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Lo stillicidio del tempo

Dall'aurora in cui abbiamo trovato l'Oros, il tempo ha perso la sua dimensione consueta.

Infiniti eventi si sono accavallati senza lasciarmi il tempo di respirare, di riflettere. La città è un ribollire di attività, la gente freneticamente sta approntando ogni possibile difesa. La maggior parte ha ordini precisi, gli altri comunque fanno ciò che pensano tornerà utile.

Le voci si incrociano incontrollate, e di certo so che una nostra delegazione militare ha parlamentato con gli Oros, ancora inspiegabilmente fermi nel loro attendamento.

Le difese di Liberia sono impenetrabili, si sussurra ovunque, per questo non attaccano. Ma ritengo che se fosse questo, se pensassero questo, neppure sarebbero sbarcati. No, per me hanno un piano, attendono qualcosa.

La regina sta tentando di mostrarsi generosa, di andar loro incontro... restituirà il prigioniero e ha offerto acqua e persino un carico d'oro per persuaderli a ripartire.

Temo ci siano cose che l'oro non possa comprare, e mi conforta che, comunque, parallelamente alle offerte di pace, si rafforzi ogni possibile difesa sulle mura, alle porte della città, e anche presso i molti ingressi minori di cui abbiamo notizia.

Liberia è costruita su un promontorio la cui parte bassa è attraversata da antichi canali naturali, che molti liberiani, nei secoli, hanno allargato per farne depositi, pozzi, persino gallerie private che consentissero di entrare e uscire dalla città senza essere sotto gli occhi di tutti.

Per motivi di comodo, a volte, ma più spesso per faccende poco pulite. Contrabbando, merci senza dazio... Buona parte di questi passaggi è stata col tempo scoperta e censita. Di alcuni non si esclude, però, che siano tuttora segreti. Il punto debole della città. Mura fortificate, porte formidabili, versante sul porto inaccessibile, senza gli ascensori azionati dall'alto. Ma un cuore fragile, tanto ricco di vene d'acqua quanto di tunnel arieggiati.

Quante leggende circolano, fin dagli albori della nostra storia, di gente persa nel cuore della città bassa, scesa in cantina e mai più risalita, china ad attingere acqua e risucchiata! I nostri bambini si tenevano buoni così, nei pomeriggi invernali in cui smaniavano inquieti per uscire. Storie di gallerie fino al centro della terra, abitate da mostri enormi, deformi, paurosi, che dal basso risalgono per punire i bambini cattivi!

Leggende che al fondo, di vero, hanno che un traditore potrebbe verosimilmente condurre dei nemici nella città bassa senza troppa difficoltà. E che questa sia una consapevolezza anche della regina, lo provano i lavori che si stanno conducendo sugli ingressi noti, che si stanno elettrificando e collegando a segnali d'allarme.

Un traditore. Una evenienza a cui mi ripugna pensare e che pure torna a spuntare nei miei pensieri nonostante continui a correre fino a essere esausta.

Sono stata comandata a ritirare l'aquila combattente assegnatami come partner e nel farlo sono tornata a incontrare Lucinda. Lei ha avuto cura a lungo dell'aquila, e Nick, colui che ha istallato le ultime parti meccaniche nell'ala artificiale, ha trattenuto con sé la bambina per riguardo a questo legame. Entrambe, la bambina e l'aquila, avevano bisogno di ritrovarsi.

Ho avuto modo di assicurare alla bambina che avrei avuto cura dell'animale come di un compagno d'arme. Così lo considero, in effetti.

Ha voluto raccontarmi la sua storia, perché capissi quanto fosse speciale la sua Fay, e ammetto che mi ha impressionata, e commossa.

Il primo intervento sull'aquila Nick l'ha operato quando un pescatore gliel'aveva portata, giovanissima, col becco frantumato da chissà quale incidente. Un animale stremato dal dolore, impossibilitato a nutrirsi e a sopravvivere, con ogni evidenza.

Nick le aveva ricostruito e innestato un becco artificiale, e l'aquila era rimasta col pescatore che l'aveva nutrita pazientemente, finché non aveva recuperato la capacità di sfamarsi da sola.

Ormai guarito, l'animale non aveva però più lasciato l'amico umano. Il pescatore aveva diviso volentieri con lei la solitudine della sua barca, finché una violenta tempesta l'aveva colto troppo oltre la sicurezza del porto.

Era morto nel tentativo di rientrare e l'aquila stava annegando con lui, ostinata nel restargli accanto, con un'ala fracassata dai legni della barca. Portata ancora una volta morente da Nick, avevano dovuto amputarle l'ala maciullata e innestarne una artificiale.

Fin dal primo incrociarne lo sguardo, ho avuto netta la sensazione che Fay sia assai più che un animale. È docile e intelligentissima, mi hanno detto. Mi sono presentata a lei, come a un essere umano, e ha chinato il capo in avanti come a rendere un saluto.

Uscendo con l'uccello sulla spalla, Lucinda mi ha chiesto come ultima cosa: "Violet?"

Se avevo accantonato per qualche istante quella tragedia, incantata da Fay Silverwing, sono ripiombata nell'orrore di quella scomparsa.

"Ci riprenderemo Violet", le avevo detto ieri, ma la verità è che non ho alcuna idea di come potremo mai ritrovare la piccola, se l'hanno presa gli Oros.

Sono rimasta addolorata in silenzio e la bimba è tornata di corsa in casa, mentre uno strano suono, come di un orologio a cucù, è risuonato triste nell'aria.


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