è di certo un problema accompagnare un amico a fare shopping per rinnovare il guardaroba. Ma la verità è che ho paura. Paura di quello che vedrò quando Holden uscirà da quel camerino, con dei vestiti diversi che non... gli apparteranno. Paura di non riconoscerlo. Paura che questa sua voglia di cambiamento sia dovuta alla voglia di piacere alla bella ragazza che ha ritrovato dopo tanto tempo, quella a cui è legato con tutte le forze.

–Hai indovinato anche la taglia! Come hai fatto? – mi distrae dai miei pensieri.

–Guarda che non sei l'unico ad essere un buon osservatore.

–Quindi mi osservi, Leen?

–Lo faccio, Holden. – ammetto.

Rimane in silenzio.

–Sai che ci saremo anche noi al concerto? – gli domando, alzando la voce per sovrastare la musica trasmessa dagli altoparlanti.

–Taylor me lo ha detto poco fa, prima che ci vedessimo! – lo sento armeggiare con la fibbia della sua cintura. – Avevo capito che Malia volesse andarci solo con me perché voleva lasciare Taylor da solo, sapendo che ormai lui ha la ragazza. Però Tay ha insistito e quindi ha esteso l'invito anche a lui e quindi a Pamela, e a te e Chastity. Questi tizi sono una band emergente, per cui i biglietti sono disponibili in quantità. Avevo immaginato che tu e le tue amiche aveste altri progetti, altrimenti sarei stato il primo ad invitarti.

Devo ricordarmi di fare un regalo a Taylor. Sì, devo proprio.

–Dici sul serio?

–Certo che dico sul serio. Mi piace passare del tempo con te, lo sai. Scusami, in ogni caso, se ho dato per scontato che avessi da fare e non ti ho domandato cosa facessi per l'occasione. È stato poco galante da parte mia.

–Figurati! Più che altro dovresti scusarti con Malia. Non pensi che a lei dispiacerà la mia... la nostra presenza? – tiro fuori.

–Scherzi, Leen? – avverto un'increspatura nella sua voce. –A lei piace stare in compagnia di tanta gente.

Mi domando come faccia ad essere così cieco e a non capire che qui l'unica compagnia che a lei piaccia è la sua. Se Taylor non si fosse fatto avanti, sarebbero stati da soli.

–Ma questa maglietta come si infila?

–Vuoi che venga a darti una mano? – mi sfugge.

Cosa? Ma che mi salta in mente?

Holden non risponde. Mentre mi mordo le labbra dall'imbarazzo, lo sento schiarirsi la voce.

–Fatto, non preoccuparti!

–Okay...

Rimango in silenzio, mordendomi la lingua per evitare di fare altre figuracce. Più gli sono vicina e più divento imbarazzante.

–Ho finito! – fa dopo qualche minuto. – Esco, va bene?

–Vai!

Incrocio le braccia sul petto, appoggiandomi ad una colonna poco distante dai camerini, ostentando una calma che è solo apparente.

Quando lo vedo, la mia faccia subisce una paralisi, o qualcosa del genere. I lineamenti si cristallizzano, dandomi sicuramente l'aria di un'ebete.

Non è la prima volta che lo veda con addosso una t–shirt, dato il fatto che ne indossi una da sotto la divisa da basket, ma questa è più... stretta. Aderisce meglio alle sue spalle e al suo busto asciutto, mettendo in risalto la sua carnagione chiara, e costringendo i miei occhi a percorrere ogni centimetro del suo corpo. A scrutare con attenzione la pelle pallida e sottile delle braccia toniche su cui si intravedono le vene bluastre, simili a sottili corsi d'acqua che provano a solcare un manto di neve, finendo per rimanerne inghiottiti. 

Anche i jeans, che gli fasciano perfettamente le gambe lunghe e magre, gli stanno da... wow.

Deglutisco, sentendo la bocca farsi asciutta. E le orecchie fischiare. E le guance farsi calde. E... insomma, trasformandomi in un treno a vapore.

Dio, da quanto mi piace così tanto? E da quanto fa così caldo?

Per un momento mi domando se anche con Adam il mio corpo reagisse così. Cioè sì, mi scuoteva gli ormoni e compagnia bella, mi faceva sorridere come un'idiota eccetera, eccetera, però... Holden mi sta proprio paralizzando.

–Allora? – allarga gli occhi. –Sto malissimo, è vero? Lo sapevo...

–Stai...– deglutisco ancora, data la bocca impastata. – Ehm... stai molto bene, Holden. – lo fermo, trattenendomi a stento da sventolarmi la faccia per provare a rinfrescare la pelle bollente.

Continua a tenere gli occhi sgranati, adesso sorpreso. Sembra che qualsiasi parola simile ad un complimento che gli faccia, lo metta in soggezione.

–Però hai messo la maglietta al contrario. – mi avvicino.

Lui fa un passo indietro.

–Vado... a cambiarla, sì.– si affretta a rispondere.

–Ti va di provare qualche altra cosa? – continuo. – Magari optiamo per qualche camicia, adesso.

Il suo sguardo si accende.

È chiaro che vestirsi in un certo modo gli piaccia molto di più. Tuttavia, è chiaro anche che Malia abbia un forte impatto su di lui, così intenso da essere riuscita a infilargli nella testa la stupida idea di cambiare aspetto.

Lo interrompe continuamente quando parla, gli consiglia di trasformarsi, tratta sua sorella con sufficienza. Cosa gli piace di lei? A cosa è affezionato?

Forse sono cattiva nel pensare certe cose. Forse non ho proprio il diritto di farlo. Sono certa che sia sincero quando la lusinghi, rivolgendole parole dolci e affettuose, ma... se la Malia di cui mi parla fosse solo un ricordo?

Scaccio questi pensieri. Mi rendono solo ridicola. E patetica. E idiota.

Gli passo due camicie; una con righe verticali, sottili e grigie, e una di un pallido azzurro.

–Prova queste! Le possiamo abbinare a dei blu jeans, oppure ad un paio di pantaloni bianchi o color sabbia. .– ne prendo alcuni da una rella appendiabiti. – Se decidi di portarle dentro i pantaloni, opta per una cintura nera. Puoi abbinare il tutto alle tue vans blu. – gli strizzo l'occhio.

–Menomale che non te ne intendevi di moda maschile. – ridacchia.

–Giusto un po'. – gli sorrido.

Poi rientra in camerino.

–Che ne dici di una camicia bianca? – mi chiede.

–No! – mi scappa. – La camicia bianca la indossa Adam. – abbasso lo sguardo.

–E con questo? – il suo tono si fa più infastidito. – Mr. Muscolo ha l'esclusiva sulle camicie bianche?

–Mi farebbe strano vederti indossare una camicia completamente bianca. – fisso la punta delle mie scarpe. – Mi ricorderebbe di lui.

–Beh, allora meglio evitare. Non ci tengo ad essere associato a certe persone. Ma... perché per te sarebbe un fastidio? Sarebbe immediato il confronto tra noi? A lui sta come un dio, a me starebbe come a un vampiro?

Vorrei tanto vedere la sua espressione in questo momento.

–A me non piace più Adam.– soffio.

Cosa? – fa sbucare la testa da dietro la tenda. Scorgo le sue dita bianche stringersi attorno al suo tessuto.

–Non mi piace più Adam. – ripeto.

Sgrana per un momento gli occhi, poi richiude la tenda.

–Ah. – è la sua risposta secca.

–Già.

–Perché? – fa un colpo di tosse. – Non è nemmeno lui abbastanza bello da tentarti?

Ha un tono neutro. Non riesco a capire cosa gli stia passando per la mente.

–No, non è lo più.

–Come... no? Pensavo che il bamboccio fosse per te super bello o qualcosa del genere. Lo hai sempre guardato come se esistesse solo lui.

Quindi si è sempre accorto dei miei sguardi sdolcinati e patetici nella direzione di Adam. Capitan Ovvio.

–Dentro non è abbastanza bello da tentarmi, di conseguenza non lo è più nemmeno fuori.

–Ah. – ripete.

–Già. – ripeto anch'io.

Fa un altro colpo di tosse. –Comunque, ho finito.

–Esci, allora.

Fa come gli dico, rivelandosi di nuovo un bellissimo spettacolo da vedere.

È più lui, adesso. Più composto, ordinato, preciso.

–C'è solo una cosa...

Mi avvicino.

Quando sono a passo da lui, vedo le sue spalle irrigidirsi.

Mantengo lo sguardo sui bottoni, mentre con le dita vado a sfilargliene uno dall'asola.

Nel farlo gli sfioro accidentalmente la cavicola, intravedendo una piccola porzione della sua pelle pallida.

–Le camicie sono più sexy quando sono leggermente sbottonate.

–Temo non basti il colletto sbottonato per sembrare sexy.– abbozza un sorriso, puntando i suoi occhi su di me.

–Sono tante cose, in effetti. – gli sfilo gli occhiali da vista.

Lo colgo di sprovvista, facendogli sbattere le palpebre velocemente.

Poi gli passo una mano nei capelli, spostandogli alcune ciocche dalla fronte. Con le dita vado a tastarne la morbidezza e la setosità. Sono luminosi e soffici. Una zazzera color inchiostro sparsa sulla pelle candida come il più puro dei fogli di carta. Ne approfitto, accarezzando con i polpastrelli l'inizio della sua fronte.

Ha ragione; lo sto toccando tante volte ultimamente. E non mi dispiace per niente.

–Ecco, sei pronto! – aggiungo, dopo un po'. – Sei perfetto. – gli faccio un occhiolino.

Lui rimane a guardarmi per qualche secondo, con un luccichio nelle iridi chiare.

–Forse è una mia impressione, ma... sembri diversa, Leen. – dice.

–Diversa in senso buono, o in senso negativo? – mantengo lo sguardo fisso nel suo.

–Non lo so nemmeno io. – scrolla le spalle.

Poi distoglie lo sguardo da me e lo porta allo specchio che lo fronteggia.

–Sono... diverso anch'io. – si tocca i capelli. – Certo è che adesso sono senza occhiali, quindi non ci vedo bene. Sembro quasi bello.

Si guarda come se non si fosse mai visto davvero.

–Togli pure il quasi. – ho il coraggio di dirgli. – Comunque, i capelli portali sempre così; lasciare la fronte scoperta mette in risalto i tuoi occhi.

Riprende a guardarmi, con la fronte corrucciata e lo sguardo confuso.

–Vorrei farti un'altra battuta sui vampiri, – riprende. –ma questa volta voglio godermi il momento.

Sorrido. – Ti va un gelato?

–Va bene!

***

–Holden.

–Sì? – dà un morso al biscottone infilato nel suo gelato.

–Malia sa che è il tuo primo amore? – gli domando a bruciapelo.

Tossicchia, mentre le guance gli si fanno paonazze.

–Che domande! – fa una smorfia. – Perché lo vuoi sapere?

Scrollo le spalle. – Per pura curiosità. – mi porto alle labbra un cucchiaino di gelato alla fragola.

–No. – risponde. – Non ho mai avuto il coraggio di confessarglielo. Sei stata l'unica a cui mi sia mai dichiarato, Leen. E non mi è andata neanche bene. – si mette a ridere.

Ah.

–Quindi non c'è stata nessuna ragazzina delle medie a cui ti sia dichiarato?

Voglio farmi del male. Voglio capire se davvero Malia si sia fatta una concezione così negativa di me da spingerla a inventare un evento del passato di Holden per colpirmi, per scoccarmi una freccia velenosa e farmi comprendere così quale debba essere il mio posto nella vita di Holden.

Inarca un sopracciglio. – Ragazzina delle medie? Ce n'era una che mi piaceva, Margaret, ma... non ho mai trovato il coraggio di dirle niente. In ogni caso, era una cosa di poco conto. Era Malia quella che mi piaceva di più. Tu come fai a saperlo? – solleva un sopracciglio.

Ah.

–Me l'ha detto la tua amica, Malia. – lo guardo negli occhi.

Rimane per un momento in silenzio, corrucciando la fronte.

–Forse ricorda male; ogni tanto si convince che certe cose siano andate in un modo, quando in realtà ne sono andate in un altro. È testarda e cocciuta! – scuote la testa, sollevando gli angoli della bocca. – Piuttosto, mi chiedo perché te ne abbia parlato. Le hai fatto tu qualche domanda su di me?

Diniego con il capo. – Ha fatto tutto lei! Forse ha ritenuto che questa informazione fosse importante.

Scrolla le spalle, lasciando cadere il discorso.

–Trovi che... Malia sia cambiata rispetto a quando eravate piccoli?

– Un po'. Ma credo sia normale, no? I suoi cambiamenti non mi dispiacciono, però. È sempre stata una tipa forte e senza peli sulla lingua. Adesso è semplicemente... cresciuta.

–Che intendi con "cresciuta"? – mimo le virgolette.

–Intendo che adesso ha diciotto anni e mostra decisamente più maturità e indipendenza rispetto alla Malia di tredici anni. – taglia corto.

–E... con tua sorella?

–È un interrogatorio, Leen? – solleva le sopracciglia.

–Sono solo curiosa.

–È difficile definire il loro rapporto. Sai che mia sorella ha difficoltà a relazionarsi con gente nuova. Poi temo sia un po' gelosa perché passo molto tempo con Malia.

Beh, almeno non sono l'unica.

–Un po' gelosa...– ripeto.

–Già, gelosa. Comunque, adesso è il mio turno.

–Di fare cosa?

–Di essere curioso.

–Ti ascolto.

–Allora... – si schiarisce la voce. – tu e Mr. Muscolo. – dà un morso al suo gelato al cioccolato.

–Io e lui... cosa? – lo guardo.

–Dico... com'è possibile che non ti piaccia più? Sembravi molto presa da lui.

–Beh, anche tu sembravi molto preso da me, eppure non ti piaccio più, no? – osservo la sua reazione.

Abbassa lo sguardo.

–Già. – si schiarisce la voce. – Ma non stiamo parlando di me adesso. Poi se non ti va di rispondere...

Già.

–Non mi piace perché si è comportato male con la mia amica, Chastity, e perché abbiamo scoperto alcune cose su di lui che gli hanno fatto perdere quella luminosità che prima credevo gli fosse propria. – rispondo.

–Cosa... le ha fatto, se posso chiedere? – rialza lo sguardo su di me, titubante.

–Ha tentato di baciarla la sera di Halloween. Era ubriaco fradicio. – racconto. – Ha continuato a provarci con lei anche in altre circostanze, ma nel frattempo ci provava anche con altre ragazze. – sospiro. – Insomma, non è una persona molto... seria. Mi ricorda Mr. Wickam, sai?

Solleva l'angolo destro della bocca. – Te l'avevo detto che il mondo ne è pieno, ricordi?

–Ricordo. – ricambio il sorrisetto.

–La tua amica come sta? – torna serio.

–Bene, per fortuna. È una ragazza molto forte!

–E tu... come stai? Immagino che non sia stato bello sapere certe cose. Fa sempre male quando qualcuno ti spezza il cuore.

Mi accorgo che un angolo della bocca gli si è sporcato di cioccolato.

–Sembri Peter. – gli dico, prendendo un fazzolettino e avvicinandolo alla sua bocca.

Quando è tutto pulito, indugio con il pollice per qualche secondo, reprimendo con forza la voglia di accarezzargli le labbra con le mie. Ho una voglia matta di baciarlo e di riprovare quelle sensazioni che mi fece provare la prima volta.

Il suo respiro mi solletica le dita, mentre le allontano.

–Grazie...– punta lo sguardo verso la sua coppa di gelato. – Ma sai che mia sorella non fa altro che parlare di Peter? – cambia in fretta argomento. – È la prima volta che la veda così presa da uno della sua età.

–Davvero? – sorrido.

–Davvero! Credo che si sia presa una cotta. Magari un giorno di questi torniamo insieme alla casa–famiglia, se ti va. Questa volta solo noi tre, così non ti arrabbi.– mi fa un occhiolino.

Gli faccio una linguaccia in risposta.

–Comunque, non mi hai risposto. Come stai? – riprende.

–Sto bene. All'inizio ero piuttosto sorpresa e delusa, ma poi...– scrollo le spalle. – è passata. Sono io ad aver sbagliato a mitizzarlo. E a tal proposito, volevo chiederti di nuovo scusa per le parole che ti rivolsi in palestra, tanto tempo fa, quando...

–Quando desti per scontato che fossimo stati io e Taylor ad avergli fatto qualcosa? – continua per me.

Annuisco, giochicchiando con il mio cucchiaino.

–È passato! Anch'io... credevo fosse una brava persona, all'inizio. Te lo dissi, quel giorno in palestra. – mi guarda.

–Ne so qualcosa. – comincio, esitante.

–Cosa... sai? – sfugge al mio sguardo.

–Non molto, a dir la verità. Però, sai, dopo quello che è successo a Chastity, le mie amiche hanno fatto delle ricerche su di lui. Taylor è il ragazzo di Pam e quindi... è stato inevitabile che le dicesse qualcosa e che lei, poi, la dicesse a me. Ma so poco, davvero.

–Meglio così! Non mi piace parlare molto di lui e di ciò che... mi ha fatto. Adam è uno scarafaggio e non voglio sprecare tempo nel parlare degli scarafaggi. – il suo tono di voce si indurisce.

–Ti ha fatto qualcosa che custodisci nel cassetto dei calzini brutti?

Annuisce lentamente.

–Non vuoi parlarmene, vero?

–Non voglio.

Abbasso lo sguardo, delusa.

Certe cose le dice solo a chi si fida.

È che ci sono tante cose che Holden preferisce tenere per sé.

Quando eravamo piccoli certe cose le raccontava solo a me, pensa un po'.

–Non pensare che non voglia farlo perché non mi fidi di te.

Mi legge nel pensiero.

–Perché vuoi che ti racconti certe cose? – continua. – Fanno parte del mio passato...

–Ricordi quando mi proponesti il giorno delle 'tre cose', la sera in cui andammo al Lollipop?

Annuisce.

–Mi dicesti che con questo gioco avremmo potuto scoprire cose in più su di noi. Beh... non mi basta più sapere quale sia il tuo libro preferito, o che ti incanti a guardare il sole che filtra dalle chiome degli alberi...

–Ti ricordi ancora... – biascica.

–Certo che mi ricordo. – abbasso lo sguardo.

–Perché non ti basta più sapere certe di cose di me? Non sono sufficienti?

Perché mi piaci tantissimo.

Mi piaci. Mi piaci. Mi piaci.

Dillo, Kat.

Dillo, Kat.

–Perché voglio conoscerti, Holden. – rialzo lo sguardo. – Perché anche se è il presente quello che conta, il passato fa parte della vita e ci rende, a volte anche solo in minima parte, quello che siamo oggi. Vorrei solo... capirti meglio.

Non ho il coraggio.

Stupida Kat.

–Non c'è molto da capire su di me.

–Ti sminuisci!

Sospira. – Non è vero. Sono come mi vedi.

Scuoto la testa. – Non sei come ti vedo. Credevo che la tua apparenza rispecchiasse il tuo essere, ma mi hai dimostrato tante volte il contrario. Tu sei come... – mi fermo a pensare. – un caleidoscopio. Hai presente? Sei fatto di infiniti frammenti colorati che danno vita a immagini sempre diverse, quando lo si fa ruotare.

Lascia cadere il cucchiaino nella coppa, rimanendo a fissarmi.

Il suo pomo d'Adamo fa su e giù, poi le sue labbra si piegano in una smorfia.

–Nessuno mi aveva mai paragonato ad un caleidoscopio. – accenna un sorriso.

Poi mi prende la mano, facendomi sussultare leggermente.

–C'è sempre una prima volta. – ammicco.

Abbassa lo sguardo.

–Semplicemente ci sono episodi della mia vita che non mi piace ricordare e che sanno solo alcune persone.

–Taylor e Malia. – dico.

Annuisce. – Quando sono con te, io sto bene. Non mi va di riportare a galla ricordi che sporcherebbero il tempo che passiamo insieme. – i suoi lineamenti si contraggono. – Se io sono un caleidoscopio, tu sei... sei... quell'angolo di luce in cui voglio rifugiarmi quando le ombre prendono il sopravvento. Lo capisci? – si mordicchia le labbra.

Sento il cuore aumentare il suo battito. Trova sempre il modo di cogliermi impreparata con queste frasi semplici, ma bellissime. A volte mi ricorda un bambino. Nella genuinità e nella spontaneità con cui pronuncia certe parole, senza aver paura che possano suscitare imbarazzo o confusione.

–Luce e ombre sono legate, Holden. Senza l'una, non ci sarebbero le altre. Gli amici non ci sono solo per i momenti belli. Per esempio, so che non c'è solo Adam nel cassetto dei brutti ricordi. – trovo il coraggio di dirgli.

Per un momento le sue sopracciglia fanno un balzo verso l'alto.

–Che intendi dire?

–Io... beh... Phoebe mi ha detto che il vostro papà...

Cosa? Mio padre...?

La sua fronte si accartoccia così tanto che le sopracciglia gli si fanno molto vicine.

–Che lui non c'è più e che amava i silenzi...– mormoro, sentendomi piccola piccola. – Tutto qui.

–Le hai... fatto delle domande?

È strano come dal suo tono di voce si evinca la sua voglia di allontanarsi, di prendere le distanze da quello che vorrei affrontare con lui. Ma come, dall'altra parte, la sua presa sulle mie dita si faccia più forte, come a volere cercare un contatto più intenso, maggiore vicinanza.

–No... – sussurro. – le ho chiesto solo dove fosse.

I suoi lineamenti tornano distesi. Rimane in silenzio, però.

– Non voglio che tu mi racconti nulla, se non ti va. – mi sento in dovere di riprendere. – So che anch'io non ti ho mai raccontato nulla della mia famiglia. – ammetto.

–Vero! Neanche tu mi hai mai raccontato molto di te.

–Se vuoi posso farlo. Sai, i miei genitori sono...

–No! – scuote la testa. – Non dirmi niente, okay? Se lo facessi, mi sentirei in dovere di raccontarti anch'io cose su di me di cui non voglio parlare.

–Oh. – dico soltanto.

Poi tra noi si crea un silenzio imbarazzante, rotto solo dal tintinnio delle tazze e dei cucchiaini che sbattono sulla ceramica, dal borbottare della macchina del caffè, dal frusciare delle vesti, dal ticchettio delle scarpe, dal chiacchiericcio scadente della gente.

Le nostre mani, tuttavia, rimangono legate.

–Io... – riprendo. – non voglio forzarti ad aprirti con me. Ho solo pensato che... sì, insomma, che il nostro rapporto potrebbe solidificarsi se mi permettessi di scoprire altro su di te. D'altronde anche Malia è una tua amica, la sua compagnia ti ha sempre reso felice, eppure so che lei conosce tante di cose di te. Perché io...

–Tu non sei Malia. – mi interrompe.

Tu non sei Malia.

Rimango immobile per qualche secondo, con solo le palpebre che hanno la forza di sbattere su e giù come ali di un insetto.

Deglutisco un paio di volte non appena sento gli occhi pizzicare.

Io non sono Malia.

–Giusto.

Sciolgo di scatto la stretta delle nostre mani, avvertendo d'improvviso molto freddo.

–Leen...

Mi alzo in piedi, prendendo il giubbotto e la borsa.

–Scusami, non intendevo essere brusco. Non fraintendermi, ti prego... – comincia, alzandosi a sua volta. – io... – si ferma quando gli suona il cellulare.

Non c'è bisogno che mi dica chi è.

–Scusami tu, sono stata invadente. – tiro su con il naso, prendendo la mia borsa. – Io devo andare adesso. Scusa. Ci vediamo. – dico in fretta.

–Leen... – ha uno sguardo mortificato.

Alzo la mano in segno di saluto e mi allontano a passo veloce.

–Lascia almeno che ti riaccompagni a casa... – dice alle mie spalle.

Non mi volto a guardarlo.

***

–Hai litigato con Holden?

–Non ho litigato con nessuno. – mi guardo allo specchio.

Pam mi ha convinto ad indossare uno dei suoi vestitini. Ne ho scelto uno nero, dal taglio anni '70, con degli inserti in pizzo sulle maniche. Mi va un po' largo all'altezza del seno, e dei fianchi, ma per quello devo ringraziare mia mamma. A chi tanto, e a chi niente.

–Sei arrabbiata con lui, allora. – insiste Pam.

Provo a tirar giù l'orlo. È davvero troppo corto.

–Non sono arrabbiata con lui.

Mi sistemo in vita la cintura di vernice che mi ha consigliato mia madre e poi passo alle scarpe. Almeno per quelle l'ho spuntata io, evitando di indossare un paio di quei trampoli che a lei piacciono tanto, e optando per un paio di stivali stringati.

Chas, dall'altra parte, si passa un secondo strato di rossetto bordeaux sulle labbra.

–Senti, Taylor mi ha detto di dirti che Holden gli ha detto che...

Cosa? – aggrotto le sopracciglia. – Pensi che abbia capito qualcosa?

Sbuffa.– Se magari mi lasci finire! Dicevo, in parole povere, che Holden ha detto a Taylor che sei fredda con lui, che non rispondi alle sue chiamate, eccetera, eccetera. Non era questo che intendevamo quando ti abbiamo detto di aprirgli il tuo cuore.

–Quando non gli rispondo è perché sono occupata. – mi passo una mano nei capelli, questa sera mossi e vaporosi.

–D'accordo, come vuoi. – sospira. – Comunque, penso che non debba prenderla sul personale. È ovvio che tu non sia Malia, cioè...

Chas si schiarisce la voce, lanciandole un'occhiataccia che non mi sfugge.

Pam si zittisce, legandosi i braccialetti delle sue decolleté attorno alle caviglie.

–Non vorrei essere nei tuoi piedi questa sera. – la metto in guardia, cambiando argomento. – Stiamo andando ad un concerto, non so se l'hai capito.

Scaccia il mio ammonimento con un gesto della mano.

Taylor viene a prenderci dopo qualche minuto. Prima di andare, saluto la mamma con un bacio sulla guancia, gettando un occhiolino nella direzione di Bob. Non mi sfugge la sua mano posata sulla vita di lei.

Lui ricambia, provando goffamente a imitarmi, ma non ci riesce; chiude entrambi gli occhi, strappandomi un sorriso.

Sorrido nella loro direzione, poi do un'ultima carezza al mio Wolverine ed esco.

In macchina manca Holden. Vengo a sapere che verrà insieme a Malia. Che novità!

Parliamo del più e del meno, arrivando nei pressi del locale, il Melodic, con qualche minuto di ritardo, dovuto al traffico incessante che intasa le strade.

Holden e Malia ci aspettano all'ingresso, intenti a parlottare e a scherzare tra di loro.

–Tony! – dice Chas, facendo cambiare rotta al mio sguardo. – Non pensavo saresti venuto davvero! – corre incontro ad un ragazzo.

Io e Pam prendiamo ad osservare un tipo appoggiato ad un motorino. Lo schermo del cellulare gli illumina parte del viso, mostrandoci dei lineamenti dolci e decisi.

Preciosa! Certo che sono venuto! Ti ho detto che sono un fan della musica di Bowie. – le scocca un bacio sulla guancia.

Pam mi dà una gomitata. – Non ci ha detto che ci avrebbe raggiunto il suo spasimante spagnolo!

Scrollo le spalle.

–Ma ciao! Buon anno!

Veniamo distratte da Malia.

Un vestitino blu, abbinato a calze a rete e ai suoi immancabili anfibi, la rendono, come sempre, molto bella. Holden, invece, è vestito con i vestiti che abbiamo comprato insieme. Porta le lenti a contatto, e i capelli, pettinati con del gel, sono rivolti verso il lato destro.

Malia si affretta a dare dei baci sulle guance a tutti quanti, lanciandomi, tuttavia, un'occhiata di troppo che si sofferma, in special modo, sulle mie gambe scoperte e sul braccialetto che ciondola al mio polso.

–Buon anno. – mi dice Holden, secondi dopo.

Alle luci dei lampioni, sembra quasi un altro ragazzo. Alto, sicuro di sé, bello in modo più... convenzionale. Se non fosse per l'incisivo sporgente, sarebbe difficile distinguerlo. Con il suo nuovo look, potrebbe far capitolare qualsiasi ragazza. I capelli neri, gli occhi grigi splendenti, e il suo profumo sconvolgente, lo rendono così attraente. Eppure, realizzo, per me lo è ancora di più quando porta quelle brutte camicie a quadretti.

–A te. – gli rispondo.

Mi guarda per qualche secondo, quasi timoroso di ogni mia eventuale reazione, poi si inumidisce le labbra e si appresta a scoccarmi due leggeri baci sulle guance. Mi diventano paonazze e calde.

Quando ritorna dritto, Malia mi riserva un sorrisetto indecifrabile, poi lo prende a braccetto, mugugnando di avere molto freddo. Lui scherza, dicendole che non è in una condizione migliore della sua, data la leggerezza della sua giacca di pelle.

–Ma ti ho già detto quanto sei figo, questa sera? – continua.

Chissà se per lei è un gran figo anche quando porta gli occhiali da nonnetto, le camicie a quadretti e i pantaloni di colori che con tutto il resto stonano da morire.

–Me lo hai detto almeno un migliaia di volte.– ride, lui.

–Per un momento ho temuto che indossassi quel cappello buffo, quello rosso, con il paraorecchie. – biascica, sperando forse di non essere sentita.

Incasso il colpo, sentendo un tuffo al cuore.

–Non osare offendere quel cappello. È un regalo prezioso, te l'ho detto. – le risponde lui. Non c'è severità nella sua voce.

Lei ridacchia, come se lui avesse detto una cosa di poco conto.

–Se vuoi le do una spinta accidentale. – bisbiglia Chas al mio orecchio.

Non mi ero neanche accorta che mi si fosse fatta vicina.

Getto un'occhiata al suo accompagnatore, sorridendogli.

Lui ricambia, tendendomi la mano. Gliela stringo, presentandomi.

–Non c'è qualche comandamento che vieta questo genere di cose? – le rispondo dopo un po'.

–Temo di violarne comunque fin troppi, ogni giorno. – fa spallucce.

Rido, cingendole le spalle.

Entriamo nel Melodic dopo pochi altri minuti. Per essere una tribute band, lo spazio è riempito da una folla non indifferente. Grazie a vari faretti da cui spuntano fasci di luce colorata, riesco ad intravedere parte del pubblico. Alcuni hanno cappellini a punta, di quelli a forma di cono, sulla testa e trombette starnazzanti che vengono suonate senza un perché; altri hanno le bocche occupate da quelle dei propri partner o da bottiglie di birra.

Una leggera base musicale rimbomba tra le quattro pareti, dipinte di viola.

Sul palchetto di fronte è sistemata la batteria, sulla cui cassa è dipinta con un colore fosforescente la scritta "White Dukes".

–Avevi ragione! Queste scarpe mi stanno uccidendo. – Pam mi urla nei timpani.

–Ma dai! – la prendo in giro, strofinandomi poi le orecchie.

–Ti piace la musica di David Bowie?

Mi volto alla mia sinistra, scoprendo per caso che Holden è al mio fianco.

–Ammetto di conoscerlo poco. – rispondo sbrigativa, tornando a guardare di fronte a me.

Tu non sei Malia.

Non ho molta voglia di parlargli.

–Anch'io, sai?

Mi limito ad annuire.

–In questi giorni non hai risposto alle mie chiamate. – continua.

–Già. Sono stata un po' impegnata. Mia madre aspetta l'ultimo periodo dell'anno per mettere a soqquadro la casa e fare un po' di ordine.

–E quindi passi il tuo tempo ad aiutarla?

–Esatto.

È il suo turno di annuire.

–Comunque, – si schiarisce la voce. – sei molto bella questa sera. Cioè, lo sei sempre, lo sai. Però... però, ecco, sì, ci siamo capiti.

Mi volto nella sua direzione, chiedendomi se questo complimento non sia solo una mera lusinga per rimediare alla sua frase su Malia.

Ora è lui a guardare di fronte a sé.

–Grazie... – mormoro, non preoccupandomi che possa non sentirmi.

Scrolla le spalle.

–Di che parlate? – si intromette Malia.

–Le dicevo che è molto bella questa sera. – le risponde Holden.

Lei mi scocca un'altra occhiata. – Già, ha ragione, Kathleen. Non sei male questa sera!

Della serie che le altre volte che mi ha visto dovevo essere proprio una schifezza.

Fingo un sorriso, bofonchiando un ringraziamento veloce.

–Lei lo è sempre, Malia. – interviene lui.

Arrossisco, mentre il suo caro primo amore si limita a fare un sorrisetto di circostanza.

Poi la serata ha inizio.

Josh, Michael, Sarah. Questi sono i nomi dei componenti della band. Si presentano come tre ragazzi piuttosto giovani, desiderosi di farsi conoscere al mondo intero e di far passare al pubblico un ultimo giorno dell'anno all'insegna della buona musica. Indossano abiti colorati ed eccentrici.

Con la coda dell'occhio mi guardo attorno, scorgendo Chas ridere entusiasta a una presunta battuta di Tony. Non è molto più alto di lei e ha la classica bellezza mediterranea, in netto contrasto con quella più nordica di lei. Non l'avevo mai vista così presa da un ragazzo e la cosa mi intenerisce. L'evoluzione che ha avuto la mia piccola Chastity è qualcosa di meraviglioso. È una farfalla. Sempre più libera, sempre più bella.

Pam, invece, è tutta occhiate innamorate e sorrisi imbarazzati. Taylor le mormora qualcosa all'orecchio che la fa arrossire. Ridacchio nel pensare che nessuno dei due abbia trovato ancora il coraggio di rubare un bacio all'altro.

Rido meno quando noto che anche Holden e Malia sono un incastro perfetto di labbra che si piegano in sorrisi amorevoli e braccia che si toccano.

Poi ci sono io. Sola. Con la mia superficialità. La mia ridicolaggine. La mia stupidità.

Lascio che la musica prenda il posto dei miei pensieri quando il concerto si apre con Let's Dance. La folla si mostra eccitata e contenta, soprattutto quando il cantante, Josh, mostra una vocalità molto somigliante a quella di Bowie. Gli occhi fortemente truccati di azzurro risaltano sul viso dipinto di bianco. I capelli rossicci e la forma delle labbra gli permettono di ricordare il duca bianco anche nell'aspetto.

Pam mi si fa vicina a metà serata, quando la voglia di far foto diventa incontrollabile.

Il tempo passa così, fino a che non mi sento spintonare e bagnare da qualcosa dall'odore pungente.

Una chiazza di birra si estende in pochi secondi sul mio petto, mentre una ragazza dagli occhi arrossati biascica delle scuse e degli auguri di buon anno, strascicando gran parte delle lettere.

Pam e Chas sono troppo distratte perché se ne accorgano

–Stai bene? – mi chiede Holden, vicino al mio orecchio.

–Sì! Vado un attimo in bagno. – urlo per contrastare la musica.

–Vuoi che ti accompagni? C'è troppa gente!

I miei occhi finiscono sulla mano affusolata di Malia, stretta al suo braccio.

–Non preoccuparti! Arrivo subito.

Annuisce, poco convinto.

È difficile farmi largo tra la gente, e lo è ancora di più trovare il bagno e ficcarmici dentro.

Dei graffiti colorati sporcano le pareti, e dei gemiti poco fraintendibili risuonano dalle porte del bagno dei maschi, mettendomi in imbarazzo.

Mi affretto ad insaponarmi e a bagnarmi il tessuto ormai pregno di birra. Temo che il suo odore intenso se ne andrà via con difficoltà, ma poco importa. Quando sarò di ritorno a casa, la mamma starà sicuramente già dormendo.

Non appena ritorno in sala, vengo travolta dalla mia canzone preferita di David Bowie.

Heroes.

Sorrido, accorgendomi solo dopo un po' che tutto sembra... diverso.

Molte coppie si stanno baciando.

Non sapevo che questa canzone fosse la colonna sonora degli sbaciucchiamenti.

Un orologio digitale, situato in un punto alto di una delle pareti, mi informa con un acceso coloro rosso che manca un solo minuto alla fine dell'anno e all'inizio di quello nuovo.

Da uno spiraglio laterale, mi intrufolo tra la gente, scorgendo Pam grazie al suo vestito scintillante.

Mi blocco, però, quando noto che in questo momento è più che occupata. Ha le mani attorno al viso di Taylor e si stanno scambiando un bacio appassionato. Lui la stringe a sé, come se fossero soli, in una bolla. Il loro primo bacio. Finalmente.

Uno scenario simile mi si presenta quando vedo che anche Chas è indaffarata con Tony. Le loro bocche sono impegnate in una danza simile a quella di Pam e Taylor. È il suo primo bacio in assoluto e nel vederlo mi sento un po' una sorella maggiore, quasi gelosa... perché in fondo per me lei sarà sempre la mia piccola Chas.

Sorrido felice, ma il sorriso mi muore sulle labbra non appena noto un altro bacio.

Deglutisco, strabuzzando gli occhi più volte.

Holden mi dà le spalle, mentre Malia gli stringe le braccia. Ha gli occhi chiusi, e muove il capo a destra e a sinistra, come se non volesse perdersi neanche la più piccola parte della bocca di lui.

And we kissed, as though nothing could fall.

Per un momento solleva le palpebre, incontrando il mio sguardo.

Un luccichio le attraversa gli occhi, ma poi li richiude, spostando una mano dal braccio alla sua nuca, avvicinandolo più a sé. Lui, dall'altra parte, ha le mani strette sulle sue spalle. Ed è fermo. Si bea di quel bacio che chissà da quanto desiderava.

Il loro primo bacio.

O forse è il secondo.

O forse è il terzo.

Rimango impalata per parecchi istanti, sentendo la musica in modo sempre più lontano, sempre più smorzato. È come se d'improvviso qualcuno mi avesse messo dell'ovatta nelle orecchie, e riuscissi a sentire solo il battito, ora più veloce, del mio cuore e il mio respiro, affannato e pesante.

Abbasso di scatto lo sguardo, facendo un passo indietro, poi un altro, e un altro ancora.

Mi volto quando il nuovo anno scatta ufficialmente, ricevendo più di una gomitata e degli auguri bavosi da parte di sconosciuti imbevuti di alcol.

Accelero il passo quando sento gli occhi riempirsi di lacrime.

Povera, stupida, Kat.

Non appena sono fuori, mi appoggio al muretto vicino all'ingresso e, mentre il mondo è in festa, tra risate e auguri urlati qua è la, do libero sfogo al mio pianto, accorgendomi di aver trattenuto il respiro per troppo tempo e riempiendo, così, i polmoni di ossigeno.

Le lacrime mi rigano le guance, rovinandomi il trucco e facendomi sentire ancora più patetica.

Il culmine lo raggiungo quando mi arriva un messaggio da mia madre.

Mi fa gli auguri di buon anno, dicendomi di tornare presto. Faccio per rimetterlo in tasca, ma me ne arriva un altro.

"Te lo scrivo, così domani non inauguriamo il nuovo anno con qualche litigata, dato che so quanto ci tenga alle tue cose. Bob e Wolverine hanno avuto un mezzo bisticcio e il gatto è andato nella tua stanza, facendo cadere questo giocattolino. Per sbaglio, l'ho schiacciato con la scarpa, non vedendolo. Spero non fosse importante."

In allegato mi manda una foto.

È l'anello giocattolo che mi regalò Holden la sera in cui mi disse che ero bella. Che gli piacevo. Che il suo cuore era come uno stupido albero di Natale.

È rotto a metà.

Ricorda il mio cuore, ora stretto da qualcosa di duro e terribile. Come un cappio di ferro che mi procura un forte dolore.

Quel muscolo stupido, fragile, e patetico che si spezza ogni secondo in cui il bacio tra Holden e Malia torna a occupare ogni angolo della mia stupida testa. Si frantuma in piccoli pezzi, simili a quei coriandoli colorati che adesso vengono sparati nell'aria per celebrare il nuovo anno.

Che finale drammatico, non pensate? Sono stata un po' cattivella con la mia Kat... 🙈

Ma ci sta, dai! Malia non poteva non approfittarne, no? Si baciano tutti, baciamoci anche noi! O.o Da oggi Heroes è colonna sonora ufficiale degli sbaciucchiamenti, è deciso! 😘

Coomunque... giù quei forconi! Non è mica colpa mia, eh? La colpa è di Kat. Se avesse capito prima quanto Holden Morris sia prezioso, forse oggi non saremmo a questo punto, però... così è tutto più brioso, no?

A parte la mia scemenza, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto. In questo doveva succedere un altro episodio, ma lo vedrete nel prossimo, dato che gli eventi si sono evoluti in modo diverso e Kat e Holden hanno preso il sopravvento...

Vi faccio, come al solito, qualche domanda: Chas e Tony? Dai su, ve lo aspettavate? Non sono carinissimi? 😭

E Pam e Taylor, i Pamylor, che si sono finalmente baciati? La più "faccia tosta " del gruppo che diventa un budino con il suo Tay!!

E poi...

... Il cambio di look di Holden. Vogliamo parlarne? Io sono tutta orecchie!👀

Poi c'è stato il momento del "Tu non sei Malia". Come interpretate questa frase e, in generale, l'atteggiamento di chiusura di Holden? Pensate che faccia bene a tenersi certe cose per sè?

In conclusione, quanto ci dispiace per Kat da 1 a 10? Ne ha combinate tante, è vero, però... è stato triste anche per me spezzarle il cuore alla fine del capitolo! 🙁

Vi lascio adesso! Come sempre mille grazie per ogni singola stellina, ogni singolo prezioso commento, per il vostro affetto e il vostro supporto. Vi sono taaaanto grata! ❤️

Sappiate che su Instagram sono sempre attiva e se vi va, disegni/ fan art/ grafiche e qualsiasi cosa fatta da voi per la mia storia, sarebbero super graditi!!! 😍

Vi mando un bacione. Ci sentiamo presto,

Rob

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro