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Capitolo 12

È qualcosa che non puoi capire
se non ci sei dentro.

Valentina
Guardo davanti a me, mentre bevo dal bicchiere di vetro che ho preso al bar sotto casa mia.
«Tutto okay, Vale?» mi chiede Roberta mentre si sporge per guardarmi.
Mi giro verso di lei ed annuisco, prima di posare il bicchiere sul tavolino.
«Sicura? Ti vedo un po' pensierosa.» s'intromette Gaia.
«È vero.» concorda Alice Berton, un'altra mia ex compagna di classe.

Io e le mie amiche delle superiori abbiamo deciso di vederci per parlare un po', anche se alcune, come l'altra Alice, non sono riuscite a venire. Mi piace incontrarle, ma è da una mezz'oretta che ho la testa tra le nuvole, e non so neanche perché.

«Scusate, stavo solo pensando a Jack.»
Non è vero: è solo una giustificazione inventata sul momento. Dzackson sta bene e non ho alcun motivo per essere in pensiero per lui.
Alice mi sorride, guardandomi con gli occhi nocciola coperti da qualche ciuffetto riccio davanti ad essi. Amo i suoi capelli: riccissimi, lunghi e perfettamente curati. I miei, invece, sono castani, abbastanza mossi, e biondi sulle punte. Sono un po' rovinati, ma non ho mai tempo per andare dal parrucchiere, visto il tempo che lo sport ed il mio lavoro nel weekend mi portano via.

«Comunque, qualcuna di voi vuole accompagnarmi allo stadio?» chiede Alice.
«Non ci penso nemmeno a venire nella tana del lupo.» risponde Roberta scherzando: lei è milanista, mentre Alice è interista, perciò dubito che la prima voglia andare a vedere giocare la squadra "nemica".
«Infatti non speravo in un tuo "Sì".» ridacchia la riccia. «Qualcun'altra?»
«Chi gioca?» chiede Gaia.
«Inter-Lazio.» risponde Alice.
«A che ora?»
Alice pensa per qualche secondo.
«Credo 20.45.»

«Mi spiace, ma io non posso proprio venire.» annuncia Giorgia giocherellando con il proprio Septum.
«Nemmeno io.» risponde Gaia. «Inoltre, l'Inter non lo sopporto proprio.»
«Almeno la tua squadra è in Champions.» commenta Roberta.
Non sapevo nemmeno che l'Atalanta giocasse la Champions League: nonostante mia madre sia una tifosa accanita, non l'ho mai sentita esultare per questo traguardo della squadra di Bergamo.
«Piuttosto che vedere l'Inter in Champions vorrei che ci fosse il Milan.» aggiunge Gaia.
«Grazie, eh.» s'intromette ironicamente Alice.
«Prego.»

Alice si gira verso di me.
«Vale, tu verresti? Almeno stiamo un po' insieme: tanto a te non piace neanche il calcio.»
«Qual è il giorno in cui sarebbe la partita?» chiedo.
«Mercoledì.»
Inizio a pensare: il mercoledì avrei allenamento, ma la mia allenatrice ha deciso di anticiparlo alle 16.00 per un suo impegno, quindi non dovrei avere problemi a prepararmi per andare a San Siro.
Solo che, sinceramente, non ho molta voglia di vedere per novanta minuti dei ragazzi che calciano un pallone correndo come pazzi. Sopporterei una partita di calcio solo se ci fossero Ronaldo e Dybala, ma, purtroppo, gioca l'Inter e non la Juventus.
Inoltre, non mi piace guidare a Milano: vivendo in un paese in provincia del capoluogo lombardo, non sono abituata al traffico eccessivo delle strade milanesi.

«Non lo so, Ali...» rispondo titubante.
«Dai, Vale... solo per una sera! Non farmi andare da sola, ti prego!»
Sospiro: un po' mi dispiace dire di no ad Alice, visto che è sempre stata gentilissima con me.
D'altra parte, però, non voglio andare a guardare una partita di calcio.
«Se vuoi ti passo a prendere io con la macchina.» aggiunge la mia amica.
Okay, ora s'inizia a ragionare: uno dei due problemi è risolto.

Ora che ci penso, mercoledì mia madre avrà il turno serale, perciò saremo solo io e mio fratello Alessandro in casa.
E non ho molta voglia di passare del tempo con quel pirla che gioca tutto il tempo a Fortnite.
Non ho neanche nulla da fare mercoledì, a parte l'allenamento di atletica ed andare a cavallo la mattina, perciò che ho da perdere?
«Va bene, vengo.» accetto.

Alice mi sorride.
«Perfetto! Ti passerò a prendere verso le 19.30.»
«Okay.»
«In bocca al lupo, Vale. Non vorrei essere al tuo posto.» commenta Roberta con una risatina.
Sorrido alla mia amica, mentre inizio a viaggiare con la mente, immaginandomi come sarà San Siro: non sono mai stata allo stadio, nonostante mia madre ci andasse spesso quando ero più piccola. C'è sempre una prima volta per tutto, anche se, sinceramente, avrei preferito andare a vedere Ronaldo, Dybala e Bernardeschi, ma non si può avere tutto quello che si vuole, altrimenti a quest'ora sarei su uno yacht tutto mio alle Maldive.
Alla fine è solo un'occasione per stare con Alice: la partita non m'interessa minimamente, ma spero di divertirmi comunque.

Sposto lo sguardo sul bicchiere d'acqua poggiato sul tavolo, ricordandomi di qualcuno in particolare: Alessandro Bastoni. Lo vedrò? Se sì, cosa potrò dirgli? Non posso avvicinarmi e salutarlo come se fossimo grandi amici, anche perché non lo siamo affatto e ci siamo visti poche volte.
Se è così, perché ho voglia di correre da lui e salutarlo, se mercoledì dovessi vederlo fuori dallo stadio?

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«Allora, Vale?» mi chiede Alice dandomi una leggera gomitata sul fianco.
Guardo San Siro a bocca aperta: da vicino è ancora più grande di quanto sembra, e le urla dei tifosi che si sentono mi fanno sentire ancora più piccola. Non mi aspettavo di vedere così tanto tifosi, nonostante l'Inter sia una delle squadre più tifate d'Italia, o almeno così credo.
«Questa folle è tutto merito di Conte.» commenta la mia amica.
Mi giro verso di lei con un sopracciglio alzato.
«Chi?»
«Te lo spiego dopo.» mi fa l'occhiolino e mi porge il biglietto per entrare nello stadio; lo prendo e mi dirigo con Alice verso San Siro.

Dopo all'incirca quindici minuti, siamo già sull'enorme scalinata che ci porta nell'anello in cui si trovano i nostri posti, cioè nel primo rosso: almeno siamo vicine al campo e possiamo vedere meglio la partita.
Appena ci affacciamo sul campo, resto nuovamente a bocca aperta: ho già visto questo stadio pieno per qualche concerto, ma adesso è tutt'altra cosa. Alzo lo sguardo verso la Curva Nord e noto molte bandiere raffiguranti Diabolik, il personaggio di un fumetto con cui sono cresciuta.
«Perché le bandiere di Diabolik?» chiedo ad Alice.
«È un omaggio ad un tifoso laziale soprannominato "Diabolik" ucciso lo scorso agosto. L'Inter e la Lazio hanno le tifoserie gemellate, come il Milan e il Brescia.»
Non so cosa significhi "tifoserie gemellate", ma riconosco che è un bel gesto da parte dei tifosi interisti.

«Qui, Vale!» mi urla Alice indicando i nostri posti; io la raggiungo e mi siedo. Non mi aspettavo che i sedili fossero così scomodi, ma poco importa: devo resistere per soli novanta minuti. Spero solo di non annoiarmi durante la partita, ma, anche se fosse, non lo direi ad Alice: sono qui per farle compagnia, perciò mi farò andare bene tutto, purché lei si diverta.

Mi giro verso l'enorme campo di calcio e guardo i giocatori scaldarsi. Non li avevo nemmeno notati, talmente ero impegnata a fissare i tifosi della Curva Nord.
Cerco di riconoscere i calciatori, con grandi difficoltà: non mi ricordo bene i loro nomi, nonostante abbia assistito a un solo allenamento: riconosco Samir Handanovič, Lautaro Martínez e Alessandro Bastoni.

Inizio a fissare Alessandro senza che me ne renda conto: sta facendo dei passaggi con un ragazzo biondo e alto quanto lui. È da un po' di giorni che non lo vedo o lo sento, ma cosa ci sarebbe da dire con lui? Ci conosciamo a malapena. Ho accettato il suo invito al Forum per vedere delle partite di basket solo per educazione, senza pensare.
O almeno credo...

«La fidanzata di Bastoni è davvero fortunata...» sento dire ad Alice accanto a me.
Mi giro verso la mia amica e aggrotto le sopracciglia: credo di non aver capito bene.
«Come?»
«Fortunata la fidanzata di Bastoni.» ripete Alice. «Lui è davvero un bel ragazzo.»
Quindi Alessandro ha la fidanzata? Hai capito il ragazzo: prima m'invita a una partita di basket, poi si fidanza.
Non sono gelosa, ma è una mancanza di rispetto nei miei confronti: se credeva di conquistarmi, si sbagliava di grosso, anche perché non è decisamente il mio tipo.

Sono talmente immersa nei miei pensieri, che non mi accordo nemmeno dell'ingresso in campo degli arbitri: solamente il boato provocato dagli spettatori dello stadio mi risveglia, facendomi sobbalzare sul posto. Sento Alice accanto a me urlare estasiata, così poso lo sguardo sul campo di gioco: sta per iniziare la partita e, da quel che ho capito, Bastoni giocherà titolare.
La mia ipotesi è confermata dallo speaker che annuncia le formazioni al microfono, ottenendo solo delle grida dai tifosi.

Con il numero 95... Alessandro Bastoni!

Angolo Autrice
Perdonate l'inattività, ma ho avuto diversi problemi con la scuola e non avevo neanche il tempo per respirare, tra poco :)

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