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XLVI

Nella sala del consiglio si stava svolgendo un'udienza di particolare importanza secondo l'uomo che era appena giunto a Camelot.

《Avanti, che cosa devi dirmi?》lo incitò Uther.

《Sono un pastore e vengo dal Nord, Sire. Tre notti fa eravamo accampati vicino a Idirscholas e mentre eravamo lì, abbiamo visto del fumo alzarsi dalla cittadella》spiegò l'ospite.

Subito il re lanciò uno sguardo in direzione di Gaius, lì presente insieme a Merlino, Artù e il resto della corte. Solo Morgana risultava assente, avendo cominciato a chiudersi in se stessa dopo la sua pesante e recente litigata con Merlino e con suo padre.

《Siete entrati?》domandò il re.

《No, nessuno oltrepassa quella soglia ormai da trecento anni. Conoscerete di sicuro la leggenda, Sire》rispose il pastore.

《Quando il fuoco di Idirsholas brucherà, i cavalieri di Medir risorgeranno》riferì Gaius.

《Date a quest'uomo un pasto e un letto per la notte. Artù, va' a controllare》dichiarò Uther, mentre un cavaliere accompagnò il nuovo ospite fuori dalla sala.

《Perché? Di certo è solo una sciocca superstizione》contestò il figlio.

《In questo modo il popolo sarà tranquillo. Raduna le guardie e fa' come dico》ribadì nuovamente il re.

Merlino non aveva mai visto Uther così irrequieto e angosciato. Solitamente a tali superstizioni reagiva con disinteresse proprio come aveva fatto Artù poco fa, eppure per la prima volta era sinceramente vigile e attento. E non era l'unico, anche Gaius appariva allarmato e tormentato dalla leggenda, oggetto di tale nervosismo.

《Perché Uther è preoccupato?》confidò al suo maestro, mentre rientravano nei loro alloggi.

《Perché i cavalieri di Medir non sono da sottovalutare. Circa trecento anni fa sette cavalieri di Camelot vennero sedotti dal richiamo di una strega e uno dopo l'altro caddero in suo potere. Al suo comando divennero una forza terribile e brutale, vagavano per le terre, lasciando morte e distruzione al loro passaggio. Fu soltanto quando quella strega venne uccisa, che i cavalieri di Medir, finalmente, si placarono. Merlino, se quello che dice quell'uomo è vero, significa che qualcosa li ha risvegliati e a quel punto tutti noi saremo in pericolo》lo avvertì lui, incrociando le braccia al petto.

Merlino si preparò la sacca da viaggio e fu pronto per partire con Artù e i suoi cavalieri. Quella leggenda che gli aveva raccontato Gaius aveva lasciato un segno dentro di sé e doveva ammettere che provava un certo timore nell'avviarsi verso la famosa Idirsholas. Artù sembrava così tranquillo dato che non ci credeva affatto e Merlino sperò vivamente che quella leggenda non fosse qualcosa di più di una semplice favola raccontata ai bambini per spaventarli.

Intanto, Morgana, ignara di quello che stava succedendo, si apprestò a ritornare nelle sue stanze dopo aver fatto una breve passeggiata nella città bassa. Voleva evitare a tutti i costi gli uomini che ultimamente l'avevano fatta soffrire: Uther, Merlino e persino Artù. Il ricordo della sua separazione con il ragazzo era ancora fresco e nitido nel suo cuore, tuttavia cercò di non pensarci.

Il rumore di una tenda che svolazzava libera la distrasse e lei si avvicinò a una finestra rimasta spalancata. Non si ricordò di averla aperta prima di uscire, ma forse era stata Gwen nel breve momento in cui lei non c'era. Scostò il tessuto sottile e pregiato per chiudere la vetrata, quando, chinando lo sguardo, vide un minuscolo cofanetto argentato sul bordo. Si accigliò e allungò la mano per aprirne il coperchio, rivelando la presenza di un piccolo rotolo di carta avvolto in un nastro. Lo tirò via e srotolò il messaggio per leggerne il contenuto.

Mia carissima Morgana, incontrami stasera dopo il tramonto nella foresta fuori dai cancelli del castello.
Ti aspetterò lì, vicino a un tronco d'albero marchiato e distintivo.
Fino ad allora, stammi bene.

Non seppe dire chi fosse il mandante di quel biglietto poiché non era firmato, ma era curiosa di scoprirlo. Un rumore alle sue spalle la spaventò e istintivamente nascose il foglietto sotto la manica dell'abito verde smeraldo che portava. Si voltò, incrociando lo sguardo di Gwen e, facendo finta di nulla, chiuse la finestra.

Il momento proficuo per Morgana giunse al calar della notte. Nascosta nel suo solito manto verde, scese le gradinate del castello e lasciò il regno per addentrarsi a piedi nel bosco. Si guardò intorno, cercando l'arbusto descritto nel bigliettino, ma prima ancora di trovarlo, avvertì una presenza alle sue spalle. Si girò, seguendo il rumore e si ritrovò davanti Morgause. Rimase stupita dalla sua presenza e le sorrise, felice di vederla.

Da quando se ne era andata, venti giorni fa, aveva sentito molto la sua mancanza, ma il bracciale che la donna le aveva regalato quella notte le ricordava che lei in qualche modo le era vicino.

Morgause ricambiò la sua gioia e si avvicinò a lei per stringerle delicatamente le mani tra le sue. Era cambiata un po' rispetto alla prima volta che Morgana l'aveva vista. La ricordava con abiti semplici, ora, invece, portava un pregiato e ricamato abito rosso con le maniche lunghe in pizzo e la gonna che calava fino a terra. I suoi capelli biondi erano decorati con perline tra le ciocche mosse. La trovava bellissima, quasi al pari di una vera principessa.

《Ti trovo bene》constatò lei, ispezionandole il viso dalla pelle chiara e liscia e gli occhi più accesi e luminosi.

《Grazie a te. Lo indosso sempre, non ricordo l'ultima volta che ho avuto un incubo》affermò Morgana, mostrandole il bracciale che portava al polso destro, sopra la manica del vestito.

La strega ne era contenta, ma scrutando il suo volto, notò che la principessa aveva le sopracciglia increspate. Grazie al suo regalo magico non aveva più lo stesso sguardo stanco e stressato della prima volta, ma si accorse ugualmente che qualcosa la rendeva triste e addolorata.

《Eppure non sembri felice. Come mai?》.

Morgana alzò gli occhi sui suoi marroni e si prese qualche secondo per riflettere sulla risposta. Era stanca di stare zitta, di non poter urlare a nessuno come si sentiva realmente in quel periodo della sua vita. Era continuamente oppressa, non riusciva nemmeno a godersi la sua storia d'amore con Merlino. Morgause era l'unica amica che l'aveva capita e l'aveva aiutata. Lei era l'unica di cui si fidava perché sembrava che al castello tutti l'avessero abbandonata.

《Lo sarei, se non dovessi fingere di provare affetto per mio padre, quando in realtà lo odio》.

La strega guardò Morgana con un'espressione confusa, intravedendo nelle sue iridi chiare una scintilla di quel risentimento che si percepiva chiaramente anche dal suo tono di voce.

《Cosa ti ha spinto dall'odiarlo così tanto?》.

《Tutto: il suo modo di governare, il suo rancore per la magia, le decisioni che vuole prendere persino nella mia vita sentimentale...》esplose lei.

《Vita sentimentale?》ripeté Morgause.

《Io amo un uomo, lo amo più della mia stessa vita, ma non è sempre facile stare con lui》chiarì Morgana.

La maga ritirò indietro la testa, basita dalle sue parole. Non immaginava che la sua amica fosse così innamorata di tale uomo di cui le stava parlando, ma aveva la sensazione che il loro amore, se era davvero così forte come lei diceva, le avrebbe causato altri problemi in futuro.

Morgause aveva dei progetti per Morgana e l'amore non era tra quelli. Non lo era mai stato neanche per lei a quell'età. Era giovane e bella, ma non cercava compagni negli uomini, lei li vedeva solo come possibili alleati se erano in grado di soddisfarla, altrimenti se ne liberava.

《È un nobile scelto da Uther? Un cavaliere di Camelot?》le chiese con tono leggermente infastidito.

《No, assolutamente! Lui è solo il servitore di mio fratello Artù》precisò lei.

《Merlino?》lo nominò e Morgana assentì.

《E immagino che tuo padre non vuole che stiate insieme》.

《Tre settimane fa ha scoperto la nostra relazione e mi ha intimato di lasciarlo, altrimenti lo avrebbe impiccato. Non so perché te lo sto dicendo dato che ormai non ha più importanza. Ieri Merlino mi ha lasciata》affermò la principessa con un risolino forzato.

Una lacrima sfuggì dal suo controllo e cadde lungo la guancia, bagnandone la pelle fino al mento. Morgause allungò le dita per asciugarle lo zigomo e Morgana si sentì rincuorata da tale affetto.

Una carezza sincera e delicata da lei era l'unica forma di amore che avesse mai ricevuto in quegli ultimi giorni di desolazione. Forse Morgause aveva appena trovato una nuova alleata nell'amica. Forse poteva sfruttare l'odio della ragazza nei confronti del padre e la sua delusione d'amore per portarla dalla sua parte.

《Hai mai immaginato un nuovo mondo, Morgana? Un mondo dove non ci sia Uther?》fantasticò.

《Qualche volta》approvò lei.

《Ed è il mondo che vorresti?》proseguì Morgause.

《Una volta ho avuto l'occasione di ucciderlo》svelò la mora.

《E cosa ti ha fermata?》le domandò la strega, curiosa.

《Non lo so. Pensavo che gli importasse di me, ma ora non lo credo più, non gli importa di nessuno》rifletté lei.

《Quindi, vuoi distruggere Uther e porre fine al suo regno?》indovinò Morgause.

《Più di ogni altra cosa, ma non conta quello che voglio. Non sono io a determinare il futuro》.

Morgana non aveva neanche la minima idea di quanto si sbagliasse in quel momento. Lei ancora non sapeva quanto erano forti i suoi poteri e Morgause lo sapeva bene. Lei, più di tutti, era l'unica a conoscenza della vera indole nascosta di Morgana.

《Ti sbagli, Morgana, sottovaluti la tua importanza. Le decisioni che prenderai ora potrebbero cambiare tutto ciò che avverrà e tu potresti finalmente stare con Merlino》accennò la strega.

《Che vuoi dire?》le domandò la ragazza, confusa.

Morgause le stava lanciando un messaggio, ma lei non era in grado di comprenderlo completamente.

《Tu da quale parte stai? Dalla parte di Uther o sei dalla mia? Sei pronta ad aiutarmi a preparare la sua fine?》la incitò.

Non ebbe neanche bisogno di pensarci, non desiderava altro che rimediare a quel nefasto errore di due mesi fa, quando Uther aveva ucciso il padre di Gwen. Inoltre aveva trovato una nuova alleata nella sua amica con la quale condividere lo stesso desiderio di vendetta.

《Sì, lo sono》.

Nel suo cuore Morgause provò una grande felicità. Finalmente Morgana era dalla sua parte, finalmente aveva ritrovato un pezzo del suo passato. Presto Morgana avrebbe saputo la verità sul suo passato e sulla sua vera identità, quella verità che non aveva voluto confessarle la prima volta che si erano conosciute.

《È importante per me sentirti dire questo》le sussurrò, sfiorandole la guancia con il palmo della mano.

Morgana non ebbe il tempo di capire cosa Morgause volesse fare che sentì una improvvisa stanchezza prendere il sopravvento sul suo corpo. Vide solo gli occhi della strega illuminarsi di giallo ambrato per qualche istante, poi le palpebre si chiusero inspiegabilmente e lei si abbandonò tra le braccia dell'amica. La maga distese la principessa sul terreno e cominciò a pronunciare un incantesimo contro Morgana. Il suo piano di eliminare Uther e distruggere Camelot poteva avere finalmente inizio grazie alla sua nuova socia.

Quando Morgana riaprì gli occhi, si trovò nella sua camera da letto. Era appena giorno, il sole era spuntato da poco. Si sentì strana, stordita e confusa. Cosa era successo la notte scorsa? Dov'era Morgause? Come era possibile che fosse nel suo letto in veste da notte se l'attimo prima si trovava nella foresta a parlare con lei?

La sua mente era piena di domande senza alcuna risposta logica. Meditò che forse si era trattato tutto di un sogno, forse lei non aveva mai incontrato né visto Morgause in quel momento. Probabilmente la forte nostalgia che provava nei suoi confronti le aveva giocato un brutto scherzo attraverso quel sogno apparentemente così strano. Eppure il suo istinto le diceva che quella illusione mentale era accaduta realmente.

Ma Morgana non era l'unica a percepire qualcosa di strano a Camelot: anche gli altri abitanti del regno si comportavano in modo strano. A partire da Gwen fino ad arrivare addirittura a Uther. Tutti stavano mostrando i primi sintomi di malessere fisico che li costringevano a restare a letto dalla spossatezza.

Intanto Artù e Merlino erano finalmente giunti al maestoso quanto abbandonato castello di Idirsholas. I cavalieri scesero dal propri destrieri e si addentrarono cautamente all'interno della fortezza. L'ambiente intorno a loro era sinistro e silenzioso e Merlino non poté fare a meno di provare un certo tremolio. Quel posto gli faceva venire i brividi e sperava di andarsene da lì il più presto possibile. Il castello, all'interno, era disabitato e spoglio. Ragnatele fitte e oggetti impolverati abbellivano le sale buie. Artù si avvicinò a un tavolo rotondo e piccolo sul quale era rimasta della brace consumata e ormai fredda.

《Una parte della storia di quell'uomo è vera, probabilmente erano viaggiatori di passaggio》confutò.

Merlino si guardò intorno e i suoi occhi si fermarono dietro di lui e il terrore lo assalì immediatamente.

《O magari no》commentò.

Sette cavalieri con i volti coperti da una maschera e i lunghi mantelli neri e vistosamente danneggiati li scrutarono alle spalle. Quando Artù e i suoi uomini si voltarono per seguire lo sguardo di Merlino, si prepararono subito all'attacco.

I nemici sguainarono le loro armi ed ebbe inizio un duro scontro. Gli avversari erano tenaci e forti e a malapena i cavalieri di Camelot riuscirono a difendersi. Le spade affondavano nelle loro carni, ma loro non mostravano segni di dolore o di cedimento. Sembravano imbattibili ed era troppo strano. Artù e Merlino, gli unici ancora vivi in quel combattimento, furono costretti a ritirarsi e il servo, con l'intento di rallentare l'avanzata dei rivali, usò la magia per far crollare il soffitto soprastante. Scapparono dal palazzo, raggiunsero la foresta e una volta lì si fermarono per riprendere fiato dalla corsa.

《Dobbiamo tornare a Camelot e radunare i rinforzi!》ordinò il principe.

I due recuperarono i cavalli e tornarono di corsa al galoppo al regno. Quando varcarono l'entrata principale, scovarono le sentinelle di turno distese a terra, apparentemente morte. Cosa era successo a Camelot, mentre loro erano via?

《Sono morti?》domandò Merlino ad Artù, chinato sugli uomini per verificare la loro condizione.

《No, respirano》rivelò lui.

《Che sarà successo?》rimuginò il ragazzo.

Artù non ne aveva la minima idea. Era la prima volta in tutta la sua vita che si trovava davanti una situazione del genere.

《Non lo so》.

Si diressero verso il cortile centrale, trovandolo pieno di cavalieri stesi al suolo. Camelot era diventata una città fantasma, taciturna e lugubre come quella dalla quale erano appena fuggiti. Si introdussero nel castello e anche le gradinate erano occupate da uomini assopiti.

《Tutti addormentati! Deve essere una malattia oppure opera della magia》appurò Merlino.

《Dobbiamo trovare mio padre》disse il nobile.

Lo cercarono nella sala del consiglio, luogo dove il re passava comunemente gran parte delle sue giornate per affari di corte, ma essa era incustodita. Si avviarono verso lo studio di Gaius, rinvenendo il vecchio medico appisolato sul tavolo da lavoro. Merlino provo a svegliarlo, ma fu superfluo. Realizzò che non poteva essere opera di una malattia normale, solo un potente incantesimo avrebbe potuto colpire tutta Camelot e lasciarla completamente inerme in così poche ore.

Proseguirono nelle stanze di Morgana, recuperando una dormiente Gwen sul pavimento. Artù la prese tra le sue braccia e la adagiò dolcemente sul letto di Morgana, scostandole una ciocca di capelli dal viso. Un rumore improvviso li distrasse e un movimento sospetto dietro la tenda li mise all'erta. Il principe estrasse dal fodero della cintura la sua spada e si avvicinò cautamente verso di essa. Con l'arma puntata spostò di lato il tessuto e l'urlo di Morgana risuonò nella camera. La principessa, terrorizzata dall'aver udito dei rumori ambigui, pensò bene di nascondersi poco prima del loro arrivo.

《Sono io, sono io! Sta' calma!》le intimò il fratello.

Lei, appena riconobbe la sua voce, si rilassò.

《Che è successo, Morgana?》.

《Le persone si lamentavano, non si sentivano bene e poi hanno iniziato ad addormentarsi tutti, ovunque io andassi》confidò.

Artù continuò a interrogarla.

《Perché ti nascondevi?》.

《Non sapevo che fossi tu》.

《Dov'è nostro padre?》.

《Non lo so》.

Merlino decise di intromettersi.

《Artù è sconvolta, meglio non insistere》.

《Deve aver visto qualcosa, se era sveglia》replicò lui.

《Non ho visto niente》protestò la sorella.

《Hai visto la gente ammalarsi. Che cosa hai fatto?》insistette Artù.

《Che potevo fare?!》.

《Morgana, non riesco a capire! Perché tu sei l'unica persona sveglia?》ribadì il principe.

La ragazza non sapeva spiegarselo, forse era dovuto al fatto che aveva dei poteri magici, ma non poteva certo rivelare il suo segreto ad Artù. Anche Merlino, nella sua testa, valutò tale ipotesi, in fondo solo loro due erano speciali e immuni alla stregoneria. Tuttavia non poteva esserne completamente certo.

I tre lasciarono la stanza per proseguire le ricerche di Uther. Mentre Artù correva imperterrito tra i corridoi per trovare al più presto il padre, Merlino e Morgana lo seguirono e il servo decise di rivolgersi alla principessa per rassicurarla.

《Stai tranquilla, non dirò nulla della malattia》.

《Io mi sento bene》lo tranquillizzò.

《Ma noi abbiamo dei poteri magici》le ricordò il ragazzo.

《Non l'hai detto a nessuno, vero?》gli domandò Morgana in preda alla preoccupazione.

《No e non lo dirò ad Artù, ma forse c'è qualcosa che ti sta proteggendo》suppose Merlino e Morgana annuì, concordando con lui.

Anche lei sentiva che qualcosa la stesse difendendo dalla malattia che aveva colpito Camelot perché altrimenti non si spiegava come lei fosse rimasta l'unica persona a non essere stata contagiata.

《L'ho trovato!》li interruppe Artù e i due lo raggiunsero nelle camere reali.

Uther si era addormentato sopra lo scrittoio, mentre era intento a compilare dei documenti.

《Dobbiamo trovare una cura o un modo per svegliarli》indicò il servo.

Il principe scosse la testa, non riuscendo a intuire il possibile artefice della stranezza che aveva colpito il regno come una piaga. Volse lo sguardo verso la sorella e i dubbi su come lei fosse riuscita a uscirne integra tornarono ad assillarlo.

《Sei l'unica a stare bene, Morgana. Ci sarà una ragione》.

La principessa cercò aiuto negli occhi di Merlino.

Il labbro le tremava, la paura di essere scoperta dal fratello la corrodeva dentro. Non sapeva cosa dire o cosa inventarsi e iniziò a balbettare.

《Non lo so》.

《Non fai altro che ripeterlo, ma devi sapere qualcosa》la assillò il fratello.

《Si sono addormentati uno dopo l'altro》insistette lei.

《Forse appena si è sentita male, Gaius le ha dato una pozione e visto che non ha subito il contagio, significa che quella pozione ha funzionato》la difese Merlino.

《E tutti gli altri, invece?》domandò Artù poco convinto.

《Gaius era già troppo malato e non ha potuto curare nessun altro》mentì il mago.

Il principe si arrese, era inutile perseverare. Sua sorella non sapeva nulla.

《Va' a vedere se trovi quella pozione. Io cerco segni di vita in città, mentre tu devi restare qui a sorvegliare nostro padre. Prendi, proteggilo a costo della tua vita》.

Affidò la sua spada a Morgana, la quale acconsentì. Lui e Merlino se ne andarono e lei rimase sola con Uther. L'occasione di ucciderlo come aveva sempre desiderato nell'ultimo periodo era proprio davanti a lei, ma non se la sentì di compiere quel gesto. Sarebbe stato fin troppo facile essere accusata della sua morte. Se voleva davvero farlo, doveva escogitare un'altra maniera senza destare sospetti. Oltretutto non era nelle migliori delle condizioni mentali per diventare un'assassina proprio quel giorno.

Merlino tornò allo studio e prese il suo libro di magia per tentare alcuni incantesimi su Gaius. Se sarebbe riuscito a destarlo dal sonno, sarebbe riuscito a risvegliare anche l'intera Camelot. Provò tre sortilegi, ma tutti fallirono.

《Merlino! Vieni, presto!》esclamò Artù sulla soglia.

Chiuse in fretta il volume e lo nascose sotto altri fogli e documenti. Lo raggiunse fino alle mura di cinta, scorgendo otto figure misteriose in avvicinamento.

《Secondo la leggenda erano solo sette i cavalieri di Medir》confutò.

《E allora chi è l'ottavo?》domandò il principe.

《Non lo so, ma ora Camelot è senza difesa》rispose lui.

《Dobbiamo tornare da mio padre》obiettò il biondo, mentre i nemici si facevano strada nella cittadella.

《Questo è il primo posto dove guarderanno, dobbiamo spostarlo》ordinò.

《Che succede?》intervenne Morgana.

《Siamo sotto attacco e non c'è tempo da perdere. Merlino, prendilo per le gambe, Morgana, dagli una mano》.

《Hai trovato la pozione che ha preso Morgana?》domandò poi, mentre trascinavano Uther lungo il corridoio.

《Ehm, no》negò Merlino.

La storia della pozione se l'era inventato per proteggere Morgana e il segreto di entrambi. Morgause e i cavalieri scesero dai cavalli e si intrufolarono nel castello. I tre ragazzi giunsero nelle camere di Artù e adagiarono il re sul pavimento. Trasportarlo di peso non era stato facile e Merlino e Artù stavano iniziando ad affaticarsi.

《State bene?》si premurò Morgana, notando le loro fronti sudate e i loro volti stanchi.

I due si guardarono a vicenda, accorgendosi che aveva ragione.

《Ci stiamo ammalando》attestò il servo.

Come era possibile che stesse subendo gli effetti della malattia magica, se deteneva dei poteri come Morgana? Avrebbe dovuto esserne immune, eppure si stava contagiando a vista d'occhio. No, c'era qualcosa altro sotto!

《Non possiamo! Dobbiamo tenere nascosto mio padre》contestò il principe.

《Perché non lo camuffiamo?》suggerì Merlino.

《Potrebbe funzionare》lo appoggiò lui.

《Potremmo vestirlo da donna?》proseguì il mago, guadagnandosi un'occhiata maligna da parte del suo padrone.

《Troviamo un'alternativa》lo minacciò, indirizzandogli il dito contro.

《Vestiamolo da servitore》rimediò.

《Così va meglio》approvò Artù.

《Vado a prendergli i vestiti》enunciò Merlino, uscendo dalla sala.

Morgana non proferì parola, lanciando una rapida occhiata nei suoi riguardi. Avrebbe voluto dirgli di non andarsene o quantomeno di fare attenzione là fuori.

《Va tutto bene, Morgana? Sei silenziosa》le chiese il fratello, avendo notato l'apprensione nei suoi occhi.

《Sto bene》dissimulò lei.

《Ne sei sicura? Lo capisco quando menti, sai? Non preoccuparti, nessuno farà del male a Merlino》la rasserenò e lei acconsentì con un debole cenno della testa.

Il servitore si incrociò in corridoio con uno dei cavalieri e fu costretto a infilarsi nella prima camera libera che trovò. Si nascose dentro l'armadio e attese il suo arrivo. Il nemico si guardò svogliatamente intorno poi se ne andò. Il ragazzo uscì dal suo nascondiglio e scese nei meandri del castello. L'unico alleato rimastogli e su cui poteva contare era il Grande Drago, sempre sperando che anche lui non fosse caduto sotto l'effetto dell'incantesimo. Se voleva spezzare il sortilegio, doveva per forza rivolgersi a lui.

《Che succede? Perché stanno tutti dormendo? Mi serve il tuo aiuto!》.

《Mi chiedi sempre di aiutarti, ma ti rifiuti di dare qualcosa in cambio e ora affronterai le conseguenze di tale decisione. La fine di Camelot è vicina e non c'è niente che tu possa fare per impedirlo》replicò il drago.

Le visioni nel cristallo di Neathid gli tornarono alla mente. Non poteva liberarlo in quel momento con Camelot indifesa e lui e Artù indeboliti.

《Lo so che ti ho promesso di liberarti e lo farò》insistette Merlino.

《Non mi fido più delle tue promesse》lo respinse la creatura.

《Tu devi aiutarmi, ti prego!》lo implorò.

Il drago notò la disperazione nei suoi occhi e sapeva che lui avrebbe tenuto fede alla sua parola un giorno. Perciò si arrese per l'ennesima volta.

《Una cosa è fare un incantesimo che faccia addormentare tutti, ma il potere di mantenerlo è completamente un'altra storia. Serviranno più che semplici parole per spezzare questo incantesimo, devi eliminare la sorgente》.

《Ottimo e che cosa è?》domandò l'umano.

《Non cosa, ma chi. Questi incantesimi richiedono un veicolo e una presenza per rafforzarli. La sorgente di questa pestilenza è la strega Morgana》precisò lui.

Merlino dischiuse la bocca, sfiatando aria e rimase bloccato con lo sguardo per qualche istante. Morgana? No, no, si sbaglia!

《Non può essere!》.

《Ti ho messo in guardia da lei in passato, ma tu non hai prestato ascolto. Lei è pericolosa e ora ha scelto di tornare a seguire la propria strada》lo avvertì.

Il servo capì che il drago aveva ragione. La sua teoria giustificava perché Morgana era in perfetta salute. Era lei che alimentava la magia del sonno intorno a sé, contagiando lui stesso e Artù. Ma ciò che non comprendeva era come lei facesse a essere così forte da aver scagliato il sortilegio. Doveva per forza esserci qualcuno dietro che l'aveva sfruttata come cavia. Increspò la fronte, deciso a porre fine a quell'incantesimo durato fin troppo a lungo.

《Come faccio a fermarla?》fu costretto a chiedere.

《È semplice, giovane mago: la devi uccidere. L'incantesimo è tessuto con una magia molto potente e neanche tu ne sei immune. Devi agire ora, prima che sia troppo tardi. Se non lo farai, allora Camelot e Artù cadranno e il futuro che eravate destinate a condividere non esisterà più》.

Il ragazzo ebbe un singulto per lo stupore e indietreggiò di un passo. Gli occhi diventarono lucidi e le lacrime si depositarono sugli angoli della palpebra, pronti per uscire. Uccidere la sua amata era impensabile! Fuggì dalla grotta e arrivò nelle sue camerate. Prese degli indumenti, una borraccia e una borsa con il respiro in affanno e gli occhi brucianti di lacrime. Si fermò qualche secondo per riposarsi e riprendere fiato.

La devi uccidere, la devi uccidere... le parole del drago non facevano che rimbombarle nella mente da quanto le aveva sentite. Come poteva fare ciò a Morgana? Anche se l'aveva lasciata, lui la amava ancora profondamente. Perché doveva mettere sempre a repentaglio la sua felicità con il suo destino? Era così difficile per loro coesistere in pace e tranquillità? Troppe volte si era immaginato cosa avrebbe dovuto scegliere e sapeva che quel fatidico momento sarebbe arrivato prima o poi. Morgana era la sua vita, Artù il suo destino. Prendere una decisione non era mai stato così articolato e contorto come allora.

Si girò verso il ripiano dove Gaius collezionava i suoi rimedi e si avvicinò al mobile. 'Veleno', lesse l'etichetta segnata da un teschio umano di un boccetta contenente un liquido verde. Indugiò nell'esaminarla, poi allungò la mano e la afferrò, stritolandola con forza tra le dita. Recuperò tutto il necessario e si apprestò a raggiungere i due fratelli Pendragon.

Peccato fra poco ne sarebbe rimasto solo uno o forse nessuno dei due se non si sbrigava. Lungo il corridoio venne fermato per la spalla dalla mano di Artù, uscito dal suo nascondiglio per cercarlo. Temeva che gli fosse successo qualcosa, dato che stava tardando parecchio. I due, nascosti dietro un vicolo del muro, intravidero i cavalieri oscuri guidati da Morgause. Era lei la strega che li aveva risvegliati, esattamente come raccontava la leggenda: sette cavalieri sotto il comando di una potente strega.

《Merlino, ero preoccupata per te!》confessò Morgana, non appena il ragazzo la raggiunse.

Se veramente avesse scoperto cosa lui aveva intenzione di farle, non sarebbe poi così tanto in pensiero per lui. 'Nonostante tutto il mondo gridava contro di noi, il mio cuore e la mia mente si sono sempre concessi a te!' gli aveva urlato contro l'ultima volta che si erano confrontati e aveva ragione: lui non si meritava nemmeno un briciolo delle sue attenzioni.

Non era degno di lei, d'altronde i loro ruoli sociali e Uther glielo avevano fatto notare più volte, ma lui non aveva mai fatto caso agli giudizi esterni. Per lui contavano solo le convinzioni sue e di Morgana. Ma cosa importava rimuginare sul passato? Presto non sarebbe rimasto più nulla di loro. Lui avrebbe spazzato via il loro amore e tutto quello che avevano vissuto insieme per salvare il suo destino.

《Sono qui nel castello》la ignorò.

《Dov'è Artù?》gli chiese.

《Sta cercando un posto dove nasconderci》rispose.

《Grazie per non avergli detto nulla del nostro segreto》proseguì Morgana.

《Nessun problema! Anche se ora non stiamo più insieme, non significa che io abbia smesso di proteggerti》ammise lui.

《Sì, lo so. Sei un buon... amico》mormorò lei.

Merlino, nell'udire quella parola, si voltò verso di lei a guardarla. Era strano sentirsi definire con quel termine dopo quello che c'era stato tra di loro. Non si era mai sentito come tale e, molto probabilmente, non lo sarebbe mai stato. Nel bene o nel male lui avrebbe amato per sempre e solo Morgana. Lo stesso valeva anche per lei: potrebbe aver avuto anche tanti amanti nel corso della sua giovinezza, ma l'unico uomo al quale aveva donato tutto il suo cuore e la sua anima era Merlino.

Il mago non commentò e il rumore di una porta che si spalancò li distrasse.

《Portiamo via mio padre prima che arrivi Morgause. Forza, andiamo!》comandò Artù.

Morgana si ritrovò a pronunciare inconsciamente il suo nome. Perché non era affatto sorpresa del suo arrivo a Camelot? Ripensò allo strano sogno che aveva fatto su di lei. No, non poteva trattarsi di una semplice visione onirica. Doveva essere successo qualcosa la notte scorsa, ma i ricordi erano sbiaditi e confusi.

Merlino notò l'indifferenza della principessa e anche lui si chiese il motivo per cui non fosse sbigottita. Forse Morgana era veramente coinvolta nel piano di Morgause. Forse veramente il drago aveva ragione sulla sua pericolosità. I tre trascinarono Uther in un'altra stanza e lo stesero su un piccolo e semplice letto in legno con il materasso.

《Qui saremo al sicuro per un po'》disse il principe.

Merlino e Artù si sedettero ai piedi del letto per rifocillarsi, mentre Morgana si avvicinò alla finestra. La distruggeva vederli indebolirsi sempre di più. Lei non aveva nessun segno di affaticamento e stava odiando non capire il perché. Si girò indietro per guardare Merlino e i due si fissarono senza aprir bocca.

Merlino non poteva ucciderla, non poteva vedere quei stupendi occhi grigio-verdi spegnersi per sempre! Il drago non aveva la minima idea del compito impossibile che gli aveva affidato, se ne sarebbe pentito per tutta la vita. Artù notò i loro sguardi e si infastidì, tuttavia non aveva né il tempo né la voglia di commentare scherzosamente su di loro come era solito fare.

《Non resisteremo ancora per molto》constatò.

《Lo so, ma siamo nelle stanze della servitù e se lo lasciamo qui, penseranno che sia un servitore》intervenne il servo.

《No, non se lo vede Morgause. Dobbiamo portarlo fuori da Camelot》ribatté il principe.

Merlino iniziò a riflettere a un possibile modo.

《C'era un carro nel cortile principale, quando siamo arrivati》.

Artù si complimentò con lui a modo suo.

《Tu sei pieno di buone idee oggi, Merlino. Va' a dare un'occhiata》.

Il servo si sentì quasi onorato dalle sue lusinghe, ma il sorriso lo abbandonò immediatamente, quando dovette obbedirgli. Perché doveva rischiare sempre lui la vita? Almeno Artù poteva difendersi con la spada se avesse incrociato uno dei cavalieri oscuri, ma lui era completamente inerme. Certo, aveva la magia, ma Artù non lo sapeva.

Schioccò la lingua, contrariato, e si alzò da terra. Attento nel guardarsi alle spalle, raggiunse il corridoio e si affacciò a una delle tante vetrate lì presenti. Il carro di cui parlava era ancora lì, fermo nello stesso punto in cui l'aveva visto. L'uomo alla guida era completamente appisolato, ma per fortuna l'incantesimo del sonno non aveva colpito il cavallo da traino. Un movimento sinistro lo colse allo sprovvista, ma riuscì a scansare i due attacchi del cavaliere oscuro. Con la magia lo scaraventò all'indietro contro il muro e iniziò a correre.

《Si avvicinano!》avvisò i due fratelli, entrando nella stanza e chiudendo la porta.

《Non c'è la faremo ad arrivare al carro, non con Uther》aggiunse.

《Lo trascineremo》propose il principe, il quale, durante la sua assenza, aveva adagiato il padre sopra un telo.

Il principe andò a controllare fuori dal corridoio e vide che il nemico li stava raggiungendo. Si allarmò e richiuse la porta.

《Nascondetevi e fate silenzio!》intimò, estraendo la spada e nascondendosi dietro il muro.

I due mori obbedirono e si addossarono alla parete uno affianco all'altra. Senza rendersene conto, i dorsi delle loro mani si sfiorarono e le dita seguitarono a intrecciarsi tra di esse. Entrambi chinarono lo sguardo sui palmi uniti, poi si guardarono negli occhi per qualche rapido istante. La porta si aprì e i due trattennero il respiro. Artù attaccò a sorpresa l'avversario.

《Proteggete il re e portatelo fuori da qui!》sbraitò, mentre parava i colpi nemici.

Morgana e Merlino filarono via, tirando il lenzuolo per i lembi per trainare Uther. In corridoio si imbatterono un altro cavaliere e i due affrettarono il passo, ma a causa della eccessiva lunghezza della gonna, la principessa cadde a terra. Il mago usò i suoi poteri per allontanare il nemico e aiutò la ragazza a rialzarsi. I due proseguirono con il cavaliere alle calcagna, ma Artù li raggiunse, colpendo alle spalle il rivale e scaraventandolo giù per le scale. Si imbucarono nella sala del consiglio e si segregarono all'interno, bloccando le porte con una trave di legno.

《Morgana, ci serve il rimedio che ti ha dato Gaius》intervenne Artù.

《I-Io non ce l'ho》farfugliò lei.

《Questo lo so, ma devi ricordare che cos'era e che cosa conteneva. Andiamo, Morgana! Non resisteremo a lungo, pensa!》la rimproverò e la sorella entrò in panico ancora di più.

《Mi dispiace, io...》.

《Non importa! Non possiamo prenderlo ora, siamo in trappola!》si frappose Merlino.

《Deve esserci qualcosa che possiamo fare!》strepitò lui, furibondo.

《Se non ci libereremo di questa malattia, non so come resisteremo》aggiunse con più tranquillità nella voce.

《Dobbiamo distruggere la sorgente della magia》rivelò il servo.

《E sarebbe?》domandò il principe.

Merlino gettò una breve occhiata verso Morgana.

《Non lo so》mentì.

《L'unica possibilità è andarcene da Camelot. Morgana, taglia il lenzuolo, lo legheremo e poi lo caleremo fino al carro. Io porto il carro sotto la finestra》annunciò Artù.

《Vengo con voi》lo informò Merlino.

《No, devi restare qui e proteggere mio padre》replicò lui.

《Non riuscirete a raggiungere il carro da solo, è un suicidio!》controbatté.

《Non abbiamo scelta》lo ammutolì il nobile.

I due ragazzi stavano iniziando a perdere le forze. Era difficile restare vigili e svegli, la magia del sonno li stava conducendo allo stremo, ma dovevano resistere a ogni costo o tutto sarebbe stato perduto nel giro di poco tempo. I rumori provenienti da fuori della sala indicarono che i cavalieri erano lì ad aspettarli. Era finita, non avevano alcuna via di scampo! Alzarono l'asse in legno e Artù sguainò la spada prima di sgusciare fuori e affrontarli. Merlino richiuse l'uscio e la sigillò nuovamente, rimettendo la trave al suo posto. Si udirono rumori di spade che si scontrarono e le urla del principe che cercava di contrastarli.

《Non sopravvivrà la fuori, dobbiamo fare qualcosa》si intromise Morgana.

《Lo so》affermò lui.

Lui sapeva cosa doveva fare, ma avrebbe mai avuto il coraggio necessario per farlo per davvero? Morgana meritava di conoscere la verità. Meritava l'opportunità di scegliere il suo destino. Chi era lui per decidere del fato altrui?

《Io so qual è la fonte della malattia》le confessò.

《Quale?》domandò lei.

Se lo sapeva, perché non lo aveva detto ad Artù? Perché aveva mentito prima?, si chiese.

《Sei tu》.

《Io?》ripeté Morgana, increspando le sopracciglia.

Come poteva esserlo? Aveva dei poteri, certo, ma non era abbastanza forte per averla scaturito da sola. Poi ebbe una rimembranza: nel sogno, poco prima di svenire, aveva intravisto gli occhi di Morgause illuminarsi. Non era un'allucinazione, era successo realmente! Aveva davvero incontrato la strega quella notte nella foresta. Era stata la maga a generare la magia che aveva colpito Camelot, ma per qualche inspiegabile motivo lei era l'unica a non averne subito il contagio. Forse perché voleva proteggerla. Rammentò del piano che lei aveva in mente contro Camelot e di averle fornito il suo completo appoggio per vendicarsi di suo padre.

La voce di Merlino la allontanò dai suoi pensieri.

《Sei tu ad alimentare tutt'intorno a te la magia del sonno》.

《Per questo ne sono immune. Merlino, devi credermi: io non ho mai scagliato questa piaga su Camelot! A malapena ho il controllo della mia magia e da quando ho scoperto di averla, non ho più avuto episodi di instabilità, te lo giuro!》si difese, allungando la mano per cercare la sua.

Il ragazzo le credeva perché sapeva che non stava mentendo. Nonostante tutto e tutti gli urlavano contro che lei era il nemico, lui avrebbe continuato a proteggerla sempre. Il drago gli aveva rivelato che per mantenere a lungo l'incantesimo, serviva una presenza. Morgana era tale veicolo, quindi non poteva essere stata lei l'artefice. Non gli restò altro che indirizzare tutta la responsabilità su Morgause. In fondo era lei che aveva risvegliato i sette cavalieri di Medir e creato il sortilegio.

《Ti credo! Credo che sia tutto opera di Morgause. È lei che ha risvegliato i cavalieri e sempre lei deve aver lanciato l'incantesimo, usando te come sorgente per mantenerlo》la appoggiò.

《Come facciamo a rompere questo maleficio?》domandò la principessa.

Merlino deglutì. Non ce la faceva più a resistere.

《L'unico modo è eliminare la fonte, solo così l'incantesimo del sonno non avrà più effetto e tutti si risveglieranno》.

《La fonte sono io》affermò Morgana con una nuova consapevolezza negli occhi.

Eliminare la fonte... Lei doveva morire per salvare Artù e Camelot. Ma la vera domanda era: sarebbe stata disposta a farlo? Avrebbe davvero rinunciato al suo desiderio di vendetta? Nella sua immaginazione quell'aspirazione di veder cadere il regno di Uther era così lucida e chiara, eppure a vedersi adesso le sembrava tutto sbagliato.

《Se devo morire per spezzare questo sortilegio e salvare Artù, così sia》dichiarò.

《No, Morgana!》obiettò il servo.

《Esiste forse altra scelta?》rimbeccò lei.

《Fa' ciò che devi!》lo incitò.

《Io non posso perderti, non posso e non voglio》si rifiutò.

《Se non sbaglio eri disposto a morire, quando hai bevuto il calice avvelenato di Artù quella sera con Lord Bayard. Ora tocca a me》gli ricordò lei.

《Era il nostro primo bacio》affermò il mago, vagando ai ricordi di quella sera.

Il bacio che gli aveva dato Morgana appena si era ripreso dall'avvelenamento era stato il bentornato più bello e amorevole che avesse mai ricevuto. Quanto si era evoluto il loro rapporto da allora e a distanza di tre mesi sembrava che la storia si ripetesse di nuovo, solo che adesso era Morgana a voler rischiare la propria vita per Artù. La principessa accennò un sorriso.

《Già, ne è passato di tempo da allora》.

Con dita tremanti Merlino tirò fuori dalla borsa il veleno, aprì il tappo della brocca d'acqua e versò il liquido al suo interno.

《Come farò a stare senza di te?》rimuginò.

《Troverai un modo》rispose lei.

《E se non ci riuscissi?》.

《Promettimi che ci proverai. Anche se passeranno anni e sentirai la mia mancanza. Lo so che sarà difficile e starai male, ma promettimi che tu andrai avanti con la tua vita》dichiarò la nobile sul punto di piangere.

《Morgana, non puoi pretendere da me una promessa del genere. Non puoi chiedermi di dimenticarti e di voltare pagina come se tu non fossi mai esistita》ribatté Merlino, scuotendo la testa.

《Promettimelo!》insistette lei.

《Sono perso senza di te》ammise.

《Non è vero! Avrai Artù, Gaius e Gwen al tuo fianco, non sarai solo...》cercò di rassicurarlo.

《Ma non avrò te!》sfogò il servo.

《Allora tu vivrai per me》ribadì lei in tono serio e deciso.

Merlino non rispose, il suo cuore doleva troppo per accettare una promessa simile. Morgana gli prese la borraccia dalle mani, pronta ad affrontare la morte con tutta se stessa. Stappò il sughero e bevette qualche sorso. Poco dopo iniziò a tossire, avvertendo subito gli effetti del veleno. La gola le bruciava dal dolore e il respiro la stava abbandonando. Il moro si voltò indietro con le lacrime che scendevano lungo le guance. Non poteva guardarla morire, ma era straziante udire alle sue spalle i lamenti di dolore della sua amata. Sapeva che Morgana non avrebbe voluto quel finale per loro, perciò si giro a guardarla negli occhi.

《D'accordo, te lo prometto. Vivrò per te, solo per te》le sussurrò.

Morgana avrebbe voluto dirgli che lo amava per un'ultima volta, ma la tossina che la assaliva alla gola le impediva persino di respirare. Quella stessa sensazione di sofferenza l'avvertì anche Morgause che iniziò a sentire i lamenti disperati della principessa nella sua testa. Qualcosa non andava, Morgana pativa e lei si sentiva soffocare alla trachea. Merlino la prese dolcemente per le spalle e la avvicinò a sé. Lei si lasciò cadere tra le sue braccia, ansimando sempre più forte per la mancanza di aria nei polmoni. Provava dolore, ma morire stretta a lui la faceva sentire protetta e al sicuro.

《Mi dispiace... mi dispiace così tanto...》le sussurrò lui con grossi lucciconi che scorrevano copiosamente sul suo viso.

Morgana strinse le dita intorno alla stoffa della sua giacca per rassicurarlo di non preoccuparsi. Si trovava tra le braccia dell'unico uomo che aveva mai amato e ciò le bastò per andarsene con serenità e pace.

Il portone della sala si spalancò e venne scaraventato sul pavimento con una forza innaturale e magica. Morgause accorse verso Merlino, trovando Morgana apparentemente senza vita tra le sue braccia. Si inginocchiò vicino a lui e gli strappò via la principessa. Che cosa le aveva fatto? La sua pelle era pallida e lei completamente inerte. No, non poteva morire, l'aveva appena ritrovata dopo tanti anni separate l'una dall'altra.

《L'hai avvelenata?!》accusò il ragazzo con gli occhi lucidi e arrossati.

《Sono stato costretto, tu non mi hai dato scelta》scagliò il mago rabbioso.

《Dimmi cos'hai usato, voglio salvarla》gli ordinò la strega.

《Prima devi fermare l'attacco》obiettò lui.

《Non sei che un misero servitore e non puoi dirmi cosa fare》replicò Morgause.

《Se vuoi sapere quale veleno ho usato, annulla la magia che da vita ai cavalieri》insistette il moro.

《Dimmi qual è il veleno o morirai!》lo minacciò.

《E lei morirà con me》controbatté Merlino.

Con la coda dell'occhio notò un debole spasmo provenire da Morgana. La ragazza era ancora viva, ma non per molto. La strega poggiò la fronte sulla sua e iniziò a farla dondolare delicatamente tra le sue braccia.

《Nessuno di noi due vuole questo, ma non ho scelta. Ferma i cavalieri e la potrai salvare》le intimò.

Morgause non ebbe altra scelta che cedere alla sua minaccia. L'amore che provava per Morgana era incommensurabilmente più forte della sua smania di distruggere Camelot. Avrebbe trovato un altro sistema per annientare il regno di Uther, ora le interessava solo salvare la sua amica.

Con le lacrime agli occhi proferì l'incantesimo e i cavalieri di Medir caddero al suolo come burattini inanimati. Come promesso Merlino consegnò la boccetta vuota alla strega. Artù irruppe nella stanza e i primi cavalieri, compreso lo stesso Uther, iniziarono a destarsi. Morgause, avvolgendo ancora di più a sé la morente Morgana, evocò un tornado di aria che le fece sparire dal castello.

Poco a poco tutto tornò alla normalità, ma la perdita della principessa si avvertiva nel regno, a partire dalla sua famiglia. In cuor suo Merlino sperò vivamente che la strega fosse riuscita a salvarla perché l'idea di averla persa per sempre lo stava già straziando dentro.

《Hai fatto la cosa giusta》provò a rassicurarlo Gaius.

I rimorsi della sua coscienza parlarono per lui.

《Non è vero! Ho perso l'unica persona che mi dava felicità, che mi faceva stare bene e che mi faceva sorridere nonostante tutto. Morgana era vostra amica e voi le volevate bene》.

《È vero, ma al contrario di te, Morgana non aveva scelto di usare il suo dono a fin di bene. Non avevi alternativa. Saremmo seduti qui ora, se non avessi preso quella decisione?》dichiarò il medico, ma lui scosse la testa.

《Non è stata una mia scelta, ma sua. Le avevo detto che era la sorgente dell'incantesimo, ma lei non lo sapeva. Serviva una persona per mantenerlo e Morgause l'aveva usata come cavia per il suo piano di conquista. Era tutto opera sua, lei non c'entrava nulla. È lei che ci ha salvati tutti, non io. Io ne sto solo pagando il prezzo più alto》spiegò con un sospiro liberatorio.

Lasciò cadere la posata sulla ciotola di cibo che aveva davanti e si alzò da tavola.

《Dove stai andando?》gli chiese Gaius.

《A prendere un po' di aria, ho bisogno di restare solo. Mangerò dopo》rispose.

Uscì dallo studio e si incamminò verso l'esterno. Percorse il cortile principale e si sedette sui primi gradini della scalinata d'accesso al palazzo. Alzò lo sguardo sul cielo scuro, ma costellato di stelle. I suoi pensieri corsero subito a Morgana. Mi manchi già, dove sei?, rimuginò, osservando quei corpi celesti dotati di luce propria.

Mentre li univa con una linea immaginaria, la sua mente gli giocò un brutto, ma allo stesso tempo meraviglioso scherzo, quando riuscì a intravedere il profilo stilizzato della sua principessa. Poteva individuarne chiaramente i capelli neri, lunghi e mossi, le labbra rosse e setose, i bellissimi occhi grigio-verdi e la pelle chiara e morbida. Era come se in quel momento Morgana lo stesse vegliando da lontano. Quella bellissima immagine, frutto della sua fantasia, svanì gradualmente nel cielo, quando si ricordò che c'era una cosa che doveva fare: regolare i conti in sospeso una volta per tutte.

《Cosa devo fare per liberarti?》chiese al drago, una volta raggiunta la grotta sotterranea.

《Devi rubare una spada ai cavalieri di Medir. Le loro lame furono forgiati dall'Antica Religione e se unirai il potere della spada al tuo, avrai la forza di rompere le catene con le quali Uther Pendragon mi tiene prigioniero》gli illustrò.

Il mago obbedì e quando ritornò da lui, aveva in mano l'arma magica avvolta intorno un telo.

《È arrivato il tempo, giovane mago》disse la creatura con un lieve sorriso sul muso.

Nonostante i loro continui disguidi, Merlino voleva bene al Grande Drago in fondo al suo cuore. Gli aveva rivelato la sua vera identità, gli aveva dato uno scopo e lo aveva tutelato e aiutato in ogni modo, anche quando lui non desiderava il suo aiuto. Era arrivato il tempo di ricambiare il suo aiuto, concedendogli l'unica cosa che lui desiderava: la libertà. Una realtà che tutti volevano, ma che pochi riuscivano a ottenere.

《Adesso dove andrai?》gli chiese con una leggera amarezza nella voce.

Chissà se lo avrebbe mai rivisto un giorno!

《Sono l'ultimo della mia specie, c'è solo una strada che posso prendere》alluse l'animale.

Un brutto presentimento lo assalì all'istante. Gli tornarono in mente le visioni su di lui che aveva intravisto nel cristallo di Neathid.

《Spiegati meglio》lo incitò.

La creatura continuò a fare la misteriosa.

《Lo vedrai》.

Indicò al ragazzo la gradinata in discesa che conduceva ai pendii della roccia sulla quale si sedeva sempre. Merlino la raggiunse. La catena che imprigionava il drago era molto spessa e lunga con anelli grandi e pesanti che tintinnavano a ogni suo movimento. Impugnò la spada, pronto.

《Prima che io ti liberi, devi promettermi che non recherai danno a Camelot》lo avvisò.

《Penso che ci siano state fin troppe promesse, non credi?》fu la sua risposta.

Il servo scosse la testa, seccato. Poi con l'aiuto della sua magia e della spada spezzò la collana di anelli. Il drago spiccò subito il volo e librando verso l'alto, abbandonò la sua prigione.

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