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Capitolo 6

"Ma io non corro, cammino velocemente" dice convinto continuando a correre "Si okay, ma io non ho le gambe lunghe tre metri come te, io corro più lentamente di così, rallenta, per favore, non ce la faccio " dico con il fiatone e mi fermo "Dai scricciolo, siamo quasi arrivati" mi implora "Okay, ma dove stiamo andando? Ormai è buio" gli chiedo scocciata "Andiamo al Cloud Gate" appena lo dice mi accorgo subito che siamo davanti al Millennium Park, sorrido d'istinto, uno dei motivi per i quali sono venuta a Chicago è proprio questo, quest'opera mi ha sempre affascinato nella sua semplicità, nel modo in cui sembra fondersi con i cielo se c'è la luce adeguata, il modo in cui distorce la verità, il fatto che non sembra nemmeno un'opera fatta dall'uomo poi mi piace molto, sembra un qualcosa che è nato così, un fagiolo specchiato che si è posizionato in questo luogo perché l'ha scelto lui, prendo la mano di Harry e comincio ad andare verso il Cloud Gate "Ehy ehy, ora chi è che sta correndo" chiede sarcastico Harry "Stai zitto e cammina" lo zittisco io "Okay, okay, calma, non c'è bisogno di fare così" dice lui cominciando a camminare di pari passi a me, dopo vari minuti di camminata, eccolo lì, proprio davanti a noi, il Cloud Gate con noi riflessi sulla sua superficie mentre ci tenevamo per mano, me ne ero quasi dimenticata, contemporaneamente abbassiamo i nostri sguardi sulle nostre mani, sorridiamo e alziamo lo sguardo sui nostri volti contemporaneamente, lui guarda me dritta negli occhi, io guardo lui dritto negli occhi, si avvicina a me quasi senza accorgersene, siamo soli qui, noi due con questo enorme fagiolo, continua ad avvicinarsi e mi avvicino anche io, siamo vicinissimi, il mio petto sfiora il suo addome, lui alza una mano e mi scosta una ciocca ribelle di capelli dietro le orecchie scoprendomi gli occhi verdi, continua ad avvicinarsi fin quando i nostri nasi non si sfiorano, ridiamo e le labbra si toccano, si avvicina di più e mi bacia dolcemente, metto le mie mani dietro al suo collo e lui le tiene sulla mia faccia, il bacio si fa sempre più appassionato fin quando la sua lingua non chiede accesso alla mia bocca e io non lo nego, dopo un po' ci stacchiamo gradualmente ma prima di farlo completamente mi mordicchia il labbro inferiore, poi si stacca "Torniamo a casa? sento freddo" sono le 22 e siamo appena a giugno e io indosso una gonna e una canottiera, dire che sto congelando è poco, mi da la sua giacca, che indosso e insieme ci dirigiamo verso la macchina, per poi tornare a casa, appena arriviamo mi tolgo subito le scarpe per poi mettere il pigiama, sono stanchissima e in queste occasioni mi benedico mentalmente per non truccarmi, appena mi distendo sul letto crollo in un sonno profondissimo, infatti non mi accorgo nemmeno che Harry si è disteso al mio fianco.

 Mi prende dai fianchi con violenza e mi siede prepotentemente sul letto per poi mettersi a cavalcioni su di me, mi spaventa, non capisco chi sia, è buio e non vedo niente, lo respingo con tutte le mie forze ma sembra non importargli, infila le sue mani sotto la mia maglietta fino a raggiungere il reggiseno, lo slaccia con molta facilità e cerca di togliermi la maglietta, ma non glielo permetto, a questo punto mi spinge con violenza e mi da uno schiaffo, poi un altro, un pugno nello stomaco e un altro schiaffo, sento qualcosa di freddo uscire dal mio naso, è sangue, mi spinge ancora e io cado dal letto, batto la testa sul pavimento.

Mi alzo di scatto dal letto e mi siedo, sto piangendo e non riesco a respirare, comincio a piangere più forte e mi avvicino le ginocchia al petto, sono spaventata e tremo, ad ogni singhiozzo sobbalzo e finisco per svegliare Harry accidentalmente, accende la lampada che si trova sul comodino e mi vede, ho la testa tra le braccia che abbracciano le ginocchia e continuo a piangere come una disperata "Abby, che hai?" mi chiede assonnato, alzo la testa e cerco di dire qualcosa, alla vista di una me piangente si mette seduto sul letto e cerca di consolarmi "Abby, che hai? Non piangere, era un incubo, non ti preoccupare, sei al sicuro, sei con me, qui, sh" alzo la testa ma continuo a piangere, cerca di raccogliermi i lunghi capelli in una coda di cavallo.

HARRY'S P.O.V

Mi sveglio nel bel mezzo della notte perchè sento degli strani rumori, accendo la lampada che si trova sul mio comodino e vedo Abby rannicchiata in un angolo "Abby, che hai?" le chiedo, dopo un po' cerca di dire qualcosa fin quando non sento un singhiozzo, alza la testa, ha gli occhi gonfi e rossi, il naso è anch'esso rosso, è sudata ed ha i capelli appiccicati sul viso, mi metto seduto e cerco di legarle i capelli mentre la consolo, quando riesco a prenderli tutti li lego con il mio elastico, le prendo il viso tra le mani "Abby calmati, non c'è niente di cui spaventarti, sono qui,non ti preoccupare" la abbraccio ma non accenna a calmarsi, così cerco di farla alzare senza riuscirci, mi alzo dal letto e vado dalla sua parte, la prendo imbraccio e si aggrappa come un koala, le accarezzo la schiena e le mormoro dei 'sh' mentre la porto sul divano , la faccio sedere e mi siedo accanto a lei, continua a piangere ma più pacatamente "Abby cosa succedeva?"le chiedo dolcemente "M-mi v-voleva portare a letto " comincia a dire tra i singhiozzi "M-ma io non volevo e ha c-cominciato a picchiarmi, mi usciva sangue dal naso, mi faceva male tutto e non vedevo chi fosse" mi racconta "Non ti preoccupare, ci sono io, torniamo a letto? Dobbiamo dormire piccola"annuisce e andiamo di nuovo a dormire, durante il breve tragitto mi prende la mano e mi sta vicina, quasi a proteggerla da qualche improvvisa aggressione da parte di qualcuno, si distende sul letto e subito dopo lo faccio anche io, l'avvicino a me e la abbraccio mentre lei si stringe impaurita, le do un bacio sulla testa e dopo poco cadiamo in un sonno profondo. La mattina seguente mi sveglio presto e rimango lì ad abbracciarla fin quando non si sveglia anche lei.

ABBY'S P.O.V

Mi sveglio e trovo Harry ancora abbracciato a me, ma sveglio, lo adoro, non è la prima volta che mi capitano dei sogni del genere, ma la maggior parte delle volte i miei genitori non si accorgevano del mio stato e quindi li affrontavo da sola, alzo la testa e gli do un bacio nel mento, abbassa lo sguardo e mi sorride, ci alziamo dal letto e andiamo in cucina e facciamo la nostra solita colazione,  poi guardo l'orologio e mi accorgo che sono le 10:30, credevo che fosse più tardi di così. "Harry, credo di non capire una cosa" chiedo titubante "Cosa, cioè perché, noi che siamo?"ecco, l'ho detto, ora non mi parlerà più per il resto della nostra vita, fantastico "Non lo so, piccola, tu cosa vuoi che siamo? Se vuoi essere qualcosa con me, allora saremo qualcosa, altrimenti tutto come prima, niente baci, niente abbracci, niente carezze o altro, basta dire" uffa sono ancora più confusa di prima "Non lo so,Harry, non voglio ignorare tutto, fare come se non fossimo niente perché qualcosa lo siamo, non so cosa, ma lo siamo, mi piaci molto e boh, sono felice" dico titubante "Ci proviamo?" diciamo all'unisono e annuiamo.

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