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Capitolo 7

[Lidia]

Quando sentii la porta sul retro sbattere mi alzai di scatto dal divano e mi diressi da quella parte, seguita a ruota da tutti gli altri.

Quando vidi Fabio sulla porta, con Sofia tra le braccia, feci per fare i salti di gioia. Ma mister simpatia mi fece gelare sul posto.

- Zitti, non fiatate - disse.

Feci per urlargli contro ma Chloe mi prese per un braccio indicando Sofia.

La mia amica era rannicchiata contro il petto di Fabio e dormiva beata.

Non dissi nulla e lasciai che l'ungherese la portasse in camera a dormire.

Ma quando fosse tornato gliene avrei dette quattro.
Non sapevo il motivo per cui avevano litigato ma come minimo gli avrei spaccato la faccia, qualsiasi motivo fosse stato ciò che li aveva spinti a quello, Fabio mi avrebbe sentito.

- So cosa stai pensando, non lo fare - mi disse Karl - Non serve che ti accanisci su di lui -

- Non posso fare finta di nulla -

Fabio scese, ci passò accanto e continuò ad ignorarci.
Lo seguii, infuriata.

- Se pensi di cavartela così sei un cretino - lo aggredii seguendolo in cucina.

Lui sbuffò e aprì un mobiletto sotto alla cucina. Tirò fuori...una bottiglia di liquore?!

- Cosa...come... - balbettai.

Prese un bicchiere e si versò il liquore, lo mandò giù tutto d'un fiato e riempì di nuovo.

- Come annegare i sensi di colpa - disse Ewan.

Fabio lo fulminò con lo sguardo e buttò altro liquore giù per la gola.

- Vaffanculo inglesino - gli disse.

Non sapevo se lo preferivo quando insultava la gente in ungherese o in italiano.

Ewan storse la bocca e Chloe entrò in cucina con sguardo dispiaciuto.

- Riusciamo a...ad andare d'accordo per Natale? - chiese la ragazza.

- Se qualcuno smette di essere così scorbutico - dissi io linciando Fabio con lo sguardo.

Il moro non rispose e buttò giù altro liquore.

Accidenti a lui, nonostante sapesse che lo stavamo accusando, che eravamo tutti contro di lui...non gli importava nulla, se ne stava per conto suo a bere, senza dire nulla.

- Me lo dici che cosa è successo con Sofia - dissi alla fine.

- Fatti gli affari tuoi Lidia - mi rispose.

- No, non mi faccio gli affari miei! -

- Fa come ti pare -

Detto questo si prese la bottiglia e se ne andò, continuando ad ignorarci.

                            ***
[Chloe]

Mi misi accanto a Sofia e la guardai.

Da quando Fabio l'aveva riportata a casa non si era svegliata per niente. Ok che era sicuramente stanca e ok che aveva dormito per tutta la notte, ma ormai era giorno e continuava a dormire.

Gli altri mi avevano detto di lasciarla stare. Perché se c'era una cosa che si sapeva di Sofia era che aveva bisogno dei suoi spazi e che era meglio lasciarla sola per un po' per farle fare mente locale.

Però cominciavo a preoccuparmi e quindi avevo deciso che volevo andare a vedere come stava.

Aprii la porta e sbirciai dentro la stanza.
Sofia era sotto le coperte e aveva gli occhi socchiusi.
Mi guardò e mi fece un sorriso tirato.

- Come sono arrivata nella mia stanza? - mi chiese.

Per fortuna che avevo cominciato a capire l'italiano da quando ero lì, anche se parlarlo era tutta un'altra storia.

- Fabio - risposi semplicemente.

Lei annuì e rabbrividì, rannicchiandosi sotto le coperte.

- Fa freddo - mormorò.

Istintivamente mi avvicinai e le toccai la fronte. Ritrassi la mano perché era molto calda, quasi bollente!

- You have a temperature! - esclamai.

Sofia mi guardò confusa, se era per la febbre o perché non era molto pratica nell'inglese non lo sapevo.
Comunque sia avevamo bisogno di un termometro, medicine e di un dottore.

Uscii dalla camera di Sofia e corsi in cucina dove sapevo di trovare la maggior parte dei coinquilini.
Per puro caso erano tutti lì, anche se Fabio stava poggiato alla finestra a fumare e gli altri tutti a tavola.

- Sofia is bad, she's hot! -

- È? - chiese Lidia.

- Cosa? - chiese Fabio.

Poi buttò la sigaretta e venne verso di me, uscì dalla cucina e andò in corridoio, sicuramente da Sofia.

- Che succede? - chiese la mora.

- Chloe ha detto che Sofia sta male, ha la febbre - tradusse Karl.

Lidia sgranò gli occhi e seguì l'ungherese.

Chissà, probabilmente, per una volta, sarebbero andati d'amore e d'accordo.

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