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Revontulet

Antiche leggende narravano che la Revontulet, tradotto letteralmente "luci della volpe", nascesse dalla neve che una vecchia volpe spazzava con la coda, spruzzandola nel cielo blu notte.

Nel folklore norvegese, invece, le luci dell'aurora polare rappresentavano le anime di antichi spiriti che leggiadre danzavano nei cieli del nord.

Secondo il mio ironico scetticismo, nonché mera affermazione scientifica, i fuochi celesti non erano altro che il risultato di migliaia di collisioni tra le particelle gassose dell'atmosfera terrestre e quelle dell'atmosfera solare.

Indubitabilmente era uno spettacolo ancestrale mitizzato e venerato da numerosi scrittori, pittori, cineasti.

Libri, pellicole, canzoni vennero eseguiti in maniera quasi torrenziale, mutando l'effettiva sembianza inviolabile della Revontulet.

Uno scenario ben costruito come quello mi affascinava quanto mi affascinano le composizioni di Shakespeare e gli amori irresoluti di Jane Austen, così profondo da solcare pacatamente la mia anima.

Un fascino maliardo che, finché i vostri occhi non conosceranno, sembrerà quasi utopico.

Ed ogni attimo che trascorrevo sotto le fiamme danzanti, era una rinascita, un soffio vitale che inondava il mio corpo di calore, sentimenti, ispirazioni.

Sotto quel valzer carismatico di brillanti archi di luce, i miei capelli color pel di carota assumevano sfumature singolari e le mie pupille cenerine scomparivano gradualmente al dilatare delle iridi.

Raffiche di vento precipitavano irruentemente sulle acque del mare aizzando le onde che, impetuose, si infrangevano contro le rocce pungenti sulla riva.

In un attimo, con il ventre rivolto verso la volta celeste e la mente impegnata a rincorrere un intreccio di sogni astratti, un groviglio di pensieri irruenti mi dissuase dallo scenario.

Percepivo già con ogni singolo frammento del mio esile corpo la logorante nostalgia di casa, che mi faceva sentire così imperfetta e vulnerabile per l'esperienza imminente, e in quel momento sentii l'elementare bisogno di un gentile abbraccio da parte del mio papà.

Il mio affettuoso, premuroso e amorevole padre.

Mi alzai disincantata e raccolsi prontamente il mio zaino di pelle, ormai sgualcito sugli angoli.

Ma prima che io potessi fare un solo passo verso la strada di casa, mi resi conto di quanto poco tempo avessi ancora per poter ammirare con venerazione le luci volteggianti che adornavano il cielo, dipingendolo di una vasta quantità di verdi speranzosi, delicati gialli e viola trasognanti.

Fu solo allora, con gli occhi stipati di lacrime, che caddi a terra calpestata da irrespirabili trepidazioni.

Solamente in quel preciso istante, il sogno di una vita che si stava per realizzare, mi sembrò così concreto e prossimo da lasciarmi con il fiato corto.

«Mau

Il tono di voce caldo e compassionevole di mio padre giunse alle mie orecchie e con le mani docili sollevò da terra la sua bambina. Mi abbracciò acutamente e io poggiai il mio viso intriso di lacrime sul suo petto, ricambiando la stretta con una forza fiacca e instabile.

Singhiozzante, rivolsi lo sguardo verso l'unica persona che avesse sempre realmente compreso le mie emozioni più recondite.

«Mi mancherai papà»

In quelle parole vi era tutta l'afflizione e il tormento di cui il mio corpo era plasmato in quel preciso istante.


Fuoco 🔥
Ciao adorabili lettori! 🧸
Per chi non lo sapesse, la Revontulet è l'Aurora Boreale.
Mi sono soffermata molto sul paesaggio perché credo sia fondamentale in un racconto descrivere bene l'ambiente circostante.

Vi piace? O preferite più dialoghi?
Secondo voi, perché la nostra Maui è così afflitta? 😭

See you soon. 💌
Stige

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