Capitolo 9- Questione di grandezza:
La testa di James stava talmente scoppiando che il ragazzo urlò.
Improvvisamente, qualcuno lo tirò su da terra e gli poggiò le dita sulle tempie.
James incominciò a sentirsi meglio e, quando aprì gli occhi, vide una donna davanti a sè.
Piano piano si fece più chiara e, grazie al suo tocco, James rinsavì.
Era la stessa donna del sogno, era Janet.
-Oh, Janet!-
-Ciao James!- esclamò Janet, abbracciandolo.- Sei stato bravissimo ragazzo, bravissimo!-
-Oh, lei è Janet e io l'ho trovata.- bofonchiò, ancora un pò confuso.- Lei è Janmes e l'ho tftovata.-
Janet storse la bocca, stringendogli la mano.- Il regno quantico ti sta strappando la mente, dobbiamo andarcene subito. Forza, aiutami a sollevare la navicella!-
James barcollò e con l'aiuto di Janet rimisero la navicella dritta: mancava un minuto allo scadere del tempo.
Dato che il ragazzo non ce la faceva, Janet attivò tutti i pulsanti e il mezzo fece il viaggio di ritorno.
Fu la donna a premere i pulsanti per uscire dal regno quantico, mentre James faticava a rimanere con gli occhi aperti.
Tuttavia, la propria mente si ristabilì quando divennero di nuovo a grandezza naturale e, data l'accelerazione della navicella, quest'ultima volò per tutto il laboratorio, facendo una brusca frenata.
Fortunatamente, Janet e James ne uscirono sani e salvi, ma non sapevano che cosa li stesse aspettando.
Hope, Hank e il professor Foster erano bloccati da due muscolosi uomini che avevano delle pistole.
A terra giaceva Ava, inerme, con il corpo che continuava a sfaldarsi sempre di più, attimo dopo attimo: non le rimaneva molto tempo.
Infine, Sonny Burch teneva in ostaggio Cassie, tirandola per i capelli.
-Lasciala andare!- esclamò James, lentamente, trasformando la propria mano destra in una stalattite appuntita.
Non poteva attaccare subito, aveva paura di fare del male a Cassie.
Sonny ridacchiò.- Ma guarda un pò, il ritorno del figliol prodico. Ah no, aspetta, ora sei orfano.- commentò, facendo infuriare James sempre di più.- Te lo avevo detto che i nostri affari non erano terminati, signorina Lang.- sussurrò poi all'orecchio di Cassie. -Siete solo dei piccoli ingenui ragazzini.-
-Che cosa vuoi, Burch?- gli domandò James, accigliato.
-Io rivoglio indietro il mio componente e voglio che Pym firmi un accordo di lavoro per me! Voglio solo una fetta del tutto, James.- spiegò Sonny, mantenendo il sorrisetto.
-Non ci penso nemmeno!- esclamò Hank, dimenandosi.
James doveva decidere in fretta che cosa fare, quando, ad un certo punto, dalla cintura del costume uscì una piccola scintilla: forse le bobine di regolamento erano ancora difettose.
Allora a James venne un'idea: lui ed Hank si fulminarono con lo sguardo, l'uomo aveva capito che cosa volesse fare e gli fece un cenno con la testa.
James premette di scatto la cintura e divenne alto almeno 10 metri, afferrando Sonny in una mano.
-No!! Mettimi giù, mettimi giù!!-
-Adesso chi è piccolo, eh?!- borbottò James, lanciandolo via come una palla da football.
Anche i suoi uomini si spaventarono e corsero via.
James aveva risolto una volta per tutte il problema Burch, ma si era ingrandito fin troppo.
Cominciava a vedere sfocato e gli si chiudevano gli occhi.
-Uhm...Non respiro...- bofonchiò, barcollando.
-Oh no! Gli manca l'ossigeno, è troppo grande!- esclamò Cassie, preoccupata.
Subito dopo, James cadde a terra con un tonfo che fece tremare metà della città come un terremoto.
Cassie dovette correre quasi mezzo chilometro per saltare sulla sua enorme gamba e arrivare alla cintura.
Velocemente, la aprì e aggiustò a mano le bobine come aveva fatto nel magazzino della scuola.
Così, James tornò a grandezza naturale, però pareva privo di sensi.
Cassie gli tolse il casco e gli diede alcune pacche sul viso.- Andiamo James, andiamo.-
D'improvviso James aprì gli occhi e prese un bel respiro.- Ehi.- le disse, sorridendole.
Cassie sorrise con gli occhi lucidi e gli prese il viso tra mani.- Ehi.- rispose, baciandolo a stampo più volte.- Sei tornato, ce l'hai fatta.-
James sospirò, riprendendo fiato.- Magari mi stendo 5 minuti, eh?-
Purtroppo, il laboratorio di Hank era andato distrutto, ma l'uomo non aveva rimpianti; era stato proprio lui a dare l'ok a James per farlo.
Finalmente, Hank, Hope e Janet si riabbracciarono.
-Oh James, non so come ringraziarti!- piagnucolò Hope.
James si strinse nelle spalle, imbarazzato.- Posso tenermi la casa?- chiese, facendo ridere tutti.
Successivamente, James guardò la povera Ava che non riusciva nemmeno a rialzarsi in piedi.
Janet andò verso di lei e la sfiorò.- Il tuo dolore...Riesco a percepirlo.-
Ava la guardò negli occhi, piangendo.- Fa male...-
-Forse posso aiutarti.-
Proprio come aveva fatto con James, Janet le mise le dita sulle tempie e fu come se le stesse trasferendo la propria materia.
Così, il corpo di Ava rimase integro.
-Visto? C'era un altro modo.- disse James a Foster, che gli fece un cenno con la testa.
Ad un certo punto, si sentirono delle sirene in lontananza: la polizia stava arrivando.
-Stavolta sì che finiamo in prigione.- borbottò Hank.
-Non è detto.- intervenne James, ripensandoci su.- Voi non centrate niente con i crimini di Scott e la mia famiglia possedeva un bravissima avvocato, potrei chiamarlo.-
-E che ne sarà di noi?- domandò Ava, timidamente.
-Non sappiamo dove andare.- puntualizzò Foster.
Ora Ava appariva a James come una ragazza innocente e sola.
Gli venne in mente subito un posto vuoto che avrebbero potuto usare.- Tranquilli...So che cosa fare.-
-Come si chiama l'avvocato?-
-Era un certo...Matt Murdock.-
***
Grazie all'avvocato Matt Murdock di Hell's Kitchen, la famiglia Van Dym/Pym venne ufficialmente scagionata, a patto che tutti i marchingegni del loro laboratorio, anche se mezzo distrutto, venissero ufficialmente requisiti.
Anche Foster e Ava furono fuori pericolo e, grazie alla firma di un erede di Steve Rogers, andarono a vivere presso l'Avengers Tower.
Come avevano promesso, Hope consegnò la propria casa d'infanzia a James e lui ci andò a vivere insieme a Cassie.
James non poteva credere di esser passato dall'avere niente, all'avere tutto ciò che aveva sempre desiderato.
Gli sembrò ancora di stare in un sogno mentre guardava Cassie, nuda nel proprio letto, dopo che avevano fatto entrambi per la prima volta l'amore.
Cassie ricambiò lo sguardo, accarezzandogli i capelli.- So che ci sono stati dei turbamenti, ultimamente, ma...Adesso credo che sia arrivato il momento di affrontare la cosa più difficile.-
James la guardò tra l'accigliato e il preoccupato.- E quale sarebbe?-
Cassie lo fece rimanere parecchio sulle spine prima di rispondere.- Dobbiamo dirlo a mio padre.-
James roteò gli occhi al cielo e ribaltò le posizioni, mettendosi tra le sue gambe.- Io credo che ce ne sia una ancora più pericolosa.-
-E sarebbe?-
-Dobbiamo dirlo a Craig.-
Cassie scoppiò a ridere e gli fece il solletico, una cosa che James non sopportava e che lo fece cadere dal letto.
Seguirono giorni, settimane, mesi e un anno di felicità per James e Cassie.
Si aiutavano a vicenda a scuola, anche usando qualche trucchetto di rimpicciolimento.
Dopo la rottura con Cassie, Craig continuava a lanciare palle pesanti durante gli allenamenti di LaCrosse, ma James stava imparando come parargliele per bene.
Col passare del tempo, i frantendimenti si chiarirono e Hope fece finalmente pace con Scott.
La famiglia non poteva essere più unita di così.
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