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Capitolo 6

Some days I'm strong,
but some days I quit.

Valentina
Guardo fuori dalla finestra di camera mia, portando un ginocchio al petto mentre sono seduta sulla sedia.
Giocherello con la mia collana e poso lo sguardo sulle mie gambe: sono magre... troppo magre.
Tutta colpa sua.
Ma è anche colpa mia? Se non ci fossi, probabilmente la situazione sarebbe tranquilla: la mia famiglia vivrebbe felice e spensierata, andando a fare passeggiate in montagna ogni weekend e guardando la televisione la sera.
Mi guardo il segno rosso sul polso che lui mi ha provocato stamattina, prima che andassi a scuola. Non fa più male, e sto imparando a reagire.
Sono forte: devo farcela. L'ho promesso all'unica persona che mi capiva come nessun altro.
Mi giro verso la porta di camera mia, sentendo bussare.
Dev'essere mia madre: sarà tornata dal lavoro.
«Avanti.» dico a voce alta per farmi sentire.
Quando la porta si apre, tuttavia, mi blocco e sbianco.
È già tornato?!
Parla in modo calmo, ma la sua voce, alle mie orecchie, sembra assordante, come se urlasse a squarciagola contro di me.
«Ciao, Valentina.»

Apro di scatto gli occhi e boccheggio, cercando di prendere più aria possibile: devo aver trattenuto il fiato.
Faccio dei respiri profondi mentre guardo il soffitto di camera mia.
Pensavo che non me ne fregasse più nulla di lui e di ciò che mi ha fatto, ma, a quanto pare, quel bastardo deve tormentarmi ancora con degli incubi ridicoli.
Mi verrebbe voglia di urlare dalla frustrazione, ma mi contengo: sarebbe come dargliela vinta. E io non ho alcuna intenzione di farmi rovinare da uno schifoso passato, che posso tranquillamente ignorare: l'ho sempre fatto da quando avevo quindici anni.

Prendo il telefono per distrarmi e guardo lo schermo: mi hanno scritto Arianna e Gaia, una mia compagna di classe delle superiori con cui sono andata ad Alicante per il viaggio di maturità.
Siccome Arianna mi ha chiesto solo se questa settimana verrò al maneggio, rispondo prima a Gaia su Whatsapp.

Gaia Gavelli
Valeee, dopodomani usciamo?😘

Valentina Malveri
Certo😘 a che ora e dove?

Gaia Gavelli
Verso le 20.30 in Piazza Gae Aulenti, poi andiamo in Corso Como😘

Valentina Malveri
Okay😘 ci aggiorniamo domani per i dettagli

Gaia Gavelli
Verranno anche due miei amici di Bergamo: sono entrambi simpaticissimi. Incontreranno anche un loro gruppo di amici che si unirà a noi: ti dispiace?

Valentina Malveri
Assolutamente no, Gaia: più siamo e meglio è

Gaia Gavelli
Perfect😘 chiedo anche a Roberta ed Alice

Dopo aver risposto anche ad Arianna, esco da Whatsapp e vado su Instagram.
Mi mordicchio un'unghia, prima di postare una storia su Instagram: è una foto vecchia, ma chissene frega.

Stories
@malveri_valentina

Questa foto me l'ha fatta proprio Gaia ad Alicante. Sto per chiudere Instagram, quando ricevo nei direct una risposta alla mia storia.

Direct
@sandrotonali
😍😍😍

Sorrido di poco nel notare la risposta di Sandro: l'ho conosciuto grazie a Vittoria, che ha dei parenti che abitano a Brescia. Credo che Sandro giochi proprio nel Brescia, almeno spero che si chiami così la squadra di quella città, visto che la squadra di Bergamo si chiama Atalanta e una di Milano Inter. Che senso ha?! Chiamatevi Bergamo Calcio o Milan 2.0, piuttosto!

Comunque, Sandro mi sta abbastanza simpatico: è dolce e ha la testa sulle spalle, cosa molto importante e rara in un calciatore.
Almeno lui non va a troie come tutti gli altri.

@malveri_valentina
Ahahah, Sandroo😘

@sandrotonali
Valee💙

Vado un attimo sul profilo del ragazzo, notando che lo segue Alessandro Bastoni.
Chissà perché si conoscono... bah.
È già passata una settimana da quando ha iniziato a seguirmi quel difensore su Instagram, e ancora non ne capisco il motivo: tra tutti i followers che ha, perché ha iniziato a seguire proprio me?
Poi ha messo like a delle mie foto vecchie... valli a capire i ragazzi.
Come dice sempre mia nonna: gli uomini ragionano solo con la sinapsi che hanno tra le gambe e mai col cervello. Come darle torto.

Ripenso a Bastoni: devo ammettere che i brutti sono altri. Se il minimo di bellezza fosse il livello di quel calciatore, noi donne saremmo tutte più felici. Però è troppo magrolino per me: preferisco i ragazzi con un po' più di muscoli, come Cristiano Ronaldo, ma quello sarebbe il top, e poi odio i ricci. Per non parlare del fatto che è alto quanto un lampione dell'autostrada.
Però i tatuaggi che ha sono davvero belli, devo ammetterlo.

Quando ho detto a Vittoria, la mia migliore amica, che avevo conosciuto Bastoni, ha fatto un sorrisetto furbo ed è rimasta zitta. Quando fa così, ha qualcosa in mente: l'ultima volta mi ha fatto una festa a sorpresa prima dell'allenamento di atletica, il giorno del mio diciannovesimo compleanno.

Sta di fatto che Bastoni non è assolutamente il ragazzo con cui uscirei: è un calciatore, quindi è da evitare come la peste.

Sospiro e, con un colpo di addominali, mi alzo e vado in salotto per cucinarmi qualcosa. Almeno dopodomani uscirò, così potrò distrarmi un po'.

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Mi sto preparando per uscire con Gaia, Alice e gli altri ragazzi che incontreremo in Piazza Gae Aulenti.
Fa ancora caldo, perciò ho optato per indossare una semplice gonna di jeans, un top nero non troppo scollato e le mie inseparabili Dr. Martens.
Al collo ho la mia solita collana con il ciondolo che raffigura la testa di un cavallo ed i classici anelli e braccialetti.
Niente di eccessivo, insomma: non voglio sembrare una palla da discoteca che cammina.

Dopo essermi truccata con una passata di matita nera e un po' di mascara, mi dò una pettinata, facendo delle smorfie ad ogni nodo che sciolgo.
Finito, mi guardo allo specchio attentamente, per poi sospirare: non mi convinco affatto, ma ormai sono troppo in ritardo per cambiarmi.
Afferro le chiavi della macchina, il cellulare e la borsa e mi dirigo verso la porta.

«Esco!» urlo a mia madre. Non le dò neanche il tempo di rispondere, che già sono uscita e ho chiuso la porta.
Salgo sulla macchina di mia madre e mi allaccio la cintura, per poi partire. Mi dà fastidio arrivare in ritardo: non voglio essere una rottura di scatole per gli altri.
Sono sempre stata così, che ci posso fare?

Dopo mezz'ora di viaggio, riesco finalmente ad arrivare e, miracolosamente, a trovare parcheggio.
Scendo dall'auto e chiudo la portiera, per poi guardare l'ora sul telefono.
Le 20.30: perfetto. Che goduria quando sei puntuale e precisa come un orologio svizzero.
Metto via il telefono e m'incammino, salendo le scale che portano alla vera e propria Piazza Gae Aulenti.
Incrocio due ragazzi mentre salgo, e li ignoro quando si girano a guardarmi e mi dicono qualcosa dietro.
Ma chi li ascolta, 'sti imbecilli. Se si aspettano che mi giri e faccia loro l'occhiolino, si sbagliano di grosso.

Arrivata in cima, mi ritrovo a pochi metri dalla fontana che sta al centro della piazza, circondata da vari negozi come Nike, Under Armour e vari ristoranti. È una delle mie zone preferite di Milano, devo ammetterlo.

«Vale!» sento le voci di Alice e Gaia, e non faccio in tempo a girarmi che le mie due ex compagne di classe mi sono addosso, travolgendomi in un abbraccio.
«Piano!» rido stringendole a me.
«Ciao splendore!» mi saluta Alice con un bacio sulla guancia.
«Ciao ragazze! Come state?»
«Bene, tu?»chiede Gaia.
«Tutto bene, dai.»
«Sono proprio contenta che tu sia venuta: avevamo proprio voglia di rivederti.»
Sorrido.
«Anche io, ragazze.»

Gaia mi prende per mano.
«Ti devo presentare i miei due amici!» esclama prima di trascinarmi verso un gruppo di ragazzi poco distanti da noi, mentre Alice ci segue, ridacchiando per l'entusiasmo di Gaia.
«Ragazzi, lei è Valentina.» dice la mia amica a due ragazzi. «Vale, loro sono Matteo e Gianluca.»
Uno dei due ragazzi, castano con un po' di barba, mi porge la mano con un sorriso.
«Piacere, Gianluca Zanetti.»
La stringo, presentandomi.
«Valentina Malveri.»
«Io sono Matteo Chiari.» dice l'altro ragazzo mentre mi stringe la mano. «È un piacere conoscerti.»
Si sente che sono di Bergamo: il loro accento è inconfondibile.
«Il piacere è mio.» cerco di essere il più cordiale possibile: voglio divertirmi stasera, e questi due sembrano simpatici e divertenti, non voglio essere maleducata con persone che a malapena conosco.

«O mio dio, Valentina!» sento dire ad una voce femminile dietro di me.
Mi giro, ed il sorriso mi muore lentamente dalle labbra, notando una ragazza alta, con dei corti capelli biondi tinti, tre quintali di trucco sugli occhi, una minigonna a tubino nera ed un top a fascia con le paillettes, accompagnati da dei sandali col tacco.
Giorgia Cuccarelli.
«Ciao, Giorgia.»
Purtroppo, la conosco: fa equitazione anche lei in un altro maneggio, perciò ci vediamo sempre in gara. Tuttavia, io sono di una categoria superiore, visto che lei in gara salta 110cm, mentre io 120, perciò non gareggiamo mai contro.
Inutile dire che non la sopporto proprio: è bella e piena di soldi, e questo lei lo sa bene. Lo dimostra, infatti, sfoggiando outfits appariscenti, tra cui vestiti rosa con pailettes e sandali gioiello col tacco a spillo del medesimo colore, e foto che lasciano poco all'immaginazione pubblicate sul proprio account di Instagram.
Non mi dà fastidio il fatto che sia bella, ma il suo atteggiamento da superiore e alla "Son bella solo io".
«Fa strano vederti fuori dalle gare.» mi dice, squadrandomi da capo a piedi.
Sposto il peso da una gamba all'altra, incrociando le braccia al petto. Non rispondo nemmeno: mica spreco fiato e voce per lei.
La guardo sbuffare, evidentemente irritata dalla mia presenza. La cosa è reciproca, stronza che non sei altro.
Da una che nelle foto di Instagram si photoshoppa il colore degli occhi, cosa posso aspettarmi? La risposta è semplice: neanche un neurone.
Già le mie aspettative per questa serata sono calate drasticamente.

Alice mi prende a braccetto, intuendo la tensione nell'aria.
«Stasera bevi?» mi chiede.
«No, meglio di no: sono venuta in macchina.»
Mi giro a guardare Gaia che parla con Gianluca e Matteo. Si vede che sono molto amici: appena Gianluca apre bocca la mia amica si mette a ridere.

«Secondo me c'è sotto qualcosa.» sussurra Alice con sguardo indagatore rivolto verso la nostra amica.
«Può darsi.» concordo io, stando al gioco. Io, Gaia ed Alice siamo le uniche single della nostra compagnia, formata dalle ragazze della nostra vecchia classe, ma a me non dà assolutamente fastidio: nessun fidanzato, nessuna rottura di palle. Inoltre, trovare un ragazzo non è nei miei interessi.

I miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che, indietreggiando, posa la schiena contro la mia.
Mi giro a guardare quella persona, notando subito che è un ragazzo parecchio alto: sarà un metro e novanta circa.
Anche il ragazzo si gira a guardarmi.
«Scusami.» mi dice, prima di serrare le labbra e spalancare gli occhi.
Aggrotto le sopracciglia: io ho già visto questo ragazzo, ma non ricordo dove.
Lo scruto in ogni minimo particolare: gli occhi castani, la pelle chiara, un accenno di barba, i capelli scuri e ricci...
Improvvisamente, qualcosa scatta in me e i ricordi tornano a galla.
È Alessandro Bastoni.

Lui mi guarda con le sopracciglia aggrottate, creando una piccola ruga in mezzo alla fronte, e fa un sospiro leggero.
«Ciao...» mi dice dopo un po'.
Lo guardo un po' a disagio.
«Ciao.» ricambio il saluto.
«Vi conoscete?» chiede Alice guardando sia me che Alessandro.
Prima che lui possa parlare, rispondo alla mia amica con tono deciso.
«No, non ci conosciamo.»
Bastoni posa lo sguardo su di me, guardandomi con espressione perplessa.
Cosa si aspettava? Che dicessi di sì, visto che ci eravamo già visti una volta per due minuti circa, in un campo da calcio? Che scenda dalla nuvola.

«Piacere, Alice Bianchi.» si presenta Alice con un sorriso a trentadue denti.
«Alessandro Bastoni.» ricambia il calciatore stringendole la mano, poi incrocia lo sguardo con il mio e mi porge la mano.
Io la stringo.
«Valentina Malveri.»
Quando le nostre mani si staccano, lui continua a guardarmi con insistenza.
Okay, la cosa sta diventando imbarazzante.

«Basto!» lo chiama Giorgia Cuccarelli, restando accanto al loro gruppetto di amici, compresi Gianluca e Matteo.
Lui si gira verso di lei, poi torna a guardare me e la mia amica.
«Scusatemi, devo andare. Ci si vede dopo.» ci dice con tono tranquillo.
Io devo trattenermi dal scoppiargli a ridere in faccia per la sua specie di erre moscia.

«Tranquillo.» gli rispondo riuscendo a trattenere una risata. Bastoni mi sorride e va da Giorgia, la quale posa lo sguardo da lui a me. Ma che vuole?

«Non è per niente brutto questo Alessandro.» mi sussurra Alice, fissando il calciatore dell'Inter.
Mi lascio scappare un sospiro: si preannuncia una serata tutt'altro che rilassante.

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