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Capitolo 65 - Fede

E continua a piovere.

Cazzo! È tutto il giorno che piove e quasi non lo riesco più a vedere fuori.

Continua a scorrere sul vetro un rivolo incessante d'acqua e questa dannata finestra non vuole smettere di piangere.

Fuori come dentro, piove. Ha piovuto anche ieri. Il cielo piange, la finestra piange, solo io non riesco a versare neanche una lacrima.

Perché cazzo, perché sempre a me? Perché tutte a me? E parte della risposta la so già. Perché parte di essa è colpa mia, se non tutta. È colpa mia se qui non c'è nessuno a consolarmi. Ed ora non c'è più neanche mio padre.

Il mio quartiere mi sembra così estraneo dietro quella tenda d'acqua. Il Village non sembra più quella affascinante e modaiolo quartiere che era abituata a conoscere.

Mi chiedo se New York mi abbia più dato o più tolto.

Anche ieri ha piovuto ed io non sono andata. Avrà piovuto anche lì, anche se non penso. A Dennis Port il tempo è sempre più bello o forse è solo un mio ricordo di adolescente.

Un gelato, in TV danno un episodio di Friends del novantaquattro e nonostante l'estate sia pronta ad arrivare, fuori, sembra inverno o le prime piogge d'autunno.

So cosa state pensando: "Guarda che bastarda senza cuore!", ma questo forse lo pensavate già. Vi chiederete se mi sono pentita della mia scelta: ieri vi avrei detto di no, oggi non lo so.

Ma dopo quello che ho saputo su mio padre, dopo che abbiamo perso tutto per colpa sua, per colpa dei suoi vizi, dopo che mi ha rovinato la vita e costretta a scappare qui New York, dopo tutto questo e dopo 10 anni, ancora non sono riuscita a perdonarlo. Ma ormai penso conti ben poco.

Un raggio di luce, l'ultimo di questa giornata. La finestra smette di piangere e io decido di uscire mentre il sole sbuca al di sotto delle nuvole deciso a sparire stavolta oltre l'orizzonte.

Scendo i pochi scalini che mi dividono dalla strada. Le persone hanno già messo via i loro ombrelli. Io l'ho lasciato a casa, come ho lasciato a casa un sacco di cose.

Chissà se fossi andata. Cosa avrei ritrovato? Chi avrei ritrovato? Ma non posso non pensare che il mio essere oggi così sia dovuto anche le sue mancanze, o meglio, a ciò che avrebbe fatto meglio a mancare. Come faccio a perdonare il bastardo che ha tradito mia madre, me e tutti quelli che lui credevano? Ci ha rovinato la vita. Dopo quel giorno...

Non riesco a ricordare nessuno, nessuno che non mi abbia tradita, che l'abbia fatto nel passato lontano e vicino. Vicino come il fulmine che illumina la notte che silenziosa è calata senza che me ne accorgessi.

Uno.

Due.

Arriva il tuono a meno di un chilometro. Prima piccole poi sempre più pesanti. Diventano un muro fitto appena giro l'angolo.

I miei pensieri mi hanno portato in una zona che non conosco e la pioggia adesso non mi fa più tornare a casa. La sento penetrarmi i capelli fino alla cute, penetrarmi vestiti fino alla pelle, la sento infiltrarsi tra le dita dei piedi.

Una bomba d'acqua mi colpisce senza darmi il tempo di capire da che parte poter scappare.

Corro. Corro verso una destinazione che non conosco neppure io. Dovrei cercare un riparo, lo so. Un riparo o forse no. Forse me la merito. Cerco di lavarmi ma una cosa questa pioggia non riesce a lavare via. Le mie lacrime non si mescolano a lei. Come l'olio fa con l'acqua, non troveranno mai una punto d'incontro, come me con il mondo.

Corro sapendo che così raccolgo più pioggia che se camminassi. Alla mia destra una luce mi chiama. Una croce piuttosto kitsch è contornata da led di un bianco caldo. Accanto, la porta della chiesa risulta semi aperta.

Non è la mia confessione, non sono mai stata cattolica. Faccio la scelta meno logica per me. Salgo quei tre gradini che mi dividono dalla croce ed dentro.

Ci sono solo io.

È piuttosto moderna. Almeno venti panche sono disposte una dietro l'altra in direzione dell'altare sopra al quale un grande crocifisso in legno impone una certa deferenza.

E ora cosa devo fare? O meglio, so cosa dovrei fare ma non so perché dovrei farlo. Per cosa dovrei pregare? Per la salvezza della mia anima? Perché con la vita che faccio non riesco a trovare una persona con cui viverla? Cosa? Mio padre? Non lo so, perché non so neppure da dove iniziare.

La porta della canonica si apre ed un anziano prete sistema i paramenti probabilmente per dire messa. Come se si sentisse osservato si volta lentamente verso di me. Calvo, leggermente in sovrappeso, ha dei tondi occhiali calcati sul naso. Capisco perché ha deciso di fare il prete, ispira una certa simpatia.

« Desidera confessarsi? » mi chiede facendo echeggiare la sua voce nella navata. Non so cosa rispondere.

« Non credo abbia tempo a sufficienza, padre! »

« C'è sempre tempo per chi vuole migliorare! »

« In realtà... non sono neanche del suo stesso credo. Qualcosa mi ha spinto a entrare. »

« E non è la pioggia, vero? » chiede avvicinandosi a me come se sapesse già la risposta.

« Forse sulle prime sì, ma non ora. »

« Come ti chiami? »

« Beverly. »

« Cosa cerchi, Beverly? »

« Cerco di vivere meglio che posso ma credo di aver sbagliato la mia missione. »

« Quale sarebbe la tua missione? »

« La vendetta. » dico per la prima volta con un pizzico di vergogna

« E contro chi è diretta la tua vendetta? »

« Contro tutto il genere maschile ma penso che sia solo contro me stessa. »

« E cosa ti ha portato la tua vendetta? »

« È questo il punto! Sono qui e non so perché faccio le cose che faccio! Non so dove mi portano! Posso... posso solo vedere le loro conseguenze e non mi hanno portato da nessuna parte, padre, se non in questa chiesa a parlare con lei! »

« Ed è un male? »

« No... almeno la parte della chiesa. »

« Vedi Beverly. » mi dice sedendosi su una panca e facendomi segno di accomodarmi. Forse mi vede agitata ed io mi sento una ragazzina alla quale il nonno deve fare una ramanzina. « Vedi Beverly, nulla è inutile nella nostra vita.

Tutto ciò che hai imparato, tutto ciò che ti ha fatto soffrire è stato per portarti qui e per dirti che la via che ha intrapreso, forse, non è quella più giusta. »

« Padre, con tutto il rispetto, non credo alla balla: "Tutto accade per una ragione." »

« Dio, o chiunque tu credi ci sia, ha altri piani per te e ti chiede di tornare indietro e riprovare, riprovare finché non avrai la certezza che ciò che stai facendo sia la cosa più giusta. »

« E come faccio a capirlo? »

« È molto semplice: sarai felice, ciò che adesso non mi sembra tu sia! »

« Temo che l'unica persona che mi potesse dare quella felicità sia ben lontana ormai... »

« Mai dire mai, Beverly. Le vie del Signore sono infinite, come mi insegnano di dirti. »

« Lei non capisce padre e non può capire! Non può sapere! »

« Hai ragione. Non ti conosco abbastanza ma posso dirti quello che vedo. Vedo che sei sola e la solitudine in questa vita è la punizione più grande che ci sia. »

« Quindi cosa dovrei fare? »

« Cambia, confida e trova. »

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Parte dedicata a Beverly. Ora tocca a lei abbandonare dopo che tutti l'hanno abbandonata. Abbandona anche il padre senza andare al suo capezzale. Chissà se l'aiuto di un uomo di chiesa le sarà stato utile.

Ps: è iniziato il conto alla rovescia. -9 capitoli alla conclusione!

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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