Capitolo 10
Take me back to
the night we met.
Valentina
Apro lentamente gli occhi, ma li serro subito dopo, avvertendo la luce colpire le mie iridi sensibili al sole a causa della mancanza di melanina: una delle poche cose brutte dell'avere gli occhi chiari.
Dopo essermi abituata alla luce mattiniera, apro gli occhi nuovamente e mi alzo a sedere per poi guardarmi intorno, cercando di riprendere la mia lucidità, visto che io, la mattina, sono rincoglionita.
Con la coda dell'occhio noto qualcuno accanto a me nel letto e mi giro verso quella persona.
Mi ci vuole più di un secondo per realizzare chi è il ragazzo dormiente accanto a me.
Alessandro Bastoni.
Istintivamente, mi alzo dal letto e mi allontano dal lui, indietreggiando.
Come cazzo sono finita nel suo stesso letto?! Non ho bevuto neanche ieri sera: non ero ubriaca, ero solo stanca!
Notando che è vestito, però, faccio un sospiro di sollievo: almeno non abbiamo fatto stronzate. Pure io sono vestita, perciò non posso far altro che sentirmi sollevata.
Ricordandomi cos'è successo ieri sera, inizio a capire il perché io e Bastoni abbiamo dormito assieme, a meno che non mi sbagli: Gianluca ci ha ospitato a casa sua, perciò deve aver messo me ed il suo amico nel primo letto che gli è capitato.
Prendo il cellulare, notando che mia madre non mi ha nemmeno mandato un messaggio.
Capisco che le avevo detto che avrei dormito fuori casa, ma almeno scrivere qualcosa per sapere come sto: cosa le sarebbe costato?
Sbuffo e porto una mano alla fronte, andando su Whatsapp per scrivere a mio fratello.
Valentina Malveri
Ale, sono ancora a Bergamo: torno prima di pranzo. Avvisa la mamma
La risposta di mio fratello arriva quasi subito.
Allora sa fare qualcos'altro oltre che giocare a Fortnite e rompere le palle! Alessandro, mi sorprendi!
Alessandro Malveri
Va bene, a dopo Vale👍🏻
«Buongiorno.» sento una voce provenire da dietro di me.
Mi giro, incrociando lo sguardo castano di Bastoni.
«Buongiorno.»
Lui si alza a sedere con un colpo di addominali, per poi portarsi una mano al viso. Evidentemente è ancora mezzo addormentato: gli occhi sono assonnati e sembra non essersi ancora svegliato completamente.
Si passa una mano tra i capelli ricci, scompigliandoseli ancora di più, mentre sbatte le palpebre per abituare la vista alla luce mattiniera.
«Dormito bene?» mi chiede con voce quasi roca.
«Sì, dai.» annuisco. «Tu?»
«Anche io.» risponde stropicciandosi un occhio.
Mi giro verso il telefono per controllare se mia madre mi abbia scritto, ma non mi arriva alcuna notifica di un messaggio.
Sospiro pesantemente.
«Tutto okay?» mi chiede Alessandro.
Giro la testa verso di lui ed annuisco.
«Sì, tranquillo.»
Lui mi guarda restando in silenzio, ed io non posso far altro che chiedermi il perché mi fissi.
«Comunque, ieri sera non abbiamo fatto nulla.» puntualizza: forse pensa che io sia andata in panico nel trovarmi nello stesso letto di un ragazzo. «Gianluca mi ha detto di dormire qui con te e... ti ho portata qui.»
Aggrotto le sopracciglia: mi ha portata qui?
«Sei stato tu a portarmi in camera?»
Annuisce.
«Ti sei addormentata in macchina: eri esausta. Pure io mi sono messo a dormire durante il tragitto, ma mi sono svegliato prima che arrivassimo. Ti ho presa in braccio e ti ho portata qui.»
Oh, cazzo.
«Potevi svegliarmi, però! Non dovevi disturbarti così tanto.» dico.
«Non è stato assolutamente un disturbo: sei pure leggerissima.» mi sorride. «Piuttosto, spero che non ti dispiaccia il fatto che io ti abbia presa in braccio.»
Sorrido senza accorgermene: è stato davvero gentile. Non mi aspettavo che facesse una cosa del genere.
«Tranquillo, non mi ha dato fastidio. Anzi, grazie mille.»
«Figurati.»
Mi alzo dal letto e metto sul comodino il telefono.
«Gianluca potrebbe essere sveglio?» chiedo a Bastoni.
Alessandro guarda l'orario sul proprio telefono, prima di annuire.
«Dovrebbe. Non posso dire la stessa cosa di Sergio.»
«Stessa cosa per Gaia e Giorgia.» mi siedo al bordo del letto e guardo davanti a me, pensando a cosa fare: le mie amiche staranno ancora dormendo, perciò non posso andare da loro. Cosa posso fare?
«Tutto okay?» la voce di Bastoni mi riscuote dai miei pensieri.
Mi giro a guardarlo ed annuisco.
«Sì, perché?»
«Ti ho vista pensierosa: c'è qualcosa che non va?»
Mi guarda attentamente, come se mi stesse studiando, con le labbra serrate e le folte sopracciglia aggrottate.
«No, tranquillo.»
Anche se ci fosse qualcosa che mi turba, non andrei di certo a dirlo a lui: lo conosco a malapena.
Inoltre, devo ribadire il fatto che sia un calciatore: se gli dicessi qualcosa se ne sbatterebbe altamente, ascoltandomi solo per non mostrarsi maleducato.
«Okay, allora.» si alza in piedi.
Solo ora noto quanto sia alto: sarà più alto di un metro e novanta, ma sembra quasi due metri poiché è parecchio magro, per essere un calciatore.
Cristiano Ronaldo, ad esempio, ha molti più muscoli nelle braccia e nelle gambe: Alessandro non ne ha molti.
«Vieni in cucina con me?» mi chiede Bastoni. «Così ci prepariamo la colazione.»
«Ma gli altri?»
«Si uniranno a noi quando si sveglieranno. Sono stato in questa casa talmente tante volte che la conosco a memoria.»
Mentre parla, apre la porta della camera.
Mi alzo e lo raggiungo: devo ammettere che ho fame, perciò non riuscirei ad aspettare Giorgia e Gaia senza lamentarmi.
«Prego.» mi dice Alessandro tenendomi la porta aperta.
«Grazie.» lo ringrazio uscendo dalla camera, poi mi fermo per aspettarlo.
Alessandro s'incammina per il corridoio di parquet bianco ed io lo seguo a ruota.
Entriamo nella spaziosa cucina dell'appartamento di Gianluca ed io non posso fare a meno di guardare il tavolo al centro di essa, ricordando i vari pasti che facevo prima degli altri per non stare nello stesso tavolo con lui.
Mi giro a guardare Alessandro, che, nel frattempo, ha aperto la credenza per cercare qualcosa da mangiare.
«Cosa vorresti, Valentina?» gira la testa verso di me.
Mi avvicino per guardare i biscotti sui piccoli scaffali della credenza, cercandone qualcuno che mi piaccia.
Per guardare meglio, mi metto sulle punte dei piedi ed appoggio le mani al mobile della cucina sotto le credenze.
Notando dei biscotti del Mulino Bianco, decido di mangiare quelli: meglio di niente.
Allungo il braccio ed afferro il pacchetto, per poi tirarli fuori.
«Vuoi anche te questi?» chiedo a Bastoni girandomi verso di lui.
Alessandro si gira a guardarmi e mi osserva dall'alto, facendo incrociare i nostri sguardi. Rilassa i lineamenti del viso, facendo sparire la leggera ruga che gli si forma in mezzo alla fronte quando aggrotta le sopracciglia, ed io non posso far altro che guardarlo in faccia.
«No, tranquilla: mangerò qualcos'altro.» mi sorride.
Mi rendo conto che, anche se volessi, non riuscirei a guardare altrove e gli osservo il viso, rendendomi conto che è più carino di quanto pensassi.
Noto che non ha più l'accenno di barba che aveva una settimana fa, quando siamo andati in Corso Como, e devo ammettere che sta davvero bene. Su di lui posso addirittura tollerare i capelli ricci, visto che non mi piacciono per niente. Alessandro, tuttavia, sta davvero bene con quei ricci castani: gli danno un'aria di una semplicità quasi rara per un difensore dell'Inter, facendolo sembrare quasi un ragazzo come gli altri e non un calciatore che guadagna troppo.
«Okay.» mi allontano da lui e vado a sedermi su una sedia, posando il pacchetto di biscotti sul tavolo.
Anche lui si siede di fronte a me mentre poggia davanti a sé un pacchetto di biscotti ed uno yogurt.
Inizio a mangiare i biscotti senza parlare: io e lui non abbiamo niente di cui discutere, visto che non sappiamo nulla l'uno dell'altra.
«Quindi tifi Inter?» mi chiede lui, prendendomi alla sprovvista: non pensavo mi chiedesse qualcosa.
«No.» rispondo. «Non mi piace il calcio: sono venuta al Centro Sportivo Suning perché mia cugina, Camilla, mi ha obbligata ad accompagnarla.»
«Quindi non lo segui proprio?»
Scuoto la testa.
«Però tifo Juve.»
Lui aggrotta le sopracciglia.
«Solo perché ci sono Cristiano Ronaldo e Dybala.» puntualizzo.
«Capito.» dice lui mentre addenta un biscotto.
«Tu, invece?» chiedo.
«Io tifo sia Inter che Atalanta. Ho iniziato alla Dea, perciò sono legato a quella squadra.»
«Anche mia madre tifa Atalanta.»
«Davvero?» gli sfugge un sorriso.
Annuisco.
«Da giovane andava sempre allo stadio a vedere le partite.»
«Ti piacciono altri sport, oltre all'atletica e all'equitazione?» mi chiede ancora Bastoni.
«Mi piacciono un po' tutti gli sport: a volte guardo le partite di basket.»
Lo sguardo del difensore s'illumina.
«Davvero? Anche a me piace il basket, soprattutto l'NBA.»
«Tifi qualche squadra?» chiedo.
«Armani e Golden State.»
«Anche io Armani.» mi sfugge un sorriso.
«Sei mai stata ad una partita?»
«No.»
Mia madre non mi ha mai portata ad una partita di basket, visto che non le piace, ed io non ho mai avuto il tempo per andare al Forum, visti i miei impegni sportivi e scolastici.
«Se vuoi possiamo andare insieme a vedere qualche partita. Puoi invitare anche i tuoi amici, se vuoi.»
Penso alla sua proposta: non sembra una brutta idea. Potrei anche divertirmi nel vedere una partita di basket dal vivo.
«Va bene.» accetto.
Il nostro discorso viene interrotto dall'entrata in cucina di Gianluca, Gaia e Giorgia.
«Buongiorno.» dicono in coro.
«Buongiorno.» rispondo.
«'Giorno.» saluta Bastoni.
Gianluca si stropiccia gli occhi, per poi stiracchiarsi. Appena passa accanto ad Alessandro, gli dà una pacca sulla spalla.
«Abbiamo interrotto qualcosa?» chiede curioso.
«No.» rispondo immediatamente, per poi alzarmi dalla sedia. «Gaia, vado a prendere la tua macchina. Mi daresti le chiavi?»
Solo ora mi sono resa conto di aver parlato con un calciatore, per giunta amico di quella stronza di Giorgia Cuccarelli, come se fossimo grandi amici e mi sto pentendo di aver accettato l'invito alla partita di basket. Se non voglio avere problemi, devo stare lontana da Bastoni e dall'ambiente calcistico, dove, se non hai uno yacht di quarantacinque metri, non sei nessuno.
Fortunatamente, Gaia accetta e mi consegna le chiavi della sua macchina senza fare domande.
Le sorrido, ringraziandola mentalmente.
«Torno subito.» dico prima di dirigermi verso l'uscita.
Apro la porta ed esco, per poi voltarmi per chiuderla. Mentre chiudo la porta, noto che, dalla cucina, Alessandro Bastoni mi sta osservando.
Perché diavolo mi fissa?!
Una volta chiusa la porta, scendo le scale e, una volta arrivata al portoncino, esco dal condominio.
Ho inventato la prima scusa che mi è venuta in mente per uscire dalla situazione ridicola che si era creata tra me e Bastoni.
Mi chiedo cosa mi sia passato per la testa quando ho accettato di andare al Forum con lui ed i suoi amici: devo stare lontana dai calciatori, se non voglio avere problemi.
Inoltre, so benissimo cosa vogliono la maggior parte dei calciatori dalle ragazze: una botta e via. Non voglio essere la fidanzatina che lascia correre ogni stronzata che fa il proprio fidanzato, accogliendolo a braccia aperte ogni sera ed ignorando le altre ragazze che, sicuramente, si sarà limonato: piuttosto resto single.
Non voglio neanche essere l'amica sfigata del calciatore famoso che viene ignorata poiché "non famosa come il proprio amico" e che fa il palo ad ogni festa organizzata da quest'ultimo.
Quindi è meglio restare lontana da quell'ambiente di merda qual'è il calcio, troncare i rapporti con Bastoni, anche se non ho alcun rapporto con quel ragazzo, e continuare a vivere la mia vita tranquilla e normale, senza preoccupazione alcuna.
Ho già tutto quello che desidero e di cui ho bisogno: una migliore amica, Dzackson, divertimenti vari e la libertà.
Tuttavia, sento che mi manca qualcosa: devo solo scoprire cosa.
Angolo Autrice
Il capitolo non mi piace molto, ma non ho pensato a niente di meglio. Sì, perché ho pure pensato nello scrivere questa roba.
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