Capitolo 3-La vecchia casa:
James era riuscito a sbiascicare l'indirizzo di casa sua.
Cassie lo fece sedere in soggiorno e prese del ghiaccio dal frigorifero, per metterglielo sul labbro.
-Dio, guarda che ti ha fatto. Mi dispiace tanto, è veramente un idiota.- commentò Cassie, inginocchiandosi davanti a lui.
James la guardò negli occhi.- E perchè stai con lui?-
Cassie abbassò lo sguardo.- E' complicato...- sussurrò, passandogli un panno per pulirsi dal sangue, gli si erano sporcati anche i vestiti. Iniziò poi a guardarsi intorno.- Quindi tu abiti da solo?-
James annuì, pulendosi grossolanamente il sangue: sperò non facesse troppe domande. -E' complicato.-
Cassie incrociò il suo sguardo, silenziosamente.- Sei davvero un tipo misterioso, James Newman.-
L'altro fece un ghigno divertito.- Potrebbe essere un pregio.-
Entrambi sentirono che l'effetto della marijuana stava lentamente svanendo e perciò James andò in bagno per togliersi i vestiti sporchi e lavarsi la faccia, ormai non faceva più tanto male, tranne per il fatto che era rimasto un piccolo taglio sul labbro inferiore.
Cassie arrossì leggermente quando James venne fuori dal bagno a petto nudo e quindi gli passò una maglietta.
-Ti ringrazio per il tuo aiuto, ma dovresti sbrigarti a tornare a casa, si sta facendo tardi.-
Cassie fece spallucce.- Casa mia è lontana da qui ed ero venuta in macchina con Craig, perciò non so come tornare...-
James non si sentiva affatto in grado ancora di guidare.- Potresti...Rimanere qui, se vuoi.-
La ragazza annuì appena.- Certo, ti ringrazio.-
-Puoi usare il letto, io me ne vado sul divano dato che l'altra stanza non l'ho praticamente mai aperta da quando sono qui.-
-Oh no, ti prego, starò bene io sul divano.-
-Non ci penso nemmeno, vado io sul divano.- insistette James, prendendendo una coperta dall'armadio.
-Grazie...-
Allora Cassie lo accompagnò alla porta e i due si guardarono un pò imbarazzati.
-Beh, buonanotte...-
-Buonanotte.-
James voltò le spalle quando la porta si chiuse, pensando che probabilmente si stesse comportando in modo strano, ma non aveva mai avuto una ragazza in casa e soprattutto non Cassie Lang.
Voleva tornare indietro, ma non sapeva cosa dire e così si andò semplicemente a stendere sul divano con la coperta, addormentandosi subito.
***
-James!-
James mugugnò qualcosa e si girò dall'altra parte.
-James, svegliati! Devo dirti una cosa!-
Allora il ragazzo aprì prima un occhio e poi l'altro, stropicciandoseli.- Mh?-
-James, io conosco questa casa! Mi pareva familiare!- esclamò Cassie, entusiasta.
James sbadigliò e alzò il busto.- Ah sì?-
-Era la vecchia casa di mio nonno, Hank e sua moglie Janet! Dov'è cresciuta Hope!- aggiunse Cassie, velocemente.
-E quindi?-
Cassie sospirò, passandosi le mano sul viso.- E' troppo lunga da spiegare, ma dobbiamo setacciare questa casa! Ho chiamato già Hank ed Hope.-
James sgranò gli occhi, nervosamente.- Oh, l-loro stanno venendo qui?-
-In realtà...Sono già arrivati.-
A quel punto, James voltò lo sguardo dietro di sè e vide Hope Van Dyne ed Hank Pym davanti a sè e sobbalzò.
-Oh cazzo! Ehm, salve.- balbettò James, alzandosi di scatto e aggiustandosi i capelli.- Molto piacere signor Pym, è un onore.-
L'uomo dai capelli bianchi e gli occhiali da vista fece un sorrisetto di circostanza, capendo che il ragazzo non volesse lasciargli la mano.- Ciao ragazzo, piacere mio.- gli disse, allontanando poi la sua mano.
-Q-Quindi questa era casa vostra, non lo sapevo.- balbettò James, aggiustandosi i vestiti.
-Tranquillo, c'è un motivo se l'ho messa in vendita...- continuò Hank, accarezzando le pareti.- C'erano troppi ricordi di lei...-
-Lei?-
-Mia madre...E' scomparsa quando ero piccola.- rispose Hope.- Dovremmo iniziare a cercare.-
-Assolutamente sì.-
Si avviarono tutti nella seconda stanza, quella matrimoniale, mettendosi a guardare nell'armadio e sotto al letto.
-Che cosa stiamo cercando?- chiese James, un pò confuso.
-Tu sai chi sono, vero?- intervenne Hank.
Quando era piccolo, James aveva sentito molte storie su Ant Man, ovvero Scott Lang, ma sapeva anche che il suo mentore era il grande scienziato ed inventore Hank Pym.
Si doveva a lui la creazione della tuta.
-Vedi James, quando io ero piccola, i miei genitori eseguivano importanti missioni per lo SHIELD. Un giorno, una di queste missioni consisteva nel fermare un missile nucleare che avrebbe causato centinaia di morti: avrebbero voluto rimpicciolirsi per entrare all'interno della sua struttura per manometterne il funzionamento, ma il materiale era troppo spesso.- raccontò Hope.
-Avremmo potuto rimpicciolirci ancora di più, ma sarebbe stato molto pericoloso: sarebbe stato un viaggio di non ritorno. Volevo farlo io, dato che delle vite erano a rischio, ma il mio marchingegno si era guastato e così Janet decise di sacrificarsi, perdendosi nel mondo quantico per sempre.- aggiunse Hank, abbassando lo sguardo.
-Mi dispiace tanto signor Pym...- gli disse James.- Ma cosa starebbe cercando in questa casa?-
-Mia madre era una fanatica dell'universo quantico e crediamo che da qualche parte ci siano dei dati, numeri, calcoli, che possiamo utilizzare per ritrovarla.- gli disse Hope.
A James venne quindi un lampo di genio.- Intendete tutti quei quaderni pieni di calcoli che sono in soffitta?-
Hank si mise a fissarlo.- Quale soffitta?-
James fece scendere la scala a muro e così tutti salirono di sopra, trovando gli scatoloni con all'interno i quaderni.
-Dobbiamo prendere tutta questa roba e portarla al laboratorio.-
Mentre Hope curiosò tra le scatole, trovò una foto incorniciata e James osservò che le fossero venuti gli occhi lucidi.- Oh papà, guarda...Il mio terzo compleanno.-
La foto ritraeva la famiglia al completo e quando James la guardò, riconobbe una persona in particolare.
-Un momento...Questa è Janet?-
James riconobbe immediatamente la donna del proprio sogno.
-Sì, perchè?-
-Da quando sono arrivato in questa casa faccio uno strano sogno...C'è questa donna che cerca una bambina per casa, sembra che stiano giocando a nascondino.-
Hope gli strinse le spalle.- Cosa...? E-E la bambina dove si nasconde?-
-Dentro un armadio...-
-Con degli sticker a forma di unicorno?-
James la guardò più confuso di prima.- Sì...-
-Non può essere un coincidenza.- affermò Hank.- Ragazzo, tu vieni con noi.-
James non ebbe molta scelta, dato che lo trascinarono fuori di casa e Cassie gli passò degli occhiali da sole neri e un cappello.- Metti questi.-
James li indossò stranito e osservò di non essere l'unico: Cassie, Hank ed Hope uscirono dalla porta sul retro dell'edificio e salirono su un mini-van.
-Perchè tutta questa segretezza?- domandò James, sedendosi ai posti dietro con Cassie.
-Vedi, ehm...Quando mio padre ha commesso il reato per la quale è ai domiciliari...Ha usato la tuta di Ant Man e perciò ora i federali credono che Hank ed Hope siano dei complici.- spiegò la ragazza.
-Come se io andassi in giro a rubare.- borbottò Hope, mettendosi la cintura.
-Come facciamo a sapere che possiamo fidarci di lui?- intervenne Pym.
-Tranquillo nonno, James è a posto.- rispose Cassie, dando al ragazzo un veloce sguardo.
James invece si soffermò a guardarla mentre Hope premeva l'acceleratore: nonostante si stessero frequentando solo da qualche giorno, Cassie si fidava già ciecamente di lui.
Cercò di nascondere un sorrisetto soddisfatto mentre guardava di fuori.
E, in quel momento, notò qualcosa di strano.
-Mi prometti che non darai di matto?- gli chiese Cassie, stringendogli il polso.
James la guardò un pò confuso.- S-Sì...-
Ad un certo punto, il ragazzo osservò che tutto intorno a loro fosse gigantesco: si fermarono ad un semaforo e un paio di piccioni enormi iniziarono a beccare sul paraurti.
-Oh mio Dio! Oh mio Dio!- gridò James, coprendosi la testa con le braccia per paura che distruggessero la macchina.
Hank sollevò le sopracciglia.- E questo sarebbe non dare di matto...?-
Hope sorrise.- Tranquillo James, è normale che ti sembri tutto strano.-
Solo allora James capì che non si era tutto ingrandito, erano loro che viaggiavano all'interno di una minuscola macchinina.
Poco dopo, il ragazzo ebbe il coraggio di guardare fuori e alla fine non ne fu più così tanto spaventato.
Era la cosa più strabiliante che avesse mai visto.
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