Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 4

Dorothy

Da quella notte, non è cambiata solo la mia vita, ma anche quella di mia madre. Capita spesso che passi giorni chiusa in se stessa; mentre il tempo fuori da questa camera scorre veloce e inesorabile, lei sembra rimanere aggrappata a una speranza vana, che non fa altro che consumarla.

In questa stanza si vedono solo le ombre di un passato sereno, di una famiglia felice, di un marito perfetto e il tutto si è sgretolato davanti ai suoi occhi.

«Mamma... Ti ho portato la colazione, non sei venuta giù.» Mi avvicino al comodino e accendo la luce dell'abatjour.

«Spegni, Dory», piagnucola lei. Non mi piace vederla così. Mi rendo conto che non deve essere stata una notte semplice, lo leggo dalle occhiaie che le circondano gli occhi.

«Mamma, devi mangiare qualcosa, non puoi digiunare», le dico con dolcezza, mentre mi siedo sul bordo del suo letto. Quasi non la riconosco. Mia madre è sempre stata una donna forte e determinata, nonostante da quando ha conosciuto e poi sposato mio padre, abbia messo da parte tutto, anche i suoi sogni. Ha chiuso la serra che tanto amava e abbandonato i fiori di cui tanto era appassionata, per seguire fargli da segretaria.

E adesso tutto mi è più chiaro, capisco addirittura il motivo del suo stato d'animo: oggi lui tornerà dal viaggio di lavoro. Avrei preferito dimenticare questo particolare, ma mi risulta impossibile, soprattutto ora che vedo com'è capace di ridurla nonostante sia ancora distante.

«Non ho fame», mormora e si rannicchia sul fianco, come una bambina sola e indifesa e a me viene da piangere. Non sono ingrado di occuparmi di lei, di aiutarla, anche se vorrei tanto farlo perché vederla in queste condizioni fa star male anche me.

«Lascio qui il vassoio, se più tardi ti verrà voglia... Io vado a scuola, ci vediamo stasera.» Le lascio un bacio tra i capelli, poi scaccio via una lacrima solitaria. Non posso farmi vedere debole, devo essere forte, per me, per lei. Mamma non risponde, così mi avvio verso la porta, ma quando sto per aprirla, lei sussurra: «Oggi torna tuo padre.»

Non mi volto, non ne ho il coraggio. «Lo so.»

Non riesco a godermi la mattinata a scuola, perché mi perdo nei miei pensieri e l'idea di rivedere mio padre mi fa ribollire il sangue nelle vene e venir voglia di vomitare anche l'anima. Al suono dell'ultima campanella, corro via e mi chiudo in un bagno. Le lacrime non tardano a bagnarmi il viso, il respiro si fa sempre più pesante e la testa sembra volermi esplodere.

Presa da un momento di sconforto recupero il cellulare dal mio zainetto e cerco il numero di Maddy. Con le dita che tremano provo a scrivere qualcosa:

Sono stata una pessima amica, lo so, avrei dovuto dire la verità, avrei dovuto dire qualcosa, avrei dovuto aiutarti...

Cancello tutto e riprovo.

Maddy, sono io, Dory. Ti ricord...

Che patetica.

Ciao Maddy, io volevo solo chiederti scus...

Ricaccio il telefono nella borsa e soffoco un grido di disperazione. Ci metto un po' per calmarmi, poi esco dal bagno e mi avvicino ai lavandini comuni per lavarmi le mani, ma lì trovo un gruppetto di tre ragazze della mia stessa età che però non ho mai frequentato perché non abbiamo nulla in comune, ma, nonostante ciò, so chi sono perché si fanno notare abbastanza.

«Ehi, Dorothy, come mai sola soletta?» Ridacchia la prima piccata.

«Come mai sei sempre da sola? Puzzi per caso?» Xandra finge di annusare l'aria attorno e fa una smorfia di disgusto. Evito di rispondere, non avrebbe alcun senso.

«Anche la tua amichetta, Maddison, è scappata dal tuo fetido odore.»

Una rabbia ceca mi assale, ma non sono quel genere di persona che reagisce d'istinto e alla violenza. Loro non sanno niente di Maddy e di quello che ha dovuto sopportare.

«Oppure non le è piaciuto come suo p...», sta mormorando la più perfida delle tre rivolgendosi all'amica alla sua destra.

«Fanculo!» Non le lascio concludere ed esco dai bagni diretta. Con il viso di nuovo rigato dalle lacrime, raggiungo il parco adiacente la scuola. Odio questo posto! Odio quelle perfide! Odio la mia vita!

Mi avvicino al solito albero e mi rannicchio su me stessa sotto la sua ombra, soffocando l'ennesimo grido disperato. Sto per esplodere quando qualcosa di umido mi bagna le caviglie.

«Ehm, credo che Sam sia innamorato di te.» Una vocina limpida attira la mia attenzione, mi volto lentamente, mentre tento di asciugarmi il viso. «Ehi, Dorothy, ti senti bene?»

«S-Sì, t-tutto bene», mento balbettando.

«Non mi sembra proprio.»

Mi sistemo meglio sul prato, mentre Sam appoggia la testa sulle mie gambe incrociate. Sospiro e mi rilasso accarezzando il suo morbido manto.

«Ti va di parlarne?», mi domanda Lily, ma io scuoto la testa. «Ok, allora cambiamo argomento. Eri venuta qui per pranzare?»

«Mh. Voi?»

«Passeggiatina, Sam scalpitava per rincontrarti. Amore a prima vista.» Quelle poche parole riescono a farmi sorridere. «Ora sì che si ragiona. Ma se devi mangiare, ti lasciam...»

«Restate, ho qualche tramezzino in più, possiamo condividere.»

Per la prima volta dopo mesi sento di voler avere compagnia, ma non una qualsiasi, è lei che mi ispira fiducia e tranquillità. Lei è stata così gentile, nonostante non mi conosca affatto. Sembra una brava ragazza e al momento sento di aver bisogno del suo sorriso, come del sole durante giornata grigia.

Da quella notte ho sempre cercato di tenere tutto e tutti lontani.

Mi sento tossica, sporca, velenosa. Mi sento di portare solo dolore e amarezza, odio e tristezza nelle vite delle persone che mi stanno accanto.

«Sì, restiamo volentieri. Sam mi ha detto che era buonissimo quello di ieri.»
«Sam, non si fa la spia», lo ammonisco sghignazzando. Lui alza un orecchio e poi abbaglia scodinzolando.
«Mi sa che anche lui vuole un po' di tramezzino. Ah! Ah!»
«Ce ne è abbastanza per tutti.»

Per il resto del tempo non parliamo molto, rimaniamo in compagnia l'una dei silenzi dell'altra, lasciandoci andare alla solitudine in insieme.

Da quando ho lasciato Lily per tornare a lezione, la giornata è peggiorata. Di solito nessuno mi nota, ma sembra che oggi tutti gli occhi siano su di me.

Sento rabbia, angoscia e tristezza accumularsi dentro e quando mia madre mi scrive un messaggio per dirmi che mio padre è tornato a casa, avverto uno nodo alla gola stringere forte e portarsi via ogni mio respiro. Ho bisogno di sfogare tutte queste sensazioni, ho bisogno di prendere a pugni qualcosa, ho bisogno di andare in palestra.

Percorro la strada che mi porta a destinazione di corsa, con il respiro che viene a mancare e i polmoni in fiamme. Nella mia testa si susseguono le immagini di quella notte avvolte nell'oscurità di un passato che non può essere cambiato.

Arrivo a destinazione che mi sembra di aver affrontato una maratona.
Entro in saletta e appena lo vedo gli vado incontro con passo svelto e sicuro.

«Oggi voglio la sacca.»
«Eh?» Rimane perplesso.
«Oggi voglio allenarmi con la sacca.»
«Dory, ne abbiamo parlat...»
«Non chiamarmi Dory!», sbotto fuori di me, senza nemmeno rendermene conto. «Dammi la sacca, adesso!»
«Ehi, ehi, che succede, calmati.» Fa un passo nella mia direzione, ma io metto le mani avanti per ristabilire le distanze.
«Ti ho detto che voglio la sacca, dammi la sacca.»
«Dor... Dorothy, parliamone un attimo, c'è un motivo se...»
«Non me ne frega niente!» Le lacrime minacciano di nuovo di bagnarmi il viso, mi porto le mani in faccia e soffoco un grido disperato. «Voglio la sacca, dammi la sacca.»

«Ehi...» Lui sussurra, non grida e la cosa mi manda in tilt. Perché è così calmo? Non faccio in tempo a pensare altro che le sue mani si posano sui miei polsi per scostare le mie dal viso. Non voglio che mi veda in questo stato. Cazzo!

«Damon, dammi la sacca.» Suono disperata e, mentre cerco di ribellarmi alla sua presa, le lacrime mi solcano il viso. «Non ce la faccio così, non ce la faccio!» Lui non risponde, ma non mi lascia nemmeno andare. «Lo odio, lo odio, lo odio!», grido, mentre tento di spingerlo via e un pianto incontrollato mi percorre dalla testa ai piedi. Sto per sprofondare quando sento due forti braccia cingermi il corpo. Le gambe mi cedono e lui mi accompagna per terra, tenendomi stretta a lui.

«Shh, andrà tutto bene.»
«N-No, i-invece...»
«Ora calmati.»

Mi culla e il calore del suo corpo è capace di tranquillizzarmi, di farmi sentire al sicuro, di farmi dimenticare ogni brutto pensiero e portarmi in uno stato di beatitudine assoluto. Penso di aver trovato il paradiso. Mi inumidisco le labbra, mentre il mio respiro si regolarizza nuovamente, poi alzo lo sguardo per incrociare il suo. Siamo così vicini, sento il suo respiro sul mio naso e le mie labbra.

«S-Scusa.»
«Non devi, va bene così.»
«Non do-vevo. Io...»
«Ero solo nel posto giusto al momento giusto. Avevi bisogno di qualcuno.»
«E c'eri tu.»
«Già...»

Anche lui si inumidisce le labbra e mi sembra tutto così strano, così bello e perfetto. Improvvisamente tutto quello che mi ha fatto esplodere in questo modo sparisce e rimaniamo solo io e lui, mentre i brutti ricordi, la rabbia, la tristezza svaniscono come trasportati da un soffio di vento.

«Grazie.»

La sua mano mi accarezza il viso, asciugandolo con dolcezza, mentre avverto il suo viso avvicinarsi al mio. Deglutisco. Sì, lo voglio.

Socchiudo le palpebre, ma improvvisamente avverto il freddo circondarmi, riapro gli occhi e lo ritrovo in piedi davanti a me. «Forza, dobbiamo allenarci.»

«Oh, ehm, s-sì...», balbetto e mi ricompongo. Che cretina che sono stata, davvero ho creduto che stesse per baciarmi? Sciocca, sciocca, sciocca. Me lo ha detto lui stesso che sono piccolina e con questa crisi di pianto non ho fatto altro che confermare la sua ipotesi. Ma non posso negare ora che quel senso di pace che mi ha trasmesso con la sua vicinanza e il suo calore è qualcosa che non ho mai provato. E questo vorrà pur dire qualcosa, no?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro