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Will

Dopo aver imprecato tutte le divinità che mi erano venute in mente, mi morsi il labbro inferiore e cominciai a tremare. Nico si inginocchiò ed esaminò la ferita, trattenendosi dal vomitare.
—Ma che cazzo ti è venuto in mente, Will?!— esclamò fissando la lancia che perforava la mia gamba destra.
Clarisse l'aveva piantata proprio sopra il ginocchio, trafiggendo un qualche nervo importante, perché non me la sentii già più.
Boccheggiai e strinsi i denti dal dolore. Il sangue colava e si depositava sull'erba, finendo con l'essere assorbito dal terreno. Cercai di ragionare, anche se era impossibile con tutto quel dolore lancinante, che si stava espandendo anche alla testa.
Nico ansimava terrorizzato. —Solace!—
Mi accorsi solo dopo quel grido che ero come in trance da qualche secondo. Guardai Nico. Alzando lo sguardo gli occhi mi si riempirono di lacrime. —T-tranquillo... Sto bene...— provai a dire, drizzando la schiena.
—No che non stai bene, imbecille!— gridò in risposta. —Te la devo togliere!—
Gli presi il polso della mano che stava per afferrare l'arma. —N-no! Altrimenti l'emorragia degenera... Perderò troppo sangue.—
Lui deglutì, mordendosi le labbra con forza e ripetizione.
—Ehi, ehi... Piano... Ti screpolerai le labbra così.— sussurrai ridendo.
—Non me ne frega un cazzo, okay?! — esclamò sbattendo i pugni a terra. —Stai perdendo troppo sangue e non so chi poter chiamare! Non ho neanche un po' di ambrosia!—
Cominciai ad avere le vertigini. Il dolore stava diventando insopportabile. —Oh, Be'... Allora va a prendere la bandiera... È a qualche passo da qui, vicino al ruscello.—
Mi guardò shoccato. —Sei serio?! Stai morendo, e pensi alla bandiera?!— imprecò ad alta voce.
Ridacchiai con sguardo sofferente. —Non... Non esagerare, non sto... Morendo.— balbettai, esaminando la ferita. —Sono io... Il dottore, ricordi?—
Nico alzò gli occhi al cielo. —Sei un vero deficiente, Will Solace!— gridò più forte prima, assordandomi l'orecchio destro. —Ti metti contro quella pazza psicopatica, per cosa?!— si alzò e allargò le braccia.
—Per te... Affronterei pure un esercito intero di Titani.— sorrisi dolcemente.
Lui si portò una mano alla faccia, voltandosi. —Chiamo aiuto!—
—A-aspetta...— lo presi per la maglietta.
—Non c'è tempo, scemo!—
Ignorai ciò che diceva. Sembrava così preoccupato... Così terribilmente bello. Sarei rimasto a guardare il suo volto per ore. E quegli occhi... Quegli occhi così neri e profondi, tanto macabri ma ci tante cose da raccontare e tanto amore da dare. Dovevo essere parecchio stordito, perché mi sembrava di parlare come una ragazzina che piagnucola per una band che si è sciolta.
—S-scusa... Per... Prima.— provai a dire.
Rimase immobile, fissandomi come se fossi uno zombie uscito dal terreno di un cimitero. —Per cosa?! La tua stupidità?!—
—No, per quello che ha detto Clarisse...— ripresi fiato. —Ha ragione, ha... Ragione su tutto.—
Si morse il labbro inferiore e mi guardò negli occhi. —Quindi tu...—
Annuii, sorridendo in modo sbilenco. Lui sbuffò e fece per andarsene. —Non c'è tempo!—
Scossi il capo. Avevo paura che potessero ferire anche lui. —N-no, no! Nico!— feci per alzarmi, ma non riuscii ad aggiungere altro dal terribile dolore che mi annebbiò la vista.
Caddi di nuovo a sedere e mi appoggiai alla roccia dietro di me. Ansimai e cercai di restare sveglio. Mi tastai le tasche, sperando di trovare qualcosa per aiutarmi ad alleviare il dolore. Nulla. Avevo lasciato tutto alla capanna. I rumori degli alberi sembravano farsi lontani, le urla degli altri ragazzi del campo erano come stridi. Non ressi più a quel dolore e chiusi gli occhi, sprofondando nel nulla.

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