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Capitolo 4) Nel suo vocabolario non esiste la parola gentiluomo

Derek Evans, avevo solo digitato il suo nome sul motore di ricerca, ed era bastato per darmi le informazioni più importanti su di lui, tra queste l'uccisione del suo compagno, a causa di Marcus. Avevo passato l'intera notte a ripensare a questo piccolo particolare e mi ero chiesta se il capitano Morgan non avesse commesso un errore di giudizio .
Essere protetta da uno degli uomini che volevano vedere Lopez morto, sapendo che stavo collaborando con lui, era una mossa azzardata. Mi sarei dovuta guardare le spalle anche dallo sbirro.
Tra gli articoli trovati avevo appreso che prima della tragedia, lavorava per FBI, poi ha mollato di sua iniziativa il lavoro, tornando ad essere un agente federale.
Avrei potuto scavare ancora di più nel suo passato, ma dato che avremmo passato molto tempo insieme, mi sarei divertita a scoprirlo di persona, per il momento avevo appreso che era alto, muscoloso,tatuato, caratteristiche che non rispecchiano proprio il ruolo che ricopre.
Spero solo che sia bravo in quello che fa.
Mangiò le mie arachidi e osservo fuori dalla finestra la città, caotica come sempre.
Sposto lo sguardo sul mio appartamento, spoglio di qualsiasi mobile, eccetto una scrivania con diversi schermi di computer, fili elettrici e sofisticati software costruiti a mano. Vivere in un palazzo abbandonato potrebbe risultare monotono come tana per un hacker, ma è efficacie e mi va bene.
Ci ho messo un bel po' a trovare i pezzi necessari per avere una velocità maggiore di connessione e una copertura satellitare, e ora...
Afferro una mazza da baseball e dopo averla fatta roteare distruggo tutto.
Non devono rintracciarmi in nessun modo e devo evitare che a qualcuno gli venga la brillante idea di emularmi.
Soddisfatta dello sfascio spargo una tanica di benzina, raccolgo la borsa per il viaggio e accendo una del pacchetto di sigarette per le occasioni speciali.
Guardo la stanza e la getto sulla scia del combustibile, abbandonando il mio rifugio.
Dall'esterno devo dire che ho fatto un bel falò.
Indosso il cappello di lana e vado contro alla scia di gente che si sta radunando per godersi lo spettacolo, così da sparire tra di essa.
Sono ancora le tre, e l'incontro è per le cinque, forse ho affrettato i tempi, ma sono un hacker, di notte lavoro e il giorno dormo.
Controllo quanti soldi liquidi ho, prima di andare in un minimarket aperto tutto il giorno.
Da quando mi sono trasferita in questo quartiere il locale dovrebbe essere stato rapinato una decina di volte, ma di questi posti il sindaco non ha molta considerazione.
Appena entro gli scaffali sono quasi vuoti e il commerciante mi guarda con sospetto, indeciso se alzare le mani o prendere il fucile a canna mozza che tiene sotto al bancone.
"Buongiorno." Gli sorrido e sembra tranquillizzarsi, ma continua ad osservare ogni mio movimento.
Faccio una scorta di arachidi aromatizzate e stuzzichini vari,prendo anche una bottiglia di latte e cioccolato e quando vado alla cassa per pagare, il commerciante continua a tenere il braccio sotto al bancone, ma può star tranquillo, io ho altri metodi per derubare le persone.
"Sono tredici dollari" Gliene do venti e quando fa per darmi il resto sono già uscita.
Sistemo la busta nel borsone, lasciando fuori il latte al cioccolato, sempre meglio che restare a stomaco vuoto ed essendo ancora in largo anticipo decido di dirigermi in un posto di strada per la stazione degli autobus.
Diciamo che in questi anni non avevo mai dimenticato le mie origini. Certo i miei genitori mi avevano fatto del male, ma esisto grazie a quei due bastardi e dopo aver creato Butterfly, li avevo rintracciati.
Usciti entrambi dal penitenziario qualche anno fa, avevano frequentato comunità differenti per la riabilitazione.
Ogni tanto andavo nei loro corrispettivi luoghi di lavoro per osservarli da lontano, mio padre era diventato uno spazzino, si era sposato con una donna dalla fedina penale pulita e ora aspettavano un figlio.
Mia madre invece aveva creato un luogo per aiutare ex tossici, alcolizzati e donne che subivano violenze.
L'avevo anche incontrata una volta, in un bar, più che altro, volevo vedere con che coraggio si prodigava ad aiutare le donne, quando in passato non aveva mosso un muscolo per salvarmi.
Come previsto, non mi aveva riconosciuta , ero cambiata molto rispetto a quando ero una bambina,ma eravamo finite a parlare e quando le ho chiesto se avesse mai avuto dei figli, i suoi occhi si sono riempiti di lacrime.
I miei piani di vendetta erano da buttare, piangeva veramente e si era confidata con me, dicendo che avrebbe voluto rivedermi, chiedermi scusa e cercare di riallacciare i rapporti.
In quel momento, però, non mela sono sentita di rivelarmi, le avevo solo detto che avrebbe dovuto aspettare ancora, se davvero voleva rivedere sua figlia.
Sospiro, da quell'incontro era passato un anno, ma ancora non sapeva nulla di me, per quello che facevo, rischiavo di metterla in pericolo e volevo prima mettere ordine nella mia vita, prima di stravolgere la sua.
Vista l'ora, starà dormendo, ma mio padre invece ha già preso servizio.
Lo guardo da lontano, intendo a parlare con un suo collega.
Gli anni sono passati anche per lui, e l'espressione sul suo viso è serena. Vorrei essere arrabbiata , ma non ci riesco, sento solo un senso di tristezza all'altezza del cuore.
Sorrido e getto la bottiglia ormai vuota nel cestino della spazzatura, prima di andare verso la mia meta.

La stazione degli autobus è gremita di persone, ognuno pronto a partire per diverse ragioni,andare da un parente, scappare da una delusione d'amore, mentre io scappo per avere salva la vita.
Peccato però che quello che dovrebbe pensare a questo ancora non si vede.
Controllo l'orologio e sono le cinque e cinque minuti.
Mi guardo intorno, alla ricerca di qualche indizio, prima che qualcuno mi afferri da dietro tappandomi la bocca.
"Ti esponi troppo per essere nel mirino di Lopez" Rilasso le spalle, è lo sbirro dai modi discutibili. "Tu invece ti diverti a spaventarmi?". Mollala presa prendendo il mio borsone, e si avvia verso ad una Dodge Charger , senza aspettarmi. "Sali" Segno mentalmente che nel suo vocabolario non esiste la parola gentiluomo,prima di fare come ha detto.


Accende il motore e dopo essersi guardato intorno, parte, mentre guardo per l'ultima volta le strade di New York, chissà quanto tempo ci vorrà prima che torni in questa città.
"Posso sapere dove stiamo andando?" Guardo Evans , concentrato sulla strada, e resto in attesa di risposta, ma sembra che abbia perso la lingua. "Devo comprarti un apparecchio uditivo?"
"Non è necessario che tu lo sappia, e dammi del lei mocciosa."
"Si signor capitano, ma perché non posso saperlo? Teme che chiami gli scagnozzi di Lopez dicendogli dove venirmi ad uccidere?"
"Io non mi fido di te, a differenza del capitano Morgan, potrebbe essere tutta una falsa, il fatto che tu abbia fatto arrestare Lopez non ti rende più innocente di lui."
"A questo mondo gli unici ad essere innocenti sono chi si può garantire la migliore squadra di avvocati e poi i miei crimini non sono così gravi."
"Violare il sistema del FBI, e svuotare il conto in banca di diverse aziende non sono crimini?"
"Voi sbirri vedete o bianco o nero."
Per loro è facile giudicare senza prima conoscere le ragioni che spingono qualcuno a diventare un criminale. "Vi siete mai chiesti cosa potevo fare con quei soldi?"
"Non sono un impiegato delle risorse umane, io prendo i criminali e li sbatto in cella"
"Talmente scontato." Cerco di accendere la radio, ma la sua mano blocca la mia in una presa decisa. "Macchina mia, regole mie."
"Oddio,sei uno di quegli uomini gelosi della propria auto?"
"Il lei , e se permetti non l'abbiamo comprata insieme."
"Guarda che non sei mica mio nonno, si può sapere quanti anni mi dai?"
"Sei una ragazzina che si crede un'adulta"
"Senti sbirro, ho gli anni giusti per bere legalmente e per finire in prigione."
"Per bere il latte forse?" Quanta voglia di girare lo sterzo per farlo schiantare contro ad un'altra automobile.
"Mi stai facendo rimpiangere di non essere sparita dai vostri radar."
Inclino il sedile, sbattendomene sulle regole della sua auto. Quest'uomo è talmente insopportabile da aver irritato il fegato in una conversazione di cinque minuti.
Arrivati a questo punto,preferisco cercare di dormire, piuttosto che gettarmi dal veicolo incorsa.

*** Derek ***

Guidavo da diverse ore, e la statale iniziava a riempirsi di camion e macchine rispetto a quando siamo partiti.
La mocciosa si era addormentata. Ancora non riuscivo a credere che lei potesse essere Butterfly.
Afferma di non essere una criminale, ma il suo curriculum dice altro, è riuscita perfino ad entrare nei computer di Wall Street e a mandare in panne il sistema,mettendo in serie difficoltà i compratori delle aziende e poi dice che c'è un motivo se lo fa.
Stravolge la società e si giustifica pure.
Sento le palpebre pesanti e accendo la radio, tenendola a volume basso.
Mi volto a guardarla, ma dorme ancora e soffermandomi sul suo viso penso che forse non stia mentendo sulla sua età.
Per come si è descritta dovrebbe avere ventuno anni, anche se a causa dei suoi vestiti larghi e della scarsa altezza, ne dimostra molti di meno.
"Mi sento osservata sbirro." Torno a guardare la strada, ignorandola, mentre alza il sedile stiracchiandosi. Osserva il paesaggio senza dire nulla, per poi prendere qualcosa dal borsone dietro ai sedili.
Porto la mano sulla fondina della pistola, e guardo i suoi movimenti dallo specchietto retrovisore. Torna al suo posto con un pacchetto di arachidi e la fulmino con lo sguardo, ci manca solo che faccia salotto.
"Sai, quasi capisco perché tua moglie ti abbia lasciato." Sistema un fazzoletto sulle gambe e inizia a mangiare, mentre stringo il volante tra le mie mani.
"Ti sei divertita a trovare informazioni su di me?"
"No, si vede il segno della fede, devi averla tolta da poco."
Odio il suo atteggiamento di superiorità per come afferma con tanta leggerezza certe insinuazioni . "Non ti riguarda."
Evito di risponderle e torno a guidare alzando il volume della radio, meno le parlo è megliori uscirò a gestirla.

😎😎😎 Altro che gestione facile della protezione testimoni😂
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Manu






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