Capitolo 3
Ai giorni nostri
"Andrea, svegliati."
Apro gli occhi di soprassalto e rimango un po' interdetta. Mirko entra nella mia visuale, è chino su di me e mi sta scuotendo delicatamente. Mi sono appisolata sul divano, il divano beige su cui io e Sebastian, più volte, avevamo fatto l'amore. Sembrano ormai lontani quei giorni, sbiaditi i ricordi.
"Scusami."
"Scusarti? Eri distrutta."
Detto ciò, con una mano mi scompiglia i capelli e si dirige verso la cucina.
"Ti preparo un caffè."
"Ottima idea, grazie."
Sono davvero stanca. Dopo la chiamata di Mirko, ho preso il primo aereo disponibile e sono arrivata giusto in tempo per la cerimonia.
Fu un funerale festoso per quanto la perdita di una persona cara possa esser vista come una festa, ma Bastian, così ho sempre amato chiamarlo, non avrebbe voluto altro che questo, avrebbe voluto esser ricordato con un sorriso.
Dopo la sepoltura ci fu un rinfresco. La musica dei Queen ci accompagnò per tutto il tempo e grandi rose rosse erano ovunque. La musica e i fiori preferiti di Sebastian.
Solo adesso, con la casa sgombra di gente, seduta con le braccia intorno alle gambe, riesco a guardare con calma ogni cosa. E' rimasto tutto come allora.
Il tavolo in noce dove amavamo studiare è sempre lì, alla mia sinistra, tra lo scaffale pieno di libri e l'immensa vetrata che si affaccia sulla spiaggia. Il cucù, regalo di zia Mary ai ragazzi, è ancora appeso sulla parete destra.
Tutto è come ricordavo. Non è cambiato nulla.
Se chiudo gli occhi posso ancora, quasi, sentire i passi veloci di Sebastian sugli scalini d'ingresso, la porta che cigola, il rumore delle chiavi sul mobile in corridoio. Aprendo gli occhi l'avrei trovato di fronte a me con il costume arancione, uno di quelli lunghi fino al ginocchio. Gocciolante dalla testa ai piedi mi avrebbe guardato con quel suo sorriso un po' strafottente che io usavo chiamare sorriso da "sto per combinare qualcosa che non ti piacerà".
Ma una volta aperti gli occhi lui non c'era.
Non è cambiato nulla, è vero. No, è tutto come sempre tranne per il fatto che Sebastian non c'era più.
"Eccoci qua" dice Mirko, uscendo dalla cucina e raggiungendomi sul divano con due tazzine di caffè. Prendo la tazzina arancione e fumante che mi porge e lo osservo mentre prende posto accanto a me.
"Che strano sarà ora senza di lui..." esclama quasi a bassa voce mentre sorseggia lentamente il suo caffè. Penso al fatto che Bastian amava il caffè italiano e non quelle mega galattiche tazzone di liquido nerastro americano.
"Ti ricordi quando ci ha fatto girare tutti quei negozi di oggettistica perché doveva avere tra le mani la moka italiana?, gli domando e lui scoppia a ridere e io dietro lui fino quasi a strozzarmi.
"Dimenticavo che Bastian mi aveva pregato di darti una cosa quando sarebbe stato il momento opportuno." Si ferma un attimo, prende fiato e mi guarda. "E credo che questo sia il momento giusto."
Si alza e torna con una busta bianca, la rigiro tra le mani e noto che sul retro c'è scritto "per Andrea".
"Cos'è?"
"Non lo so. Mi ha pregato di non aprirla." Mi risponde Mirko.
Non prndoi nemmeno la giacca che ho abbandonato non so dove. L'unico pensiero è uscire da quella casa. Mi manca il fiato, mi sembra quasi di soffocare. Ho bisogno di aria.
"Ho bisogno di stare da sola. Scusami."
Mirko mi sorride. E' sempre stato come un fratello ed è ormai l'unica famiglia che mi rimane.
Una volta sul patio, mi metto a correre sulla spiaggia verso il mare e quando ho, ormai, perso letteralmente il fiato mi fermo e mi butto con forza sulla sabbia umida.
Guardo ancora un'ultima volta la busta e l'accarezzo piano. Mi tremano le mani.
Ho davvero intenzione di aprirla?
Ho come l'impressione che aprendola io non possa più tornare indietro, come se il non aprirla possa restituirmi Bastian, come se non leggerla possa voler dire che lui sarebbe comparso dietro di me, avrebbe appoggiato una mano sulle mie spalle e io mi sarei voltata e avrei visto il suo solito sorriso.
Sospiro, accarezzo ancora una volta la busta prima di decidermi ad aprirla.
" Cara Andrea,
se stai leggendo questa lettera, probabilmente, è perché non ci sono più.
Mi dispiace doverti salutare così senza poterti guardare un'ultima volta negli occhi.
Non sai quanto avrei voluto averti vicina nei momenti più difficili, ma sapevo che sarei stato un grande egoista ad allontanarti dai tuoi sogni e a costringerti a dovermi tenere la testa mentre vomitavo l'anima.
Sono malato, Andrea. Si, sono malato, ma questo ormai l'avrai già capito.
Non lo sapevo quando ci siamo conosciuti, quando ti ho visto per la prima volta cercavo di fare lo strafottente, come sempre, ma è stato tutto inutile. Tu mi hai colpito il cuore fin da subito. La tua aria semplice, innocente e sognante era tutto ciò che ho amato. E' stato un colpo di fulmine, si, anche se non me ne sono accorto subito.
Quando ho scoperto che quel male mi stava divorando, lentamente, avrei voluto dirtelo, egoisticamente, ma sapevo che tu non te ne saresti andata. E così ti ho detto tante cattiverie allontanandoti definitivamente e solo ora mi rendo conto di averti fatto soffrire lo stesso.
Mi odi, vero? E odiami Andrea, odiami con tutte le tue forze, ma poi guarda avanti, vivi. Vivi per me, piccola. E mentre ricomponi tutti i pezzi e metti ordine nel casino che ho creato, spero che tu possa trovare nel tuo cuore, un giorno, la forza di perdonarmi.
Ti amo e ti amerò per sempre.
Tuo, Bastian "
Le lacrime scendono, copiosamente, sulle guance e le lascio cadere mentre cerco di metter apposto tutti i tasselli, tutte le bugie e le discussioni. Tutti i pezzi del puzzle si ricompongono dentro la mia mente e dovrei odiarlo. So che dovrei farlo eppure non ci riesco.
Asciugo le ultime lacrime e accarezzo ancora una volta la lettera, la piego e la riduco in mille pezzi. Li tengo stretti nel pugno della mano, quasi a conficcarmi le unghie nella pelle e, improvvisamente, li lascio andare. Si disperdono nell'aria come coriandoli, e li lascio andare. Lascio correr via il dolore, questo macigno che sento nel cuore e che mi chiude la gola, lascio seccar al sole le tue bugie come se fossero acqua sporca e si, Bastian, ti lascio andare.
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