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Capitolo 5 - L'ampolla sbagliata

Era da poco passata la mezzanotte; al New Dawn, la notte regnava scura e indisturbata. Un quarto di luna debole risplendeva, e milioni di stelle, adocchiate in quell'ora da pochi, cullavano nel silenzio, il sogno dei restanti che beatamente dormivano. A qualcuno però, il dolce ronfare venne bruscamente interrotto.

Con lunghe sottovesti svolazzanti, Taby e Flo, dopo aver corso lungo opposte arcate, si incontrarono col fiato corto davanti alla porta della stanza di Ellen.
<< Ha chiamato anche a te Jamy? >> domandò Flo assonnata, e socchiudendo gli occhi allargò la bocca in un enorme sbadiglio.
<< Sì ... ho paura di bussare ... pensi sia per qualcosa di grave? >>
<< Ma anche no! >> rispose secca Flo. << Visto l'ora ... sono sicura che quei due hanno in mente qualcosa per la festa! >> 

Taby alzò gli occhi al cielo. Se Flo aveva ragione, non sapeva se essere più preoccupata dell'imminente discorso, o felice che la chiamata non riguardava la salute di Ellen.
<< Temo proprio che per noi questa sera, il mondo dei sogni abbia chiuso le porte! >> disse sconfortata, e alzando svogliata la mano bussò.

La porta si socchiuse, e il braccio di Jamy le afferrò veloce, risucchiandole nella stanza.
Le due ragazze non avevano fatto in tempo a sedersi sul divano, che Ellen partì di corsa a spiegare nei dettagli il suo piano per avere Joly alla festa; troppo sbalordite da ciò che le loro orecchie sentivano, non osarono interromperla una sola volta.
Per tutto il discorso, si limitarono a roteare gli occhi sgranati in direzione di Jamy, il quale in risposta, dava segni di vita con inutili alzate di spalle e strani borbottii.

<< Allora cosa ve ne pare? >> chiese Ellen eccitata, non appena finì di parlare.
Flo abbassò la testa sconfortata. << Questa è letteralmente pazza! >> bofonchiò tra sé.
Taby invece fissò Ellen con uno sguardo vacuo. Dentro la sua testa il discorso appena ascoltato, si era momentaneamente azzerato, quasi come se non fosse mai stato pronunciato.
Poi prepotente si ricompose; proprio come un puzzle, le parole si accodarono in ordine perfetto. Si rese pienamente conto di cosa Ellen voleva fare, e un tic nervoso cominciò a farle ballare l'occhio sinistro.

Con uno scatto si alzò dal divano e prese a tremare.
<< Madre santissima ... >> farfugliò ad un passo dal panico. << Non vi posso aiutare ... lo sapete ... sono una pessima attrice e mi scoprirà! >>
Si rimise seduta attorcigliandosi nervosamente i capelli, e con un altro scatto tornò in piedi.
<< Ma poi come potrei calmarla se ci beccasse ... o peggio ancora ... come potrei avvicinarmi alle sue bestie? >>
<< Taby! >> gridò improvvisamente Jamy.
<< Ci ucciderà. >> concluse in un sussurro, e sapendo nel profondo che alla fine avrebbe fatto ciò che le era stato chiesto, si sedette con un'aria sconfitta.

<< Brava la mia ragazza! >> esclamò sorridente Ellen.
<< È l'idea più stupida che abbia mai sentito! >> l'apostrofò seria Flo. << E in questi anni di idee ne hai avuto ... >>
Ellen divenne seria, non poté fare a meno di far notare che ci era rimasta male. << Penso che tu abbia ragione ... ma sai ... sentirselo dire fa comunque venire un leggero prurito! >>
Gli zigomi di Flo si arrossarono, a volte tenere a freno la lingua, o perlomeno addolcire un suo reale pensiero, le risultava impossibile.
<< Intendevo dire ... >>
<< Flo ... >> la interruppe Ellen pacata. << ... hai espresso benissimo cosa intendevi dire, e anche io voglio essere sincera con voi. >>
Guardò Jamy in cerca di sostegno morale, lui abbozzò un sorriso, e questo le bastò per farla continuare.

<< Andrò dritta al punto ... sono in cura a causa di un raro batterio che compromette la normale funzionalità del mio polmone destro ... corro il serio rischio di asportazione se la cura antibiotica non funziona ... ma non significa che poi guarisca ... morale rischio grosso! Oltre a Jamy e Lorelain, adesso siete a conoscenza di questo anche voi, e nessun altro deve assolutamente sapere! Inoltre, dal momento che questa potrebbe essere la mia ultima fest ... >>
<< Ellen Harris! >> sbraitò paonazzo Jamy. 

Taby e Flo sconvolte sussultarono e si diedero la mano per farsi forza. Ellen evitò di guardarle, arricciò il labbro, e ricacciò a forza le lacrime che erano ad un passo da scivolarle lungo il viso.
<< Ecco in questa festa ... >> riprese con voce roca, << ... dovrò informare Joly di quanto mi sta capitando perché presto sarà a lei a capo di tutto, e come ho detto ... >>
<< E come hai detto .... >> la interruppe nuovamente Jamy, << ... dobbiamo fare il possibile per avere Joly a festeggiare con noi l'inizio di una bella primavera! >>
<< Sì proprio così! >> gridò Taby, e lanciò uno sguardo a Flo per spronarla a dire qualcosa di incoraggiante.
<< C-concordo ... >> balbettò incerta Flo, incapace di nascondere la sua preoccupazione, 
 << ... e poi la cura andrà alla grande! >> aggiunse per aggiustare il tiro.
<< Ma sì! Ottimismo! Tutto andrà alla grande! >> concluse Ellen, fissando preoccupata Jamy.

Lui, seduto al suo fianco, le passò la mano dolcemente tra i capelli, le scostò il solito ciuffo ribelle da davanti agli occhi, e sorrise.
Ellen inebriata dal contatto, inclinò il corpo verso di lui, poggiò la testa sulla sua spalla, e chiuse gli occhi assaporando il suo profumo.
Taby e Flo fissarono la scenetta romantica basite. Erano a conoscenza della profonda amicizia che li legava, ma da sempre la visione della loro compagnia, era segnata da simpatici e pungenti battibecchi, non di certo da dubbie moine e sguardi languidi.

Non appena Ellen riaprì gli occhi, incrociò lo sguardo delle ragazze.
Pizzicò il fianco di Jamy, e ad entrambi bastò un solo istante per capire che si erano spinti oltre nelle loro effusioni, dal momento che insieme avevano deciso di tenere momentaneamente segreta la loro relazione.
<< Stai meglio adesso? >> inventò su due piedi Jamy.
<< Sì sì grazie. >> si accodò Ellen, staccandosi velocemente. << É stato un leggero fastidio, adesso è passato! >> 

<< Ci state nascondendo qualcosa voi due? >> domandò Flo con circospezione.
<< No! >> risposero in coro Jamy ed Ellen.
Taby e Flo si scambiarono uno sguardo di poca convinzione e soffocarono una risatina.

<< Allora? >> riprese Ellen per cambiare discorso. << Mi aiuterete? >>
Flo con uno sguardo esasperato, abbozzò un sorriso. << Io ti aiuterò ... ma solo se ho la sicurezza che questa cura la prenderai seriamente ... lo sai che senza te ... insomma ... >>
Ellen notò i suoi grandi occhi luccicare, si alzò e la strinse in un forte abbraccio. << La prenderò molto seriamente! >>

Taby commossa dalla dolce effusione si unì alla stretta, poi però fu investita nuovamente dal panico.
<< Non so mentire! >> cominciò a piagnucolare. << Soprattutto non so farlo davanti a Joly ... lei ha la capacità di leggermi dentro ... e poi a volte le cose da non dire mi escono sole ... come quando le ho spiattellato della lettera che le hai dedicato con Daisy ... avevamo anche nascosto ... o meglio buttati i giornali ... poi ovviamente ho parlato troppo! Era così arrabbiata con te Ellen ... ho temuto il peggio! >> 

<< Una lettera con Daisy? >> esclamò sorpreso Jamy. << Mi stai dicendo che è stata pubblicata sul Nashville News? >>
<< La mattina che sono finita in pronto soccorso in effetti Joly ha gridato qualcosa su un'intervista ... >> ricordò Ellen.
<< Esatto! >> sibilò Jamy facendo mente locale. << Era furiosa ... >>
<< Ovviamente! >> esclamò Flo. << Era una lettera di scuse che ha fatto sapere a tutti che non vi rivolgete la parola da quindici anni! >>
<< Beh mia cara Flo ... io non ho fatto niente di simile! >> dichiarò seria Ellen. << Conosco a malapena tua sorella e proprio quella mattina, Joly mi può rimproverare solo perché le ho mandato un biglietto con Mike ... e nel caso voi non lo sapeste, il motivo era per avvisarla dell'arrivo di Susan! >>
<< Ma se non sei stata tu ... >> borbottò Taby.
<< Chi le ha inviato domanda per la sua rubrica? >> domandò Flo in parte sua.

<< Non mi importa! >> tagliò corto Ellen. << Almeno adesso so che un gesto plateale non verrebbe apprezzato! >>
Jamy annuì in pieno accordo con le sue parole. << Si è fatto tardi! >> esclamò improvvisamente, sgranando gli occhi davanti alle lancette del suo orologio da polso.
<< Tardissimo non tardi! >> puntualizzò Ellen. << Sono quasi le cinque! Il tempo vola! >>
Taby e Flo scattarono come due molle dal divano, quelle davvero in ritardo erano loro. 

<< Allora mi aiuterete? >> chiese Ellen ancora una volta, prima che spalancassero la porta.
<< Non mi sembra che abbiamo altra scelta ... >> cantilenò Flo.
<< Spero di non sbagliare niente ... >> protestò sommessamente Taby.
<< Andrà tutto bene! >> cercò di tranquillizzarle Ellen.
<< Esatto! Dobbiamo solo ricordarci il motivo per cui lo facciamo! >> disse Jamy per incoraggiarle. 

  ⁜                                                                          

I giorni che mancavano alla festa trascorrevano veloci.
Taby e Flo, insieme al resto dello staff, furono sommersi di lavoro per i preparativi; per quell'anno Ellen stava sconfinando ogni limite della grandezza e bellezza.
Per loro fortuna, non appena Joly iniziò a sentire aria di preparativi, si tenne alla larga il più possibile dall'hotel; per ogni colazione mancata, le sue amiche traevano un sospiro di sollievo.
Per quanto sentissero la sua mancanza, erano grate di aver meno possibilità di far trapelare qualcosa sul piano che tramavano alle sue spalle.
L'unica che riusciva a stare al cospetto di Joly senza sudare freddo era Susan, che ignara dell'imminente ricatto, non aveva niente da nascondere.

<< Non puoi capire Joly ... >> esclamò felice rincasando, la sera prima del grande evento.
Si affrettò a chiudere la porta e si sistemò al suo fianco sul divano davanti al camino.
<< Cosa non posso capire? >> domandò Joly burbera.
<< Giù all'hotel è una vera meraviglia ... il giardino è un incanto! Quest'anno tua madre si è davvero superata! >>
Joly digrignò i denti, e Susan cancellò immediatamente il sorriso dal suo viso.
<< Mi hai sempre detto che adori le feste! >>
<< Sì ... ma non quelle organizzate da mia madre! >> 

<< Ok ho capito ... >> tagliò corto Susan, << ... sai però, da quando vi conosco, questa è la prima volta che vivo la vigilia della festa dalla tua prospettiva. >>
<< Immagino l'emozione ... >> disse Joly con lo sguardo perso attraverso il camino spento.
<< Ellen ha sempre vissuto questa giornata nervosa ma piena di speranza. Per quanto strampalate le sue idee, qualche volta ho avuto la convinzione che potessero funzionare ... >> iniziò a ridere di gusto. << Ti ricordi ... quando ti fece arrivare correndo in hotel per il finto incendio? >>
<< Come dimenticare! >> rispose Joly seria, ma a Susan non scappò l'attimo in cui le sue labbra si serrarono strette per trattenere un sorriso.

<< Quest'anno pare che abbia rinunciato... perché tu mi sembri comunque agitata e nervosa? >>
<< E me lo chiedi Su? >> esclamò improvvisamente Joly. << Rinunciare non è nella sua natura. Sono stata per tutta la giornata a sbirciare da dietro le quinte ... niente di sospetto ... neanche uno sguardo poco convincente da Osman... e questo ... è sospetto capisci? >>
<< Dai smettila ... povero il Signor Osman ... >>
<< Povero Osman? Non credo proprio! >> ribatté Joly acida. << Qui al ranch è il mio braccio destro ... insostituibile sotto ogni punto di vista, gli affiderei la mia stessa vita ma ... >>
<< Ma cosa? Non ti andrebbe contro neanche sotto tortura! >>
<< É uno dei più vecchi amici di mia madre ... stravede per lei, e ti dirò un'altra cosa ... molte delle idee stupide messe in atto per quella dannata festa, sono frutto del suo sacco! Lui si diverte un mondo a vedere tutto il teatrino di questo periodo! >>

Susan la guardò perplessa, ma volendo evitare di alimentare inutili paranoie, preferì chiudere l'argomento.
<< Allora che dici, tempo di sandwich? >>
Joly borbottò qualcosa, e annuì con un cenno della testa.
<< Salgo a chiamare Dylan. >> e a passo spedito sparì dalla stanza.
<< Susan ... >> la chiamò Joly un attimo dopo.
Susan con il piede già sul primo gradino tornò indietro. << Dimmi! >> rispose affacciandosi all'arco dell'ingresso.
<< Puoi dire al Ragazzino che mi dispiace di non averlo portato oggi alle scuderie? È rimasto tutto il giorno chiuso in camera ... non oso pensare alla noia che ha subito! >> 

<< Jo ... >> disse inclinando la testa, << ... Dylan è stato tutto il giorno con Osman! Non ti sei accorta che è rientrato con me? >>
Joly rise nervosamente. << Hai ragione ... questa giornata e i suoi pensieri mi hanno letteralmente rincoglionito. >>
<< Non ti preoccupare! Dai ... vado a chiamarlo ... >> e sparì dalla sua visuale.

In una manciata di minuti, Susan ricomparve seguita dal taciturno Dylan, afferrò Joly per un braccio, e tutti e tre si spostarono in cucina.
Dopo tutti quei giorni di convivenza, ormai a suo agio, Susan iniziò ad aprire i mobili per prendere tutto il necessario per i panini.
Dylan si accomodò su uno sgabello alto della penisola, e poggiando i gomiti sul piano, iniziò a fissare i movimenti della madre.

<< Chi ti aspetti di vedere? >> chiese Susan a Joly che si era imbambolata a sbirciare dalla finestra.
Joly si scostò, sistemò al millimetro la tenda e si sedette vicino a Dylan.
<< Guardavo se Osman aveva riportato Aşkim. >>
<< Non dire fesserie! >> la rimbeccò Susan. << È come se stessi aspettando che capiti qualcosa ... sono le nove ormai ... tutto è andato bene ... domani festeggeranno, e poi tutto tornerà alla normalità! Devi stare serena. >>
<< È troppo strano! >> obiettò Joly. << Non si è fatto vivo neanche Jamy ... per non parlare di Taby o Flo ... vedrai che stanno tramando qualcosa ... sì! È così! >>
<< Con tutto quello che stanno mettendo in piedi avranno un'enormità da fare ... >>

Joly fissò intensamente Susan. << Tu ... >>
<< Non pensarlo neanche! >> puntualizzò secca, cacciandosi in bocca una fetta di prosciutto.
<< Sono convinta che dopo l'ultima lite che avete avuto Ellen non vorrà peggiorare le cose, ma se avesse in mente qualcosa, io non ne sono a conoscenza, e sai bene che per il bene di entrambe non mi metterei in mezzo! >>
Joly sorrise compiaciuta e afferrò il panino che Susan porgeva. << Non immagini quanto vorrei che tu avessi ragione! >> disse staccandone un gran morso.

Dylan con la mano protesa, la ritrasse arricciando il naso. Susan rise e Joly, rallentando la masticazione, fu pervasa da un leggero senso di colpa.
<< Scusami Ragazzino! >>
Imbarazzata, lasciò andare il panino e lo spostò verso lui, in risposta il Ragazzino scosse la testa con una espressione molto vicina al disgusto.
<< Hai ragione ... meglio non morsicato! >>
<< In un attimo ne avrà un altro ... >> disse ridendo Susan.
<< Sì! >> concordò Joly. << Ma sarò io a farlo ... sarà il miglior panino del mondo! >>
<< Almeno questo lo so fare ... >> aggiunse con un accenno di sorriso.

Immediatamente si alzò, girò intorno alla penisola e andò ad aprire il frigo. Sorridendo, ammirò l'ordine con cui Taby le sistemava le cose.
Più e più volte Joly le diceva che sapeva arrangiarsi, ma da quando era diventata cuoca, conoscendo le sue scarse doti davanti ai fornelli, si prodigava una volta alla settimana a rifornirle il frigo con le migliori pietanze, lasciando a lei il solo compito di riscaldarle.
Poteva offrire a Dylan delle squisite prelibatezze, ma quella sera toccava ai sandwich.

<< Allora oltre al prosciutto e al formaggio ... che dici se aggiungiamo della verde insalata e una bella dose di maionese? >>
<< Mangia tutto ... tranne i pomodori . >> rispose Susan, e Dylan la guardò con un'espressione di assenso.
<< Perfetto! >> esclamò Joly. Prese il necessario e tornò in postazione.

A metà dell'opera, qualcuno bussò alla porta. Joly si irrigidì, e lasciò andare due foglie di insalata che planarono sul pavimento.
Susan si accorse del cambio di espressione. << Vado ad aprire io ... e se ti cercano dico che dormi va bene? >>
Con gli occhi sgranati, Joly mosse impercettibilmente la testa.

Susan scompigliò dolcemente i capelli di Dylan, si alzò e si diresse all' ingresso.
Scostando leggermente la tenda della porta vide Osman. Senza pensarci due volte aprì.
<< Signor Osman di nuovo buonasera ... >>
<< Susan ti prego ... abbandona questo antico Signor! >>
<< Ci provo. >> rispose Susan sorridendo, e mettendosi di lato lo invitò ad entrare.
<< No no tranquilla ... >> disse senza muovere un passo, << ... volevo solo sapere come sta la mia ragazza ... >>
<< Diciamo tranquilla visto la particolare giornata ... >>

<< Ti ha mandato Ellen? >> esclamò Joly apparendo dal nulla.
Osman rise. << Ovviamente! Stiamo preparando un agguato per questa notte ... domani mattina non farai la tua solita passeggiata in groppa ad Aşkim, in compagnia dei i tuoi stalloni... domani mattina sarà impossibile per te prelevarli ... se li vorrai nuovamente vedere liberi, dovrai essere l'ospite d'onore alla festa! >>

Joly per un istante smise di respirare, le mani si intorpidirono e presero a sudare. Ci mise qualche secondo per elaborare ogni parola uscita dalla bocca dell'uomo.
<< Osman! >> disse seria. << Non mi piace che scherzi su queste cose! >> aggiunse assottigliando lo sguardo.
<< Dio mio ! >> esclamò Susan con un sospiro di sollievo. << Per un attimo ho davvero
creduto ... >>
<< Dai buona notte! >> disse Osman iniziando a scendere le scale. << Felice di saperti
tranquilla! >> 

<< Osman! >> lo richiamò Joly.
Lui si voltò all'ultimo gradino. << Dimmi ... >>
<< Dopo l'anno scorso tu e Jamy avete promesso che non l'avreste più aiutata ricordi? >>
<< Ho la memoria corta Ragazza mia! >>
<< Osman! >> strillò Joly agitata.
<< Sto scherzando! Vai a dormire, domani sono trentatré ... un grosso bagaglio, e adesso buona notte! >>
<< Buona notte! >> rispose Joly pregando fosse sincero, e insieme a Susan tornò dentro da Dylan. 

A pochi passi dalla casa di Joly, il telefono di Osman squillò.
<< Allora che mi dici? >> chiese sussurrando Ellen.
<< Mi è sembrata la solita Joly. >>
<< Cosa ti ha detto vedendoti a quell'ora? >>
<< Ovviamente ha chiesto se eri stata tu a mandarmi ... >>
<< E tu cosa gli hai risposto? >> continuò a chiedere Ellen.
<< La verità! >> rispose sincero Osman.
<< Ma ti ha dato di volta il cervello? >> gridò spiazzata.
<< Non mi ha creduto stai calma ... addirittura mi ha detto di non azzardarmi a scherzare su queste cose ... >>
<< Fanculo a te ... dai ci sentiamo più tardi! >>
<< Non vedo l'ora! >> rispose ridendo Osman. 

Joly tornata a preparare il sandwich a Dylan, sembrava aver perso la tranquillità.
<< Che ti prende adesso? >> le chiese preoccupata Susan.
<< Sento che succederà qualcosa Su ... >> borbottò nervosa. Con poca grazia schiaffò una fetta di formaggio. << Lo sento nell'aria!  >> e dimenticandosi delle raccomandazioni sui gusti del Ragazzino, aggiunse disordinatamente fette di pomodoro.
<< Jo ... per Dylan niente pomodoro! >>
<< Sì scusami ... >> farfugliò. Distratta, li acchiappò con la mano e se li ficcò in bocca. Dylan la fissò sconcertato.

<< Vedrai che Osman è venuto a controllare se sospettassi qualcosa... vedrai che domani qualcosa accadrà ... >> continuò sempre più nervosa.
L'espressione di Dylan si contrasse ulteriormente davanti allo schiacciare sul tagliere del suo panino. La troppa energia nevrotica di Joly, lo aveva reso fine come una sottiletta.
Poi, come se non fosse abbastanza, lo sventolò come se fosse un vecchio volantino, e ne staccò avidamente un morso.

<< Stai di nuovo mangiando il mio panino! >> gridò Dylan irritato.
Susan al suo fianco trasalì, Joly allo stesso modo sorpresa, rossa in viso, sputò velocemente il boccone in un fazzoletto. << Ragazzino ... >> balbettò  << ... hai appena parlato! >>
<< Si ho parlato! >> rispose infastidito. 

Ignorando l'espressione sbigottita di sua madre, Dylan si alzò, fece il giro della penisola, e arraffando qualche ciuffo di insalata da davanti a Joly, si preparò da solo il tanto atteso sandwich.
<< Mamma potresti tostarlo per favore? >>
<< Ce-certo Amore mio ... >> balbettò Susan. Fece per alzarsi ma Joly la precedette.
<< Faccio io ... dopo averne addentato due è il minimo direi! >>

Finalmente con il panino tra le mani, Dylan scappò in soggiorno, quasi a voler evitare che Joly potesse nuovamente addentargli la cena.
Susan lo fissò allontanarsi sorridente. Appena fu abbastanza lontano, scattò in piedi e iniziò a saltellare dalla felicità a braccetto con Joly.
<< Se sapevo che per parlare bastava rubargli un morso del suo panino ... lo avrei fatto molto prima! >> le disse sottovoce, non appena si fermarono.
Susan soffocò una risata. << Con il cibo non si scherza. >>
<< Me lo ricorderò! >> rispose Joly, e abbracciandosi ripresero a saltellare.

  ⁜                                                                                           

Acquattato sotto la finestra basculante della cucina, Osman, si rallegrava della loro felicità, e sotto diretto ordine di Ellen, che per tutto il tempo stava in chiamata, le spiava.
<< Adesso che fanno? >> domandò nervosa.
<< Niente ... continuano a parlare! >> rispose Osman per la milionesima volta.
<< Ma sono le tre passate ... a che ora metteremo in atto il piano! >> lagnò preoccupata.
<< Aspetta ... >> sussurrò Osman. Scostò il telefono dall'orecchio per essere sicuro di aver udito qualcosa di simile ad una buona notte.

Alle sue orecchie, arrivò chiaro il rumore degli sgabelli trascinati per essere riposti intorno alla penisola. L'acqua del rubinetto inondò il lavandino. "Sta sciacquando i bicchieri" pensò.
Con un debole "clic" dell'interruttore e un'improvvisa penombra, ebbe la conferma che le ragazze si spostavano al piano di sopra.
<< Stanno andando a letto ... >> disse dando una veloce sbirciatina.
<< Bene! >> disse Ellen sospirando di sollievo. << Avviso Jamy e le ragazze ... ancora grazie Osman! >>
Osman riagganciò la chiamata. << Non vedo l'ora che tutto abbia inizio ... ne vedrò delle
belle! >> disse senza riuscire a trattenere una risata, e per evitare di essere beccato, la soffocò portandosi la mano alla bocca. 

  ⁜                                                                                  

Con il via libera di Ellen, Jamy, Taby e Flo, sgattaiolarono fuori dall'hotel immergendosi silenziosamente nella notte. Attraversarono il giardino a capo chino, ed evitando il sentiero illuminato, si destreggiarono tra gli alberi del soffice manto.
Lungo il ponte che li avrebbe condotti al ranch, indossarono tutti e tre il cappuccio.
Nessuno fiatava per la troppa ansia, se avessero potuto, avrebbero frenato anche i pensieri. Quasi come se fossero terrorizzati dal fatto che Joly potesse udire anche quelli.
Lentamente aprirono l'imponente cancello in ferro battuto, nulla poterono contro il ferroso acuto stridulo.
<< Madre santissima ... >> sussurrò Taby tremante. << Ci attaccherà alle spalle ! >>
<< E poi ci frusterà con delle vecchie briglie! >> ridacchiò Flo.
<< Fate silenzio! >> le ammonì severo Jamy.

A passo spedito, costeggiarono i recinti dove Joly allenava i cavalli. Proseguirono lungo le grandi zone verdi dei paddock, dove i cavalli erano liberi di pascolare; per abbreviare il percorso, svoltarono per il fienile attraversando le sue ampie porte scorrevoli, e leggermente ansanti, arrivarono davanti all'immenso stabile delle scuderie.
Si fermarono, e lo stettero a guardare senza fiatare.

La struttura era principalmente in legno di quercia massiccia, con travi a vista che le conferivano un aspetto rustico ma elegante.
Il tetto spiovente, ricoperto di tegole in terracotta, aveva dei grandi lucernari che durante il giorno, permettevano alla luce del sole di passare indisturbata.
L'ala destra, era interamente dedicata alle stalle. Box individuali, estremamente spaziosi, non erano mai sprovvisti di paglia fresca, e non rischiavano neanche l'assenza di acqua, visto che gli abbeveratoi erano collegati all'impianto idrico centrale, e si riempivano automaticamente. 

La parte sinistra era dedicata ad un mix di stanze, come spogliatoi, angoli per attrezzatura varia, e zone di governo della mano, ovvero quelle zone dedicate a tutte le pratiche tecniche, che ogni giorno devono essere eseguite su un cavallo per dare pulizia al suo corpo.
Inoltre da questa parte, un ampio spazio lo ricopriva l'ufficio di Joly, che veniva anche usato come sala d'accoglienza; comunicante ad esso per via di un arco, si accedeva alla sala relax, con il suo immancabile camino, a rendere eccezionali le ore libere al confronto e al riposo.

<< Pensate che sia il momento di entrare? >> domandò rabbrividendo Taby al soffio leggero dell'aria notturna.
<< Sì hai ragione! >> convenne Jamy. << Dallo zaino passami la pila. >>
Taby si sfilò lo zaino tintinnante dalle spalle. Con le mani intorpidite fece un po' di fatica per aprire le cinghie di plastica, dovette poggiarlo al suolo per riuscire nell'intento.
Flo e Jamy impazienti alzarono lo sguardo al cielo.
Taby non diede loro importanza; schiacciò il bottone sferico per allentare l'elastico, e nella penombra, infilò la mano all'interno dello zaino per trovare ciò che Jamy le aveva chiesto.
Due secondi dopo la ritrasse.

<< Ti vuoi muovere! >> la minacciò Flo.
Taby amareggiata, richiuse lo zaino. << Ho scordato la pila ... >> disse in un sussurro.
Il viso di Flo si contrasse dalla rabbia, e per non inveire duramente, preferì morsicarsi la lingua.
<< Tirate fuori i telefoni e fate luce con quelli! >> disse Jamy, mascherando un lieve innalzamento di panico.
Le ragazze obbedirono all'istante, e una luce giallastra si proiettò su Jamy.
<< Per caso sono sotto interrogatorio? >> domandò, riparandosi il viso con le mani.
<< Levatemeli dalla faccia sciocche! >> aggiunse severo.
Flo e Taby borbottarono delle scuse e spostarono velocemente i telefoni, proiettando la luce verso le sue mani.
Jamy sfilò dalla tasca un grosso mazzo di chiavi, e si mise alla ricerca di quella che avrebbe aperto il grande portone dello stabile.

All'interno avvertirono un'atmosfera serena ma vigile. I cavalli erano quieti, sicuramente molti di essi dolcemente addormentati; pochi coloro che si mossero piano, con gli zoccoli che sfiorando il pavimento ciottolato, emisero un suono ovattato dalla segatura sparsa.
<< Vi prego fate in fretta! >> balbettò Taby.
<< Seguimi e passami i lucchetti! >> comandò Jamy. << Tu Flo fai luce! >>
<< Non serve! >> disse Taby con un ringhio basso, e facendo tintinnare paurosamente lo zaino si allontanò per andare verso un incavo rettangolare della parete che avevano di fronte.
<< Qui la luce c'è! >> aggiunse sollevando la mano verso il contatore.

Flo atterrita, le piombò addosso veloce allo stesso modo di un cacciatore sulla sua preda, e senza un filo di delicatezza, le colpì la mano per allontanarla dalla leva del generale.
<< Ahia! >> gridò Taby colta di sorpresa. << Sei qualcosa di disumano! >>
<< E allora ti prego di usare l'intelligenza tesoro ... >> la canzonò Flo.
<< Volevo solo accendere la luce! Facciamo molto prima ... vero Jamy? >>
<< Con quella leva, illuminerai questo posto a giorno ... tanto valeva avvisare tutti che stavamo venendo qui! >> sibilò Flo a denti stretti.
Taby arricciò il labbro delusa. << Ora capisco perché tua sorella ti chiama Regina delle Nevi! >>
<< Adesso basta! >> protestò Jamy esausto dei loro continui battibecchi, e le ragazze a sguardo basso, obbedirono immediatamente.

Nessuna delle due osò fiatare, finché tutti i chiavistelli dei box furono bloccati con i lucchetti. Molto più velocemente di come erano arrivati, sgattaiolarono fuori, e riemergendo nella serena notte, tirarono un sospiro di sollievo.
<< Allora ditemi, che ora abbiamo fatto? >> chiese Jamy grato che la prima parte del piano appartenesse già al passato.
Flo diede una rapida occhiata allo schermo del suo telefono. << Cazzo! >> esclamò sorpresa.
<< Che c'è adesso ... >> protestò Jamy, schiaffandosi le mani in faccia con troppa forza.
<< Sono le quattro e cinque! >> annunciò Flo in tono grave.
Gli sguardi si unirono sotto un pesante alone di terrore, e con un cenno d'intesa si precipitarono di corsa verso la casa di Joly, dove a pochi passi di distanza si ergeva il box del suo amato Aşkim.

Con il posteriore rivolto verso la porta scorrevole, e il muso rivolto alla finestrella sulla parete opposta, Aşkim sveglio e sereno, teneva d'occhio le persiane della camera della sua padrona, in attesa del suo risveglio.
All'arrivo dei tre ritardatari, bastò un secondo per abbandonare la postura rilassata; con uno scatto, divenne tesa al loro primo soffio di alito.
Le orecchie gli si appiattirono, e poi fulminee, scattarono verso la fonte dei loro bisbigli. Nitrì e raspò il terreno, girò su se stesso nervoso, e per segnalare la sua presenza, sbuffò rumorosamente un paio di volte.

Jamy e Flo si ammutolirono all'istante. Taby sull'orlo di una crisi di panico, si appiattì alle mura legnose del box. << Madre santissima ... >> cominciò a ripetere ad oltranza.
<< Passami l'ultimo lucchetto! >> abbaiò Jamy contagiato dal suo stato ansioso.
Flo la investì con la torcia del suo telefono. << Avanti svelta. >> disse tremante, mentre lo stallone sbuffava e pestava il terreno con i suoi possenti zoccoli.
<< Spegni quella torcia! >> ordinò improvvisamente Jamy. << Sta arrivando qualcuno! >>

Immersi nella penombra, smisero persino di respirare per celare al meglio la loro presenza. Il rumore secco di un ramoscello spezzato, convalidò l'ipotesi di Jamy.
Taby represse un grido, e come una zecca, si aggrappò al corpo irrigidito di Jamy, affondandogli le mani sul collo, per lui fu impossibile scrollarsela di dosso.
Flo spedita si nascose, approfittando del tronco di una vecchia quercia che cresceva ancorata alle mura del box.

Avvenne tutto in un istante.
Aşkim nervoso, nitrì sonoramente, Taby gemette, e sentendosi sfiorata sulle spalle, urlò disperata.
Seguì immediatamente dopo Jamy, anche se le sue grida erano di dolore, la ragazza, ormai immersa nella paura più totale, gli stava conficcando le dita negli occhi.
Flo si armò di coraggio e fece un profondo respiro. Spostando leggermente la testa di lato, la sua attenta vista delineò con chiarezza l'ombra di uomo.
Senza pensarci due volte, gli saltò sopra. Con un'ottima presa, si agganciò al suo collo, e con agilità, riuscì a ribaltarlo all'indietro.
<< Non ti muovere! >> ordinò con un piede puntato sul suo petto ansante. << Potete uscire! >> aggiunse rivolta a Taby e Jamy.

<< Sie-siete diventati tutti matti? >> farfugliò la figura stesa a terra.
<< Signor Osman! >> esclamò inorridita Flo.
Immediatamente tolse il piede dal suo petto e lo aiutò ad alzarsi.
<< Mi dispiace ... io credevo ... >>
<< Non fa niente tranquilla! >> rispose lui dandosi una spolverata veloce ai vestiti.
<< Non fa niente? >> gracchiò nervoso Jamy che era appena riuscito a scrollarsi di dosso Taby. << Se ci avvisavi della tua presenza, mi sarei risparmiato le dita di questa pazza nei miei occhi! >>
Osman rise e accese la torcia che teneva in mano. Una luce giallastra illuminò i loro visi ancora provati.
<< Mi ha mandato Ellen ... >> iniziò a sussurrare Osman, << ... ha detto che nessuno di voi risponde al telefono ... vuole che prendiate anche tutti i vestiti a Joly. >>

<< Ma questa è matta da legare! >> strillò Taby.
<< Se lo scorda! >> concordò Flo.
<< Va bene! >> sussurrò Jamy nel silenzio attirando sguardi di lampi infuocati da parte delle ragazze.
<< Ma Jamy ... sono quasi le cinque ... >> provò a scoraggiarlo Flo.
<< Le cinque meno venti! >> puntualizzò tremante Taby.
<< Non importa ... e smettetela di lagnare! Sapete bene perché sto facendo tutto questo! E adesso dammi quel lucchetto ... sbrigati! >>
<< Io credo che i motivi siano due ... >> borbottò Flo con un sorrisetto malizioso.
<< Io credo che ti farò licenziare! >> sibilò serioso Jamy.

Le ragazze smisero di ribattere. Taby infilò svelta il braccio nello zaino, raspò il fondo per acchiappare il lucchetto, ma proprio come accadde per la torcia, la mano rimase vuota.
<< Jamy ... >> lagnò in colpa.
<< Ho quasi voglia di colpirti! >> la rimbeccò Flo a denti stretti che istantaneamente aveva capito cosa stava succedendo. << Ti ho detto anche di ricontarli per sicurezza ... ma tu no! >>

Osman intercettò lo sguardo furente di Jamy. << Non facciamo prenderci dal panico. Voi ragazze filate in hotel da Ellen, Jamy tu corri da Joly e io porterò lontano Aşkim ... >>
<< Non è esattamente come doveva andare ma forse funzionerà! >> esclamò Jamy, e senza perdere altro tempo, corse via.
Osman si voltò verso Flo e Taby, ma si accorse che velocemente, avevano guadagnato già una lunga distanza.
<< La nostra Joly ricorderà questo compleanno per sempre ... >> disse tra sé, e sogghignando, si apprestò ad aprire la porta scorrevole del box.

 ⁜                                                                                              

Nel silenzio avvolto dall'oscurità della camera di Joly, la radiosveglia sul comodino, emanò una luce bluastra che proiettò sul soffitto l'ora.
Erano esattamente le 4:59, un minuto dopo, la melodia di "Three Little Birds" cominciò a suonare, e Joly, al ritmo della sua canzone preferita, aprì gli occhi e sorrise al nuovo giorno.
<< Tanti auguri a me ... >> sussurrò liberandosi dalle coperte. 

Lentamente si alzò; senza nessuna intenzione di arrestare la musica, iniziò ad ancheggiare a tempo. Accese la luce, e come prima cosa aprì la finestra.
<< Aşkim! >> gridò a gran voce. << Sto arrivando! >> aggiunse ancora più forte.
Come se tutto stesse procedendo secondo l'abituale routine, non si preoccupò di soffermarsi ad attendere la risposta del suo stallone.
Risposta che non arrivò, visto la bella distanza guadagnata al fianco di Osman.

La canzone finì, ma Joly borbottando continuò a scandire il ritornello mentre rifaceva il letto. Controllato che nessuna grinza fosse rimasta, si piazzò davanti all'armadio, pronta a scegliere cosa indossare.
<< Non ci po-posso cre-credere ... >> balbettò stupita, davanti ai ripiani completamente vuoti.
Incredula, pensò di aver avuto una pazzesca visione, così per essere sicura, richiuse le ante, e con uno scatto le riaprì. Niente era cambiato.
<< Avevo ragione che stava architettando qualcosa quella donna! >> disse a denti stretti.
Per un attimo ebbe l'impulso di andare nella stanza di Susan per svegliarla, la voglia di dirle "te lo avevo detto" avrebbe forse disteso lievemente i suoi nervi.
Preferì invece fare un respiro profondo, e mentalmente ricanticchiò il ritornello del suo inno mattutino.

"Don't worry about thing ..."
"cause every little thing is gonna be alright"

Non preoccuparti di nulla, perché ogni piccola cosa andrà bene; questo stava a significare, e lo ripeté dentro la sua testa più e più volte, per fare in modo che fosse chiaro, e soprattutto con la speranza che rimanesse indelebile per l'intera giornata.
Rischiarita la mente con il nuovo proposito, si guardò allo specchio; si legò i lunghi capelli castani in una perfetta coda, e sorrise alla sua immagine riflessa.
Calze arancioni e pigiama rosa con orsetti, non era poi così male.
<< Non mi importa neanche se li indosserò per tutto il giorno! >> disse con fierezza.

Sull'uscio di casa, afferrò gli stivali e si diresse dal suo amico.
Davanti al cancello aperto, un senso di vuoto e terrore, si impossessò di ogni singola cellula del suo corpo. Tremante, mosse qualche passo al suo interno, le si gelò il sangue nelle vene a vederlo vuoto.
Si sentì mancare, e per non rischiare di cedere di colpo, si sedette. La sua mente si mise in moto per cercare di dare una spiegazione plausibile, tra milioni di assurde ipotesi, come una doccia fredda, la visita della sera prima di Osman tornò vivida.
<< Impossibile ... lei non si azzarderebbe mai! >> disse con sicurezza.
<< È solo uno scherzo di quel vecchiaccio! >> aggiunse con la speranza di non sbagliarsi.
Nonostante la convinzione che sua madre non fosse capace di tale pazzia, decise di correre verso le scuderie per avere conferma.

<< Donna maledetta! >> gridò alla vista di tutti i chiavistelli bloccati.
<< Che tutti siano maledetti! Vi odio cazzo! >>
Presa da una rabbia nevrotica afferrò una pala che trovò poggiata alla parete, e andò dritta al primo cancello che si trovò di fronte.
Innalzò l'arnese con entrambe le mani, e con una forza brutale lo lasciò andare sul lucchetto.
Il forte schianto terrorizzò i cavalli che nitrirono e pestarono il terreno girando su se stessi; la porta ondeggiò paurosamente e sussultò sui cardini, il lucchetto antico di Jamy perse della ruggine, ma rimase chiuso.
<< Mi dispiace ... >> sussurrò rivolta ai suoi cavalli, e sentendosi una stupida lasciò andare la pala, che cadde con un tonfo assordante.

Dentro la sua testa, una sfilza di oscuri epiteti per sua madre, prese a vorticare come impazzita; quando decretò la fine della lista, con un respiro profondo e passi pesanti, cercò di trovare una parvenza di calma.
<< Adesso vado in hotel ... >> disse cauta.
<< Chiamo Osman ... >> fece qualche passo verso l'uscita dalle scuderie.
<< Lui mi porterà dal mio Aşkim ... >> lentamente si chiuse alle spalle il grande portone dello stabile.
<< Poi sveglio Jamy ... lui aprirà la ferraglia arrugginita ... >> e cominciò ad avviarsi all'hotel.
<< Poi! >> esclamò con una vocina acuta.
<< Sveglio quella Donna maledetta! >> gridò tremante, e dimenticando l'idea della parvenza di calma, accelerò il passo. Furiosa, tornò a borbottare la lunga lista di epiteti poco educati. 

Come da piano, Flo la intercettò all'ingresso. << Joly! Cosa ci fai qui a quest'ora? >>
Con il viso arrossato Joly la fissò come se la dovesse sbranare da un momento all'altro.
<< Dov'è quella pazza del tuo capo ... ha preso Aşkim! Sto andando da lei! >>
Flo le afferrò il braccio. << Ehi fai un respiro profondo ... Ellen insieme a Jamy sono in città ... sai bene il gran da fare che c'è oggi ... >>
<< Me ne strasbatto del vostro gran da fare Florence! Voglio sapere dove cazzo è il mio Aşkim ... e voglio che quel coglione di Jamy tolga i suoi cazzo di giocattoli dai miei cancelli! >> 

Flo rimase in silenzio, sapeva bene che la sua amica in quell'istante barcollava pericolosamente sul filo del rasoio. Una parola sbagliata e l'intero piano sarebbe andato a farsi benedire, senza contare che l'esplosione della sua rabbia sarebbe stata incontenibile.
<< Voglio liberi i miei cavalli Florence! Li voglio liberi adesso! >>
<< Mi dispiace ma io non posso aiutarti ... ti ripeto ... tua madre e Jamy sono in città. >>
<< Allora vai a prenderli! >>
<< Senti Jo ... stai urlando ... sveglierai tutti! Che dici se andiamo in cucina da Taby e ci beviamo un bel caffè? Chiamerò Ellen e vedrò di scoprire cosa sta accadendo. >>
Joly grugnì qualcosa infastidita, e la fissò scrupolosamente con gli occhi ridotti a due sottili fessure.
<< Per favore Jo ... >> la esortò Flo a mani giunte.
<< Va bene ... >> acconsentì Joly tremante, e seppur poco convinta la seguì. 

Se in una scala da uno a cento, la rabbia di Joly sconfinava a duecento, il terrore e il panico di Taby al suo arrivo in cucina, sforò il limite del contabile. Come consigliato da Ellen, tutto sarebbe andato bene se cercava di evitare il suo sguardo. Invece ...
<< Si vuol sapere perché stai evitando il mio sguardo? >> domandò Joly, solo dopo qualche minuto che stava in cucina. 

"E te pareva che andasse secondo i piani" pensò Taby iniziando a sudare freddo, ma per una volta voleva essere forte, e ricordò a se stessa perché tutto veniva fatto.
Con uno sbuffo plateale, lasciò andare bruscamente sul bancone un vassoio rovente di ciambelle. Nell'urto, alcune scivolarono via e rotolarono fra le mani di Joly.
Taby le afferrò bruciacchiandosi le dita.
<< Merda! >> gridò dolorante, mentre con poca delicatezza le tornava a mettere al suo posto.
Flo ebbe un fremito, sapeva quanto era difficile mentire per Taby, poteva andare incontro ad un crollo totale da un momento all'altro, e il fatto di aver appena gridato una parolaccia ne era la prova, visto che la massima esternazione di rabbia di solito era "mannaggia".

<< Allora mi dici che hai? >>
<< Senti Jo non è proprio giornata ... >> cercò di tagliare corto Taby, mentre tremante azionava la macchinetta del caffè.
<< E vieni a dirmelo a me? Se solo sapessi ... >>
<< Non farne una tragedia! >> sbuffò prendendo tre tazze. << Entro stasera i tuoi amici saranno liberi! >>
<< E tu come fai a sapere? >>

Flo smise di respirare e il suo volto assunse un colorito violaceo, Taby che si accorse immediatamente di aver parlato troppo, si morse la lingua e lasciò andare la caraffa del caffè che si frantumò in mille pezzi.
<< Come faccio a sapere? >> gridò agitata, e sempre evitando il suo sguardo, si chinò a raccogliere i pezzi di vetro. Doveva assolutamente rimediare.
<< Penso che lo sappiano tutti dal momento che sei arrivata urlando! >> disse come se la risposta fosse ovvia, e prendendo una confezione intera di fazzoletti asciugò il liquido che si era sparso ovunque.
<< E hai continuato a farlo ... lungo tutto il percorso dall'ingresso alla cucina! >> continuò sperando di aver tolto ogni dubbio.
<< Certo che urlo! >> gridò in risposta ancora più forte Joly. << Se quella pazza mi lasciasse in pace non sarei qui da te a quest'ora! >>
<< E allora vai via! Non dormo da giorni, questa giornata per tutti noi è importante, aspettiamo e organizziamo tutto l'anno perché sia perfetta, quindi scusami se penso che il tuo problema sia minore! >>

Joly si rabbuiò afflitta da un leggero senso di colpa, Flo intercettò il suo sguardo e provò a sorridere impacciata.
<< Senti scusami ... >> sussurrò Taby mettendo a fare una seconda caraffa del loro nettare prezioso. << Come ogni anno questa giornata, o per una cosa o per l'altra, inizia male ... beviamoci un caffè ... calmiamoci e per un attimo mettiamo da parte i problemi! >>
Joly annuì e Flo la imitò con un sospiro di sollievo; qualche minuto dopo, con in mano una bella tazza fumante di caffè si diedero un vero buongiorno.

<< Cazzo è bollente! >> esclamò Joly con la lingua in fiamme.
<< Se vuoi ti verso quello del giorno prima per la tua bocca delicata! >> rispose Taby ridendo.
<< Ragazze comunque ... io sono troppo nervosa ... vado a chiamare Osman così mi faccio aiutare a staccare quei lucchetti. >>
<< Stai calma ... adesso bevi questo caffè poi risolviamo il problema ... >> le disse Flo trattenendola per un braccio.
Joly acconsentì a restare ancora qualche minuto, e riprovò con cautela ad assaporare il caffè. 

<< Bleah ... ma l'hai per caso cambiato? >> domandò con un'espressione molto vicina al disgusto.
<< Cambiato? >> esclamò atterrita Taby. << No assolutamente! Madre santissima ... ora tutti si lamenteranno ... Ellen mi strapazzerà come un uovo ... >>
<< Ehi! >> gridò Flo autoritaria. << Stai calma ... è Joly con la bocca strana, questo caffè è perfetto! >>
<< Si è così Tesoro! >> aggiunse in fretta Joly mentendo, per liberare l'amica dal panico.
<< Sicure? >> domandò con voce tremante.
<< Certo! >> risposero in coro.


<< Jo sai a cosa pensavo? >>
<< A cosa Ta? >> e cercando di non tradirsi con l'espressione, fece un'altra grande sorsata di caffè.
Taby si alzò e dal frigo prese una piccola scatola di cartone nera. Emozionata tornò al bancone e gliela porse. << Tanti auguri Amica mia! >>
<< Sì vecchia Joly Harris, tanti auguri! >> si accodò Flo.
Joly pur sapendo cosa conteneva il pacchetto, per un attimo riuscì a mettere da parte il suo brusco risveglio, ed emozionata lo aprì.
<< Grazie Ragazze! >> esclamò sincera, e felice di trovarsi davanti il solito donut con glassa rosa, ne addentò subito un morso per levarsi il retrogusto acido del caffè. 

<< Ehi! >> strillò Flo rubandoglielo dalle mani. << Le margherite al centro ... non ci hai dato neanche il tempo! >>
<< Sf-sfusate ... >> balbettò con la bocca piena.
Taby si alzò velocemente e si diresse verso il lavandino, prese tre piccole margherite gialle che avevano raccolto solo un'ora prima dal giardino, e tornando indietro le mise al centro della ciambella.
<< Adesso è perfetta! >> disse contemplando la sua opera d'arte.
<< No ... adesso è perfetta! >> replicò Flo, aggiungendo una piccola candelina.
<< Bene Amiche mie, come desidero ogni anno ... che quel fantastico amore torni da me! >> e chiudendo gli occhi soffiò sopra la piccola fiamma tremolante.

<< Adesso scappo a svegliare Osman! >> aggiunse frettolosamente grata di poter abbandonare quel disgustoso caffè.
<< Stai bene? >> domandò Taby con un filo di tremore nella voce.
<< Sì certo! >> esclamò Joly, ma appena si alzò in piedi si dovette ricredere. << Merda ... qualcosa non va ... >> sussurrò con la vista offuscata da un forte capogiro.
Taby fissò allarmata Flo, e senza dire una parola schizzò fuori dalla cucina.

Joly si fece sorreggere da Flo per tornare seduta, si sentiva investita da un'improvvisa stanchezza, gli occhi bruciavano e tutto quello che desiderava era chiuderli e dormire.
<< Flo cosa c'era in quel caffè? Era disgustoso ... forse il mio corpo lo sta rigettando! >>

 
<< È colpa della valeriana ... dieci gocce ti terranno calma per un pochino ... giusto il tempo per sentire quello che ho da dire! >>
Joly che si era abbandonata sul bancone, riconobbe nonostante lo sbandamento, la voce di sua madre.

<< Ellen la pazza ... questa volta hai ... hai esagerato! >> e con una forza immane cercò di stare seduta dritta per poterla guardare in faccia.
<< Non mi hai lasciato altra scelta! >>
<< Ellen ... >>
<< Taby non interrompere! >>
<< Allora, la sorpresa dei cavalli non è stata bella ... ma se verrai alla festa tutto tornerà alla normalità! >>
<< Dove ... dove è Aşkim? >> domandò Joly sempre più provata.
<< Aşkim è tornato nel suo box un istante fa ... ma per stare sicuri, Osman ha messo un lucchetto anche a lui ... >>
<< Ellen ... >> provò a interrompere ancora una volta Taby.
<< Taby un attimo! >> esclamò Ellen infastidita.
<< Ti ripeto Joly, ho necessità di averti alla festa ... perché per me potrebbe essere l'ultima! >>

Joly cercò di tendere i nervi per far esplodere la sua rabbia, ma il corpo era momentaneamente scollegato dal cervello.
Alla sua vista arrossata e incerta, tutto girava come se fosse stata abbandonata su una giostra impazzita. Persino tenere la testa alzata le stava diventando impossibile.
<< Non verrò ... alla tua festa! Tu devi ... >> la voce si spezzò. Anche la lingua si era dissociata come tutto il resto del corpo.
Un'improvvisa nausea le agitò ancora di più il suo già precario equilibrio, lo stomaco si contorse, un brivido le percorse la schiena e in scioltezza un potente rutto echeggiò nella stanza.
Un istante dopo crollò sul fianco di Flo, profondamente addormentata.

<< Si vuol sapere che le succede? >> gridò Jamy sgusciando da dietro Ellen, e preoccupato andò ad aiutare Flo.
<< Niente Tranquillo. >> disse Ellen pacata. << Avevo detto a Taby sei gocce ma lei ne ha messe dieci ... oltre ad averla calmata, la terrà per un po' nel mondo dei sogni ... >>
<< Ellen ... >> sussurrò per l'ennesima volta Taby.
<< Dio Santo Tesoro ... che devi dire ? >>
<< Io ho messo ... >>
<< Sì Tesoro hai messo dieci gocce ... l'ho appena detto ... non preoccuparti ... non le succederà niente! >>
<< M-ma non di Va-valeriana ... >> balbettò oppressa dal senso di colpa.
<< Cosa intendi sciocca ragazza? >> domandò Ellen oscurando la sua espressione.

Tremante Taby estrasse dalla tasca del grembiule una piccola ampolla violacea. Ellen gliela strappò dalle mani e sgranò gli occhi alla vista del nome sull'etichetta.
<< Che cosa è? È veleno? >> gridò atterrito Jamy.
<< Ma che cazzo pensi! >> esclamò Ellen. << Ti pare che nel mio armadietto tenga ampolle di veleno? >>
<< E allora cosa è? >> urlò lui, stringendo forte Joly.
<< È Sleefast ... un potente sonnifero di erbe naturali! >>
<< E perché la tua espressione sembra atterrita quanto la mia? >>
<< Perché cinque gocce garantiscono un sonno di almeno otto ore ... e Taby ne ha messo
dieci! >> 

<< Abbiamo fatto tutto questo casino per poi vedere JoJo dormire. >> disse tristemente Jamy.
<< Beh ... >> esclamò Flo trattenendo a stento le risate, << ... un bel risvolto di merda direi! >>
<< Scu-scusatemi! >> balbettò Taby.
<< Non succede niente! >> la rincuorò Ellen. << Adesso la portiamo da Lorelain, lei con tutte quelle erbe all'atelier, troverà qualcosa per rimetterla in sesto! Ad ogni costo devo avere mia figlia alla festa! >> 

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