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XVIII

CAPITOLO MOLTO LUNGO (QUASI 8000 PAROLE), SPERO VI PIACCIA!

Inoltre, sono presenti scene sessuali esplicite, contrassegnate all'inizio e alla fine da una riga in grassetto con questo simbolo ☆

Se siete sensibili e non volete leggere tali tematiche, scorrete avanti.
Buona lettura!

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Dopo la sua fuga della notte scorsa per condurre il bambino dal suo popolo, Artù era ritornato al castello sano e salvo. Fortunatamente il sovrano non aveva fatto domande sulla sua breve scomparsa, ma il rapporto tra lui e Morgana stava iniziando a raffreddarsi. Era rimasta ferita dalla minaccia di morte che le aveva scagliato il padre e più le stava lontano, meglio era per entrambi.

Quella sera il re era più contento del solito perché si trattava di una delle serate più importanti dell'intera storia del loro regno: il diciottesimo compleanno di Artù e la sua nomina a principe ereditario di Camelot. Morgana si sentiva così fiera per il fratello, ma allo stesso tempo era anche leggermente preoccupata. Artù avrebbe avuto molto più pressione e responsabilità di prima e sentiva il bisogno di stargli accanto più che mai per guidarlo al meglio. Era anche felice che il trono passasse a lui. Per quanto volesse bene al padre, stava iniziando a odiare il suo modo ingiusto di governare. Lui manovrava il regno con il pugno fermo per sottomettere i suoi nemici e dimostrare la sua egemonia agli altri regni. Artù, invece, dimostrava di voler governare il regno con il cuore, mettendo il bene del suo popolo al primo posto e cercando di essere un loro amico e non un tiranno che li dominava. Per quella premiazione Morgana si era messa un vestito viola porpora ricamato con decorazioni floreali dorate. Era lungo fino ai piedi e presentava una profonda scollatura sul petto per far intravedere i suoi seni prosperosi. Sopra di esso indossava una veste trasparente blu avvolta nell'addome da una cintura dorata. I suoi capelli scorrevano sciolti e mossi sulla sua schiena, come le onde del mare che si infrangono sugli scogli. Sulla fronte portava un diadema scintillante che teneva fisse alcune ciocche dietro la testa. Indossava i suoi soliti gioielli argentati e le sue ciglia erano lunghe e volumose e le sue labbra colorate di un rosa pesca.

《Prometti solennemente di governare il popolo di questo regno e i suoi territori secondo gli statuti, i costumi e le leggi stabilite dai tuoi nobili antenati?》domandò il re al figlio, inginocchiato ai suoi piedi.

《Lo prometto, Sire》rispose Artù.

《Prometti di esercitare la misericordia e la giustizia nelle tue decisioni e nei tuoi giudizi?》domandò nuovamente.

《Lo prometto, Sire》ripeté lui.

《E giuri fedeltà a Camelot ora e per tutta la tua vita?》chiese, porgendogli lo scettro reale dorato.

《Io, Artù Pendragon, consacro la mia vita al tuo servizio e alla protezione di questo regno e dei suoi popoli》concluse il principe, stringendo tra le dita l'oggetto reale in segno di promessa e giuramento eterno. Il re lasciò andare lo scettro che rimase tra le mani di Artù, mentre lui si accingeva a prendere la corona dal cuscino, tenuto in mano da un servitore.

《Pertanto, avendo raggiunto la maggiore età e come secondo erede, ti dichiaro principe ereditario di Camelot》annunciò infine.

L'anello dorato decorato tutt'intorno da pietre scintillanti, si poggiò sul capo del principe che con un sorriso fiero si alzò dal pavimento, mentre tutti i presenti nella sala del banchetto applaudirono. Si voltò verso gli ospiti che lo stavano acclamando e ringraziò loro con un cenno del capo. In quel momento Morgana realizzò quanto sarebbe stata ancora più complicata e rigida la sua vita se fosse diventata l'erede al trono. Lei voleva stare solo con Merlino, ma né il popolo né il re l'avrebbero accettato. Anche se era la primogenita del sovrano, era una donna e le leggi di Camelot stabilivano che soltanto i figli maschi, discendenti diretti della famiglia reale, potevano accedere alla corona. Lei sarebbe potuta diventare regina, solo nel caso in cui il re sarebbe morto e Artù non avesse avuto eredi maschi. Intanto Merlino stava osservando la scena con un sorriso sulle labbra e Gwen, che gli era vicino, lo notò subito.

《Come si sente il servitore del principe ereditario di Camelot?》chiese a Merlino tra gli applausi generali.

Come si sentiva? Fiero e felice, perché sapeva che finalmente Albione stava costruendo le basi per la sua gloriosa rinascita e l'arrivo di un'era pacifica ed equilibrata, senza sangue e desideri di vendetta e potere.

《Lavare la sua regale calzamaglia è un privilegio》rispose lui scherzosamente, ma Gwen non gli credette. Come Morgana, anche lei lo conosceva bene e sapeva quando le mentiva.

《Sei fiero di lui, anche se non fai che lamentarti》commentò.

《Ma non è vero》mentì imbarazzato il servitore, quando i suoi occhi si incrociarono con quelli di Morgana.

Si stavano fissando da alcuni minuti e Morgana gli lanciò un occhiolino, al quale Merlino rispose con un sorriso innocuo. Anche se non era vestito elegantemente, Merlino indossava dei pantaloni scuri e una maglia blu con sopra una tunica rossa, appositamente per i servitori della famiglia reale e agli occhi di Morgana lo trovava irresistibile e affascinante. Le piaceva da impazzire osservare Merlino, mentre era distratto perché avrebbe passato ore a fissarlo con quei occhi da innamorata.

《Sì, invece, te lo leggo in faccia》insistette Ginevra, notando gli sguardi tra lui e Morgana.

Ma quel momento fu interrotto bruscamente dal frastuono di vetri spezzati che attirarono l'attenzione della folla in direzione del rumore. I cocchi colorati caddero sul pavimento e sui tavoli da cerimonia e dalla vetrata in frantumi emerse un cavaliere in groppa a un cavallo nero. Immediatamente Artù e i suoi cavalieri estrassero le spade pronti a combattere, mentre lo sconosciuto intimò al quadrupede di avvicinarsi a loro. Alcuni nobili erano così spaventanti che presero a correre per lasciare la sala in fretta. Quando il nuovo arrivato giunse di fronte al gruppo di cavalieri, si tolse il guanto sinistro dell'armatura e lo gettò a terra. Era un segnale di sfida rivolto a uno di loro e Artù pensò che fosse rivolto a lui, dato che era risaputo di essere il cavaliere più forte e il futuro re di Camelot. Uther e Gaius osservarono lo stemma raffigurato nello scudo che portava nella mano sinistra e la loro espressione cambiò radicalmente. Sembrava che avessero riconosciuto qualcuno nascosto sotto quell'elmo che gli ricopriva l'intero volto. Artù rimise la spada nel fodero della cintura e si accinse a raccogliere il guanto di sfida, ma venne preceduto dal nobile al suo fianco. Era appena un giovane uomo, divenuto da poco cavaliere, con i capelli castani e gli occhi azzurri. Quando Morgana riconobbe chi aveva raccolto il guanto, subito si allarmò e nei suoi occhi prese vita il terrore che rifletteva perfettamente la paura di coloro che erano rimasti nella sala.

《Io, Sir Owen, accetto la vostra sfida》dichiarò il giovane e il tenebroso cavaliere si voltò verso di lui.

《All'ultimo sangue! Domani a mezzogiorno》rispose e con le redini ordinò al cavallo di girarsi e di andarsene, uscendo in completo silenzio dalla vetrata in mille pezzi, mentre occhi curiosi e spaventati osservavano la scena.

La cerimonia venne interrotta e gli ultimi ospiti furono congedati a lasciare il castello e a ritornare nelle loro abitazioni. Mentre Merlino riempiva di domande il povero Gaius, che era ancora preso dal suo lavoro nonostante fosse notte fonda, Morgana aveva chiesto a Ginevra di far venire il principe nelle sue stanze per parlargli di Owen. Mentre aspettava il suo arrivo, la ragazza si tolse il vestito e si mise la camicia da notte. Si levò i gioielli e si struccò, quando Artù varcò la porta della sua stanza.

《Morgana, va tutto bene?》le chiese preoccupato.

《Sì, sto bene, ma Owen...》rispose.

《Lo so, non avrebbe dovuto raccogliere il guanto》confermò il principe.

Artù sapeva del legame profondo tra Owen e la sorella e non era per niente sorpreso di notare la sua preoccupazione nei confronti del neo cavaliere. Era molto giovane e non aveva nessuna esperienza nei duelli all'ultimo sangue e se avrebbe combattuto, ne sarebbe uscito morto.

《Allora prova a fermarlo》propose Morgana.

《Ha accettato la sfida. Il duello non si può impedire》rispose Artù.

《Battiti al posto suo》insistette.

《Non posso! Owen ha raccolto il guanto, perciò lui dovrà combattere. È il codice dei cavalieri e lui lo sapeva》spiegò Artù.

Il codice qui, il codice là... C'era sempre un maledetto codice da rispettare per ogni cosa e Morgana non riusciva a credere che nessuno cercasse di fermare Owen solo per non contraddire il codice.

《È all'ultimo sangue!》gli rammentò.

《Lo so》affermò Artù, lasciando la camera amareggiato.

Neanche lui voleva lasciare che Owen combattesse il giorno dopo, ma non aveva scelta. Non poteva intromettersi nella sua decisione e sapeva che nel giro di alcune ore lui avrebbe pagato le conseguenze di tale scelta.

Il momento del duello arrivò presto e nel castello si poteva percepire chiaramente la tensione di tutti per la sorte di Owen. Lo stesso Owen iniziava a presentare i primi segni di nervosismo, ma cercava di non farli vedere agli occhi degli altri. Quella mattina Artù e Merlino si diressero nelle sue stanze per parlargli.

《Non hai mai combattuto un duello all'ultimo sangue, è diverso dal mio addestramento》disse il principe. Owen stava diventando sempre più ansioso e Merlino, che gli stava sistemando il colletto del mantello, lo percepì, quando lo guardò negli occhi.

《Sì, lo so》confermò il ragazzo, ma Artù lo fece girare verso di sé, alle sue spalle.

《Ascoltami, non l'abbiamo mai visto combattere prima d'ora. Devi studiarlo molto attentamente》gli intimò.

《Ma io ho lo stesso vantaggio: lui non ha mai visto combattere me》controbatté Owen.

《È vero! Ricorda bene: per uccidere un uomo, basta solo un colpo ben inferto》gli consigliò infine il principe e Owen annuì.

Sembrava molto sicuro di sé, anche se era il suo primo combattimento, ma Merlino non aveva molto speranze nei suoi confronti. Alle loro spalle apparve Gwen che si era presentata da loro per consegnare qualcosa a Owen. Quando quest'ultimo si voltò verso la ragazza, lei si inchinò.

《Lady Morgana mi ha chiesto di darvi questo per indossarlo come portafortuna》disse, mostrandogli una benda rosso fuoco.

Merlino venne colto da un forte attacco di gelosia nei confronti di Owen e Artù notò subito lo sguardo sorpreso e arrabbiato del suo servitore. Perché Morgana aveva donato un nastro a un cavaliere che nemmeno conosceva? Artù era visibilmente tranquillo nel sapere che la sorella aveva fatto un regalo a uno dei suoi uomini perché non aveva nessun motivo di essere geloso nei suoi confronti. La cosa non valeva per Merlino che, non essendo a conoscenza della storia che legava Morgana a Owen, sentiva una furiosa rabbia farsi spazio nel suo cuore.

《Ringraziala da parte mia. La indosserò con orgoglio, ma non ho bisogno di fortuna》rispose Owen con un sorriso sulle labbra, mentre Gwen, Merlino e Artù si guardarono negli occhi per un secondo di fronte alla eccessiva sicurezza del cavaliere.

Certo che i neo cavalieri erano tutti così presuntuosi e pieni di sé! Merlino sapeva che combattere per il regno, era molto importante per loro perché agli occhi del popolo li rendeva coraggiosi, ma ciò non giustificava tale comportamento. Non ci vide più dalla curiosità e si diresse al castello per raggiungere le stanze di Morgana. E se fossero amanti? Morgana gli aveva rivelato di aver avuto diversi uomini prima di lui e la paura che lei potesse tradirlo, lo fece ingelosire ancora di più. Bussò alla porta e attese che Morgana gli aprisse.

《Avanti!》sentì dire da dentro la stanza e, senza farselo ripetere due volte, ci si fiondò dentro. Morgana era seduta sulla sedia e si stava sistemando i capelli dietro la testa, quando intravide dalla lastra argentata in cui si stava specchiando, la figura di Merlino.

《Ciao, Merlino》lo salutò, sorridendogli al suo riflesso, mentre si metteva un paio di orecchini.

《Perché hai regalato a Sir Owen un nastro come portafortuna?》le chiese.

Lei sollevò le sopracciglia e spalancò gli occhi per la sorpresa nel sentire la domanda di Merlino. Era geloso! Per la prima volta si dimostrava possessivo nei suoi confronti e la cosa la stava divertendo molto, ma lui non lo era per niente, anzi era ancora più arrabbiato di prima.

《Sei geloso?!》constatò Morgana.

《No》mentì subito Merlino.

《Se non sei geloso, perché ti interessa saperlo?》lo provocò, alzandosi dalla sedia e appoggiandosi contro la postazione trucco. Era più che sicura che lui fosse geloso, ma voleva sentirlo dalla sua bocca.

Merlino non voleva ammettere di essere geloso, non perché non era vero, ma perché non voleva essere opprimente nei confronti di Morgana. In fondo lui era solo un servitore e non poteva di certo pretendere che Morgana fosse sua da un giorno all'altro. Stavano insieme, ma nessuno lo sapeva, a parte loro. Morgana si accorse del suo strano silenzio e sapeva che la sua mente stava articolando pensieri su pensieri.

《Non serve che mi menti per nascondere la verità sul fatto che sei geloso. Sii sincero e ammettilo》gli disse.

《D'accordo, sono geloso, ma ora voglio sapere cosa significa Owen per te》ammise Merlino, avvicinandosi a lei.

《Niente, è solo un amico》si limitò a dire.

《Quanto amico?》ripeté il ragazzo.

《Ci conosciamo fin da bambini, ma per un certo periodo si era allontanato da Camelot per allenarsi e diventare cavaliere》ammise lei. Non volle rivelargli altro del loro passato, anche perché Merlino non aveva niente da temere nei confronti di Owen. Ora capiva perché lui era geloso e il motivo era il suo amico.

《Non devi essere geloso di Owen perché non c'è niente tra me e lui》lo rassicurò, avvolgendo le sue braccia intorno al collo di Merlino. Lui non era ancora convinto delle parole di Morgana, sentiva che Owen era stata una figura molto più importante di un semplice amico.

《Ho solo te nel mio cuore》aggiunse Morgana prima di baciarlo. Merlino schiuse subito le labbra e intrufolò la lingua dentro la sua bocca per cercare quella della principessa.

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Quest'ultima si sollevò sulle punte dei piedi per sedersi sopra il mobiletto dei trucchi e aprì le gambe, prendendo Merlino per la bandana blu e lo spinse tra di esse.

《Toccami!》gli ordinò, prendendogli la mano e mettendogliela tra le cosce.

Merlino capì subito che lei voleva essere toccata come la prima volta che lo fece. Infilò le mani sotto la gonna e percorse le gambe di Morgana che ebbe dei brividi di eccitazione per tutto il corpo. Le dita del ragazzo raggiunsero il suo clitoride, accarezzandolo lentamente. Morgana strinse il bacino di Merlino con le gambe e affondò il viso del ragazzo nell'incavo del suo collo. Lui ne approfittò per baciarne la pelle con bramosia, continuando a sfiorarla con le dita sempre più velocemente.

《Merlino...》gemette, stringendo i suoi capelli tra le dita.

《Infila due dita dentro》gli sussurrò poi contro il suo orecchio, ma Merlino non capì cosa intendesse con quella richiesta.

《Cosa?》domandò in imbarazzo per la sua inesperienza più totale.

《Ti fidi di me?》gli chiese e lui annuì senza esitare.

Morgana infilò la sua mano sotto la gonna per raggiungere quella di Merlino, mentre i loro occhi si scrutavano attentamente. Gli aprì due dita e gli prese l'indice e il medio per infilarli nella sua entrata. Appena li sentì dentro di sé, Morgana socchiuse gli occhi, avvertendo un leggero fastidio, ma continuò a guidarli dentro la sua vagina. D'altronde non faceva sesso da qualche mese e sentire le dita di Merlino penetrarla, le procuravano un sottile dolore. Lasciò andare la sua mano e Merlino proseguì il ritmo. Morgana lo baciò, mentre le sue dita uscivano ed entravano più fluidamente da dentro di lei, dato che si stava eccitando sempre di più. Sperava che lui non si fermasse all'ultimo secondo come l'altra volta. Gli morse il labbro inferiore e Merlino ansimò sulla sua bocca.

《Ti prego, Merlino, non fermarti!》lo implorò e lui la assecondò perché neanche lui voleva fermarsi.

Gli piaceva e sopratutto lo eccitava sentire i gemiti di Morgana sul suo orecchio. Lui aumentò sempre di più il ritmo e Morgana venne ansimante, stringendo tra le dita i capelli del ragazzo. Desiderava venire fin da quando Merlino l'aveva lasciata inappagata la prima volta che si era fatta toccare. Merlino estrasse le sue dita bagnate dagli umori di Morgana e quest'ultima gli avvicinò la mano sulle labbra. Prima di lasciarsi guidare da lei, Merlino annusò le sue dita e sentì un odore tremendamente invitante. Decise di fidarsi e si portò le dita alla bocca. Un sapore dolce invase il suo palato e Morgana gli sorrise soddisfatta.

《Ti amo tanto》gli sussurrò ancora con il fiatone e Merlino la baciò dolcemente sulle labbra. Decise di rilevarle le sue paure e i suoi sospetti, dato che aveva capito che Morgana non aveva cambiato idea su loro due.

《Avevo il timore che non mi volessi più e che tu e Owen foste amanti》ammise e Morgana scoppiò a ridere. Non poteva credere che lui pensasse questo!

《Come ti è venuto in mente una cosa del genere?!》esclamò lei. Non lo sapeva nemmeno lui, si era solo lasciato prendere dalla rabbia e dalla gelosia.

《Non saprei, ma quando ho visto quel nastro...》disse, ma Morgana gli prese il viso tra le mani.

《Non devi neanche pensarci! Io amo solo te》lo rassicurò.

《Ci vediamo all'arena?》le chiese e lei annuì, scendendo dal ripiano. Sentì un leggero dolore nei muscoli delle gambe e aveva bisogno ancora di qualche minuto per riprendersi dall'orgasmo di poco fa.

《Tu vai pure da Artù, ti raggiungo subito》disse e lui acconsentì, lasciando la camera per dirigersi fuori dal castello.

Se solo con le dita le facevano male i muscoli delle cosce, non osava neanche immaginare, quando al posto di esse ci sarebbe stato il suo membro a penetrarla. Il solo pensiero di fare sesso con lui la fece eccitare e strinse le gambe per alleviare la sensazione di piacere che provava nel basso ventre.

☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆

Si riprese dai suoi pensieri e uscì dalle sue stanze per raggiungere l'arena. Il cavaliere oscuro era già lì, al centro della struttura, che attendeva l'arrivo del re e del suo sfidante. Un battere lento e costante del tamburo annunciò l'entrata del sovrano che osservò accigliato lo sconosciuto, mentre si sedeva sul suo trono insieme a tutti gli spettatori presenti. Alle spalle del cavaliere giunsero Artù, Owen e Merlino. Quest'ultimo rimase all'entrata dell'arena, affianco a Gaius, mentre il principe e Owen raggiungevano il cavaliere oscuro. I due sfidanti si osservarono e la voce di Artù spezzò il silenzio della platea.

《È un duello secondo il codice dei cavalieri, fino alla morte》spiegò per poi infilarsi tra la folla per raggiungere il padre, seduto affianco al suo posto. Owen si tolse il lungo mantello rosso e si mise l'elmo. Impugnò la sua spada e i due cavalieri attesero il comando del principe.

《Che il combattimento inizi!》.

Subito il cavaliere oscuro attaccò Owen che si difese con lo scudo. I suoi colpi erano rapidi e violenti, tant'è che la folla sussultava alla velocità dei suoi attacchi brutali. Owen non poteva continuare a proteggersi solo con lo scudo e si allontanò dal suo sfidante per riprendere fiato. Dopo altri due turni in cui subiva i colpi dell'avversario, il giovane cercò di contrattaccare, ma il suo sfidante parò gli attacchi e lo scagliò lontano con un calcio del piede nel petto. Owen cadde e il cavaliere lo attaccò, ma il ragazzo riuscì a schivare il colpo, alzandosi da terra all'ultimo secondo. Con uno scatto rapido il cavaliere nero si girò indietro per attaccarlo ripetutamente, ma Owen si difese con lo scudo. Sotto i colpi repentini dello sfidante, si inginocchiò e avendo il petto di quest'ultimo scoperto, scagliò un colpo ben inferto nelle sue carni. Durò solo per un secondo, ma gli occhi di Merlino intravidero perfettamente il momento in cui la lama trafisse lo sconosciuto ed esclamò gioioso, mentre Gaius lo fissava stranito. Sembrava che solo lui avesse visto il colpo inferto da Owen perché il cavaliere nero non presentava nessun segno di cedimento. Anzi, riattaccò con ancora più vigore lo scudo del ragazzo e gli diede una potente ginocchiata in pieno viso, facendolo crollare a terra. Si posizionò sopra di lui, bloccandogli lo scudo con il piede e gli trafisse senza pietà il cuore. Gli spettatori sussultarono per la paura e alcuni chiusero gli occhi, come nel caso di Gwen. Morgana, invece, rimase pietrificata da quella visuale e i suoi occhi diventarono lucidi, quando vide il nastro che Owen portava al braccio, volare nel terreno a causa del vento. Il vincitore si posizionò di fronte al re e gettò a terra il guanto dell'armatura.

《Chi raccoglierà la mia sfida?》chiese.

Artù, più arrabbiato che mai, cercò di scavalcare la base in legno che delimitava l'intera platea per raccogliere il guanto, ma venne fermato dal padre che lo bloccò per la spalla. Al suo posto scese un cavaliere dalla pelle scura e gli occhi neri.

《Io raccolgo la vostra sfida》rispose il nuovo sfidante, prendendo il guanto.

《Essia》rispose il cavaliere nero, voltandosi a guardare il re.

Artù si scagliò di dosso la mano del padre, mentre lo sfidante si allontanava dall'arena sotto gli occhi di tutti i presenti che lo scrutarono impauriti. Merlino si chiese come faceva il cavaliere nero a essere in forma dopo il colpo mortale di Owen, mentre lui e Gaius l'osservavano allontanarsi sempre di più dal regno.

《Non curiamo le sue ferite?》domandò a Gaius.

《Owen non ha affondato un colpo》rispose lui.

《No, no, io l'ho visto! È stato colpito, la spada l'ha trafitto. Dovrebbe essere morto》controbatté il ragazzo e Gaius capì che era il momento di verificare i suoi sospetti una volta per tutte.

《Può darsi che lo sia》commentò e ordinò a Merlino di seguirlo.

Si diressero al castello per raggiungere i sotterranei. La grande scalinata che portava alle cripte e alla grotta del Grande Drago era buia e Merlino usò la sua magia per accendere una torcia. Giunsero in una sala oscura e piena di ragnatele, sembrava che quel luogo fosse sperduto e lugubre da anni.

《Cosa stiamo cercando? Stiamo violando la tomba di qualcuno?》domandò Merlino confuso.

Gaius lo invitò ad avvicinarsi in una delle tante tombe imbalsamate presenti per far luce con la torcia che aveva in mano. Merlino obbedì e vide un enorme buco al centro del sepolcro: era vuoto. Chiunque c'era lì dentro, ora il suo corpo era scomparso.

《Troppo tardi. Penso che qualcuno l'abbia già violata》commentò il vecchio medico. Lasciarono i sotterranei e il palazzo reale per tornare nelle loro stanze. Ormai Gaius non aveva più dubbi e decise di raccontare tutto a Merlino.

《Quella tomba appartiene a Tristan De Bois, il fratello di Igraine, la moglie di Uther e la madre di Artù e Morgana. Igraine morì, dando alla luce Artù. Tristan diede la colpa a Uther e così lo sfidò all'ultimo sangue. Uther vinse, ma Tristan, morendo, lanciò una maledizione a Camelot, dicendo che un giorno sarebbe ritornato. Sembravano parole senza senso di un moribondo...》.

《Ma gli uomini non tornano in vita dopo la morte》gli fece notare Merlino, mentre Gaius prendeva un libro dal tavolo. Sfogliò le pagine e si fermò su una che raffigurava l'immagine di uno scheletro che fuoriesce dalla propria cripta. Sulla facciata opposta del libro vi era la descrizione di tale essere.

《Io penso che abbiamo a che fare con uno spettro, lo spirito di un defunto evocato dalla tomba》rivelò infine. Merlino intuì subito che era stato uno stregone a far tornare in vita un'anima ormai defunta con un potente incantesimo.

《Come lo fermiamo?》chiese.

《Non si può. Non è vivo e di conseguenza nessun'arma mortale può ucciderlo. Non si fermerà finché non avrà raggiunto il suo obiettivo: la vendetta》rispose il medico.

Ciò significava che ogni cavaliere che avrebbe accettato la sfida dello spettro, immancabilmente sarebbe morto. Nel pomeriggio si svolse il secondo duello e Merlino e Gaius si recarono all'arena per assistere allo scontro. Entrambi speravano vivamente che Gaius si sbagliasse. Quando ebbe inizio il combattimento, lo spettro attaccò il suo nuovo sfidante che, come Owen, si difese con lo scudo. Ma a differenza del compagno ormai caduto in battaglia, il cavaliere dalla carnagione scura si dimostrava un avversario molto più forte e valido, riuscendo addirittura a contrattaccare più volte con la spada e a colpirlo in viso grazie allo scudo. Lo spettro indietreggiò e la folla acclamò il giovane cavaliere, incoraggiandolo a prendere il sopravvento. Lo attaccò ripetutamente, ma lo straniero parò i colpi con la spada e quando arrivò il momento di contrattaccare, il giovane moro schivò l'assalto. Ognuno cercava di prevalere sull'altro, ma si ritrovavano sempre al punto di partenza. Un barlume di speranza si accese, quando all'ennesimo attacco da parte dello spettro, il cavaliere si difese con lo scudo e allo stesso tempo conficcò la spada nel petto dello sfidante, stavolta sotto gli occhi di tutti gli spettatori. Ma quando il cavaliere estrasse la spada, lo spettro si allontanò di qualche passo da lui, dimostrando così che non poteva essere ucciso da nessun'arma mortale. Nello stupore generale il fantasma approfittò della distrazione dello sfidante e impugnando la spada, lo colpì a morte. Il cavaliere, con un gemito di dolore, si accasciò a terra, morendo. Le cose non potevano andare peggio di così! Lo spettro conficcò la punta della spada nel terreno in attesa di un nuovo sfidante e prima ancora che Uther potesse fermarlo, un guanto cadde ai piedi del cavaliere. Quest'ultimo alzò lo sguardo, guardando negli occhi il suo nuovo avversario.

《Io, Artù Pendagon, vi sfido all'ultimo sangue. Domani a mezzogiorno》annunciò.

《Essia》rispose lo spettro, lasciando l'arena. Poteva solo andare peggio!

Ora sì che Merlino era nei guai fino al collo. Come poteva proteggere Artù da uno spettro che non poteva essere ucciso e che non si sarebbe fermato a niente finché non avrebbe distrutto Camelot?! Tutti lasciarono l'arena per ritirarsi nelle loro case e mentre Uther discuteva animatamente con Artù, cercando in tutti i modi di annullare il duello per proteggerlo, Merlino era sull'orlo di una crisi di nervi. Era arrabbiato con il principe perché sapeva qual era il suo destino se avesse combattuto.

《Avevate ragione! Artù morirà in quel duello》ribatté.

《È il cavaliere più forte di Camelot. Se qualcuno può batterlo, quello è lui》rispose Gaius, ma Merlino non ne era così convinto.

《Voi avevate detto che nessun'arma mortale può ucciderlo. Dobbiamo capire come sconfiggere lo spettro》gli fece notare.

《Cosa proponi di fare?》gli chiese il medico.

Merlino sapeva che nessun'arma forgiata dall'uomo poteva battere uno spettro, quindi l'unica altra alternativa era la magia. Non era un'arma mortale, la sua esistenza era eterna e primordiale e se lo spettro era stato evocato con un incantesimo, anche la soluzione derivava per forza da esso.

《Se non può ucciderlo la spada, lo farò io con la magia》disse, dirigendosi nella sua camera per prendere il suo libro di stregoneria.

Intanto calò la notte nel regno e mentre Gaius andava a parlare urgentemente con il re, Merlino si mise a cercare un incantesimo adatto contro lo spettro. Ne trovò uno e se lo memorizzò nella mente. Poi lasciò le sue stanze e si recò dal cavaliere. Sapeva benissimo dove si trovava perché da quando era ritornato nel mondo dei vivi, passava tutta la notte nel cortile centrale a osservare il castello, come se volesse cercare il volto della persona che voleva uccidere fin dall'inizio. Era completamente immobile e teneva in mano un lungo bastone con in cima una bandiera nera. Merlino pronunciò l'incantesimo e una linea sottile di fuoco si diresse verso lo spettro, circondandolo. Le fiamme lo avvolsero completamente, il piano di Merlino sembrava funzionare, ma le sue speranze svanirono nel momento in cui la colonna di fuoco iniziò a scomparire. Con un rapido scatto lo spettro si voltò verso Merlino e lui fuggì immediatamente. In quel momento capì che niente poteva sconfiggere quello spirito e doveva assolutamente convincere Artù a ritirarsi. Si recò al castello e salì le scale che portavano al primo piano. Raggiunse le stanze del suo padrone ed entrò bruscamente, spalancando la porta. Artù non riusciva a dormire e aveva deciso di passare il tempo, allenandosi con la spada che faceva volteggiare nell'aria. Aveva la mente altrove, come se in quel momento si stesse trovando faccia a faccia con lo straniero nell'arena e non tra le mura della sua camera.

《Dovete ritirarvi!》gli intimò Merlino, distogliendo la sua attenzione.

《Per quale motivo?》chiese.

Davvero Artù glielo stava domandando?! Davvero non si rendeva minimamente conto del pericolo mortale a cui stava andando incontro?! Merlino non poteva lasciare che Artù morisse perché altrimenti lui avrebbe fallito e tutto quello che aveva sacrificato per il suo destino, sarebbe stato vano.

《Perché vi ucciderà di sicuro》rispose il ragazzo.

《Perché tutti la pensate così?!》esclamò il principe offeso.

Sembrava che quel giorno tutti si fossero messi d'accordo a convincerlo in ogni modo a ritirarsi, ma lui non voleva dare retta a nessuno né tantomeno al suo servitore. Sentiva il bisogno di dimostrare il suo coraggio al popolo e a sé stesso per ritenersi degno del trono di Camelot, ma non poteva farlo se ogni persona che incrociava, voleva solo ostacolarlo.

《Perché hanno ragione. Ritiratevi, siete l'erede al trono e non potete morire per una stupida sfida》spiegò Merlino.

《Non sono un codardo》obiettò Artù.

《Questo lo so. Vi ho sempre visto sconfiggere la paura ogni volta, ma voi non siete un semplice guerriero, siete un principe e un futuro re. Avete dimostrato coraggio, dimostrate ora la vostra saggezza》lo incitò il ragazzo.

《Non mi tiro indietro》controbatté nuovamente il biondo.

Una caratteristica che Merlino odiava di Artù era la sua testardaggine. Dentro la sua testa non c'era un cervello, ma una roccia dura come un macigno perché non c'era altro modo per spiegare questa sua caratteristica esemplare.

《Vi prego, Artù! Questo non è un cavaliere come gli altri. Guardatelo: non mangia, non dorme e resta lì fermo in completo silenzio》gli fece notare Merlino, osservando lo spettro dalla finestra. Il cavaliere era ancora lì, nello stesso identico punto in cui l'aveva lasciato.

《Nessuno è invincibile》commentò Artù. Proprio perché nessuno era invincibile, anche lui aveva un punto debole. Non era immortale e bastava un attimo per trafiggergli il cuore e quella era la paura più grande di Merlino.

《Se lo affrontate, morirete. Vi sto mettendo in guardia!》esclamò, adirato.

《E io metto in guardia te, Merlino》lo minacciò Artù e il servitore se ne andò con l'amaro in bocca.

Non sapeva cosa fare, ma doveva cercare un altro modo per sconfiggere quello spettro prima che il sole sarebbe sorto. Si diresse verso la biblioteca del castello e la trovò deserta e silenziosa. Geoffrey non c'era e per Merlino era un ottima occasione per usufruire dei tanti libri presenti senza essere disturbato. Si mise a ispezionare i vari scaffali impolverati e prese un manuale, facendo cadere un altro a terra. Si inginocchiò per raccoglierlo, quando una figura si avvicinò a lui. Alzò lo sguardo, scontrandosi con gli occhi scuri e arrabbiati di Geoffrey.

《Cerco un libro per Gaius. Lui ritiene che il cavaliere nero sia uno spettro》spiegò, alzandosi da terra e posizionando i libri che aveva in mano sul tavolo, già colmo di file di manuali.

《Allora Artù è in pericolo》intuì l'anziano.

《Per questo sono qui. Devo trovare un'arma che uccida uno che è già morto》ammise il ragazzo.

《Ho letto diverse favole nelle cronache antiche che raccontano di antiche spade. Le armi descritte distruggevano qualsiasi cosa, viva o morta》gli rivelò Geoffrey.

《Posso vedere una di queste favole?》gli chiese Merlino gentilmente e lui annuì, cercando tra gli scaffali.

Il ragazzo aveva fretta, molta fretta, ma decise di restare calmo e paziente. Era già tanto che Geoffrey lo aiutasse con lo spettro, non voleva rischiare di farlo innervosire ancora di più, come succedeva ogni volta. Il bibliotecario prese un libro e lo sfogliò lentamente. Merlino decise di sedersi e di osservarlo, mentre leggeva le pagine, fino a quando trovò quella che stava cercando. Vi era un disegno che raffigurava l'immagine di un drago che con il suo respiro stregava una spada davanti a sé. Sotto la rappresentazione vi era descritto il racconto.

《Sir Marhaus osservò la magnifica spada, generata dal respiro di un drago e la trovò in ottime condizioni...》iniziò Geoffrey a leggere, ma venne subito fermato da Merlino, quando udì la parola "drago".

Gli intimò di ripetere la frase che aveva appena letto e Geoffrey obbedì. Aveva sentito bene! Senza perdere ulteriore tempo, lasciò la biblioteca e si diresse verso le stanze di Morgana. Anche se era notte fonda, sapeva che Ginevra era ancora in servizio. Bussò alla porta, sperando di non disturbare Morgana, ma ad aprirgli la porta fu proprio lei.

Non riusciva a dormire perché pensava continuamente al suo carissimo amico Owen. La sua famiglia era al servizio di suo padre da anni e Owen aveva desiderato fin dalla più tenera età diventare cavaliere di Camelot, ma era troppo giovane. Quando diventò maggiorenne, lasciò Camelot per viaggiare a lungo e dopo alcuni mesi ritornò nella sua città natale per realizzare il suo sogno. Erano sempre legati da una profonda amicizia, tant'è che il re voleva che Morgana e Owen si sposassero, ma lei aveva sempre rifiutato, non perché non fosse abbastanza bello, ricco o nobile, ma perché non si sentiva pronta a sposarsi con un amico così intimo come Owen. Morgana aveva notato che lui provava qualcosa per lei, ma quest'ultima aveva sempre messo in chiaro che non desiderava altro da lui, se non amicizia e così fu. Non poteva permettere che Artù facesse la stessa fine del suo migliore amico, non voleva perdere un'altra persona a lei cara.

《Ciao, Merlino, che ci fai qui?》gli chiese, sorridendogli.

《Ho bisogno di parlare con Gwen. Posso entrare?》disse Merlino.

《Sì, certo! È qui con me》rispose lei, aprendo leggermente la porta della stanza per farlo entrare. Mentre Morgana chiudeva la porta, Merlino si avvicinò a Ginevra, salutandola con un sorriso.

《Gwen, devo chiederti un favore, ma non so come chiedertelo》farfugliò.

《Chiedi e basta. Di che cosa hai bisogno?》domandò la serva.

《Ho bisogno della spada più forte che tuo padre abbia mai forgiato per salvare Artù》rispose Merlino.

《Si trova a casa mia. Se vuoi possiamo andarci adesso》propose Gwen e Merlino annuì. Aveva un'altra richiesta da fare, ma stavolta era per Morgana.

《Morgana, cerca di convincere tuo fratello. Io ci ho già provato, ma è così testardo》disse.

《Non ascolta neanche suo padre. È inutile che ci provo》gli fece notare lei.

《Tu tenta, sei sua sorella. Magari a te darà ascolto》insistette il ragazzo, anche se neanche lui ci credeva. Ma come diceva il proverbio:"Tentar non nuoce!". Morgana acconsentì e Merlino le prese il mento con il pollice per avvicinarsi al suo viso.

《Bene, ti amo》le sussurrò per poi baciarla sulle labbra.

Ginevra osservava la scena con un grande sorriso stampato in volto perché era molto felice per loro e le faceva tenerezza vederli così uniti. Merlino si staccò dalla bocca di Morgana, anche se in realtà la mente gli diceva di andare oltre a quel singolo bacio e lasciò la stanza insieme a Gwen. Uscirono dal castello e si recarono alla città bassa. Morgana invece si diresse al piano inferiore per raggiungere le stanze di Artù. Non bussò, ma aprì lentamente la porta, scrutando attentamente la camera, avvolta nell'oscurità. Solo la luce della luna che filtrava dalle ampie finestre illuminava il pavimento. Artù era affacciato a una delle vetrate ad arco, mentre osservava silenziosamente il cavaliere nero. Stava iniziando a pensare che Merlino aveva ragione perché da quando si era messo a fissarlo, non si era mosso di una centimetro. L'unica cosa che svolazzava a causa del vento freddo della sera era la bandiera nera che teneva in mano. Ma anche se il suo servitore aveva ragione, non poteva e non voleva ritirarsi. Morgana si avvicinò al fratello, il quale intravide il suo riflesso dal vetro della finestra.

《Non voglio che tu combatta domani》disse la sorella.

《Sei preoccupata per me, vero?》domandò Artù e lei annuì.

《Ti supplico, Artù!》insistette Morgana.

《Io devo farlo, è mio dovere》ribadì il biondo.

Dovere, un accidenti! Non quando rischio di perdere mio fratello, pensò Morgana.

《Artù, ti prego, ho già perso Owen, non posso perdere anche te》lo implorò, ma lui rifiutò nuovamente.

Morgana capì che era inutile andare avanti, Artù aveva già deciso e lei non poteva fare niente, se non accettarlo e sperare che il giorno dopo ci sarebbe stato ancora un principe ereditario a Camelot. Morgana gli diede un bacio sulla guancia e si congedò per ritornare nelle sue stanze. Nel frattempo Merlino e Gwen erano quasi arrivati a casa di lei.

《E così siete una coppia a tutti gli effetti》commentò la ragazza per passare il tempo.

《Credevo che lo sapessi ormai da un po'》disse Merlino.

《Infatti, è così, ma ci vuole del tempo per abituarmi a vedere voi due insieme》affermò lei.

Giunsero a destinazione ed entrarono nell'abitazione. Tom non c'era, evidentemente era rimasto a lavorare fino a tardi. Gwen si avvicinò al letto del padre ed estrasse da sotto di esso l'arma avvolta in un telo rosso.

《Mio padre mi ha sempre detto che è la spada migliore che abbia mai forgiato. Se scopre che l'ho presa, mi uccide》disse, appoggiandola sul letto e scostando il tessuto per mostrarla a Merlino.

《È perfetta e lui capirà. È fatta per Artù》rispose il ragazzo.

《Sapevo che eri fiero di lui》commentò la serva e i due si sorrisero. Merlino coprì la spada con il telo e lasciò la piccola casa per recarsi al palazzo. Prese una torcia e scese la lunga scalinata che conduceva alla grotta del Grande Drago.

《La vita di Artù è in pericolo. Morirà, a meno che io non forgi un'arma in grado di uccidere i morti》spiegò il ragazzo.

《I morti non tornano senza una ragione. Per chi è venuto?》domandò il drago.

《Uther》rispose lui.

《Lascia che ottenga la sua vendetta e lo spettro morirà senza il mio aiuto》propose l'animale.

《Ma è Artù che combatterà. Devi salvarlo, ti prego》lo implorò Merlino.

《Quello è il tuo destino, giovane mago, non il mio》controbatté il drago.

《Un'arma forgiata con il mio aiuto avrà un grande potere. Puoi solo immaginarlo perché tu non hai visto quello che ho visto io, altrimenti non mi chiederesti di farlo. Nelle mani sbagliate questa spada porterebbe a grandi mali e deve essere maneggiata da Artù e da lui soltanto. Devi promettermelo》spiegò poi.

《Lo prometto》giurò Merlino.

Il drago usò la telecinesi per prendere la spada dalle mani di Merlino e si accinse a usare il suo fiato magico per stregarla, mentre Merlino si allontanava leggermente per proteggersi. La spada prese fuoco, ma non di un fuoco qualsiasi, un fuoco magico con fiammelle rosse e viola, tendenti al bianco, che la resero ancora più maestosa e magnifica di prima. Sui lati dell'arma erano comparse delle scritte in una lingua antica e la sua lama era così lucente che Merlino avrebbe passato ore a osservarla.

La creatura gli restituì la spada e il ragazzo lasciò i sotterranei del castello per dirigersi nella sua camera. Nascose l'arma sotto il suo letto e poi andò a coricarsi. Ma quello che non sapeva, era che Uther e Gaius avevano altro in mente quella notte. Il re non voleva lasciare che il figlio combattesse all'incontro, perciò decise di prendere il suo posto e chiese a Gaius di addormentare Artù con un potente sonnifero e di chiuderlo nelle sue stanze in modo da agire indisturbato il giorno seguente.

Arrivò il momento del combattimento. Come al solito il cavaliere nero era già nell'arena, insieme a tutti gli spettatori presenti, ad attendere finalmente il nemico che desiderava più di tutti uccidere. Quel giorno Merlino non aveva mai visto Artù, ma lo stava aspettando nella sala delle armature. Era molto felice e ottimista perché sapeva che tutto sarebbe andato secondo i piani. Avrebbe consegnato la magica spada al principe con la quale avrebbe ucciso lo spettro e Camelot si sarebbe salvata. Merlino scostò il telo rosso e prese tra le mani la spada, la cui lama splendette contro i raggi del sole che filtravano dalla minuscola apertura posta in alto della stanza.

《Ha un'ottima lama》commentò Uther e Merlino si voltò verso di lui. Entrambi osservarono la spada e Merlino se ne compiacque molto.

《È per Artù》rispose con un sorriso.

《Oggi non ne avrà bisogno. Prenderò io il suo posto》ribatté il re.

Merlino si accorse solo in quel momento che il sovrano indossava una calzamaglia con sopra la divisa rossa da cavaliere. Non portava più le vesti del re scorbutico che comandava, ma ora era solo un guerriero che desiderava combattere per proteggere il figlio da una precoce morte.

《Dovrebbe essere Artù a battersi》controbatté Merlino, non capendo il motivo di tale decisione improvvisa.

《Il risentimento è verso di me, è la mia battaglia》rispose lui.

《Da chi è stata forgiata questa spada?》chiese il sovrano, osservando la lama in tutto il suo splendore.

《Dal fabbro Tom》farfugliò il ragazzo, mentre gli metteva l'armatura.

《Non è il fabbro di corte, come mai Artù si è rivolto a lui?》domandò poi.

《Sono stato io. Sentivo che gli serviva una spada migliore》ammise il servo.

Uther sembrò riflettere sulle parole che aveva appena udito e non riusciva a credere che un semplice servitore e un principe fossero così legati. Ora capiva come mai Artù lo proteggeva sempre, quando si cacciava nei guai.

《Gli mostri una straordinaria lealtà》commentò.

《Beh, è il mio lavoro, Sire. Diciamo che c'è un legame speciale》ammise lui.

《È bello》affermò il sovrano.

Prese l'elmo e si diresse verso l'uscita del castello per raggiungere l'arena. Merlino divenne immediatamente nervoso perché non sapeva minimamente cosa sarebbe successo se Uther avesse impugnato quella spada. O meglio, era cosciente che avrebbe portato solo guai, aveva solo paura delle possibili conseguenze. Quando gli spettatori riconobbero il loro re al centro dell'arena, si guardarono subito negli occhi, non capendo cosa stesse succedendo.

《Avrai quello che vuoi. Il padre, non il figlio》dichiarò Uther.

Si tolse il mantello rosso e si mise l'elmo. Quando entrambi gli sfidanti furono pronti e il combattimento ebbe inizio, Artù aprì gli occhi. Si alzò dal letto, ma venne assalito da un forte mal di testa. Avvertì il calore del sole sfiorare il suo viso e si ricordò del duello, ma quando cercò di uscire dalla sua camera, le porte erano stranamente sigillate. Intanto Merlino raggiunse l'arena per assistere al combattimento affianco a Gaius. Lo spettro attaccò il re, il quale parò i colpi con la spada o si difese con lo scudo. Proseguirono così per lunghi minuti fino a quando Uther colpì il volto dello spettro con lo scudo, togliendogli l'elmo che copriva il suo disgustoso viso, profondamente scavato dalle ossa facciali in stato di putrefazione. Quell'orrore scaturì paura e terrore in tutti i presenti, compreso il re stesso, ma il duello continuò. Lo spettro attaccò ripetutamente lo scudo dello sfidante che cadde a terra insieme alla spada magica. I colpi erano così brutali che l'arma rimase incastrata nello scudo di Uther e il morto cercò di toglierla più volte, ma il re lasciò andare lo scudo, allontanandolo con un calcio del piede. Il re si alzò e afferrò la spada, trafiggendo a morte il nemico. Lo spettro perse fumo dalla bocca e la ferita al petto prese fuoco, espandendosi in tutto il corpo fino a farlo esplodere in mille scintille bruciate. Il re si alzò da terra e si tolse l'elmo, venendo acclamato da tutta la corte. Gettò a terra la spada, mentre Morgana, Gwen, Merlino e Gaius si domandavano cosa fosse successo pochi secondi fa. L'incontro si chiuse con la vittoria del re e tutti tornarono alla loro solita routine giornaliera. Anche Merlino riprese i suoi doveri da servitore, non incontrando per il resto del pomeriggio né Gaius né Morgana. Quando arrivò il momento della cena, Merlino stava mangiando tranquillo e in silenzio, mentre Gaius non aveva smesso di fissarlo intensamente da quando si erano seduti a tavola.

《Sai perché ti sto fissando?》gli chiese Gaius, ma Merlino negò.

Sapeva che quando lui lo fissava così, era per qualcosa che aveva fatto o combinato, ma in quel momento Merlino non aveva la minima idea di cosa aspettarsi dal suo tutore.

《Uther mi ha detto che la spada gliela hai data tu oggi. Ha una lama tanto potente da uccidere un morto. L'hai forse stregata?》lo accusò.

《No, non sono stato io》rispose il ragazzo che per la prima volta gli stava dicendo la verità.

《Peccato! Ha salvato la vita del re e io sarei stato molto orgoglioso di te, ma non importa》commentò Gaius e Merlino si sentì un po' amareggiato dalle sue parole.

Ma quando alzò lo sguardo e vide il suo maestro sorridergli, capì che stava scherzando. Ricambiò debolmente il sorriso e finirono di mangiare. Poi Merlino si recò nelle sue stanze per mettersi il pigiama e andare a dormire. Desiderava tanto trascorrere la notte con Morgana, ma non voleva rischiare di essere visto da qualcuno, perciò decise di mettersi sotto le coperte e di chiudere gli occhi. Dopo alcune ore, nel cuore della notte, la voce del Grande Drago lo svegliò. Lo stava chiamando insistentemente e Merlino si alzò dal letto per raggiungerlo.

《Allora è vivo Artù?》domandò il drago, appena intravide la minuscola figura del ragazzo.

《Sì, la spada ha funzionato, ma le cose non sono andate secondo i piani. Non è stato Artù a impugnare la spada, ma Uther》spiegò Merlino e il drago sbraitò furioso.

《Nelle mani di Uther porterà solo del male》ribadì.

《Te la riporterò e la distruggerai》propose il ragazzo.

《Quello che è stato creato, non può essere disfatto. Porta la spada lontano da qui, in un posto dove nessun essere mortale potrà mai trovarla》gli intimò per poi volare via fra le fessure della sua grotta.

Merlino ritornò nelle sue stanze e alle prime luci dell'alba lasciò il suo letto per cambiarsi e dirigersi verso la sala dell'armeria. Prese l'arma adagiata sul porta spade e la avvolse nel telo rosso. Lasciò il castello e si diresse verso l'uscita del regno per recarsi nel bosco. Doveva trovare un buon nascondiglio per quella spada così potente e di certo non poteva seppellirla sotto il terreno o gettarla dentro una grotta. L'unico posto che gli veniva in mente per nasconderla era il grande lago di Avalon. Non lo vedeva da quando aveva sconfitto Sofia e Aucfric, ma era più che sicuro che nessun mortale sarebbe riuscito a raggiungere gli abissi del fiume, senza morire annegato. L'acqua del lago era calma e rifletteva la flora verdeggiate intorno a sé. Il cielo era denso di nuvole grigie, ma i raggi del sole mattutino le rischiaravano, colorando il cielo di un rosa pallido. All'estremo orizzonte, in lontananza, si poteva intravedere la catena di montagne rocciose, le cui cime erano ricoperte di neve candido. Merlino tolse il tessuto rosso e afferrò la spada. La osservò per un'ultima volta e con tutta la forza che aveva, la lanciò in corrispondenza del lago, dove affondò fino a raggiungerne gli abissi profondi, risplendendo di luce propria.


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