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7

Londra, 24 febbraio 1926.

Roger

Ci siamo, è il momento della proposta.
Sì, alla fine mi sono lasciato convincere da mio padre.
Insomma, è mio padre, decide lui, non è che avevo poi così tanta scelta, di fronte a un ordine di queste dimensioni, non si può fare assolutamente nulla.
Il ballo in onore di mio padre si sta trasformando nel ballo in onore del nostro futuro matrimonio.
Tutti sono felici, tutti gli invitati danzano e volteggiano allegri, bevono, diventando ancora più allegri, sfoggiano vestiti eleganti, chiacchierano spensierati.
Mio padre ha voluto fare le cose in grande, ha invitato circa duecento persone...non riesco a immaginare quante ne potrà invitare il giorno del nostro matrimonio.
Freddie suona il pianoforte, è allegro, felice e spensierato esattamente come tutti i presenti in sala.
Tranne io.
Ultimamente sto pensando molto a lui, come se in qualche modo c'entrasse con il matrimonio e Rosie.
Non so perché.
Non gli ho ancora detto nulla, non ho parlato con nessuno riguardo alla proposta, non so perché l'ho fatto ecco, non è una cosa di cui mi fa piacere parlare.
Solo io e mio padre sappiamo.
Ma presto, lo sapranno tutti.
Intravedo mio padre dall'altra parte della sala che cattura la mia attenzione con un cenno del capo.
Sospiro.
È ora.
Addio giovinezza, è arrivato il momento di crescere.
E crescendo, iniziano i problemi.
Mi avvicino a Rosie, che sta parlando del più e del meno con due sue amiche.
Appena mi avvicino, le sue amiche smettono di parlare e mi fissano, per poi capire e sparire.

- Roger! È da un po' che non ti vedo....hai una faccia...stai bene? -

- Eh? Oh...., sì. Sto benone... -

- Sicuro? Vuoi che andiamo in camera tua? Magari la musica, l'alcool e tutta questa baldoria ti fa star male... -

- N-no...tranquilla, sto bene...ora ascoltami - abbaio, in modo abbastanza brusco.

- O-ok... - acconsente lei, rimanendoci un po' male da come le ho risposto.

In quel momento, mi frugo in tasca e tiro fuori la scatolina di velluto con dentro l'anello di fidanzamento che mi ha comprato mio padre, e appena la vede, Rosie si mette già le mani nei capelli.
Mi inginocchio, ma nell'esatto momento in cui lo faccio, il pianoforte smette di suonare.
Guardo Freddie, ma avrei preferito non farlo perché il suo sguardo è di ghiaccio.

- ...Rosie Jeane Gallandher...mi vuoi sposare? - e a quel punto, apro la scatolina mostrandole un anello con una pietra incastonata da trentacinque carati, lucente come non mai.

- Sì, lo voglio! - riesce a dire Rosie, con la voce quasi soffocata dalle lacrime.

Le metto l'anello al dito con le mani tremanti, e la mia fidanzata mi salta addosso dalla felicità, sbaciucchiandomi e scombinandomi i capelli.

Tutti gridano, tutti esultano, tutti riprendono a ballare, la felicità e la spensieratezza aumentano, ma in quel momento di gioia e di confusione, io riesco a vedere mio padre e il padre di Rosie stringersi la mano con sguardo d'intesa.
Il patto, è stato sancito.
Il matrimonio è soltanto uno scopo economico.
Io e Rosie siamo soltanto delle pedine.
E l'amore? Quello non esiste.

Freddie in quel preciso istante si alza e se ne va, così io mi dileguo, cercando di non dare nell'occhio, e lo inseguo fino al balcone, dove si rifugia, pensando di trovare un po' di pace.
Ha le mani appoggiate sul bancone, e lo sguardo fisso a guardare l'orizzonte, dove si estende ancora per molti metri la proprietà di mio padre.

- A cosa pensi? - azzardo io, facendo voltare di scatto Freddie.

- R-roger...mi hai spaventato... -

- Perché te ne sei andato così di corsa? - chiedo, arrivando subito al nocciolo della questione.

- Ehm...v-volevo s-solo...fumarmi una sigaretta... - mente spudoratamente lui.

- Ma non stai fumando... - osservo io.

- Perché l'ho appena finita... - mente nuovamente.

- Ma non è vero, ti ho seguito fin qui... - puntualizzo io.

- Senti un po' tu, principino, lo sai che spiare gli altri non è segno di buona educazione? - sbotta, brusco.

A quell'uscita ci rimango male, e lui se ne accorge, così cerca di rimediare con un

- M dispiace...non lo so che cosa mi succede, ma...sono in pensiero per...te -

- D-davvero? - chiedo stupito io, arrossendo.

- Sì, insomma...questa cosa del matrimonio...non ti vedo felice...perché non sei felice, vero? Tu non vuoi sposarla veramente...giusto? - chiede conferma lui, leggermente agitato.

- No...a dire la verità. Io e lei ci conosciamo dall'infanzia, i nostri genitori sono molto amici...mio padre ha la ricchezza, il padre di Rosie ha il titolo nobiliare...ovviamente io sapevo che sarebbe finita così. Ma non mi aspettavo che fosse successo così in fretta. Insomma, io ho diciotto anni, non mi sento ancora pronto per sposarmi...per avere figli...voglio ancora godermi la mia vita spensierata, questi anni non ritorneranno mai più...non voglio diventare come mio padre...io voglio...amare, l'amore è tutto quello di cui h bisogno in questo momento...questo sentimenti così umano lo sento maledettamente lontano da me. Mi è sempre stato negato di amare, i rapporti con i miei genitori son sempre stati freddi, formali, non ricordo di aver mai abbracciato mio padre...e non ho mai amato né amerò mai la persona che sono costretto a sposare. Non chiedo tanto, solo una persona intenta ad amarmi - a quel mio sfogo, Freddie serra e labbra, comprendendo il mio stato d'animo.
Ci guardiamo a distanza, dato che io sono ancora vicino alla porta, ma ci avviciniamo, incontrandoci a metà strada.



Non parliamo, non serve parlare.


Ci baciamo dando libero sfogo ai nostri sentimenti.




Prima piano, e poi sempre più appassionatamente, mettendo in gioco anche la lingua.




Nessuna macchinazione, nessuna costrizione, solo amore.






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