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Capitolo 6 - Momenti di puro panico

Come previsto da Flo, la recensione del New Dawn fatta da Gary, aveva riscosso un inaspettato successo; talmente inaspettato, che le prenotazioni per la felicità di Ellen e Jamy, erano schizzate alle stelle, garantendo sicure e proficue entrate anche per l'anno successivo.
Proprio per questo, Ellen aveva espressamente chiesto alla redazione del "Nashville News", di avere Gary come inviato speciale; a lui sarebbe quindi toccato, la battitura dell'articolo in prima pagina del grande evento.
<< Quest'anno per la Festa di Primavera, solo il meglio! >> continuava a ripetere a tutti.

Il ragazzo, ancora incredulo per la promozione ricevuta, elegante come non mai, arrivò in hotel nel primo pomeriggio in compagnia di sua madre.
Mancava ancora qualche ora all'inizio della festa, ma la sua adorata Flo, gli aveva spoilerato la grandezza delle decorazioni, e con in mano il suo immancabile registratore, non poteva rischiare di lasciare qualche dettaglio non visto, o peggio ancora, di iniziare a registrare in mezzo al caos.

Sceso dalla macchina, corse ad aprire lo sportello a sua madre; il vetturiere che andò loro incontro, rimase interdetto per non aver avuto il tempo di una degna accoglienza.
<< Posso affidare a lei le chiavi? >> domandò Gary gentilmente, non appena si accorse della sua presenza.
<< Sì certo Signor Gary! >> rispose prontamente il ragazzo.
<< Saranno custodite a dovere immagino ... >> commentò con un cipiglio la madre.
<< Signora Vivian glielo posso assicurare! Il New Dawn ha allestito dei gazebo per tenerle al riparo, e dei ragazzi saranno perennemente in postazione per non perderle mai di vista. >>
<< Grazie mille! >> esclamò Gary, sicuro che avrebbe menzionato nell'articolo anche questo ottimo servizio. 

<< Il mio Gary controllerà sicuramente! >> asserì sua madre. << Stia molto attento ... mio figlio l'ha appena ritirata! >> aggiunse seriamente preoccupata.
<< Mamma ti prego ... >> protestò Gary a disagio, e rivolse al vetturiere un'occhiata benevola a mo' di scuse.
Il ragazzo sorridente, con un cenno del capo, lasciò intendere di non preoccuparsi.
<< Buona permanenza! >> disse entrando in macchina.

La Signora Vivian fissò con estrema attenzione la vettura partire, non deviò lo sguardo finché non la vide sparire oltre la siepe del vialetto d'ingresso.
<< Bene ... adesso entriamo! >> esclamò afferrando il braccio di Gary. << Voglio proprio vedere cosa si è inventata quest'anno la Signora Harris! >>
<< Mamma ricordati che devo lavorare ! >> l'apostrofò Gary.
<< Tranquillo ... starò muta come un pesce! >> rispose lei indignata.
<< Ti sto solo chiedendo di non distrarmi continuamente ... non posso rischiare di registrare mille volte la stessa cosa. >>
<< Ho capito ... >> precisò questa volta con un tono più dolce, e pronti per l'evento, si incamminarono su per le scale dell'ingresso.

Due bei ragazzi in divisa, sfoderando il loro miglior sorriso, spalancarono le porte e li invitarono ad entrare.
Un dolce e delicato profumo floreale li accolse, lasciandoli piacevolmente sorpresi; due ragazze con un perfetto chignon, li fermarono, e diedero loro un caloroso benvenuto.

<< Buonasera e benvenuti alla festa di Primavera! >> esclamò la più vicina, mentre l'altra si allontanò per prendere qualcosa da un banco finemente decorato.
<< Salve. >> salutò Gary, estasiato da ogni piccolo particolare che i suoi occhi riuscivano a catturare.
<< Signora Vivian ... se mi permette ... vorrei indossarle al polso un corsage. >> disse la ragazza, non appena la sua collega ritornò.
<< Oh ... ma certo! >> rispose lei sinceramente compiaciuta del gesto, e allungando il braccio, il suo polso fu abbellito da un intreccio di fresche rose bianche. 

<< Signor Gary, abbiamo qualcosa anche per lei ... >> aggiunse la ragazza, e prendendo dalla sua collega un elegante bottoniera, fatta di bianco spino e una rosa rossa, la applicò all'occhiello della sua giacca.
<< Oserei dire perfetto! >> dichiarò la Signora Vivian ammirando suo figlio.
<< Vi auguriamo buon divertimento! >> disse l'addetto all'accoglienza apparendo in mezzo alle ragazze, e con un caloroso sorriso, si spostò di lato per lasciarli passare.
Gary entusiasta, rispose all'inchino con un cenno del capo, lasciò che sua madre si appoggiasse al braccio, e si incamminarono verso l'arcata principale.
<< Grazie infinite Lee! >> disse un momento prima di imbambolarsi davanti ad un immenso arco floreale.

Senza perdere tempo azionò il registratore.
<< Come constatato in precedenza, gentilezza ed eleganza, sono sempre presenti ... sono davvero entusiasti di accogliere gli ospiti nel miglior modo possibile. Respiro già aria di Primavera ... dopo i doni ricevuti all'ingresso, sulla soglia dell'arcata principale, ne posso ammirare i primi colori ... con un elegante arco floreale, realizzato con ciuffi di lavanda ... >>
<< Glicine Gary ... >> lo corresse sua madre.
Gary alzò gli occhi al cielo. << Mi sono confuso ... >> borbottò infastidito.
<< Non confonderti caro . >>

Continuarono a percorrere l'arcata, sui davanzali che correvano lungo la parte inferiore delle immense vetrate, rami di edera si snodavano libere tra piccoli fiori di campo, e si arricciavano a nido, per fare spazio a candele, che al calar della sera, sarebbero state accese per rendere l'aria più magica.
Gary contemplò quella meraviglia; immaginò le ombre delle fiamme danzare nella parete opposta, e sperando di non essere più interrotto, azionò nuovamente il registratore.


<< Arco realizzato con ciuffi panciuti di glicine e rose rampicanti, di un gioioso rosa confetto ... ottimo abbinamento, e il loro profumo invade piacevolmente ogni angolo dell'ingresso ... a primo impatto direi che il tema della stagione è pienamente centrato! Percorrendo l'arcata, il legno scuro delle vetrate è stato illuminato ... >>
La Signora Vivian sbuffò pesantemente. << Puoi anche dire che potevano valorizzare di più l'ingresso esterno! >>
<< Mamma! >> esclamò Gary sgranando gli occhi. << Ti avevo chiesto se per favore ... >>
<< So bene cosa mi hai chiesto, ma non sopporto che il tuo giudizio qui sia facilmente corrompibile. >>
<< Corrompibile? ... >> ripeté lui assumendo un'aria stranita, tradita però, da un leggero rossore degli zigomi.
<< Vuoi dirmi che in questo hotel, una certa assistente dagli occhi cerbiatto ... >>
<< Smettila! >> protestò Gary facendo divampare ulteriormente il rossore, stava per aggiungere qualcos'altro, ma la sua attenzione, davanti all'ingresso della sala grande, fu catturata dalla vista di un secondo arco floreale.

<< Continuano piacevolmente apparizioni di Primavera ... l'imponente arco della sala grande è stato decorato con fiori di campo, intrecciati a rami di edera, lavanda e margherite selvatiche variopinte. A primo sguardo, la trasformazione della sala è totale, un delicato e luminoso tema country chic, è un chiaro invito a lasciare il grigiore dell'inverno, per immergersi nella freschezza della nuova stagione ... >>
<< Ehi Vivian! >> gridò una Signora sbracciandosi dal fondo della sala.
Questa volta Gary non si innervosì per l'ennesima distrazione, al contrario, il gruppo sorridente delle amiche di sua madre, non poteva comparire in un momento migliore.

<< Mamma ... hai visto chi ti chi chiama? >> le chiese facendola voltare verso il gruppo.
<< Ho sentito! >> gracchiò la Signora Vivian. << Ma non mi va di andare adesso ... c'è tutta la sera per ascoltare i loro pettegolezzi. >>
<< Mamma ... >> insistette Gary. << ... non pensi sia scortese? >>
<< E tu non pensi sia ovvio che vuoi scaricarmi? >> 

Gary modulò la sua espressione per sembrare più ferito e incredulo possibile.
<< Se ti volessi davvero scaricare, non ti avrei mai invitato a venire con me ... >>
<< Che impostore! >> obiettò lei.
<< Puoi anche non credermi! >> insistette Gary.
<< Esaudisco il tuo desiderio di solitudine ... vado dal gruppo starnazzante! >>
<< Ci vediamo più tardi allora! >> esclamò Gary velocemente con il terrore che cambiasse idea, e con un delicato bacio sulla fronte si allontanò alla svelta.

Sicuro che ora niente lo avrebbe più distratto, si guardò un attimo intorno, e mettendo mano al registratore ripartì.
<< Semplici e graziosi runner in cotone grezzo, di un delicato color crema, lasciano intravedere gli angoli smussati in legno rustico delle lunghe tavolate ... sono disposte in ordine e non ostruiscono il passaggio ... >>
<< ... barattoli di vetro tondeggianti, sorreggono steli di fiori di campo, che insieme a delle lanterne vintage, costituiscono il centrotavola che si estende per l'intera tavolata, il tutto tenuto insieme, da rami intrecciati di Gelsomino ... >> 

<< ... i piatti in ceramica rustica dai bordi imperfetti, ricordano le linee delicate della natura, e sono disposti su tovagliette intrecciate di iuta. Sopra ciascun piatto, un tovagliolo di cotone color paglia è piegato con cura, legato da un filo di spago a cui è annodato un piccolo rametto di rosmarino fresco ... >>
<< ... i bicchieri di cristallo, alti e leggeri, sono di vari colori ... la luce che passa attraverso, crea riflessi delicati ... quasi come se vari arcobaleni avessero deciso di partecipare all'evento ... posate in argento, con i manici consumati e volutamente non lucidati, brillano comunque con una lucentezza senza tempo, che si intona alla perfezione con il rustico che li circonda ... >> 

<< ... che dire, una mise en place, raffinata ... elegante senza sforzo, che celebra la semplicità e la bellezza naturale. Sparse nella sala, vedo che sono state distribuite delle cassette di legno chiaro ... tutte usate come contenitori per piccole piantine aromatiche, come rosmarino, timo e basilico ... queste potranno essere portate via dagli ospiti a fine evento ... >>
<< ... l'illuminazione, ora brillante dalla luce del sole che entra dalle grandi vetrate, sarà di sera soffusa ... con fili di lucine che attraversano l'intera sala, e scendono leggere dal soffitto ... proprio come un cielo stellato, avvolgono ogni angolo. >>

Gary si fermò un istante per riprendere fiato. Fiero di non essere stato distratto, si avvicinò al bancone del bar, per idratarsi con una bella birra fresca, anche se all'ultimo gli sembrò più opportuno optare per un delicato tè verde.
Con il sorso finale, la coda dell'occhio intercettò sua madre sbracciarsi per attirare la sua attenzione.
<< Oh no ... >> mugugnò scontento, e allontanando i sensi di colpa, si voltò facendo finta di non averla vista.
Alla svelta, ringraziò il barista con un sorriso, gli avvicinò il bicchiere facendolo scivolare sul bancone liscio, e mettendo mano al telefono, riprese a girare intorno per scattare qualche foto.

 << Su i muri, eleganti ghirlande di fiori secchi e rametti intrecciati, portano un tocco
bohémien ... >> riprese Gary.
<< ... mentre sulla grande parete di fianco alle vetrate spalancate che danno sul giardino, vecchie finestre in legno di vari colori con pizzi sparsi, creano un elegante sfondo per le foto, ideale per catturare i ricordi della serata ... >> 

<< ... posizionato in vari punti strategici, un insieme di botti di legno antichizzato, ospitano un allettante buffet, che sarà servito ai tavoli dai professionisti dell'hotel ... le pietanze ricordano i sapori semplici della campagna ... focacce con erbe aromatiche, formaggi freschi, torte salate, insalate con le primizie dell'orto, dolci rustici, come crostate e ciambelle al miele ... insomma ... l'eleganza della sala va oltre ogni aspettativa ... >>
<< ... delle tante feste a cui ho partecipato qui al New Dawn, questa è quella che più mi immerge nell'arrivo fresco e profumato della stagione. Tra le tante cose, penso che l'allestimento del palco sarà il vero protagonista ... solo artisti locali quest'anno ... tra pezzi folk e country, le pareti vibreranno sicuramente! >>

Gary si rese conto che la sala iniziava ad affollarsi, constatò con piacere, che ad osservare meraviglie si perdeva la cognizione del tempo; con una sbirciatina all'orologio, si rese anche conto che doveva sbrigarsi ad annottare i particolari del giardino.
Approfittando di un gruppo di chiassose ragazze, si nascose dietro di loro per evitare sua madre. Diede una rapida occhiata intorno, e circondato dall'oasi di pace, riprese in mano il registratore.

<< Il giardino per attrarre non ha bisogno di decorazioni, ma visto l'evento, il New Dawn, non poteva farne a meno ... sparse un po' ovunque, piccole palle di fieno diventano un'idea geniale per sedersi, con vicino coperte a quadri, si ha la sicurezza di essere al riparo da un'eventuale brezza serale ... >>
<< ... fili di lucine, cadono dalle chiome delle querce secolari, attendono solo l'arrivo della luna per illuminare dolcemente. Il manto erboso è disseminato di lanterne in ferro battuto e vasetti di vetro con candele galleggianti ... colori di tocco vivace, si ripetono ovunque, con vasetti di latta, pieni di girasoli che si mescolano con variopinti papaveri. Anche qui, sotto un gran gazebo finemente decorato, botti di legno sorreggono l'invitante buffet ... marmellata di stagione da gustare con il pane appena sfornato ... frutta fresca ... crostate ... soffici torte ... >>

Con lo stomaco che brontolava Gary si fermò, era una vera tortura cibarsi di tutto quel ben di Dio solo con lo sguardo, e poi doveva assolutamente approfittare della luce del sole per scattare qualche altra foto.
Sotto una quercia, in cerca dell'inquadratura perfetta, fece un improvviso balzo all'indietro; qualcuno gli aveva sfiorato la spalla.
<< Ciao Gary! >> lo salutò Flo trattenendo una risata.

Fu come essere abbagliato da un essere celestiale; abituato a vederla con i capelli raccolti, trattenne a stento, la voglia di affondare le mani nelle onde che ricadevano ordinate sulle spalle. L'abito bianco che indossava gli mandò in tilt i pensieri; era di un tessuto leggero, impreziosito da una cintura dorata, che le avvolgeva la vita sottile. Ricordava tanto una Dea Greca.
<< Gary tutto bene? >> domandò Flo.
<< Si ce-certo ... >> balbettò abbandonando le sue fantasie.
<< Allora cosa mi dici? Pensi che abbiamo fatto un buon lavoro? >> gli chiese con uno strano tono adulatore, e avvicinandosi, gli spolverò la giacca da quello che sembrava polline.

Gary al tocco, rimase per un momento senza respiro, le sue guance si tinsero di un bel rossore, e un fremito si fece spazio lungo tutta la schiena.
<< Stra-straordinario direi! >>
Lusingata Flo, gli sfiorò gli zigomi con un bacio. << Mi fa piacere! >>
Gary sorrise in un brodo di giuggiole, ma la sua beatitudine durò appena una manciata di secondi; solleticato da una strana sensazione di essere osservato, ne ebbe conferma, con la figura di sua madre che si avvicinava.

Se solo avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo per allontanarsi con Flo, ma un misto di paura e disagio, lo tenne inchiodato lì dov'era; non era ancora iniziato l'evento, è già pensava di essere esausto dalla sua presenza. Adorava sua madre, ma dalla morte di suo padre, il suo carattere si era indurito e inasprito.
I suoi modi da perenne scontrosa, erano diventati a tutti gli effetti parte del suo carattere, ed è proprio per questo che la sua compagnia a volte risultava un tormento, ed era sicuro che in quell'istante, la presenza di Flo avrebbe peggiorato ogni suo piccolo tratto.

Dalla sua contorta espressione, Flo si accorse che qualcosa non andava, e seguendo il suo sguardo si voltò per controllare cosa succedeva.
<< Gary tutto bene? >> gli chiese non vedendo niente di strano.
Un istante dopo, Gary si irrigidì completamente, la Signora Vivian era arrivata.

<< Signorina ... cerca di corrompere il Signor Brown? >>
Flo si voltò accigliata. << Oh la prego ... >> protestò infastidita, riconoscendo immediatamente colei che aveva soprannominato "Nonnetta ladra", << ... continui a guardarsi intorno ... magari troverà una saliera che non è ancora riuscita a portarsi a casa! >>
La Signora Vivian assottigliò inviperita lo sguardo. << Sei proprio una sciocca ragazza! Gary ha sempre avuto problemi nelle sue scelte ... >>
<< Ga-Gary ... conosci la Signora? >> balbettò Flo confusa. 
<< Ci conosciamo meglio di quanto credi! >> rispose secca la Signora Vivian.

Gary, ancora incapace di proferire parola, continuava a spostare lo sguardo perso su entrambe. Per quella serata, si era ripromesso di evitare solo una cosa, peccato che quella cosa stava accadendo proprio in quell'istante.
<< Ehm ... F-Flo ... lei è ... è ... >>
<< Smettila di balbettare! >> lo rimproverò sua madre. << Tale balbuzie è concessa solo in presenza di donne dotate di vero fascino ... è forse la cintura dorata che ti ha tolto la ragione? >>

<< Non le permetto di parlare così al mio uomo! >> sbraitò Flo mostrando le unghie.
La Signora Vivian non riuscì a trattenere le risate. << Il tuo uomo ... forse di tuo non c'è neanche l'abito che indossi! >>
Flo sgranò gli occhi, << Ma come si permette! >> sibilò furiosa, e poco elegantemente si alzò le lunghe maniche a campana dell'abito, mostrando in aria i pugni.
Gary seppur confuso, ebbe la sana idea di frapporsi tra le due.

<< Mamma per favore ... torna dalle tue amiche ... ti raggiungo non appena ho finito di
registrare ... >>
<< Non mi manca molto! >> aggiunse a denti stretti, visto che non accennava a muovere passo. Ancora una volta, la Signora Vivian folgorò con lo sguardo Flo, e controvoglia si allontanò.
Lei non ci fece caso, concentrata com'era ad elaborare le parole appena uscite dalla bocca di Gary.

<< Tua madre? Dimmi che è uno scherzo ti prego ... >>
<< Flo mi dispiace ... >> gemette Gary in evidente disagio.
<< No, no! Che figura di merda è mai questa? >> sussurrò iniziando a muoversi da una parte all'altra.
<<  Che vergogna ... le ho dato della ladra ... >> gemette sconsolata, << ... che poi è la verità ... scusami eh ... ma se intaschi una parte della mise en place ad ogni pasto ... >> 

<< Flo ti calmi ? >>
<< Calmarmi? >> esclamò fermando per un istante il suo va e vieni. << Ma come potrei piacerle? Mi odierà ... >>
<< Lei odia tutti ... e poi tu piaci a me. >> sussurrò Gary, e il suo viso si marchiò nuovamente di un acceso rossore.

Flo sorrise, presa alla sprovvista, cominciò a lisciare il vestito sui fianchi, lui le afferrò le mani, e le strinse con la voglia di non separarsene più.
<< Anche tu mi piaci ... >>
Gary la fissò ammaliato, la attirò verso sé, i loro sguardi dolcemente si incontrarono, le teste si inclinarono in parti opposte, attratte l'una dall'altra, le labbra esigevano il contatto ...

<< Ehi Florence! >> esclamò la sorella di Flo apparendo all'improvviso.
Entrambi sussultarono, e spezzata la magia, si allontanarono come se una forte scossa elettrica li avesse colpiti.
<< Daisy ... che tempismo! >> farfugliò Flo a denti stretti.
<< Taby mi ha detto che mi cercavi ... così ti ho cercata io. >>
Flo sospirò esausta. << Ci vediamo più tardi ... >> disse dispiaciuta a Gary, e afferrando stretto il braccio di sua sorella, la trascinò via.

Non appena fu sicura di essere lontana da orecchie e occhi indiscreti, Flo frenò il suo rapido passo.
<< Ehi ma che ti prende? >> si lamentò sofferente Daisy. << Vuoi allentare la presa? Mi stai facendo male! >>
<< Facendo male? Ringrazia che sulla tua nuca ti lascio i capelli! >> puntualizzò Flo mollando la presa.
<< Vuoi gentilmente spiegarmi? >>
<< Sei sparita da più di due settimane ... hai idea del casino che hai combinato? >>
Daisy sbuffò contrariata. << Sii più precisa ... per te ogni mia azione è un casino! >>
<< La lettera che hai pubblicato per Joly ... chi è stato a chiedertelo ... e non azzardarti a
mentire! >>

Per un momento Daisy rimase in silenzio, poi lo sguardo aggressivo di Flo, la inibì a tal punto da farle tremare le mani.
<< Nessuno ... >> farfugliò a disagio.
<< Cosa cazzo vuol dire nessuno? >> sbraitò Flo sull'orlo di una crisi di nervi.
<< Nessuno significa nessuno! Ho origliato una conversazione tra Ellen e Jamy ... lei era così triste ... ho pensato di aiutare ... >>
<< Aiutare? Come se fosse possibile ... hai solo peggiorato! >>
<< Ha sempre funzionato ... credevo che solo noi avessimo quella sfortuna! >>
<< Non mettere in mezzo tua madre! >> gridò Flo a mezza voce, trattenendo la voglia di staccarle i capelli.
<< È anche tua Madre! >> precisò Daisy.

Flo si lasciò andare su una panchina dietro di loro. << Hai messo al bando cose che per ovvi motivi tenevamo nascoste ... hai davvero combinato un casino ... Joly ha incolpato Ellen. >>
<< Ma io volevo solo ... >>
<< Aiutare ... sì ho capito ... ma se devo essere sincera, è molto più probabile che io parli con tua madre che Joly con la sua! Devi assolutamente parlare con lei ... >>
<< Lo farò! >> le assicurò Daisy in colpa.
<< Daisy ... davvero! È essenziale che Jo-Jo sappia che quella lettera non è opera di Ellen ... >> 

<< Tranquilla! Ehm... Flo ... posso chiederti una cosa? >>
<< Cosa? >> rispose burbera.
<< Cosa ho interrotto con il tuo amico? >>
<< Se non sparisci ti faccio pentire di essere nata! >>
<< Stai calma ... >> rispose Daisy con un sorrisetto malizioso, << ... c'è da dire che lui è pazzo di
te! >>
<< Dici davvero?  >> esclamò Flo con occhi sognanti.
<< No ... era tanto per dire! >>
Flo la fulminò con lo sguardo, e mimò il gesto di sfilarsi un sandalo per scaraventarglielo addosso, Daisy rispose con il broncio e si allontanò. 

Erano da poco passate le quattro, all'atelier Black Star, nell'ufficio di Lorelain, Joly ancora dormiva.
Dalla mattina che Jamy l'aveva stesa sul divano, non aveva mostrato nessun segno preoccupante.
Ellen chiamava quasi ogni ora per avere notizie, ma dopo che Lorelain le aveva sbraitato contro, per ribadire che non c'erano novità, aveva smesso. Dopotutto, sia lei che la sua assistente Alison, posavano ago e filo ogni mezz'ora per controllare la dormiente.

Completamente indaffarate per l'intera giornata, a causa delle ultime e solite ritardatarie, finalmente l'atelier era piombato in un dolce silenzio.
<< Direi che un caffè ce lo meritiamo che dici? >> disse Lorelain esausta.
<< Oh sì ti prego ... >> borbottò Alison mentre con scioltezza, liberava i piedi dalle strette scarpe, << .... non credo di poter affrontare un'altra giornata così ... >>
<< Stronza lagnosa! >> disse scherzosamente Lorelain. << Appena ti darò le mance della mattina cambierai idea. >>
<< Allora svuota immediatamente il barattolo! Dammi qualche soddisfazione ... godrò la festa in maniera diversa ... >>
<< Ti pago abbastanza per godere ogni giorno in maniera diversa! >> la rimbeccò Lorelain, e passandole una tazza di caffè, sprofondò nella poltrona vicina.

<< Lory ... >>
<< Mmh ... >>
<< Hai pensato a cosa dirai a Joly appena la sveglierai? >>
<< Sinceramente ... no! >>
<< Allora pensaci! Sai bene che potrebbe mettere a soqquadro l'intero atelier ... >>
Lorelain fece una lunga sorsata di caffè e si guardò intorno, il caos già regnava.

Innumerevoli carrelli che servivano per tenere ordinati i rotoli di stoffa, erano sparsi per la stanza fuori posto, i rotoli rimasti al loro interno ricadevano obliqui, deformando il telo di iuta che li conteneva.
I banchi da lavoro erano ricolmi di stoffa di scarto, in certi, la macchina da cucire era sparita sotto il loro carico.
Negli scaffali nessuna scatola dei fili era presente, anch'esse erano sparse qua e là, senza più ordine al loro interno. I rocchetti in parte srotolati, si univano gli uni agli altri con piccoli nodi, e le matasse formate, sembravano soffici nuvole dai mille colori.
Nel pavimento, oltre a pezzi di stoffa e filo, si aggiungevano briciole di ogni genere; molti bambini avevano accompagnato la propria madre, e loro per farli stare buoni, li avevano rimpinzati di schifezze di ogni genere.

<< Penso che peggio di così la mia bottega non possa diventare! >>
<< Se lo dici tu ... >> bofonchiò Alison dubbiosa, << ... sai che al bar si parlava della lettera di Ellen per Joly? >>
<< Non è stata Ellen! >> protestò Lorelain, stanca ormai di ripetere a tutta la città la stessa cosa.
<< Rimane il fatto che deve averle fatto qualcosa di grave, se scuse pubbliche così sdolcinate non hanno funzionato ... >>
<< Non ti impicciare! >> tagliò corto Lorelain. << Senti ... perché non abbassi la serranda e vai a prepararti ... io salgo da Joly, e poi ci vediamo direttamente in hotel! >>
<< Finalmente! Credevo non me lo proponessi più! >>
<< Frena l'entusiasmo prima che cambi idea! Potrei decidere di farti iniziare a catalogare i metri di stoffa rimasta ... >>
<< Uh ... il mio passatempo preferito! A parte le stronzate ... questo è il primo anno che la Signora Spook si è accontentata del vestito ritirato un mese fa ... di solito si presenta l'ultimo giorno per qualche ritocco ... >>

Come spesso capitava, Alison si accorse di aver parlato troppo presto. Non aveva fatto neanche in tempo ad alzarsi dalla sedia, che la porta a vetri si spalancò, facendo tintinnare bruscamente un mazzo di graziose campanelle attaccate alla maniglia.
Una donna grassoccia, pesantemente truccata e agghindata, con nipotino a seguito, si fece strada nella stanza, rompendo il silenzio con passi pesanti, segnati dal tacco delle scarpe nere e lucide che indossava.

<< Ragazze mie! >> salutò mostrando la sua nuova dentiera. << Matt ... siediti pure dove sempre ... la nonna farà in un baleno! >> aggiunse rivolta al nipotino, e lui veloce, sprofondò nella poltrona dietro il banco della cassa.
Alison imprecò a denti stretti e maledisse la sua boccaccia, Lorelain incredula, fulminò con lo sguardo la sua assistente, e inspirando per trovare le ultime briciole di pazienza, tossì all'improvviso; il sorso di caffè appena bevuto, le aveva raschiato la gola andando di traverso.

Alison accorse immediatamente, porgendole un bicchiere d'acqua.
<< Fa ... fanculo a te! >> protestò Lorelain.
<< Sì scusami ... >> farfugliò Alison in colpa.
<< Sparisci da qui! >> le intimò massaggiandosi il petto.
Alison annuì, si allontanò a sguardo basso e afferrò le scarpe.
<< A più tardi ... >> disse con un accenno di sorriso.
Lorelain rimase seria, e le rispose con un ghigno, mascherato da un innocente tocco sul suo viso.
<< Fatti bella ... >> disse la Signora Spook salutandola con la mano, Alison uscendo, non la degnò neanche di uno sguardo.

<< Cara ... >> iniziò la Signora Spook, << ... so che stavi per chiudere ... ma vorrei un tocco di lucentezza alla cintura ... questa sera alla festa voglio brillare! >>
Lorelain la fissò allargando la bocca in un gran sorriso, niente di più falso, visto l'improvvisa ondata di odio che la pervase.
<< Certo ... con pochi strass e qualche diamantino, brillerà come una stella ... si accomodi pure nel camerino ... arrivo in un attimo. >>
<< Oh Cara sei la migliore ... sai ... non vorrei sfigurare davanti alle telecamere ... come Susette oggi mi ha chiamato e mi raccontato della TV locale, sono corsa da te! >>
Lorelain già intenta a scegliere cosa applicare alla cintura, si bloccò di scatto.

<< Cosa intende scusi? >>
<< Non dovrei dirtelo ... ma tu sei così disponibile ... >>
<< E allora dica ! >> la persuase Lorelain.
<< Allora Susette è la madre di Thomas, sai quel bel ragazzo che presenta il Nashville Today su Starline ... >>
Lorelain annuì.
<< ... bene, questa sera farà l'inviato speciale per tutto l'evento, le telecamere filmeranno e trasmetteranno in diretta per lo show di Ronald ... >>
<< Ro-Ronald ... Shit ? >> balbettò incredula Lorelain.
<< Sì! >> esclamò eccitata la Signora Spook. << Non è fantastico? >> aggiunse battendo le mani, poi il suo viso si deformò in qualcosa di molto simile al dispiacere.
<< Certo ... >> continuò seria, << ... speriamo che durante l'intervista ad Ellen, non tirino fuori la storia della lettera ... in città tutti ne parlano, è stato strano sapere che da così tanti anni madre e figlia ... >>
<< Signora Spook! >> la interruppe tremante Lorelain. << È tardi ... vada in camerino, io arrivo subito! >>

La Signora si allontanò con una smorfia contorta, non le era piaciuto essere interrotta durante quello che pensava il gran pettegolezzo dell'evento.
Lorelain aspettò che sparisse, e sotto la scalinata per il piano superiore, si acquattò per chiamare Ellen; era sicura che non si aspettasse la TV locale, meglio avvisarla per sapere come affrontarla. 

L'ufficio di Lorelain era qualcosa di unico e speciale, molto grande, ma tutto ciò che aveva deciso di riversare al suo interno, lo faceva sembrare piccolo e stretto, tanto che muoversi risultava abbastanza difficile, se si aveva la mente distratta da altro.

All'apertura dell'atelier, usava la stanza per accogliere i clienti, e fare loro i preventivi che accompagnava con bozze precise; poi l'aveva trasformato come suo laboratorio, che spesso serviva a ricercare la pace, nei momenti in cui la stanchezza la privava di ogni forza.

Appena varcata la soglia, l'attenzione veniva catturata dall'esplosione di colori, senza esagerare, l'occhio umano poteva ammirare infinite varianti di ogni tonalità, che come un quadro astratto, si mischiavano coprendo ogni angolo per donare meraviglia.
Subito dopo, come già detto, l'attenzione doveva essere concentrata a dove mettere i piedi, per via di graziose lampade da terra, e di infiniti ed enormi vasi, tutti a mostrare alte e verdi piante. Alcune arrivavano a toccare il soffitto, e altre che l'avevano raggiunto da tanto, si inclinavano verso il basso, per seguire un preciso percorso dettato da Lorelain, con l'aiuto di ferretti fissati alle pareti. Era un po' come essere immersi in una foresta tropicale.

Una dolce fragranza aromatica di erbe essiccate, riempiva l'aria, che si andava a mescolare ad un sottile profumo di tessuti pregiati appena stirati.
Godeva di un'ottima esposizione, infatti, fin quando il sole splendeva, ogni angolo era inondato dalla sua luce, che filtrava libera da ampie finestre, adornate con tende di lino bianco, e ricamate a mano con motivi floreali.

Sulla destra, proprio sotto le finestre, una lunga scrivania di legno scuro, fungeva da base per le creazioni; raramente ordinata, era quasi sempre ricoperta da rotoli di stoffa, spilli d'argento e bozzetti.
Dietro, bassi scaffali in ferro battuto, custodivano tutti gli strumenti necessari per creare, questi rigorosamente ordinati nell'esposizione.
Di fronte, due vecchie ma soffici poltrone; in tanti avevano avuto il piacere di sedersi per vedere Lorelain all'opera, ma solo Ellen, aveva avuto l'onore di schiacciare un pisolino.

Nella parete opposta, svettava una Singer antica perfettamente conservata, risalente al 1925; le era stata lasciata in eredità da sua nonna, e il suo pedale in ghisa era ancora perfettamente funzionante.
Dietro, e in altri spazi liberi di tutte le pareti, disegni botanici incorniciati, illustravano foglie, semi, e fiori; proprio loro erano la maggior ispirazione di Lorelain per i suoi capi di abbigliamento.

Fra milioni di cose da guardare, ciò che davvero catturava l'attenzione, era la parete di fronte all'ingresso, visibile solo dal centro della stanza.
Interamente occupata da una serie di mensole stondate in legno grezzo, si potevano ammirare centinaia di barattoli di vetro, di ogni dimensione e forma, ognuno riempito con erbe essiccate e piante aromatiche.
Elegantissime, erano le targhette a loro applicate, con una grafia delicata, che metteva in risalto la passione per il mondo naturale.
"Il mio giardino verticale" lo chiamava Lorelain, per lei, una vera, rara, e preziosa collezione, che curava amorevolmente tra un orlo e l'altro.

Al centro della stanza, un enorme e raro tappeto persiano di un rosso vivo, ospitava una graziosa serie di tavolini tondeggianti, con base in legno ingegnerizzato, e piano in marmo nero con sfumature bianche.
Intorno, poltroncine patchwork, e un gran divano dal tessuto in tinta; proprio su quel divano, stesa supina, con la testa poggiata su un gran cuscino, Joly iniziava a dare i primi segni di risveglio.

La dolce fragranza aromatica si insinuò nelle sue narici facendole arricciare il naso, le palpebre tremarono, e lentamente si sollevarono.
Ad aspettarla una potente luce solare, accecata le richiuse con un lamento soffocato.
Con un senso di intorpidimento in tutto il corpo, riuscì solo a muovere le mani, le dita raschiarono sul tessuto del divano, e un'unghia spezzata si impigliò.

Pensò a qualche imprecazione, ma inclinando leggermente la testa, i nervi del collo si ribellarono e offuscarono il pensiero con una profonda fitta, sentì il divano instabile, come una barca in balia del mare, le parve di ondeggiare.
Con la testa riprese la posizione iniziale, e la tensione dei muscoli si allentò. Decisa a non aprire ancora gli occhi, fece un profondo respiro.

La mente, intorpidita quanto al corpo, sembrava avvolta da una pesante nebbia; cercò di afferrare frammenti di consapevolezza, ma ogni pensiero si dissolveva prima di assumere una forma chiara, era come essere sprofondata nell'oblio.
Visto il disagio, le sembrò doveroso aprire gli occhi. Resistette a stento alla luce, e con uno sforzo immenso, si tirò su a sedere.

Come se un potente acido corrosivo le fosse stato somministrato endovena, ogni fibra del suo essere protestò per il dolore, strinse i denti per resistere, e il cuore prese a battere all'impazzata.
Come un tamburo lontano, l'eco rimbombò nella sua testa. Tutto ciò che desiderava era tornare a sdraiarsi, ma forte come non mai, si guardò intorno, ci mise più del previsto a capire dove si trovava.

Controllando il respiro per riportare i battiti alla normalità, frammenti di ricordi iniziarono a delinearsi.
L'immagine dell'armadio vuoto, venne inghiottito dal vuoto del box di Aşkim. Il tonfo assordante della pala, che rabbiosa lasciò andare sul pavimento, la fece sussultare, come se fosse caduta davanti ai suoi piedi in quell'istante.
Frammenti di voci confuse, lasciarono posto a parole chiare pronunciate da sua madre: è colpa della valeriana ... dieci gocce ti terranno calma per un pochino ... non mi hai lasciato altra scelta ... se verrai alla festa tutto tornerà alla normalità ...

<< Cazzo! >> gridò furiosa.
La parvenza di calma ottenuta con il controllo del respiro, si dissipò all'istante come se mai fosse stata raggiunta.
Ad un tratto, il silenzio della stanza le sembrò assordante, i battiti ricominciarono ad aumentare, si fecero invadenti fino a far affiorare, quella strana sensazione di disagio che stringeva il petto. Cercò di ignorarlo, provò ad alzarsi, e con lo sguardo mirò la sua attenzione all'infinità di barattoli che aveva di fronte.
<< Ti prego ... non di nuovo ... >> disse rivolta a se stessa.

Il respiro si fece corto, il peso sul petto divenne ancora più opprimente. Provò a inspirare profondamente, ma il risultato fu un debole fiotto d'aria spezzato.
Con le gambe tremanti non riuscì a muovere un passo, scoraggiata tornò a sedersi sul divano, serrò le mani sul bordo, stringendole così forte, da farle assumere uno strano colorito biancastro, il cuore che martellava ormai sovrastava tutto il resto.
Poi arrivarono i pensieri: Sto per svenire, sto per morire ...

Esausta, afferrò il cuscino su cui aveva dormito, lo strinse al petto, e si rannicchiò nel tentativo di proteggere il suo corpo, da quel qualcosa che le arrecava danno.
Un tentativo banale e disperato, ma che inconsciamente, servì a sentire meno quella sensazione opprimente di disagio.

Piano piano, tra respiri spezzati e calde lacrime, allentò la presa sul cuscino; il cuore smise di martellare come un cavallo al galoppo, il silenzio da cui era avvolta, non le sembrò più minaccioso, e cosciente di aver appena attraversato una tempesta, si mise a sedere fiera di se stessa.

Con un profondo respiro, si alzò con il viso stravolto, e si diresse alla parete delle erbe. Conosceva bene l'ufficio di Lorelain; da ragazzina adorava rinchiudersi lì, e sulle soffici poltrone aveva trascorso infinite ore a leggere, non solo, altrettante ore, le aveva trascorse ad ascoltare e ad imparare alcuni segreti di botanica. Molti li ricordava ancora.
<< Dove sei? >> bofonchiò tra sé, scorrendo con il dito le etichette.
<< Trovato! >> esclamò, afferrando un barattolo panciuto con il tappo in sughero, e la scritta "Per Joly" sull'etichetta.

Lorelain aveva preparato quell'intruglio di erbe, proprio nel periodo in cui Joly si era appena trasferita al ranch; dalla prima volta che la provò, non ne poté più fare a meno, ottima come tisana calmante, era perfetta come rigenerante dopo i suoi vecchi e frequenti attacchi di panico.

Da un piccolo tavolino accanto alla scrivania, azionò il bollitore elettrico; ci vollero pochi minuti, prima che la spia rossa accanto al tasto di accensione si spegnesse.
Aveva già messo le erbe nel filtro della teiera, quando se ne accorse. Con cautela versò l'acqua all'interno, contò fino a cento, e afferrando una piccola tazza da tè, rovesciò il liquido ambrato fino quasi all'orlo.

Sprofondò nella soffice poltrona, fiera del benessere che provava; bastarono pochi sorsi per sentirsi pienamente rigenerata.
Metabolizzò tutti gli avvenimenti accaduti dal suo risveglio, e convenne con estrema fermezza, che l'unica cosa da fare era scappare da quel posto, perché sua madre neanche quell'anno l'avrebbe vista alla Festa di Primavera.

Dopo un piccolo sussulto, per la sua immagine riflessa nel grande specchio ovale accanto alla porta, abbassò la maniglia con la speranza che non cigolasse; la voce di Lorelain arrivò lontana. << Non è vicino alle scale ... >> sussurrò tra sé, e furtiva iniziò a scendere.
All'ultimo gradino, fece un sospiro di sollievo, la via verso l'uscita era libera.

<< Dammi un momento ... credo di avere altri brillantini in ufficio ... >> disse Lorelain, aprendo improvvisamente la tenda del camerino.
Joly imprecò contro l'improvvisa sfortuna, e con un balzo, si gettò dietro un grande carrello di iuta, per fortuna, riuscì a non mollare la presa degli stivali che teneva in mano.

Lorelain fece in tempo a fare i primi tre gradini, che esasperata ridiscese per rispondere al telefono.
<< Che fortuna ... >> bisbigliò Joly con un sorriso, e calzando gli stivali, la spiò dirigersi verso un banco al centro della stanza. Peccato che adesso la strada per l'uscita era bloccata.
"Chissà quanto rimarrà a chiacchierare" pensò con il broncio.
<< A meno che ... >> sussurrò subito dopo. 

A carponi, e stando bene attenta a stare nascosta dal carrello, studiò la posizione degli altri sparsi per la stanza.
Nella sua idea, doveva riuscire, con movimenti lenti e ben studiati, a guadagnare terreno nascondendosi di carrello in carrello; era certa che Lorelain non si sarebbe accorta di niente, dal momento che quando era in chiamata, si eclissava totalmente nella conversazione.
Contò mentalmente fino a tre, e afferrando i bassi bordi del carrello, iniziò a muoversi con esso.

Incredula della riuscita del piano, Joly riuscì a portarsi al centro della stanza; tanto era la felicità, che a stento si trattenne da esporsi con qualche passo di danza.
<< Stai calma gallina! >> disse rivolta a se stessa.
Pronta per il prossimo carrello, rimase inchiodata sentendo Lorelain pronunciare il suo nome.

<< Ma Joly mi ascolterà ... le spiegherò tutto... l'avete abbattuta con del sonnifero, non con qualcosa che altera i ricordi ... ricorderà alla perfezione ogni cosa, è proprio per questo che la dovrò tenere calma! >>
Lorelain si ammutolì per ascoltare il suo interlocutore.
"È sicuramente mia madre" pensò Joly infastidita.
<< Senti ... >> continuò Lorelain, << ... non ti posso costringere a dirle ciò che da tanto le tieni nascosto, e tu non puoi costringere me a dirle il motivo di ogni avvenimento di oggi ... la parlerò e farò in modo che questa sera venga a parlare con te ... ma il resto spetta a te, anzi a voi! >>

<< Lorelain! >> gridò dal camerino la Signora Spook. << È tardi ... >>
<< Arrivo! >> rispose lei alzando gli occhi al cielo. << Senti Ellen ... vedremo come vanno le cose! Smetti di fasciarti la testa prima di romperla ... devo andare! >> esasperata come non mai, riagganciò e lasciò andare il cordless sul bancone.
<< Lorelain! >> gridò più forte la Signora Spook.
<< Arrivo ... prendo i brillantini ... >>
<< No ... lascia stare ... ho cambiato idea! >>
Lorelain soffocò un grido mordendosi la mano, e la raggiunse.

Dietro il carrello, Joly rimuginava sulla chiamata appena sentita, non avrebbe voluto provare così tanta curiosità, ma aveva la netta sensazione, che scoprire ciò che sua madre le teneva nascosto, le avrebbe in qualche modo cambiato la vita.
Preoccupata, cercò di scacciare quell'idea pensando ai suoi cavalli, non riuscendo però a distaccarsi da quella strana sensazione, si alzò di scatto, e senza preoccuparsi di essere vista si diresse verso l'uscita.

Abbassò la maniglia con la soddisfazione dipinta in volto.
<< Fanculo! >> borbottò appena si rese conto che era chiusa a chiave.
Con i nervi a fior di pelle, si portò le mani alla bocca e soffocò un urlo.

<< Le chiavi sono qui! >>
Joly si voltò di scatto, a parlare era stato Matt, il nipotino della Signora Spook, che da quando era arrivato all'atelier, era rimasto sulla poltrona dietro la cassa a gustarsi un lecca-lecca.
<< Noi ci conosciamo vero? >> sussurrò Joly, riconoscendolo grazie al pony che gli faceva cavalcare due volte a settimana.

Il ragazzino annuì, e con il dito le indicò le chiavi che stavano dentro uno svuota tasche in ceramica.
<< Grazie! >> esclamò Joly, sorrise in segno di gratitudine, e lo sguardo le cadde sullo skate che Matt teneva in grembo.
<< Senti ... potresti prestarmi il tuo skate? >>
<< Lo riavrai in hotel promesso! >> aggiunse davanti alla sua espressione contrariata. 

<< Mi farai cavalcare il tuo cavallo la settimana prossima? >>
<< Il lecca-lecca era a gusto scemenza per caso! >> obiettò Joly con aggressività.
Matt corrugò lo sguardo. << Allora niente skate! >>
<< Allora puoi metterlo ... >> si morsicò la lingua per non continuare, e sbuffando allungò il braccio per afferrare le chiavi, ma il ragazzino fu più veloce.
<< E niente chiavi ... >> disse con un sorrisetto da pestifero offeso.

Lo scatto di Matt fece scivolare sul pavimento lo skate, nel silenzio il suono echeggiò assordante. << Ehi Matt tutto bene? >> gridò sua Nonna dal camerino.
<< Sì ma una ... >>
Joly atterrita, scavalcò il bancone agile, e gli premette una mano sulla bocca.
<< Shh! >> gli intimò seria. << O giuro che non cavalcherai neanche più i pony della giostra! >>

Matt con sguardo disperato, annuì borbottando qualcosa di incomprensibile.
<< Dammi le chiavi! >> gli ordinò, e lui le lasciò andare sul pavimento.
Joly le raccolse, e con lo sguardo cercò lo skate; era finito proprio davanti alla porta.
"Ce la posso fare" pensò fiduciosa.

Senza attendere oltre, lasciò libero Matt e si fiondò alla porta.
<< Signora Wilson! >> gridò Matt.
Joly tremante lottava per aprire la porta.
<< La signorina Joly sta scappando! >> gridò Matt ancora più forte.
Lorelain scostò fulminea la tenda del camerino e corse fuori, la Signora Spook, eccitata per i suoi prossimi pettegolezzi la seguì.

<< Jo ... ti prego! >> urlò Lorelain, ma Joly, che aveva finito di lottare con la serratura, spalancò la porta e corse via. In pieno panico, con il cuore pronto a schizzare via dal petto, saltò sullo skate.
A più riprese, scansò via ogni passante che le si parava davanti, e non appena vide uno spazio libero per accedere alla strada, si buttò a capofitto.
Con la stessa stretta allo stomaco, Lorelain le correva dietro, per poco non svenne quando la vide sparire in strada.
<< Joly fermati! >> gridò ansimante.

Joly si voltò, fu una frazione di secondo, un attimo di distrazione.
Un improvviso fischio assordante, accompagnato da un forte odore di plastica bruciata, costrinse Joly ad irrigidirsi, e a chiudere forte gli occhi.
Per lo spavento, perse l'equilibrio sullo skate, quello come un missile partì dall'altra parte della strada passando sotto le macchine; con il terrore nell'animo, proiettò le braccia in avanti, e le mani si poggiarono sul cofano di un Suv rosso opaco, che si fermò a pochi millimetri da lei.
Sul marciapiede Lorelain, assistette alla scena con le mani tra i capelli.
<< Dio santo che fortuna! >> esclamò una donna al suo fianco.

Joly non osava aprire gli occhi, le voci concitate che la circondavano, arrivavano alle sue orecchie come un eco lontano.
"Ti prego fa che non sia morta" pensò con la sensazione di abbandonare il suo corpo.
Quel fischio assordante l'aveva avvolta di vecchi ricordi; come una pellicola cinematografica azionata a tutta velocità, ripercorse confusa il poco che ricordava dell'incidente del suo diploma.
Era come se fosse avvolta dallo stesso fumo denso e acre di quella notte, poté sentire l'atroce dolore delle lamiere che le avevano lacerato la pelle, la stessa sensazione di vuoto e sbandamento, la stessa paura, o meglio, lo stesso terrore.

<< Ehi ... stai bene? >> le chiese tremante l'uomo che guidava, e dolcemente, le prese le mani per tenerle tra le sue.
Come un sorso d'acqua fredda in mezzo al deserto, quella voce riuscì a strapparla via dai ricordi. << Tesoro stai bene? >> gridò Lorelain in preda al panico.
<< Signora aspetti! >> la intercettò l'amico del guidatore. << La macchina non l'ha neanche sfiorata ... è una bella fortuna ... poteva succedere un disastro. >>
Lorelain lo fissò con gli occhi gonfi di lacrime, e non trovando niente da dire lo abbracciò stretto.

<< Senti puoi aprire gli occhi? >> pregò insistente l'uomo a Joly. << Non hai un graffio ... scusami ma tu sei sbucata all'improvviso ... >>
Joly obbedì, aprì gli occhi, e si perse in uno sguardo blu oceano.
<< Non ci credo ... >> sussurrò ipnotizzata, << ... io ... io ti conosco ... >>
<< Non penso ... >> rispose l'uomo lasciando andare di scatto le sue mani, << ... andiamo sta bene ... >> aggiunse rivolgendosi al suo amico che era ancora immobilizzato dall'abbraccio di Lorelain.

Lo sguardo di Joly si incupì all'istante, e non appena i loro sguardi tornarono ad incrociarsi, lo schiaffeggiò con tutte le sue forze.
<< Sto bene un cazzo! Mi hai quasi ucciso! >> gridò furiosa.
<< La dolcezza in persona ... >> rispose lui sfiorandosi la parte lesa.

Quel gesto improvviso e non facente parte del suo carattere, fece crollare Joly, velocemente come un castello di carte; ogni emozione provata dal suo risveglio, si unì in un unico carico che la travolse.
Avrebbe voluto dire qualcos'altro a quell'uomo dagli occhi oceano, ma non ebbe neanche il tempo di rendersi conto delle crescenti palpitazioni, che cadde tra le sue braccia svenuta.
<< Ci mancava solo questa ... >> protestò l'uomo tenendola stretta. 

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