La tensione nell'aria si può tagliare con il coltello.

Ho il batticuore, mi sento in trepidazione per quello che potrebbe accadere.

Kate smette di fissare Jack e guarda me con il fuoco negli occhi:

"Tu! Come hai potuto?" dice con voce strozzata, tutta rossa in viso, come se stesse trattenendo un'eruzione vulcanica.

Jack, che pare essersi reso conto solo grazie alle parole di Kate che doveva ringraziare me per la situazione incresciosa in cui si trova, si sente in dovere di rimproverarmi a sua volta:

"Jessica, tu..."

ma non riesce a finire la frase, interrotto dalla mia ancora di salvezza, Amanbir:

"Ragazzi, finalmente tutti insieme!"

sguardi increduli e saettanti su di lui, ma niente riesce a scoraggiarlo:

"Ho insistito io con Jessica per avervi entrambi qui. Non potevamo lasciarvi tornare in America senza avervi fatto assaggiare l'ospitalità italiana! Benché in questo caso specifico, non sia puramente italiana!" - ride e io mi sforzo di ridere con lui per supporto.

Gli altri due seri, non si lasciano sfuggire nemmeno un finto sorriso.

Io, morta dall'imbarazzo, non so più dove guardare per evitare gli occhi dei nostri ospiti.

Amanbir, imperturbabile, continua:

"Jessica mi ha parlato con tanto entusiasmo dell'arrivo di Jack a Milano e di quanto gli mancasse sua moglie. E quando ho saputo che Kate era arrivata in Italia, non ho resistito alla tentazione di organizzare questa cenetta romantica a sorpresa. Prendetelo come un regalo di benvenuto in Italia!"

"Puoi star certo che la sorpresa è ben riuscita" interviene Jack con un tono che non riesco a interpretare, benché lui sembri meno furioso di sua moglie.

"Jack diglielo!" sprona Kate decidendosi a parlare con il marito.

"Kate, non credo sia il caso"

"Jack diglielo, se non vuoi che lo faccia io a modo mio!"

Io e Amanbir ci scambiamo un'occhiata confusa. Che accidenti sta succedendo?

Jack, quasi balbettando, prende la parola:

"Ragazzi, grazie per questo tentativo, lo apprezzo molto. Ma io e Kate...ecco...non credo che Kate vorrà cenare con me. E' da mesi che non mi parla, se non tramite avvocato. E qualcosa mi dice che non vorrà ricominciare proprio stasera, se non per insultarmi"

"Non vi parlate da mesi? Questo non me lo avevi detto!" - intervengo io stizzita, ripetendo a me stessa che lo sapevo che non mi potevo fidare.

"Lo so. È che stiamo preparando le carte per il divorzio e...non mi andava di parlarne"

Kate che pare essersi risvegliata dallo stato di shock in cui era precipitata, mi abbaia contro:

"Jessica, ridammi subito il cappotto. Io me ne vado. Ma stai tranquilla che non finisce qui. Non hai idea del guaio in cui ti sei cacciata con questa mossa azzardata! Kate non dimentica!"

"Signora Parish, la prego, non se la prenda con Jessica. Come dicevo, ho insistito io per avervi qui. Mi scuso se vi ho causato imbarazzo organizzando un incontro indesiderato a vostra insaputa. Ma mio nonno diceva sempre che nulla avviene per caso e che da ogni situazione bisogna saper trarre il meglio. Forse non è poi un male che abbiate l'occasione di un'ultima cena insieme prima di tagliare completamente i ponti tra di voi. Ci sono sempre cose che sarebbe meglio dirsi prima di salutarsi definitivamente, per non avere poi rimpianti. E poi dovrete pur mangiare. E vi posso assicurare che il mio butter chicken è famoso in tutto il Punjab. Vi prego, restate!"

Amanbir sembra riuscire ad esercitare una sorta di influenza ipnotica sulle persone con cui parla.

Sarà per il suo tono pacato, dolce e gentile. Sarà per la sicurezza con cui pronuncia ogni parola, come se stesse enunciado una verità incontrastabile, frutto di una saggezza epocale.

Kate lo ascolta rapita e meditabonda e il suo viso sembra perdere ogni traccia di rabbia, lasciando il posto a una nuova luce.

Una luce di cui personalmente non mi fido troppo, chissà cosa le frulla in quella mente malvagia, al di là dell'aura pacifica che la riveste ora.

Poi ad un tratto ricomincia a parlare, lasciando tutti di stucco:

"Ha ragione. Un'ultima cena forse è proprio quello che ci vuole!"