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L'argento e il turchese


Nei tre anni successivi ti sei addossato ogni responsabilità e ogni lavoro più duro. Nonostante io non ti avessi confessato mai che il vero motivo per cui mi ritiravo dalle battaglie erano la mia debolezza e la vista offuscata, insistevi per portare a termine da solo i nostri incarichi sempre più spesso.

Rimasi da solo un intero giorno quando tu andasti a catturare la forza portante di Son Goku. Ero preoccupato per te nonostante non te lo avessi dato a vedere, sapevo che ti avrebbe dato del filo da torcere. Ti pregai tuttavia di battere in ritirata nel caso in cui la situazione per te fosse stata svantaggiata, sapevo che fronteggiare una forza portante non era uno scherzo, soprattutto senza il supporto dei miei occhi speciali, come li chiamavi tu. Non avrei sopportato l'idea di perderti, senza prima assicurarti che tu fossi pronto ad affrontare la vita senza di me volando senza più avere paura della mia mancanza, ma facendone, per quanto possibile, un punto di forza. Mi sforzai di sorridere fiducioso del tuo successo mentre ti salutavo con un bacio, ma il mio cuore era carico d'angoscia. Tu, dal canto tuo, mi promettesti di tornare il prima possibile snocciolandomi tutte le qualità della tua forza fisica sovrumana e di Samehada, finsi di tranquillizzarmi anche se dentro di me non lo ero affatto. Non appena te ne sei andato mi sono seduto sotto un albero a mandare giù le mie pillole, stavo sempre peggio. Mi ritrovai a pensare che se Sasuke non mi avesse rintracciato in fretta forse non avrei fatto in tempo a presentarmi a quell'appuntamento che avevo pensato per lui in cui si sarebbe trasformato nell'eroe che elimina il traditore, riscattando la reputazione degli Uchiha. La sua, essendo l'unico rimasto. Sarei morto comunque tra poco speravo almeno di servire a qualcosa di buono una volta nella vita. Una fitta improvvisa al petto mi fece piegare con un gemito, fui grato che tu non fossi stato lì in quel momento, avresti finito per farti assalire dalla preoccupazione. Era necessario, ora, che la mia fiamma rimanesse solida e con i piedi ben piantati per terra, avrebbe dovuto rappresentare il trampolino per farti volare, meritavi tutto l'amore di cui ero capace. Sapevamo entrambi che tra poco avresti dovuto affrontare la mia perdita, ma volevo darti tutti gli strumenti necessari affinché tu fossi il più forte possibile in quel momento.

Sapevo che Sasuke aveva messo insieme una squadra per rintracciarmi, pregavo che ciò accadesse il più presto possibile, naturalmente avrei dovuto organizzare tutto in modo da non coinvolgere te. Non avevo ancora avuto il coraggio di spiegarti tutto questo, ero certo che avrei visto le lacrime scendere dai tuoi occhi argentati, dandoti questi chiarimenti. Mi risolsi ad affrontare il discorso al tuo ritorno, era insensato rimandare ancora. Ero venuto a sapere che anche Naruto e la sua squadra mi stavano alle costole, lo scopo era di catturare me usandomi da esca per trovare Sasuke e, una volta convinto mio fratello a tornare indietro, procedere a eliminarmi. Non potevo permettere che andasse così, non erano questi i piani che avevo in mente da anni e per i quali stavo trascinando avanti la mia misera esistenza a suon di medicine. Probabilmente ti eri accorto anche di questo, ogni volta che ero costretto a usare delle dosi più alte, finivo inevitabilmente in preda agli effetti collaterali. Vedevo i tuoi occhi guardarmi in tralice mentre cercavi di rallentare l'andatura o di farmi riposare, altro argomento da affrontare non appena ti avessi rivisto. Eri via da poco e già mi mancavi. I tuoi riguardi nei miei confronti erano qualcosa di meraviglioso, ti prodigavi in mille accortezze, nella mia vita sciagurata non avrei potuto trovare niente di meglio, me ne sarei andato ritenendomi fortunato. Mi abbandonai con la schiena contro il tronco chiudendo gli occhi invaso dalla sonnolenza datami dai farmaci, avevo il respiro pesante e sperai che ciò non finisse per costringermi ad assumere altre pillole, per il momento mi limitai ad aprire un poco il davanti del mantello per avere più aria.


Mi tornò alla mente uno dei tuoi tanti bellissimi gesti, avevamo appena appreso la notizia della morte di Deidara il quale aveva insistito per sfidare Sasuke. Mi sentivo tremendamente in colpa per questo, se lui era arrivato fino a quel punto era perché odiava lo Sharingan e i loro possessori, ero stato io a portarlo a questo, sia pur involontariamente, il giorno del suo reclutamento. La sua ossessione era partita da lì, quando io lo avevo sconfitto solo guardandolo negli occhi mentre tu gli snocciolavi tutta la tua ammirazione nei miei confronti. Se avessi intuito prima che questo avrebbe avuto la capacità di ferirlo così tanto avrei evitato di usare lo Sharingan e avrei frenato le tue parole, anche se dettate dall'amore. Quella fu una delle rarissime occasioni in cui non fui capace di prevedere qualcosa. Ogni volta che avevo commesso qualche errore o svista, ero sempre stato punito severamente dalla vita e, in ognuna di queste circostanze sentivo di meritarmelo in pieno. Pioveva a dirotto e per questo ci eravamo rifugiati all'interno di una grossa grotta. Mentre tu imprecavi contro il cattivo tempo, il senso di colpa nei confronti di Deidara aveva iniziato a dilaniarmi l'anima facendomi salire le lacrime agli occhi. Ero consapevole che il pianto sarebbe esploso a momenti, ma siccome nella mia vita ho sempre pensato di non meritare niente, nemmeno il fatto di provare emozioni, dovetti escogitare una soluzione fulminea per non farmi scorgere da te. Iniziai a camminare uscendo dalla grotta per prendermi la pioggia in faccia, non appena il viso fu completamente bagnato, lasciai andare le lacrime e un singhiozzo silenzioso. Sentii la tua voce richiamarmi alle spalle, mi stavi consigliando di rientrare dicendomi che mi sarei ammalato se mi fossi ostinato ancora a volermi bagnare. Le tue parole mi fecero sciogliere il cuore, le pronunciasti con un tono un po' burbero ma sotto sentivo quell'amore che non avevi mai riservato a nessun altro. Non riuscii a risponderti niente, non mi voltai nemmeno a guadarti. Ti sentisti autorizzato a continuare a parlare per attirare la mia attenzione, come quella volta sul pontile in cui finisti per farmi una lezione sul cannibalismo degli squali. Mi dicesti senza mezzi termini di aver intuito che stavo piangendo per la morte di Sasuke, pur essendo io un tipo così freddo e distaccato da non capire mai cosa mi passasse per la testa. Avevi sbagliato persona, ma la tua intuizione era stata più che esatta, stavo piangendo. Nessuno al mondo capiva cosa passasse nella mia mente tranne te, hai sempre avuto la capacità di leggermi direttamente nell'anima e di rispettare i miei silenzi e i miei momenti di sconforto. Il mio carattere schivo, naturalmente, mi impedì di ammettere la verità, non mi permise di appoggiare la fronte sulla tua spalla e sfogarmi come sarebbe stato giusto e come tu avresti desiderato. Mi limitai ad esprimerti la mia sicurezza sul fatto che Sasuke fosse ancora vivo, mentre mi trovavo costretto a rientrare dal momento che la pioggia era cessata facendo esaurire, allo stesso tempo, la mia libertà di piangere.

Ero arrivato comunque a inzupparmi fino alle ossa, ritornandoti accanto mi erano sfuggiti diversi colpi di tosse, non potevo mai sottrarmi al tuo sguardo di sottecchi. Senza dire una parola, mi sfilasti il mantello fradicio di pioggia per scorgere i miei capelli che grondavano acqua ovunque. Lasciasti andare un sospiro di rassegnazione appendendo la mia cappa gocciolante a una sporgenza della pietra irregolare, accendesti un piccolo falò con le poche sterpaglie secche che si trovavano là dentro probabilmente sospinte dal vento. Dal momento che i miei vestiti erano completamente bagnati, mi consigliasti di spogliarmi completamente e di sedermi vicino al fuoco. Esitai un instante visto che stavo congelando, ma poi ho fatto come mi avevi chiesto capendo che avevi ragione, la mia divisa grigia finì a fare compagnia al mantello appeso al muro. Ti sei seduto immediatamente accanto a me circondando con le tue gambe muscolose all'inverosimile, il mio corpo tremante. Hai aperto il davanti del tuo mantello per farci entrare entrambi al suo interno, mi hai sollevato letteralmente di peso con una sola mano sotto al sedere per togliermi dal pavimento freddo mettendomi sulle tue gambe poderose. Mi rannicchiai contro il tuo petto ampio e caldo mente mi scioglievi i capelli allargandoli con le dita affinché si asciugassero più rapidamente. Ho sempre adorato la tua pelle, così liscia e bollente, con quella minima sensazione di gommoso. Ti schioccai un bacio sul collo strappandoti un sorriso prima che il mio corpo iniziasse a sussultare per la tosse. È stato dolcissimo il modo in cui mi hai abbracciato e cullato finché non mi passò. L'angoscia che traspariva dai tuoi occhi chiari mi feriva, avevo la nausea ma cercavo di ricacciarla in basso per non farti preoccupare oltre. Mi hai tenuto così fino a quando i miei vestiti non so sono asciugati al caldo della piccola fiammella e ho potuto rimetterli, ci siamo stesi e mi hai coperto amorevole come sempre con il mio mantello. I nostri corpi erano attaccati, mi abbracciavi stretto come per proteggermi da chissà quali catastrofi, presumibilmente stavi pensando che io ti avessi mentito sul fatto che Sasuke fosse ancora vivo e la tua intenzione era anche quella di consolarmi per sua perdita. Ero sicuro che non agivi così semplicemente per tenermi al caldo, lo intuivo dal tuo atteggiamento e dalla dolcezza del tuo sguardo. Mi baciavi piano la fronte, gli occhi e le labbra ripetendomi che ero il tuo tesoro. Io facevo scorrere piano la mia mano sinistra sulla tua schiena in un lieve massaggio rassicurante. Ti ho compreso in pieno sin dal primo giorno nonostante tu fossi convinto del contrario. Nonostante la tua mole il battito del tuo cuore era lento e rassicurante, per questo la mia testa crollò addormentata sulla tua spalla prima di poterti dire ti amo.


Una mano mi slacciò il coprifronte trascinandomi fuori da questo ricordo, la testa mi doleva ed ero troppo stordito dalle medicine per aprire gli occhi. Allora eri già tornato trionfante dalla battaglia con Roshi, la forza portante di Son Goku, o può darsi che tu avessi perso, ma almeno eri vivo. Mi rammaricai che tu ora mi avessi colto in flagrante in quelle condizioni, sentivo ancora l'aria entrarmi dentro con difficoltà, la succhiavo dalle labbra leggermente aperte. Sospirai crogiolandomi in quelle mani che mi riavviavano i capelli dalla faccia accarezzandomi contemporaneamente la testa. Tuttavia percepivo in loro qualcosa di sbagliato, la tua pelle normalmente era molto più liscia e calda, con quel qualcosa di leggermente gommoso, i queste mani, comunque, erano molto più piccole. Trasalii sentendo la voce di Naruto chiamarmi per chiedermi come mi sentivo. Era finita, mi avevano trovato, era stata imperdonabile la mia distrazione stavolta, il mio cuore ebbe un sussulto mentre aprivo gli occhi trovandomi quelli suoi turchesi a pochi centimetri, si era accovacciato davanti a me. Lui mi posò piano una mano sul petto tranquillizzandomi dal momento che era solo, mi spiegò che, sì, la sua squadra era poco distante ma che lui si era allontanato accampando una scusa, era stato l'unico a percepire la mia presenza, non aveva intenzione di farmi niente. Si sedette accanto a me offrendomi dell'acqua, l'accettai dato che ormai forse per me non c'era più via di scampo, se avessimo ingaggiato una lotta sarebbero giunti anche gli altri in pochi minuti e io non ero in condizioni di resistere tanto, la mia unica speranza era il tuo ritorno. Era freschissima quell'acqua, mi fece così bene che la finii quasi, mi sentii subito meglio. Mi scusai per non essermi trattenuto mentre lui mi guardava fisso negli occhi come quando avevamo cercato di catturarlo nell'albergo tre anni prima. Solo che all'epoca era ancora un ragazzino, adesso si era fatto un giovane uomo dai lineamenti molto gradevoli. Non sapevo come interpretare questo atteggiamento, era venuto fin lì con lo scopo di catturarmi e poi mentiva alla sua squadra solo per venire a darmi da bere? Mi sembrava strano che avesse rinunciato improvvisamente al suo piano di usarmi da esca per attirare Sasuke. Naruto sorrise accendendomi altri ricordi.


Lo rammentavo quando, ancora bambino, era venuto in qualche occasione a casa nostra per giocare con Sasuke, avevano la stessa età, frequentavano insieme l'Accademia ed erano amici. A dire la verità quella peste del mio fratellino lo trattava sempre con sufficienza dal momento che lui era il primo della classe mentre Naruto trovava lo studio una grossa noia. Anche io all'età di Sasuke ero stato uno scolaro eccellente, ma, a differenza sua, io non mi ero mai sognato di essere arrogante, anzi, quando ricevevo gli inevitabili complimenti, scivolavo nell'imbarazzo sentendo di non meritarli. Ho sempre detestato essere al centro dell'attenzione. Tuttavia ero contento che fossero amici, Naruto, con il suo carattere allegro e scherzoso, mi auguravo che riuscisse a sciogliere un po' il ghiaccio di Sasuke. Le prime volte che il biondino era entrato in casa nostra naturalmente mi ero presentato e avevo cercato di intavolare una conversazione con lui, se non altro per educazione dato che era nostro ospite. Ben presto, però, notai come ciò gli causasse imbarazzo, con la mia sola presenza ammutoliva di colpo la sua pelle rosea avvampava, riusciva solo a fare delle risatine ebeti mentre si massaggiava i corti capelli dorati passandosi un braccio dietro alla testa. Ci fu una circostanza in cui addirittura accampò una scusa per tornarsene a casa visto che io avevo osato tanto da sedermi al tavolo a cui stavano lui e Sasuke. Dal momento che mio fratello era infastidito da questo atteggiamento dell'amico, finii per ritirarmi in camera mia ogni volta che loro erano insieme, salutavo velocemente Naruto e poi mi avviavo al piano superiore dell'abitazione dove si trovavano le camere. Mi stendevo sul mio letto a leggere sorridendo mentre li sentivo divertirsi dabbasso. In un paio di occasioni in cui Sasuke era stato costretto ad assentarsi per qualche minuto, forse per andare in bagno o perché richiamato dai nostri genitori, avevo sentito i tonfi sordi dei piedi di Naruto salire velocemente le scale di legno. La sua testa bionda si affacciava poco dopo alla porta di camera mia, mi guardava sorridente senza dire una parola. Quando abbassavo il libro per guardarlo e ricambiare il sorriso, si metteva la solita mano dietro la testa arrossendo e poi scappava di nuovo di sotto. Non sapevo perché si comportasse così, o forse sì, gli piacevo, ma eravamo solo dei ragazzini all'epoca, mi ispirava sicuramente una grande simpatia. Dopo questo l'ho rivisto tre anni fa in quell'albergo, e poi lì, il giorno in cui mi aveva trovato lui mezzo stordito dalle pillole e dall'affanno mente ti stavo aspettando. Naruto protese il busto per avvicinarsi a me, i suoi occhi turchesi ancora piantati nei miei, allungò una mano con la quale prima mi mise i capelli dietro l'orecchio poi la fece scivolare per afferrami piano la spalla. Quella mano scese ancora per cingermi la vita, non sapevo cosa fare, forse mi sono irrigidito anche se il mio viso rimase impassibile.



Il viso di Kisame fissò Itachi incupito, non aveva mai saputo di questo episodio essendo lui assente in quel momento.

"Kisame, non hai motivo di essere contrariato, la fiducia che mi hai sempre accordato non è stata mai tradita, sei sempre il solito impetuoso, permettimi almeno di terminare il mio racconto"

"Capisco benissimo, Itachi, ma so che puoi comprendere la mia reazione, io sono sono mai riuscito a rimanere imperturbabile come te, pur a volte ammirandoti per questo."

Il volto dell'uomo squalo si rasserenò sotto le carezze che il compagno gli stava lasciando sui capelli.

Itachi proseguì, la sua voce sembrava toccare direttamente l'anima di Kisame come se fosse stata fatta di corde di violino : "Naruto è un caro ragazzo, cerca sempre di essere positivo e di avere una buona parola per tutti dimenticandosi anche di se stesso, in qualche caso; il bene che vuole a Sasuke è intenso e sincero, non avrei potuto affidare mio fratello in mani migliori, è abile, forse anche più di me, ma è ancora troppo ingenuo e impulsivo. Se ora sto decidendo di non nasconderti più niente, è perché a te ci ho sempre tenuto, permettimi di finire e lo capirai da solo."



Ero convinto che la mia espressione irremovibile sarebbe stata sufficiente a farlo desistere, ma mi sbagliavo, il suo abbraccio divenne ancora più stretto mentre mi rassicurava che non aveva la minima intenzione di catturarmi, la sua squadra avrebbe trovato Sasuke senza problemi anche escludendo di servirsi di me come esca, non era necessario. Mi disse che ero bellissimo e che mi aveva sempre ammirato, tutte cose che, naturalmente, non avrebbe mai potuto confessare a Sasuke. Era certo che il mio talento e la mia intelligenza fossero state sempre superiori a quelle di mio fratello e che non gli interessavano le accuse mosse contro di me, la sua stima nei miei confronti non era mai stata per niente scalfita, anzi, mi riteneva un validissimo stratega per essere riuscito a cavarmela in tutti quegli anni. Confessò, addirittura, che Konoha avrebbe risolto ogni suo problema se io fossi stato l'Hokage. Non mi mossi, non pronunciai una parola, forse anche per riconoscenza del fatto che mi stava tenendo lontano dalla sua squadra. Mi tirava verso di lui con il braccio che mi aveva passato dietro alla schiena mentre si sedeva sulle mie gambe stringendomi forte con le sue. Ammise di aver trascorso infinite nottate insonni pensando a me e chiedendosi se io stessi bene, non aveva mai potuto sfogare questi suoi dubbi con nessuno, ovviamente, e la cosa lo aveva logorato. Attivai immediatamente il mio Sharingan, per il momento si trattava solo di un monito, in realtà provavo comprensione e tenerezza per lui in seguito a ciò che mi stava dicendo, non ero avvezzo ad avere così tanti pensieri da parte degli altri e finivano per lasciarmi sempre stupito e spiazzato. Non fu per niente intimorito dai miei occhi, d'altronde anche lui era una forza portante. Mi stringeva così forte da farmi male, io intuivo che comunque si stava trattenendo, affermò che non aveva mai dimenticato il mio viso in tutti quegli anni. Ormai i nostri corpi aderivano, le sue labbra sfiorarono appena le mie, il sole faceva brillare l'oro dei suoi capelli come se avessero luce propria, i miei occhi salirono al livello superiore gli mostrai la stella a tre punte dello Sharingan Ipnotico per fargli comprendere una volta per tutte che non volevo. Con le guance arrossate, mi pregò di non fare mosse avventate dal momento che aveva notato come le mie pupille iniziassero ad essere offuscate mentre mi baciava il collo. Decisamente doveva volermi bene per dirmi una frase del genere, e so che lo faceva da quando era ancora un bambino, ma ormai io avevo deciso a chi apparteneva il mio cuore. Iniziava ad essere troppo, quando mi guardò di nuovo negli occhi vidi l'argento dei tuoi sovrapporsi a quel turchese, lo offuscò annullandolo completamente, eri tu che riempivi tutto il mio cuore e questo non lasciava spazio a nessun altro, nemmeno uno di proporzioni infinitesimali.

Mi liberai dalla sua stretta con uno spintone che lo fece ribaltare all'indietro atterrando goffamente di sedere, mentre io mi alzavo in piedi di scatto. Si massaggiò socchiudendo un occhio e sfoderando un sorriso asimmetrico a metà tra il sorpreso e il furbetto, sembrava come la stesse un po' aspettando una reazione del genere e che, assurdamente, gli avesse fatto piacere. Si rimise in piedi avvicinandosi di nuovo a me, il suo viso era sereno, mi prese delicatamente le mani. Feci un passo indietro sgusciando dalla sua stretta e chiedendogli per quale motivo ci tenesse tanto a Sasuke, magari questo lo avrebbe distolto dalle sue intenzioni. Il suo viso si fece serio improvvisamente mentre mi rispondeva che lui, a differenza mia, lo aveva considerato sempre un fratello. Non poteva capitarmi opportunità migliore di quella. Quando sarebbe venuta a galla la verità per cui io avevo sterminato il mio intero clan, avevo già previsto che l'ira e la sete di vendetta di Sasuke avrebbero potuto esplodere contro Konoha per vendicare me. Una eventualità molto probabile essendo lui ancora molto ingenuo e influenzabile, io sarei stato già morto per quell'epoca per cui non avrei potuto fermarlo e Naruto sicuramente non avrebbe usato mezzi estremi nei suoi confronti, nemmeno in caso di necessità. Ecco perché mi venne fulminea un'idea, non potevo certo accettare che il sacrificio della mia intera vita potesse risultare vano. Decisi di donare parte del mio potere a Naruto, impiantai dentro di lui l'occhio che mi aveva affidato Shisui, pronto ad intervenire in caso di necessità. L'operazione richiese meno di una frazione di secondo per questo il biondo non se ne accorse nemmeno. La sua espressione cambiò, i tratti del suo viso roseo si distesero in un sorriso comprensivo. Venne verso di me questa volta con calma, mi placai facendo tornare neri i miei occhi. Era così sereno che pareva brillare di luce propria. Mi strinse in un abbraccio gentile dicendomi che percepiva il mio dolore e le mie difficoltà fisiche e che l'affetto che provava per me gli avrebbe impedito di procurarmi ulteriore sofferenza. Decise di lasciarmi andare tradendo la sua squadra, probabilmente aveva intuito che stavo morendo. Non gli importava se io non avevo voluto, lui avrebbe continuato a volermi bene rispettando le mie decisioni. Mi baciò sulla fronte prima di tornare da dove era venuto sorridendo. Anche in quell'occasione non fui capace di trovare le parole giuste da dire.


Mi misi a guardare il mare lasciando che i miei occhi si riempissero dei suoi riflessi quando ti sentii tornare. Mi voltai per abbracciarti ma il fatto che tu avessi Roshi appeso a Samehada come un sacco di patate mi fece desistere. Invece di ringraziarti per aver portato a termine il lavoro, seppi solo rimproverarti per averlo catturato più morto che vivo e per il fatto che di sicuro avevi dato troppo spettacolo attirando eccessivamente l'attenzione. Mi rispondesti che farlo da solo non era stato facile e questo mi fece immediatamente sentire in colpa. Nonostante tu fossi esausto per il recente combattimento, mi hai proposto subito dopo che, se io avessi voluto, tu avresti potuto svolgere volentieri altri lavori senza di me. Lo facevi per non farmi stancare, ti profondevi in mille premure nei confronti del tuo partner malato, e io non sapevo fare altro che criticarti. Se ci fosse stato un altro al tuo posto mi avrebbe di sicuro abbandonato da qualche parte, o protestato con Pain, se non addirittura ucciso per togliersi l'impiccio di torno. Stavolta avevo davvero sbagliato con te, l'ordine di Pain che giunse subito dopo di sigillare immediatamente Son Goku, salvò in extremis i miei occhi dalle lacrime.

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