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Nico

Mi lasciai Will alle spalle, il cuore in gola e un solo pensiero per la testa: "Dov'è Percy?"
Se quel sogno fosse stato vero, o fosse stata una visione, Percy poteva essere... Non volevo neanche pensarci! Più ripensavo a Cupido più mi veniva voglia di scagliare un pugno contro qualcosa.
Corsi alla sua Cabina, più in fretta che potevo. Poi vidi Annabeth. Era seduta sotto un albero a leggere, lo sguardo perso tra quelle pagine bianche scritte in greco. La corsi incontro, nonostante non fossi dell'umore adatto per parlare con lei.
—Annabeth!— ansimai.
Lei distolse lo sguardo dalle pagine e mi guardò. —Si, Nico?! Che succede?—
Ripresi fiato. —Dov'è Percy?—
Lei indicò il cortile dietro la cabina. —Sta parlando con la propria squadra di Caccia alla Bandiera. Tra poco comincia.—
Il mio stomaco si placò. —Okay... Grazie.— e corsi verso il cortile.
Lo cercai con lo sguardo e lo vidi alle prese con una bandierina color rosso. Stava ridendo come un pazzo. Oddei, quanto amavo quel sorriso luminoso. —...e questo succede se non prevedere la loro mossa successiva!— stava dicendo.
Mi nascosi dietro i muri della Casa di Poseidone, osservandolo mentre dava spiegazioni e indicava tattiche efficaci. Poi lo guardavo più mi veniva voglia di saltargli a collo. Sarà strano, lo so, ma, dei, quanto amavo quegli occhi verdi acqua. Feci un passo indietro, ringraziando che fosse stato solo un brutto sogno. Nonostante tutto, però, mi servivano risposte. È l'unica persona che avrebbe potuto darmele... Era Rachel!
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—Una visione? Ne sei sicuro?— borbottò Rachel con il mento tra il pollice e l'indice.
Annuii nervoso. —Si, era così realistico e... Ho paura che fosse una visione.—
Fece un verso strozzato e si voltò. Quella chioma rossa e riccia mi faceva venire il mal di testa. —A chi altri l'hai raccontato questo sogno?—
Abbassai lo sguardo cupo. —Solo a te...—
—Mh, mi sento lusingata.— disse ironicamente.
Sembrava decisamente irritata.
—Come posso evitare che accada? Sarebbe un incubo he diventa realtà.— chiesi nervoso.
Rachel si sedette pensierosa, poi incrociò le mani. —Tu chi avresti scelto?—
Quella domanda non fece altro che farmi stare peggio. Esitai. —N-non lo so...—
—Andiamo per punti: carattere, aspetto, disponibilità...—
—NON VOGLIO SCEGLIERE, È CHIARO?!— gridai sbattendo i piedi.
Lei non si scompose. Rimase ferma a fissarmi. Io mi presi la testa tra le mani. —Scusa...—
—Non importa. Capisco come ti senti. Cioè, non che io abbia mai avuto cotte per delle mie "amiche", però ci siamo capiti.— si alzò e chiuse gli occhi.
Ci fu un silenzio di tomba per un paio di minuti. Ala fine fu lei a rompere il silenzio. —Entrambi sanno come stanno le cose... Ma ovviamente Will crede in te. Ti darebbe, come ha detto anche Cupido nel tuo sogno, tutto.—
Annuii, cupo.
—Ti sei mai chiesto se Percy farebbe la stessa cosa per te?— mi domandò aprendo le braccia come se volesse invocare qualcosa.
La mia mente viaggiò e cominciai a pensare alle varie eventualità. —Vuoi dire... Se Percy si trovasse in bilico tra salvare me o Annabeth, ovviamente...—
—Sceglierebbe Annabeth.— concluse.
—Non puoi saperlo...— mentii a me stesso, perché in fondo sapevo che poteva anche saperlo.
Rachel spalancò gli occhi, abbassando poi le braccia. Si voltò verso di me. —Permettimi una domanda: tu chi ami veramente? Quando ti trovi in presenza di Will avvertì le farfalle nello stomaco? O succede quando sei i presenza di Percy!—
Ci pensai un momento. —Percy, credo...—
—E quando sei con Will?—
—Will... È una cosa diversa. Percy è... Bellissimo.— balbettai.
Lei si accigliò. —Solo bellissimo? Vedi che neanche tu lo conosci bene. Voglio dire che se è solo una questione di bellezza, non significa che sia amore vero.—
Ero confuso. Mi portai le mani alla testa e scossi il capo. —Non voglio più sentir parlare di amore! Non ne posso più!—
Rachel annuì comprensiva e mi diede una pacca sulla spalla. Non aggiunse nulla. Forse perché cominciai a farmi venire gli occhi lucidi, o semplicemente perché mi sedetti di scatto sulla prima sedia che mi capitò. Lei si sedette accanto a me.
—Nico, l'amore viene da sé, e neanche te ne accorgerai quando arriverà.— sussurrò gentilmente. —Devi solo darti tempo e concentrarti sui tuoi amici. Passa più tempo con loro, non partire in quarta. Divertiti.—
Annuii, non tanto convinto, e la guardai negli occhi.
—Io cercherò di saperne di più di questo tuo incubo, ma sono convinta che era solo una cosa momentanea.— si alzò e tornò a guardare fuori dalla finestra.
Rimasi fermo per un po', finché non mi decisi a scendere e tornare da Will. Dovevo scusarmi per essermene andato di punto in bianco. Dovevo dirglielo...? No! Meglio di no.
Scesi le scale, aprii la porta e corsi verso la sua cabina. Un paio di figli di Ares mi salutarono e io ricambiai con un cenno. Non mi erano poi così simpatici. Appena arrivai alla sua cabina lui non c'era. Bussai, ma niente. Imprecai sottovoce e sbirciai dalla finestra. Dentro era tutto deserto e il suo letto era sistemato. Scesi e fissai un punto.
—Ehi, Di Angelo!— esclamò una voce familiare.
Alzai la tesa e vidi una chioma castana venire verso di me, l'armatura aderente al corpo e uno sguardo tanto minaccioso quanto insopportabile.
—Clarisse...— borbottai.
Lei mi venne in contro e mi diede una pacca sulla spalla. —Giochi a Caccia alla Bandiera, vero?—
Scossi il capo. —No, grazie.—
—Eddai!— insistette spingendo la sua mano più verso di me. Una fitta al braccio cominciò a farsi sentire.
—Non mi piace quel gioco.— replicai seccamente.
Clarisse si fece musona. —Quanto sei noioso, Di Angelo.— e mi lasciò andare. —Credevo ti interessasse, sai, perché quel tuo amico, Solace, è già in squadra con me.—
Sgranai gli occhi. —Will è con la squadra blu!— esclamai convinto.
—Non più, scemotto.— si allontanò. —Se sei ancora interessato...— mi lanciò un elmo dalla punta blu. —...la tua squadra ti aspetta.— e se ne andò.
Fissai l'elmo, sentendomi terribilmente in colpa. Di sicuro Will si era arrabbiato con me, perché non gli ho mai dato l'importanza che avrebbe meritato. Poi un lampo mi sfrecciò davanti alla faccia. Ero in squadra con Jackson! Una parte di me gioiva dall'emozione, ma l'altra avrebbe tanto voluto essere in squadra con Will. Mi morsi il labbro inferiore e mi infilai l'elmo. Quando odiavo quel gioco! Corsi verso gli altri della mia squadra e  chiesi un'armatura anche per me. Percy intervenne per primo. —Ehi, Nico. Sono felicissimo che partecipi anche tu. Ci mancava proprio un giocatore.— mi passò l'armatura.
Io la indossai senza esitare, sentendomi un po' a disagio in mezzo a tutta quella gente intorno. Era pensante. Riuscii per miracolo a restare in piedi e a formulare una frase:—Okay, sono pronto.—
—Bene, perché l'altra squadra è in posizione!— esclamò entusiasta Percy, indicando dall'altra parte del campo.
Vidi la squadra rossa piazzarsi in fila da dieci, Clarisse i prima fila, affiancata da Lia, la nuova arrivata, e i figli di Ares che mi avevano salutato prima. Deglutii a fatica. Chirone arrivò per dare il via, trotterellando allegramente sull'erba. —Siete pronti?!— chiese ad alta voce.
Ci furono grida di battaglia. Con lo sguardo, cercai Will, ma senza successo.
—Pronti?!—
Sudai freddo. Percy teneva salda l'elsa della sua spada. Io presi il mio pugnale, continuando a cercare chioma bionda tra quella schiera di persone.
—VIA!—
E cominciò la corsa verso la squadra avversaria, seguita da grida di battaglia che mi tapparono le orecchie.

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