Capitolo 7
Elsa's P.O.V.
«Emily! Datti una mossa!» Urlo contro la porta del bagno, in cui si è chiusa circa venti minuti fa.
Questa mattina mi sono svegliata in ritardo e ho potuto scoprire che in questa casa pochi minuti possono ribaltare l'equilibrio delicato delle tempistiche al bagno.
«Elsa,» Chris mi chiama dalla cucina e lo vedo fare capolino da dietro l'angolo, «vuoi che vi prepari qualcosa per stasera, o prendete una pizza?»
«No, stasera ho una cena con il padre di Jack, te l'avevo detto. Devi rimanere tu con Emily.» Busso di nuovo alla porta del bagno, mentre Chris mi si avvicina per continuare a parlare.
«Non posso, devo uscire con Hailey e alcuni suoi amici. Io porto Emily agli allenamenti delle cheerleader domani mattina, quindi stasera resti a casa.» La mia sorellina è entrata nelle cheerleader da un paio di settimane e le avevo promesso che l'avrei accompagnata ai suoi allenamenti, ma domani dovrò vedermi con l'avvocato della signora Prismore, così Chris ora mi sta rinfacciando il favore che gli ho chiesto ieri sera.
Parla come se non ci fosse spazio per discutere e si volta per tornare in cucina, ma io lo fermo.
«Non posso annullare, mi ha fatto entrare lui nello studio.»
«E io non posso evitare gli amici della mia fidanzata, lei crede già che non mi piacciano.» Ribatte velocemente. «Chiameremo una babysitter.»
Emily protesta, urlando da dentro il bagno. «Non mi serve una babysitter, ho tredici anni!»
Chris ed io sbuffiamo al pensiero di dover avviare una discussione con lei di mattina, so che Chris sta per ribattere dicendo che è ancora piccola per rimanere in casa da sola, quando lei lo anticipa.
«Posso dormire da Mike.» Subito dopo sentiamo il fono per capelli venire azionato, il che mi irrita un po'. Potrebbe farmi entrare se si sta solo asciugando i capelli.
Comunque, la sua non mi sembra una cattiva idea, anche se avrei dovuto subire i mille consigli non richiesti di Laura, la madre di Mike, sempre pronta a farmi notare cosa sbaglio nel crescere mia sorella. Chris, però, non sembra d'accordo.
«Non se ne parla.» Tuona appena lo guardo. «Non mi piace quel Mike.»
Emily spegne il fono, quindi mi allontano dalla porta del bagno, faccio segno a Chris di seguirmi in cucina per cercare di convincerlo.
«Perché non vuoi che dorma da lui? È un'ottima soluzione.»
Lui incrocia le braccia al petto e fa una smorfia infastidita.
«Non può dormire con un ragazzo, ha solo tredici anni.»
«Infatti, tredici anni, non ha secondi fini.»
«Ti posso assicurare che lui ce li ha, invece», ribatte con fermezza. «Emily è ancora troppo piccola per avere un ragazzo.» La sua reazione mi fa quasi ridere, dato che sono certa che non ci sia nulla di romantico tra quei due. Lui e Jane sono i migliori amici di mia sorella da quando ci siamo trasferiti qui e negli anni li ho visti crescere insieme.
«Sono migliori amici da sempre.» Gli ricordo, assumendo la sua stessa posizione. Inizio a capire quale sia il vero problema. «Lo sai che tra poco dovrai farle il discorso sul sesso, vero?» Fisso i suoi occhi azzurri e ci scorgo un tremore di insicurezza.
«C'è ancora molto tempo.» Abbassa lo sguardo e torna vicino al piano da cucina per finire di preparare la colazione per tutti.
«Non è vero.» Lo seguo e mi appoggio al ripiano vicino a lui. «Devi iniziare ad accettare che Emily sta crescendo e tra un anno o due potrebbe volere sperimentare la sua prima volta con qualcuno. Continuare a trattarla come una bambina potrebbe essere un grosso errore.» Cerco il suo sguardo, sperando che comprenda di non poter bloccare la crescita di una ragazzina. Purtroppo, lui resta con i piedi piantati nelle sue convinzioni e decide di ribattere con un forte nervosismo nella voce, sebbene stia cercando di mantenerla bassa.
«L'errore sarebbe permetterle di fare sesso a tredici o sedici anni. A quell'età può essere solo qualcosa di cui si pentirà.»
«Non piace nemmeno a me l'idea, ma quale sarebbe la tua soluzione? Chiuderla in casa fino alla maturità?» Chiedo, davvero interessata a sapere quale sia il suo piano. So bene di poterle parlare io, di poter fare la cosa giusta anche senza di lui, ma vorrei che fossimo d'accordo sulle questioni che riguardano Emily. Tento un'ultima volta di portarlo dalla mia parte. «Non è vietandole di uscire che le impedirai di fare sesso. Io ho avuto la mia prima volta mentre ero in punizione in camera mia. Hai dimenticato che i ragazzi trovano sempre un modo per vedersi e l'unica cosa che otterrai sarà il suo odio per averla ostacolata.»
Chris resta in silenzio per quasi un minuto, pensando a quello che ho detto, poi mi guarda di nuovo e dal suo sguardo so già di avere vinto.
«Okay, quando arriverà il momento le parlerò, ma non voglio che rimanga da sola con quel Mike.»
Mi guarda con un'espressione indecifrabile in volto. Forse non avrei dovuto dirgli della mia prima volta.
«Va bene. Chiameremo una babysitter.»
Mentre finisco di parlare sentiamo la porta del bagno venire finalmente aperta ed Emily fa la sua apparizione, camminando con il cellulare in mano. Si siede al tavolo in attesa della colazione, apro la bocca per comunicarle la nostra decisione, ma ancora una volta lei mi precede.
«Era da tanto che non facevamo un pigiama party tutti insieme! Jane ha detto che mi farà le unghie con le cose che usa sua madre. Mike dice che sua mamma ha detto di dirti che posso andare lì subito dopo scuola.» Ci guarda sorridendo, si sposta una ciocca bionda dietro l'orecchio e riprende a guardare lo schermo del cellulare, probabilmente continuando a scriversi con i suoi amici.
Mi volto verso Chris e con uno sguardo so di averlo convinto a cambiare idea, ora che sappiamo che ci sarà anche Jane.
«Va bene, ti accompagno io», lei dico.
***
Chiudo gli occhi e mi lascio cadere sul divano della saletta ti vetro, riposando la schiena in una posizione poco elegante.
Questa mattina, dopo aver nuovamente tentato di contattare Matt senza successo, Morgan mi ha mandata a controllare un centinaio di pratiche arretrate negli uffici della contabilità. L'uomo responsabile mi ha messo in una saletta poco illuminata, mi ha dato i numeri di archivio e mi ha lasciato da sola a cercare ciò che mi serviva, in mezzo a migliaia di documenti.
Non ho ancora finito il lavoro, ma ho deciso di prendermi una pausa, dal momento che è ora di pranzo e che i miei occhi hanno iniziato a vedere in due dimensioni.
Sento qualcuno prendere posto al mio fianco e riconosco la sua risata ghignante.
«Se ora mi dici che hai trascorso la mattina a spettegolare con qualche segretaria, mentre io mi sono giocata la vista, giuro che ti prendo a schiaffi.» Sbircio da un occhio per vedere la sua reazione e lo scopro tentare di nascondere il sorriso dietro una tazza bianca, da cui mi arriva l'aroma tostato del caffè.
«Se lo fai, stasera dovrai spiegare a mio padre perché ho un occhio nero.»
«Sarebbe d'accordo con me.»
***
Ho accompagnato Emily alla grande casa di Laura, la fastidiosamente perfetta madre di Mike. La moglie lavora come dirigente di una grande agenzia pubblicitaria e lei è un elemento attivo della comunità, come ci tiene sempre a ricordare, anche se ancora non ho capito cosa faccia di preciso. La casa è sempre in stato impeccabile, senza l'aiuto di personale per le pulizie. Cucina come uno chef stellato; è in grado di trovare un argomento di conversazione in ogni situazione, infilandoci spesso critiche velate e, cosa che meno sopporto fra tutte, sorride sempre.
Il mio piano era quello di restare in auto con il motore acceso, lasciare mia sorella e sgommare via prima che quella donna potesse vedermi, ma lei ha aperto la porta di casa ancora prima che Emily arrivasse al portico. Immagino che fosse appostata alla finestra. Manda velocemente mia sorella dentro casa e lei corre via senza voltarsi indietro, abbandonandomi alla mora di mezza età che si avvicina alla mia macchina con un sorriso stampato in faccia.
«Liz, vieni dentro, ti offro un caffè.» Sorvolo sul nomignolo, sono ormai anni che mi chiama così e ho rinunciato a farle cambiare idea, dato che rispondeva sempre dicendo che nessun genitore mi avrebbe preso sul serio se mi fossi presentata come Elsa. Come se a me importasse essere presa seriamente dagli altri genitori.
«Scusa Laura, ma sono di fretta, stasera ho un cena di lavoro.» Forzo un sorriso, sperando che non insista troppo, devo continuare a tenermela buona per Emily. Un paio di anni fa ha impedito a Mike di giocare con un altro bambino perché la madre di questo aveva organizzato una cena con altri genitori senza invitare Laura. Se gli proibisse di vedere Emily per colpa mia, entrambi mi odierebbero per sempre.
«Sono felice che tu abbia finalmente un lavoro rispettabile.»
I suoi occhi marroni si contornano di piccole rughe quando torna a sorridermi con un velo di giudizio. Nonostante le mie ripetute spiegazioni sulle mansioni che svolgevo al Kate's, ha sempre creduto fermamente che io facessi la spogliarellista e non ho mai capito se mi desse più fastidio il fatto che non mi credesse o che lo considerasse un lavoro poco rispettabile.
«Grazie per tenere Emily per la notte, mi piacerebbe fermarmi, ma devo proprio andare a prepararmi per la cena.»
Non so grazie a quale miracolo, Laura non insiste e mi saluta caldamente mentre si allontana dall'auto per permettermi di partire. Non mi fermo a pensarci e colgo l'occasione di lasciarla, senza che abbia detto nulla di critico riguardo me o Emily.
Jack mi ha detto che alla cena ci sarebbe stata solo la sua famiglia e un paio di amici stretti, quindi di non vestirmi troppo elegante, ma non farò di nuovo lo stesso errore. L'ultima volta che me l'ha detto mi sono trovata con indosso un paio di jeans e una maglietta, in mezzo a persone in abiti da cocktail. Questa volta mi sono assicurata di avere un aspetto decisamente formale, indossando un tubino in velluto nero, con le maniche lunghe in tulle dello stesso colore e uno scollo abbastanza profondo, senza essere volgare. È il vestito che ho indossato all'ultimo anniversario di Hailey e Chris. Per non correre rischi infilo in una borsa un cambio di vestiti meno eleganti, così da essere preparata in caso Jack avesse detto la verità.
Impiego più tempo del previsto a prepararmi e mentre esco di casa il mio telefono inizia a vibrare per i mille messaggi che mi arrivano da Jack, quindi non perdo tempo a rispondergli e mi metto alla guida. Probabilmente di sta già lamentando della sua famiglia e gli servo come distrazione.
Giungo alla villa di suo padre con venti minuti di ritardo ed immagino che Jack stia impazzendo. Prima di scendere dalla macchina cambio le scarpe da ginnastica, con cui ho guidato, con un paio di tacchi neri, mettendo le altre nella borsa del cambio che lascerò in macchina.
Mi assicuro di non avere niente fuori posto, per poi suonare il campanello. La porta si apre immediatamente, facendo apparire il mio amico con un volto quasi disperato ed io rido per la sua drammaticità.
«Perché non leggi i messaggi?» Noto una rabbia decisamente esagerata, mista ad un cenno di nervosismo.
«Scusa, stavo guidando» dico ridendo. Mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia per farmi perdonare, ma lui non si sposta dall'ingresso, impedendomi di entrare in casa.
«Avresti dovuto, non potevo chiamarti e ho provato ad avvisarti che non dovevi venir—»
«Jack, cosa aspetti a farla entrare?!» Suo padre lo interrompe, camminando verso di noi con in mano una tartina che scompare nella sua bocca velocemente, cancellandone le tracce passando la mano sulla giacca elegante.
Jack si fa da parte con aria sconfitta ed io vengo accolta dal padrone di casa con una calorosa stretta di mano. Mi chiedo per quale motivo Jack non volesse che venissi qui. Non abbiamo litigato oggi, quindi io non c'entro.
Il signor Foster mi accompagna nella sala da pranzo dove si svolgerà la cena.
«Mi scusi per il ritardo, c'era traffico.»
«Non ti preoccupare Elizabeth, sei arrivata giusto in tempo, non ci siamo ancora seduti a tavola.»
L'ampia sala è popolata da diverse persone in abiti da sera che chiacchierano tra loro, sono felice che non mi servirà il cambio che ho in macchina. Il signor Foster mi presenta velocemente ad alcuni invitati, assentandosi quando sua moglie lo chiama dalla cucina.
Mentre ascolto un vecchio avvocato, di cui ho già dimenticato il nome, discutere su una legge che sta per essere approvata, mi guardo intorno alla ricerca del mio amico, ancora confusa dal suo comportamento di poco fa. Inaspettatamente mi imbatto in un volto fin troppo conosciuto e subito capisco su cosa Jack ha tentato di avvertirmi.
Cosa diavolo ci fa qui Matt?
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Mi scuso per l'incredibile ritardo di questo aggiornamento, è stata una settimana folle e probabilmente lo sarà anche questa.
Abbiamo capito che ognuno chiama Elsa come gli pare e Chris ha seri problemi ad accettare la crescita di Emily.
Vi ricordo di lasciare una stella se il capitolo vi è piaciuto!! Prometto che il prossimo capitolo sarà in orario e capiremo perché Matt si trova a casa di Jack.
XOXO
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