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Capitolo 38 - Oscurità

Spegnersi.

Il sole. I suoi raggi. I riflessi di esso sulla superficie increspata dell'oceano. Guardarlo affogare, portato affondo da infrante speranze di un compimento che avrebbe potuto sapere di inizio.

Invece, ciò che ebbe principio fu solo un crepuscolo infinito, sintomo di una determinazione che difficilmente si sarebbe arresa ai fatti.

Lei non si sarebbe arresa. Non avrebbe rinunciato all'inizio di un amore, il suo unico, da oltre quindici anni.

Una spiegazione doveva esistere. Non poteva credere, e cedere, a quel tarlo di un pensiero che suggeriva fosse stata tutta una farsa.

Luke non lo farebbe mai! Non a me! E poi per cosa? Farmi credere qualcosa che non esiste?

Eppure, se quei pensieri erano stati tra i primi a scaturire, il timore di una fiducia mancata esisteva.

No! Deve esserci una spiegazione!

Sbattendo la porta del faro, la sabbia accolse i suoi rapidi passi. La bicicletta sempre lì, incatenata saldamente a quel divieto di parcheggio che la stretta strada imponeva.

Con un colpo, Bry collegò la dinamo al cerchione anteriore della bicicletta.

Arriverò in ritardo per la cena, zio si arrabbierà, ma io devo sapere la verità. Qualunque essa sia, stasera la scoprirò.

L'oscurità imponeva una visita di nascosto alla villa dei McLoud.

Non sarebbe stato certo facile. Era passata lì fuori altre volte nei suoi giri senza meta con Toby. Sapeva essere zeppa di telecamere lungo tutto il perimetro esterno ed una guardia armata presidiava, notte e giorno, l'ingresso principale. Ma esisteva un punto debole del "castello".

Userò quello!

Le era capitato altre volte di sbirciare con Toby cosa si celasse oltre quello sbarramento di sicurezza. Lui, seppur mai esplicitamente ammesso, cercava di soddisfare il suo interesse per Beverly guardandola prendere il sole in bikini a bordo piscina. Breanna ovviamente no, ma cercava di rubare un'immagine di Luke da sognare quando i ricordi iniziavano a svanire.

Ma non era questo il caso.

Stavolta la missione era più profonda di una semplice occhiata. La strana coincidenza con ciò che era avvenuto il giorno stesso era la spiegazione più evidente di quella assenza. Forse la famiglia, forse la stessa Beverly. Poco importava. La preoccupazione era la spinta migliore che quei pedali ora subivano. In piedi su di essi, con una leggera brezza sul viso che tagliava come tempesta ed il cuore proiettato oltre quel dannato muro che sapeva l'avrebbe attesa.

E che puntualmente trovò.

Barriera di mattoni alta più di tre metri, telecamere mobili ogni venti e solita guardia rinchiusa nel suo gabbiotto. Oltre essa, la costruzione di epoca coloniale si ergeva per tre piani sopra quello di terra, interamente fasciata di assi di legno sovrapposte con il loro color crema e le bow window sul lato nord.

Se pensate di fermarmi vi sbagliate di grosso.

Pedalando ancora passò di fronte alla guardia, impegnata a vedere la partita dei Cubs.

Svolta a sinistra lungo la Madison costeggiando la casa. Proprio alle spalle del muro, la cucina ferveva con il suo sbattere di pentole e piatti. Poteva sentirli e domandarsi il perché di tale fermento.

Ancora a sinistra. L'asfalto diventò sterrato ed il rumore degli pneumatici le impose di proseguire a piedi.

La nasconderò dentro il cespuglio.

Quando si voltò il traguardo era in vista, nonostante l'oscurità pressoché totale.

Meglio cosi.

Esisteva un unico punto debole in quella fortezza. Sarebbe stato difficile e pericoloso e l'ultima volta che ci aveva provato aveva rischiato l'osso del collo. Ma, nonostante tutto, quel cedro dai rami bassi e facilmente scalabili era l'unico ponte tra lei e la verità.

Camminando bassa, arrivò al tronco, schiacciandosi contro esso e riprendendo fiato dalla pedalata e dall'adrenalina.

Guardò in alto.

Merda! Non lo ricordavo tanto alto!

Uno, due respiri profondi a cercare forze che solo l'amore poteva trovare.

Quando si disse pronta, gettò le dita attorno al ramo più basso ed i piedi sul tronco.

Il primo. Il secondo.

Ne superò dieci prima di sentire che i muscoli delle spalle iniziavano a vacillare. Ricordò quel giorno quando Toby la afferrò per un polso e, probabilmente, le salvò la vita.

Stupido Toby! Perché deve essere sempre tanto attento.

Avrebbe preferito cadere? Certo che no, ma ora quel ricordo, quella persona che l'aveva avvertita, bruciava più di tutte le candele accese sul prato di casa McLoud.

Qui va bene.

Per qualche strana ragione si era immaginata una lunga attesa, ma fu quando si sistemò, incastrandosi in qualche modo tra due rami, che notò quel movimento attraverso le finestre della sala da pranzo.

Era Trevor McLoud. Era in piedi che agitava convulsamente le mani e le dita contratte come artigli. Urlava, urlava tanto, al punto che i toni bassi della voce arrivarono fino all'estremo della casa, fino all'orecchio di Bry.

« Reverendo... cosa diavolo... non pensi... »

Era abbastanza chiaro.

Dalla parte opposta del tavolo, il figlio, anch'esso in piedi, gli rispondeva sbattendo i pugni sul tavolo e rivolgendosi a sua madre. Lei si agitava per far tranquillizzare suo marito con ben pochi risultati apprezzabili a quanto si sentiva.

E poi c'era lei. In un angolo della stanza, lontana dalla confusione, Beverly sedeva sul divano protetta dai suoi genitori. Tipi amorfi da ciò che si poteva apprezzare da lontano. Lei, la classica svampita bionda di mezza età con la saccenteria di chi crede di sapere e la prepotenza di chi non può, additava Luke e prendeva le parti del padre McLoud cingendo le spalle di sua figlia.

« Non pensi a lei? » chiese quest'ultima.

Tipico.

Il padre di Beverly, probabilmente un ex marines notato da Bry ad ogni discorso sul palco accanto a Trevor McLoud, rimaneva in disparte con il suo taglio di capelli militare e le braccia incrociate sulla camicia di lino.

Probabilmente hanno deciso insieme la linea politica contro mio zio, gli immigrati ed gli omosessuali che non fanno altro che ripetere nei loro comizi.

Si erano riuniti proprio tutti ma del gruppo l'unica che appariva dalla parte di Luke era proprio sua madre.

Non si vedeva molto in giro. Forse qualche volta al supermercato sempre seguita dalla guardia del corpo che il marito le aveva probabilmente imposto.

Bry l'aveva notata una o due volte ma non era mai riuscita a trattenersi dal chiedersi cosa sarebbe potuto accadere a Dennis Port da giustificare una guardia del corpo.

« Basta! » urlò Luke sbattendo la porta che dava sulla veranda.

Sbattendo i piedi sul legno, raggiunse il prato, fermandosi a cinquanta metri dalla proprietà ed a venti da Bry.

Ora lo chiamo.

« Luke! Luke! » la anticipò Beverly raggiungendolo.

Lui non rispose, non si voltò neppure.

« Luke, ti prego! Pensaci! Se tuo padre vince le elezioni potremmo dire addio a tutto questo, a questa schifosa provincia che puzza di pesce! Ti prego! È il momento di farci vedere uniti! Lo sai mio padre quanto ci tiene a me! Vedere quel video, ciò che è successo oggi... »

« Non mi importa, Beverly. Non mi importa del video, di tuo padre, del mio di padre. Di nulla! » ammise immobile.

« Lo so cosa ha detto: tutta quella storia dei finanziamenti persi per tuo padre, del fatto che se ferisci me ferisci lui... non lo pensa sul serio. Gli basta solo che stiamo insieme ed i soldi li darà lo stesso a tuo padre! Ci sono troppe cose che ora ci legano ed abbiamo delle responsabilità! »

« Fammi capire: usi i soldi di tuo padre per ricattarmi? Tutto questo è molto mormone! » ironizzò lui. « Complimenti Beverly. Ma non ti fai un po' schifo da sola? »

« No! Perché faccio ciò che faccio per la mia famiglia ed anche per te che sei confuso in questo periodo! »

« Confuso io? »

« Sì, perché ti sei dimenticato che io ti amo. Ti amo alla follia. Ti amo tanto che non mi importa se non mi ami... in fondo l'ho sempre saputo. Quante volte ti ho sorpreso che la guardavi? Quante volte ti ho incontrato fermo in macchina di fronte la chiesa di suo zio? Quante volte ti ho fermato perché volevi parlarle? Pensi che sia stupida? »

« No! Penso solo tu non abbia valori! »

« Pensi davvero che mi importi qualcosa dei valori, della religione o della politica? Tutto ciò che è stato fatto era finalizzato a noi, a legarci, ad insegnarci responsabilità più grandi di noi! »

« E tu sei disposta a stare con qualcuno che non ti ama? »

« Sì, se si tratta di te! Ti prego, Luke. Torna da me! »

Lui continuò a guardare fisso avanti a sé, la testa china pesante di pensieri, il silenzio che significava rifiuto e le spalle rivolte a Beverly.

Tutto ciò, però, non le impedì di baciarlo.

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Oggi capitolo doppio! L'argomento, anzi gli argomenti, erano importanti e meritavano un approfondimento. Si è scoperto il motivo dell'assenza di Luke, si sono scoperti i rapporti tra la famiglia di Beverly, i Green, ed i McLoud, infine si sono scoperti i veri sentimenti ed ambizioni della stessa Beverly. Ed ora? Cosa dovrebbe fare Bry? E' possibile combattere contro religione, politica e vecchi rancori? O la battaglia rischia di diventare una guerra che non fa prigionieri? A voi la parola!  

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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