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Capitolo 33 - Differenze

L'autista con molto garbo mi apre la portiera. È cortese e, seppur sulla sessantina, ha un portamento elegante ed un fisico slanciato. I bottoni della sua giacca riflettono quel poco di sole che a tratti fa capolino tra le nuvole.

« Prego Madame! »

« Grazie infinite! »

L'interno della limo è ovviamente spazioso. Quattro o cinque metri mi separano dal vetro oscurato che nasconde il posto di guida. Sulla sinistra, un lunghissimo sedile in pelle grigia copre l'intero lato della vettura mentre, a destra, una sorta di bancone da bar in miniatura sostiene una collezione di super alcolici davvero ben fornita. A terra la moquette nera cattura la luce dei piccoli fari che illuminano l'ambiente in maniera soffusa.

« Può servirsi, se desidera, intanto che arriviamo a destinazione. » dichiara l'autista dall'interfono.

Accanto a me un pulsante. Lo premo.

« Mi scusi! » urlo senza un apparente obiettivo. « Ci vorrà molto? »

Il ronzio lento dell'alza cristalli elettrico.

« Signorina. » inizia con calma l'autista abbassando il vetro che ci divide. « Il mezzo è pieno di microfoni con i quali comunicare al conducente. Se urla così forte dopo aver premuto il pulsante mi fa prendere un infarto! » spiega sorridente.

« Ops! Mi scusi! Sa... è la prima volta in una limo! »

« Neppure al ballo dell'ultimo anno? »

« Lasciamo perdere quella serata... comunque chiedevo quanto ci metteremo ad arrivare a destinazione. »

« Non si preoccupi ha tutto il tempo per un drink! » rispose ingranando la marcia e partendo.

Quarta. Quinta. Sesta strada. Scorrono rapide come filari a lato di un'autostrada.

« Può dirmi dove mi porta? »

« Questa è l'unica domanda a cui il signor Johnstone mi ha chiamato al silenzio. »

Certo. Ci sarà da fidarsi? Sarebbe il primo serial killer in limo.

« Capito. Neppure un aiutino? »

Di risposta il conducente iniziò a tirare su il separé.

« No, aspetti! Non mi lasci sola! »

« Non avrà paura di una limousine? »

« N... no! Ma preferirei parlare con lei. »

« A dire il vero è la prima volta che mi capita. In genere si limitano a ordinarmi la destinazione ed io vado. »

« Oggi è la giornata delle prime volte a quanto pare! Chissà quanta gente sarà salita qui sopra! »

« In realtà, a parte il signor Johnstone e qualche suo socio, davvero poche! »

« Quindi lui si sposta con questa? »

E io che pensavo fosse a noleggio.

« Con questo mezzo e con molti altri! »

« E a parte i soci... »

« Lei è la prima ragazza che sale su questa limo, non si preoccupi. »

« Mi risulta difficile crederle. Le è troppo caro il posto di lavoro per dirmi la verità! »

« In altre circostanze le avrei dato ragione, ma in questa particolare circostanza non ho difficoltà a dire la verità in quanto verità! » risponde sorridendomi nello specchietto retrovisore.

« Non ho fatto in tempo a leggere la targhetta che ha appuntata alla giacca. »

« Mi chiamo Arthur! »

« Piacere Arthur, mi chiamo Beverly! »

« Il piacere è tutto mio madame. Posso permettermi di dire che il suo nome mal si abbina al suo aspetto. »

« Dice? Non le piace? »

« No! No! Non mi fraintenda trovo gradevole sia l'uno che l'altro ma avrei pensato più ad una Cecilia o Margaret o... insomma un nome più classico insomma. Sempre senza offesa. »

« Ma si figuri. Farò presenti le sue rimostranze ai miei genitori! » esclamo ridendo.

« Sa com'è... di persone alla mano e simpatiche come lei non ne passano tante in questa limousine in più potrei esserle nonno quindi mi perdonerà, Beverly, se esco dal mio ruolo! »

« Mi arrabbierei se non lo facesse. E la prego mi dia del "tu"! »

« Sarà un onore! Solo se ricambia però! »

Gli uomini di una volta. Galanterie al momento giusto ed il carisma di chi sa di sapere.

« Posso chiederti, Arthur, che tipo è Shawn? »

« Bella domanda! Lavoro per lui da circa un anno e tutto ciò che ho imparato è che percorro più chilometri di quando avevo il taxi. Faccio su e giù tra Brooklyn ed il Village, poi Tribeca ed Hell's Kitchen passando per l'Upper West Side. Eppure non ho mai compreso il perché. In genere è lui stesso che mi chiama, arrivato in un determinato posto chissà come. Per il resto è molto gentile anche se non si sbottona mai più di quanto il suo status gli impone verso il mio. »

« Arthur, siamo tutti esseri umani. »

« Hai ragione, Beverly! Ma il mondo è di chi ha i soldi. Ed a proposito... siamo arrivati! »

© Giulio Cerruti (The_last_romantic)

Angolo dell'autore:

Il mondo è di chi ha i soldi. Questo dice Arthur. Alla luce dei pochi dettagli riferiti sul conto di Shawn, voi vi fidereste? E cosa pensate sull'atteggiamento che Beverly ha avuto ed ha nei suoi confronti?

Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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