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Nico

Lo raggiunsi al fiume. Si tolse l'armatura protettiva e la gettò alla sua destra. Si gettò sulla faccia una grossa quantità d'acqua e sospirò. —Quest'estate si prevede la più calda da oltre dieci anni. L'anno scorso ad esempio pioveva anche ad agosto!— commentò.
I suoi capelli biondi e bagnati si fecero più vistosi e lucidi alla luce del sole. Il suo enorme sorriso bianco per poco non mi accecò. Dovevo ammetterlo: era molto bello. Non capivo più come considerarlo: un fratello? Un amico? O di più...
Mi sedetti sull'erba, nella parte in cui il sole era coperto dagli alberi, nell'ombra. Da quando avevo rivelato il mio vero io a Percy, mio padre non si era fatto più sentire. C'era troppo silenzio. Non ricevevo sue visite inaspettate, e neanche Hazel.
Will interruppe i miei pensieri, sedendosi vicino a me. Non capivo perché mi stesse così appiccicato. —Allora, teschietto, ci alleniamo con l'arco, o con la parete per l'arrampicata, o...—
—Non ho voglia di allenarmi ora.— tagliai corto.
Lui annuì, calmo. —Indovino: vuoi stare solo?—
—Sì, ma...— esitai.
Will non disse nulla. Mi guardò con attenzione e sorrideva. Come se non vedesse o sentisse nulla, oltre a me.
—Non amo le folle o i Campi Estivi. Certo, questa è praticamente casa mia, però... Non mi ritrovo molto.—
Will mi diede una gomitata sul fianco. —Hai un casino di amici qui, tua sorella, una probabile futura ma poco convincente ragazza figlia di Ade!—
—Sì.— non sapevo che dire. Esitai ancora. —Sto male, però.—
Lui guardò il cielo, sdraiandosi. —Ah, sono passati tre anni dalla battaglia contro Gea. Possibile che tu stia ancora male? E inoltre l'influenza non gira più da un bel po'.—
—Non sto 'male' in quel senso.— replicai toccandomi lo stomaco. —Odio me stesso.—
Il figlio di Apollo aprì le labbra a forma di cerchio e alzò le sopracciglia, stupito. —Tutto molto chiaro.—
La domanda mi sorse spontanea. —Hai ascoltato quella volta cosa ho detto a Percy?—
Lui esitò. —Ehm... Perdonami, ma è un mio difetto: so' spiare meglio di un figlio di Ermes che va e viene e sa' tutto di tutti!—
L'imbarazzo mi colpì, e non riuscii più a guardarlo. —C-cosa hai sentito di preciso?—
Will sospirò. Il suo tono divenne più sicuro e tranquillo, come se stesse parlando ad un bambino. —Quanto bastava per capire che le donne non sono il tuo forte.—
Gettai in avanti la testa, nascondendola tra le braccia e le gambe. Will mi mise un braccio intorno al collo. —Ehi, tranquillo. Non metto mica i manifesti ora. Non farei mai la spia.—
Rigirai la testa dalla parte opposta a lui. —E secondo te non dovrei odiarmi?—
—Non è colpa tua! A volte è l'amore che sceglie per te. Mi dispiace solo che Percy non sia nella tua stessa riva.—
La depressione riprese a farsi sentire. Il flashback di quella volta con Cupido e Jason mi passò davanti alla faccia. Volevo piangere. Mi trattenni e strinsi i denti. Will notò di sicuro il mio stato, perché la sua presa sul collo divenne un vero e proprio abbraccio. Avevo sempre odiato gli abbracci, ma quello era diverso. Era più rassicurante. I suoi capelli biondi profumavano di mirtilli e sudore. Doveva essere quel nuovo shampoo che suo padre gli aveva mandato per il compleanno. Sapevate che Apollo tiene molto all'igiene personale? Mi feci soffocare da quell'abbraccio, mentre gli occhi si gonfiarono di lacrime. Non riuscivo a trattenerle.
—Io penso che tu sia perfetto così.— sussurrò Will.
Mi scostai di poco dalla sua spalla e lo guardai dritto negli occhi. Quel suo sguardo, quel suo modo di essere ottimista. Non sapevo come facesse ad esserlo.
Sembrò che mi avesse letto nel pensiero, perché si sporse in avanti e mi baciò. Prima piano, poi aprendo delicatamente le labbra. Non protestai. Lo stupore c'era, seguito da imbarazzo e, subito dopo, da farfalle nello stomaco. Le endorfine si stabilirono in ogni parte del mio corpo. Le guance cominciarono a scottarmi.
Io presi il suo viso tra le mani, e le passai dietro la nuca, proprio sui suoi capelli. Will ansimò piano e fece lo stesso. La sua mano sfiorava delicatamente i miei capelli e il suo respiro era irregolare.
Sembrava passata in eternità. Cosa stavo facendo? Era tutto troppo confuso.
Appena ci staccammo, mi morsi il labbro inferiore, mentre il cuore martellava senza poterlo fermare.
—Non importa ciò che scegli. A me va bene così.— sussurrò Will.
Notai imbarazzo nella sua voce. Ero imbarazzato anche io. Da lontano ci furono acclamazioni e urla. Una delle due squadre aveva trovato la bandiera avversaria e vinto la sfida. Non mi accorsi che era quasi ora di pranzo. Guardai l'erba sotto di me, stringendo i pugni sopra le mie gambe.
Will abbozzò un sorriso sbilenco e si alzò. —Pranzi con noi, o vuoi fare anche quello da solo, teschietto?—
Alzai la testa, fissandolo negli occhi. —No. Vengo.—
"Pessima idea, Nico di Angelo. Pessima!"

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