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Capitolo 18

ANGOLO AUTRICE:

Penso che questo piccolo spazio fosse proprio necessario. Era da tanto che non pubblicavo un capitolo ed anche se questa storia non ha molte visualizzazioni, per me è importante esattamente come No Control che conta più di 97K visualizzazioni e 5.36K voti.

Dopo gli esami avevo bisogno di staccare e ricaricarmi e avevo la testa talmente vuota e piena allo stesso tempo da non riuscire a scrivere neanche due righe. Scusatemi davvero, per avervi abbandonati per un po' e, buona lettura!

Rimango spiazzata ad ascoltare quelle parole e sono incapace di reagire anche quando lo vedo rientrare in auto e andarsene via. Mi riprendo quando sento Carol scuotermi la spalla e con un cenno silenzioso mi invita a salire con lei. Saliamo le scale senza dire una parola e quando entro in casa sua, mi guardo in giro cercando di scorgere Phil o Erik.

"Erik dorme ancora e Phil è al lavoro. Grazie per esserti fatta carica del diavoletto, oggi. Io e Phil avevamo bisogno di un po' di tempo solo per noi due".

"È in cantiere un fratellino o una sorellina per Erik?" chiedo cercando di sorridere, ma probabilmente l'unico risultato che riesco ad ottenere è una smorfia. Carol mi ripaga con un'alzata degli occhi verso il cielo ed uno sbuffo.

"Vogliamo parlare di quello che è successo? È inutile che cerchi di fare il tipo stoico. Ho visto Isaac sfrecciare via e tu fissarlo impietrita".

"Mi sa che avevi ragione. Ho proprio sbagliato tutto" affermo dispiaciuta cercando di trattenere le lacrime. È difficile per me piangere davanti agli altri perché cerco a tutti i costi di evitare di mostrarmi ancora più debole di quanto già non appaio davanti alle persone.

"Ma hai provato a spiegargli il tuo punto di vista come hai fatto con me?"

"Non ne ho avuto il tempo. Era talmente incavolato che non sapevo da che parte iniziare. Credo proprio di aver rovinato tutto".

"Dai non abbatterti subito. Magari ha solo bisogno di sbollire e metabolizzare. Perché non vai in libreria? Solitamente va a studiare sempre lì, no?"

"Dici che faccio bene a parlargli?"

"Certo! Non puoi avere rimpianti e se lui ci tiene un pochino, non ti potrà tenere il broncio per sempre".

Leggermente rincuorata dalle parole della mia amica, mi incammino verso il mio posto di lavoro. Poco prima di arrivare, quando intravedo l'insegna, avverto distintamente il mio cuore aumentare i battiti. Non vedo l'ora di vederlo e spiegargli tutto e, finalmente, sistemare le cose.

Quando passo la soglia, però, non lo trovo: la sua solita postazione è vuota e anche guardandomi in giro non riesco a scorgere nulla che mi possa ricondurre a lui. La signora Lane mi lascia sola subito dopo il mio arrivo dicendomi che aveva dimenticato non so quale impegno con la Chiesa e sfreccia via più veloce della luce. Per mia fortuna non ci sono clienti per ora e finalmente io ho il tempo di fermarmi un attimo e pensare a tutto quello che è successo da stamattina.

Magari non ho utilizzato modi appropriati ma l'unica cosa che volevo render chiara è che io non voglio voler dipendere da nessuno, tanto meno se il mio benefattore ha di meglio da fare con quei soldi. Devo parlargli assolutamente ma non so proprio come rintracciarlo. Quando ha comprato quel volume di economia mi ha pagato in contanti quindi non posso neanche cercare informazioni sulla fattura. Ho un'unica pista e prendo un profondo respiro prima di sollevare la cornetta.

"Salve sono Anne, in cosa posso esserle utile".

Mi sembra un deja vu. E probabilmente se potessi tornare indietro, aspetterei un attimo prima di comportarmi come ho fatto. Quando mi rendo conto che la voce dall'altra parte della linea, sta continuando a parlare, mi riscuoto.

"Salve, sono ancora io, Avery"

"Oh cara! È successo qualcosa?"

"In realtà mi servirebbe un favore" sussurro.

"Scommetto che c'entra Isaac, giusto?"

"In realtà si. Come ha potuto notare, lui non ha preso molto bene la mia iniziativa di questa mattina ed io avrei proprio bisogno di contattarlo"

"Non è qui, mi dispiace"

"Beh in realtà io mi chiedevo se lei potesse darmi il suo indirizzo"

"Sono informazioni riservate, tesoro. Non posso proprio"

"La prego. Non glielo chiederei se non fosse urgente ma ho davvero bisogno di parlargli. Non posso perderlo ancora prima di averlo avuto". Immagino di essere sembrata davvero patetica ma vedermi scivolare tutto tra le dita, come sabbia, mi sta offuscando la mente.

"Mio marito me lo rimprovera sempre di essere troppo romantica. Inizio a credere di dovergli dare ragione" borbotta prima di dirmi di attendere in linea e che sarebbe arrivata al più presto con quello che cercavo. I secondi di attesa sono riempiti dal mio battito accelerato. Ormai non posso più negare che qualcosa nei confronti di Isaac, la provo; forse è troppo presto per dargli un nome, non posso sapere se potrà durare ma so che voglio almeno provarci e sono pronta a mettermi in gioco per farlo.

Una volta segnato l'indirizzo su un foglietto, ringrazio Anne promettendole che le avrei fatto sapere come sarebbe andata e inizio a guardare incessantemente l'orologio, sperando che arrivi al più presto l'ora di chiusura. Le lancette non hanno mai girato così lentamente e ad un certo punto mi metto a contare il numero di volumi dello scaffale di fronte a me: 236.

Qualche cliente mi chiede aiuto ma non mi intrattengo molto con loro: solitamente non avrei disdegnato quattro chiacchiere almeno per dare la mia opinione sul volume che stavano per acquistare ma oggi, semplicemente, non vedo l'ora che tutti vadano via.

Alla fine chiudo venti minuti prima di quanto dovrei ma l'agitazione ha davvero preso la meglio sul mio cervello. Rileggo l'indirizzo e mi accorgo che non è lontanissimo dalla libreria ma mi aspetta comunque un bel pezzo di strada; non importa. Quando arrivo nel quartiere segnato sul foglietto, mi accorgo che è davvero un posto tranquillo: sembra il tipico quartiere di famiglie per bene che accolgono i nuovi vicini con un vassoio di biscotti e che di domenica organizzano barbecue in giardino. Sposto lo sguardo dalla mia destra alla mia sinistra alla ricerca del corretto numero civico e alla fine mi ritrovo davanti ad un complesso residenziale con una serie di appartamenti. Mi avvicino ai nomi scritti sul citofono ma non ho il coraggio di citofonare quando scorgo quello di Isaac così mi siedo sulla scalinata, in attesa di incontrarlo. La sua macchina non c'è e non sembrano esserci garage sotterranei; non vedo neanche la moto con cui si è fatto vivo qualche volta in libreria. Magari doveva lavorare. Sento qualcosa pungere nella tasca posteriore dei pantaloni: la sim che Isaac mi aveva dato insieme al cellulare. Mi aveva detto che aveva salvato il suo numero e cosa darei, ora, per poterlo chiamare e sentire la sua voce. Lo aspetto per un'ora buona ma alla fine non ottengo nulla e decido di tornare a casa e che ci avrei riprovato il giorno dopo, visto che avrei dovuto lavorare solo di mattina. Certamente sarà ancora arrabbiato per quello che è successo, ma una notte è sufficiente per chiarirsi le idee, no?

***

Gli incubi stanotte non mi hanno dato pace e alla fine alle 5 mi sono alzata sedendomi in silenzio e al buio sulla mia poltrona. L'unica immagine che mi è venuta in testa è il viso di Isaac: i suoi capelli in cui vorrei affondare le mani; i suoi occhi che nascondono un mare di emozioni e io che vorrei scoprirle tutte; le sue labbra: sono state così tante volte incredibilmente vicine alle mie ma per ora non posso far altro che limitarmi ad immaginarne il sapore.

Alle 6 decido di farmi un bagno accendendo la vecchia radio che ho in soggiorno e fermandomi su quella che sembra a tutti gli effetti una stazione radio che trasmette canzoni accettabili. La mia attenzione viene catapultata al testo della canzone in onda: "The only exception" dei Panamore e ancora ripenso ad Isaac.

When I was younger

I saw my daddy cry

And cursed at the wind

He broke his own heart

And i watched

As he tried to re-assemble it

And my momma swore

that she would never let herself forget

And that was the day that I promised

I'd never sing of love

If it does not exist

But darlin',

You, are, the only exception

But, you, are, the only exception

But, you, are, the only exception

You, are, the only exception

Maybe i know, somewhere

Deep in my soul

That love never lasts

And we've got to find other ways

To make it alone

Or keep a straight face

And i've always lived like this

Keeping it comfortable,

distance, and up until now

I'd sworn to myself that I'm content

With loneliness

Because none of it

was ever worth the risk, but...

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

I've got a tight grip on reality

But I can't let go of what's in front of me here

I know you're leaving in the morning, when you wake up

Leave me with some kind of proof it's not a dream

Oh

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

You, are, the only exception

And I'm on my way to believing.

Oh, And I'm on my way to believing.

Alla fine mi immergo del tutto in acqua cercando di spegnere il cervello e decido di uscire e rendermi quanto più presentabile possibile. Indosso dei jeans scuri e un maglione leggero grigio con lo scollo a V e le Converse grigie. Faccio la coda e sguscio via afferrando al volo la borsa e le chiavi.

Purtroppo, non noto molta differenza rispetto a ieri: il negozio è quasi vuoto come se si fosse diffusa la voce del mio umore nero di questi giorni e anche le chiacchiere della signora Lane non catturano la mia attenzione. Cerco di deviare i suoi sospetti con la scusa di un tremendo mal di testa e ci crede considerato che conosce i miei problemi a dormire. Quando è ora di staccare, mi volatilizzo e rifaccio la stessa strada di ieri sera, sedendomi nuovamente allo stesso posto. Tengo lo sguardo basso, scalciando qualche sassolino e avverto le persone passarmi di fianco; probabilmente si stanno chiedendo cosa ci faccio qui ma non mi importa. Voglio solo parlare con Isaac e la sensazione che lui voglia evitarmi mi fa sentire una stretta all'altezza del petto. Come ho fatto a sbagliare così?

Non so quanto tempo passa ma alla fine sento un tiepido raggio di sole sfiorarmi la guancia, segno che ormai il sole sta tramontando. Il peso che ho all'altezza del cuore si è spostato anche alla bocca dello stomaco e nonostante cerchi di trattenermi gli occhi mi si riempiono di lacrime. Era un sacco di tempo che non mi sentivo così sola: quando vivevo ancora con mia madre, sapevo di non poter far nulla contro la sua indifferenza o contro il suo odio ma ora... ora mi sento così tremendamente in colpa che le lacrime non vogliono saperne di fermarsi e corrono indisturbate lungo le mie guance. Sto recuperando la bottiglia d'acqua ormai vuota per buttarla via e inizio a pensare a quale cibo sceglierò per sfogare la mia frustrazione, quando due stivali neri entrano nel mio campo visivo. Non c'è bisogno di sollevare lo sguardo per capire a chi appartengono e la nuvola di profumo –il suo profumo- che mi avvolge, è solo un'ulteriore conferma.

Mi asciugo gli occhi per non apparire ancora più patetica ai suoi occhi e mi alzo cercando di scappare via. Quando Isaac afferra il mio braccio portando la mia spalla a contatto con il suo petto, non so davvero come sentirmi: una parte di me è felice, perché mi ha fermata e continua a dirmi che non è vero che conto meno di zero; un'altra parte però è piena di rabbia. Vorrei solo sapere cosa ha fatto in questi due giorni, se è andato da Marissa o se si è goduto la scena di me che lo aspettavo sotto casa.

"Lasciami" dico in tono duro lasciando prendere spazio alla parte arrabbiata.

"Perché sei venuta qui?" mi risponde allo stesso modo e questo in qualche modo frantuma il mio fragile equilibrio. Un singhiozzo scappa dalle mie labbra: sono così stanca, che vorrei solo addormentarmi e svegliarmi quando le cose saranno diventate più semplici.

"Che importa. Ci ho messo un po' ma l'ho capito che non mi vuoi"

Cerco di sgusciare dalla sua presa che si rafforza e non mi lascia scampo finchè non mi ritrovo con la schiena contro il suo petto, il suo braccio sinistro in una presa decisa ma non opprimente sul davanti delle mie spalle, sotto alla gola e la sua mano destra salda sul mio stomaco, proprio sotto il seno. Non riesco a smettere di piangere ed è come se il suo profumo amplificasse tutte le mie emozioni.

"Tu non hai neppure idea di quanto ti voglio".

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